Ma non avrebbe più senso prenderselo, questo Partito Democratico, invece di limitarsi a non votarlo? Ma dobbiamo per forza rassegnarci a lasciare questo partito nuovo nelle mani di una classe politica che certamente nuova non è? Ma dobbiamo dare per forza dare ragione a Prodi e ai suoi amici del bunker che dicono che non sono loro che non se ne vanno, è che siamo noi che non ci facciamo avanti? Ma ditemi un po’: e se una banda di matti, un po’ come ho fatto io due anni fa, decidesse di provarci, e decidesse che è ora di provare a presentare qualche faccia nuova alle primarie per la costituente del PD, voi credete che sarebbe per forza una battaglia persa? O non varrebbe forse la pena di provarci?
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Ivan Scalfarotto
Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Interno nel Governo Draghi. Deputato di Italia Viva. Mi occupo di democrazia, di diritti e libertà, di enti locali, impresa e affari internazionali.
Ho fondato Parks - Liberi e Uguali.
52 risposte a “Sondaggio”
Ivan, se ti interessa un giovane dottore in Scienze della comunicazione per le comunicazioni dei matti, sai dove trovarmi. 🙂
A parte questo, credo che se non si faccia qualcosa del genere, se non salga un qualche Nanni Moretti su un qualche palco e sputi un po’ del giusto fiele che stiamo accumulando nei mesi di questo governo e nelle settimane di questo preteso Partito Democratico. Rimane il grande dubbio sul nucleo programmatico di questo partito (convivere coi teodem non è certo una cosa facile, e quindi la ex sinistra DS prenderà molti transfughi), ma almeno ci si sarà provato.
Sono d’accordo con Ivan, pur non facendo una piega il ragionamento di MIchele Serra. Che, forse, ragionamento non è, ma solo sfogo, e qui sta il suo punto debole. Ma Michele Serra è quello che due anni fa diceva di votare Prodi e non Scalfarotto, alle primarie, perché… boh… mica s’era tanto capito il perché. Vale la pena di prenderselo questo Partito Democratico? Certamente vale la pena, non foss’altro che per non doversi poi rammaricare di non averci provato. Non so che mi è successo in questi due anni che ci separano dall’avventura delle primarie. Fui uno di quelli che, nel suo piccolo, sostenne e votò Scalfarotto. E cercò, con fatica, di farlo votare anche ad altri. Lo feci con entusiasmo. Oggi, sinceramente, non riesco ad entusiasmarmi di nulla di ciò che accade in ambito politico. Non riesco a crederci, minimamente. Sarà l’età? Sarà che, su non poche cose, da due anni a questa parte, ho cambiato idea? Sarà che vedo cose che prima non vedevo? Ho letto in questi giorni, anche su questo blog, che il problema dei “giovani” (ma perchè dobbiamo creare altre categorie, in questo paese massacrato dalle categorie e dai diritti inesistenti e inesigibili ma fortemente e arrogantemente pretesi) sarebbero le loro divisioni, i mille distinguo – di cui io pure mi prendo la mia bella fetta di responsabilità – i “questo si, quello no”. Forse è vero, ma – forse – non è questa la causa della malattia. Già, ma quale è la causa? Io riconosco in me stesso un’assoluta mancanza di passione e, soprattutto, di speranza. Ai tempi del referendum sulla fecondazione, ai tempi delle primarie – mica la preistoria, due anni fa – ecco, questa speranza c’era. Almeno in me. Qualche giorno fa vado alla presentazione di un’associazione territoriale per il PD. Mi dico: che sia la volta buona. Il volantino reclamava spazio per la società civile, le associazioni, i comitati, i cittadini, i giovani, le donne, i tricchetracche… Un tavolo, lungo, dietro il quale siedono i maggiorenti locali del futuro PD (equamente, un Ds, una Margherita, un nonsisaché, ma odorava di diesse). Stile: Comitato Centrale. La sala piena di teste bianche, età media 60/70, più una decina-non-di-più di giovani portaborse dei maggiorenti di cui sopra. E, sopra tutti, il senatore-tal-dei-tali, che peraltro ha fatto una bella recita. Luogocomunismo e retorica da riempirci bauli. Come fare a non farsi venire la depressione, quella buia, quella senza speranza? E, per carità, taccio su quanto le “associazioni locali” fossero realmente tali e non, invece, estensioni più o meno oscure di quei partiti stessi. Se è vero che la politica nazionale può far rabbrividire, quella territoriale è semplicemente terrificante. Uno a fianco a me (tra i 50 e i 60) con aria compiaciuta, mentre parlava il senatore: “Ehhh, ormai lo conosco come le mie tasche! Ora dice questo, adesso dice quest’altro… Ehhhhh…”. Sorrideva, soddisfatto. Come uno oramai felice di magnarsi la stessa lasagna, per anni e anni e anni… Altro che pelo nello stomaco. Vale la pena? Sinceramente non so rispondere: dico si, per quel che ho detto all’inizio, ma che fatica…
Una scalata ostile al partito democratico è una impresa difficile e, come tutte le cose difficili, primarie incluse, affascinante.
Io penso pero’ che l’idea di una banda di matti che presenta alcune facce nuove, seppur degnissime di fiducia, sia di per se insufficiente se alla base non c’è una radicale innovazione del pensiero, del modo di agire e di coniugare la parola “democrazia”.
Infatti quale sarebbe il programma su cui le facce nuove si presentano? e deciso come/ da chi? se fossero “loro” in sella, che provvedimenti prenderebbero per scuola, sanità, interni e politica estera? Adesso esce il dpef, se lo facessero loro come lo farebbero? quali punti cambierebbero di quello del governo? E come ristabilirebbero il contatto tra la classe dirigente e i cittadini, cosi’ miseramente interrotto?
Ecco, un piccolo gruppo, seppur onorevolissimo, da solo non significa niente se non riesce a portare una idea profondamente nuova dell’agire politico e a coinvolgere e a farsi contaminare dall’esterno.
Secondo me c’è bisogno, oltre che di facce nuove, di un nuovo modo collaborativo per creare idee, per ricevere input dalla società e trasformarli in azione politica. C’è bisogno di passare dal “loro” al “noi”.
C’è bisogno di un gruppo vasto di persone che possano avere l’opportunità di contribuire liberamente alla formulazione di politiche innovative. E poi certo, anche di un manipolo di coraggiosi che ci metta la faccia, e se vuole si presenti alle elezioni che crede.
Qualcuno ricorda la piccola esperienza di programma partecipato per le primarie? Fu improvvisata e fatta su una architettura altamente insufficiente, eppure arrivarono centinaia di email che dicevano la riforma della politica estera facciamola cosi’, quella del lavoro in quest’altro modo, le pensioni colà. Molti interventi intelligenti e utili, e naturalmente qualcuno bislacco, ma la somma fu molto positiva.
Ecco, allora immaginate di fare una cosa del genere, ma in grande e fatta bene. Un gruppo liberamente accessibile che si crea, attraverso strumenti collaborativi moderni, quello spazio che nelle sedi di partito non ha, quasi una sala della pallacorda virtuale.
Pensate un gruppo che si dedichi all’elaborazione collettiva di idee politiche, un think tank democratico e partecipativo, open-source, per proporre idee nuove, fare le pulci a quelle vecchie, e indicare soluzioni per l’italia del XXI secolo. Immaginate esperti di ogni settore che usano questa piattaforma “parlamentare” per mettere al microscopio l’azione del governo e proporre soluzioni alternative, dove si possa dibatterle ampliamente e, perché no, votarle. Non un luogo dove si chiacchiera delle telefonate di fassino, ma un luogo dove c’è informazione e formazione di politica. Analisi dei problemi e elaborazione di nuove soluzioni, poche chiacchiere e molta sostanza.
Non sarebbe meraviglioso riuscire a coinvolgere migliaia di persone in un processo creativo del genere?
Anche se terribilmente faticoso, sono sicuro che i risultati sarebbero molto interessanti, e la goccia nel mare provocherebbe onde concentriche di crescente intensità.
Mi si permettano solo alcune domande.
Ipotizziamo che il Vaticano si distragga, che i vecchi politici vengano presi da momentanee crisi suicide, la struttura clientelare pregressa di DS e margherita si assenti e le primarie siano vinte da… che so… Ivan Scalfarotto.
Poi chi le fa le liste? Poi chi fornisce l’autorità per riscrivere le regole?
Le scorse primarie le ha vinte Prodi. Vedete ora che quante possibilità ha di cambiare l’Italia?
Perchè… Ivan… senza i deputati non cambi nulla, senza sezioni non cambi nulla, senza un sindacato che rappresenti chi ripone in te le sue speranze, non cambi nulla.
Ho parlato con un po’ di gente dell’opportunita di fare un partito di sinistra, laico, proiettato sul futuro, che proponga solo candidati sotto i 45 anni, e mi sono reso conto che sarebbe votato da tutti i giovani, da parecchi cittadini più maturi, lo voterebbero anche alcuni di destra.
Solo dopo una bella scrollata di questo genere ci si può riunire al PD, magari prenderselo, e trasformarlo in un qualcosa che possa fare il bene del Paese.
In caso contrario, si organizzerà un movimento che avrà un peso leggermente inferiore a quello dei Papa Boys.
E noi continueremo a dire “Dico” e loro continueranno a risponderci “suca”.
boa noite
Guido
Vale assolutamente la pena. Fidati Ivan che sono/siamo in tanti a pensarla come te.
Sono stata con te due anni fa. A maggior ragione lo sono ancora. “Facci sognare”.
Caro Ivan,
permettimi uno sgradevolissimo esame di realtà.
A quanto ne sappiamo fin ora, le primarie di ottobre saranno soltanto un tentativo di legittimazione ex post, condotto nella speranza di scaldare gli animi di un elettorato scontento: saremo chiamati a votare liste concorrenti, i cui componenti faranno parte di una assemblea elefantiaca, destinata ad approvare documenti probabilmente inutili (cfr. le 400 pagine di programma dell’unione) e ad eleggere – attraverso l’avvilente rito della trattativa più o meno segreta – un segretario-portavoce a termine, privo fra l’altro di qualsiasi potere reale.
L’unico momento in cui il ‘gruppo di matti’ potrebbe inserirsi è FORSE quello delle primarie. Ora, è realistico pensare che degli outsider, forti soltanto delle loro idee, possano avere la meglio su un apparato supportato da uno zoccolo duro – in dissolvimento ma pur sempre formidabile – di elettori acritici, e legato a doppio filo al più grande sindacato italiano, alle cooperative rosse e bianche, e a chissà cos’altro? Ma davvero pensi che D’Alema, Fassino, Veltroni, Rutelli etc etc possano anche soltanto considerare la prospettiva di essere scalzati dalle rispettive poltrone?
Anche immaginando (follemente, secondo me) di attestarsi ad un 20% (ma diciamo anche 30!) di voti, cosa potrebbero fare i matti una volta eletti? Nulla, salvo denunciare ora questo, ora quell’orrore, agitare i pugni in aria e accettare alla fine il fatto compiuto. Oppure potrebbero compromettersi, e ritagliarsi quote e poltrone nell’organigramma del futuro PD.
In entrambi i casi, vincerebbe il vecchio sistema feudale.
Alternative? Una, secondo me, che due anni fa, dopo il fallimento delle primarie, ti avrei scongiurato di non seguire e che ora invece ritengo la sola strada praticabile. Fondare l’ennesimo partitino, con l’unica speranza che la competenza, la passione, l’onestà, la forza delle idee, l’intransigenza, il cuore oltre l’ostacolo e annessi e connessi, faccia sparire presto il diminutivo e regali al Paese un partito vincente e finalmente, questo sì, democratico.
Con la nascita del PD, e il probabile bagno di sangue elettorale che segnerà le prossime elezioni, si aprirà a sinistra una voragine che non potrà essere colmata nè dalla sinistra conservatrice, ormai condannata, Mussi & C. compresi, a inseguire movimenti, corporazioni (viva l’albo dei giornalisti!) e comitati di quartiere, nè dai Socialisti, ridotti al niente dalla pochezza della loro – secondo me impresentabile – classe dirigente. I ‘matti’, magari evitando di irrigidirsi sulla sciocchezza della questione generazionale (è vero, non è una sciocchezza, ma data la situazione attuale, l’età non può essere un criterio fondante!), potrebbero colmare questo vuoto portando con sè tutte le persone di sinistra deluse o schifate dal PD ma comunque decise a rimanere nell’alveo della tradizione riformista.
Chiedo scusa per la lungaggine e gli eventuali errori. Ho scritto di getto, nel cuore della notte. 🙂
Nicola
hai ragione: non perdiamoci in chiacchere piu’ del necessario e “prendiamolo” questo benedetto PD!
mentre gli altri – i vecchi- pontificano, noi possiamo fare.
Ivan,
l’idea di Giodi, un luogo virtuale open source ben organizzato, è esattemente quello a cui pensavo anch’io in questi giorni sia per dare un senso all’azione della banda di matti che perspiazzare gli apparati, le cooperative, i sindacati e tutto il resto. Per provare a prenderselo, il PD, ovviamente.
Molto in sintesi: non votarlo prima per indebolire un po’ le pareti del bunker, scalarlo con qualche chance di successo poi.
[Se le pareti si indebolissero almeno un po’, beninteso: il che non è affatto scontato, visto che come si dice a Milano non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.]
Qualche settiman fa concludevo un mio post al grido “spodestiamoli”.
L’impresa non sará facile come lo fanno osservare gli altri pero credo vada fatto.
Il problema oltre a quello delle persone dell’etá é sopratutto di cultura: come re-introdurre
nel partito e quindi ipotaticemnte nel paese una cultura della meritocrazia, del dovere, del rispetto dell’altro?
In fondo la questione dell’etá e della generezione non che un sintomo di un partito che come il paese
e’ vittima di quella cultura del nepotismo e clientelismo a tal punto che non sa’ vedere oltre (come dire, visto che é quello che hanno visto ora gli sembra normale ed si comportano come il signore di cui racconta Fabio, guardando compiaciuti i vecchi baroni del partito)
Qualche settiman fa concludevo un mio post al grido “spodestiamoli”.
L’impresa non sará facile come lo fanno osservare gli altri pero credo vada fatto.
Il problema oltre a quello delle persone dell’etá é sopratutto di cultura: come re-introdurre
nel partito e quindi ipotaticemnte nel paese una cultura della meritocrazia, del dovere, del rispetto dell’altro?
In fondo la questione dell’etá e della generezione non che un sintomo di un partito che come il paese
e’ vittima di quella cultura del nepotismo e clientelismo a tal punto che non sa’ vedere oltre (come dire, visto che é quello che hanno visto ora gli sembra normale ed si comportano come il signore di cui racconta Fabio, guardando compiaciuti i vecchi baroni del partito)
Qualche settiman fa concludevo un mio post al grido “spodestiamoli”.
L’impresa non sará facile come lo fanno osservare gli altri pero credo vada fatto.
Il problema oltre a quello delle persone dell’etá é sopratutto di cultura: come re-introdurre
nel partito e quindi ipotaticemnte nel paese una cultura della meritocrazia, del dovere, del rispetto dell’altro?
In fondo la questione dell’etá e della generezione non che un sintomo di un partito che come il paese
e’ vittima di quella cultura del nepotismo e clientelismo a tal punto che non sa’ vedere oltre (come dire, visto che é quello che hanno visto ora gli sembra normale ed si comportano come il signore di cui racconta Fabio, guardando compiaciuti i vecchi baroni del partito)
Qualche settiman fa concludevo un mio post al grido “spodestiamoli”.
L’impresa non sará facile come lo fanno osservare gli altri pero credo vada fatto.
Il problema oltre a quello delle persone dell’etá é sopratutto di cultura: come re-introdurre
nel partito e quindi ipotaticemnte nel paese una cultura della meritocrazia, del dovere, del rispetto dell’altro?
In fondo la questione dell’etá e della generezione non che un sintomo di un partito che come il paese
e’ vittima di quella cultura del nepotismo e clientelismo a tal punto che non sa’ vedere oltre (come dire, visto che é quello che hanno visto ora gli sembra normale ed si comportano come il signore di cui racconta Fabio, guardando compiaciuti i vecchi baroni del partito)
Rispondiamo a questo post di Ivan con un “copia/incolla” dal sito http://www.romainpride.it
Crediamo sia una replica più che sufficiente sul perchè NOI non ci riconosceremo mai in questa creatura focomelica chiamata PD.
Ciao a tutte/i e a domani!!!
Massimo&Domenico
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14 giugno · Comunicati
Restituiamo il patrocinio
Apprendiamo da fonti di stampa che il ministro Pollastrini, titolare del Dicastero delle Pari Opportunità, ha sentito il bisogno di specificare che il patrocinio da lei concesso non è sulla parata, né, cosa ancor più grave, sul documento politico.
L’unica interpretazione che possiamo dare di questi distinguo è che il ministro non si riconosce nelle parole d’ordine Parità, Dignità, Laicità. Pertanto, visto che non siamo interessati a un patrocinio svuotato di contenuto politico dallo stesso ministro, che non ha la forza di mantenere ferma una presa di posizione chiara e inequivoca sui diritti invece da difendere, rimandiamo il patrocinio al mittente. Evidentemente nel centro sinistra hanno di nuovo vinto i teodem. Il simbolo relativo sarà tolto dal sito e tutti i comunicati stampa legati agli eventi non lo riporteranno più.
In questa fase tutte le cittadine e i cittadini gay lesbiche bisessuali e trans hanno bisogno di chiarezza e di supporto e non di vuote formule politiche che rispondono solo alle esigenze di chi le pronuncia.
Mi piace “Prendiamoci il PD”, ma non bisogna dirlo, bisogna farlo.
Penso che tutti noi sapevano fin dall’inizio della difficile situazione di “partenza” per Il PD. Ho letto recentemente “La Casta” di Stella e, in generale, ho imparato che le abitudini e i soprusi sembrano essere gli stessi a destra (anche estrema) e a sinistra (anche estrema) oltre, ovviamente, al centro (DC docet…).
Il punto e’: cosa succede se ci rintaniamo nelle nostre case e urliamo al destino cinico e baro? Ovviamente niente. Se si vuole cambiare un poco e far valere i propri principi, bisogna purtroppo nuotare in queste acque torbide. La vera sfida – personale, morale e anche politica – rimane nuotare in queste acque senza cambiare il proprio stile, ma cercando di convincere piu’ gente possibile che il cambiamento e’ un vantaggio per tutti, in particolare le nuove generazioni di Italiani.
Dell’intervento di Serra non mi sono piaciute le ultime parole: “Fateci sapere”. Da un opinion leader come lui mi non mi sarei aspettato questa mancanza di responsabilita’, questo classico grido dell’Italietta alla “piove, governo ladro”. Vorrei dire a Serra che persone come lui, con la sua forza di orientare l’opinione pubblica, potrebbero veramente muovere le persone che stanno creando il PD e, ovviamente, i cittadini verso direzioni diverse da quelle che lui (giustamente) critica.
Take care
Riccardo
bravo Ivan, questo e’ lo spirito giusto. Facciamoci avanti con facce nuove per il PD. Il futuro e’ nostro, non di una banda di adorabili(?) vecchini. E’ nostro diritto vivere e sognare il futuro, ed e’ anche un nostro dovere morale.
Sequestriamo loro i girelli
Invece di parlare dei sogni nostri – il PD come cosa diversa dal cadavere che già è e che sarà, Scalfarotto premier, Wladimir presidente della repubblica – ragioniamo un po’ su questa bella notizia che giunge dalla Pollastrella, la quale fino a poco tempo fa era da molti considerata una specie di Rosa Luxemburg dei diritti civili.
Ricordiamoci di altri papaveri del PD: Fassino che aderisce ma non aderisce al Pride, Rutelli che già nel 2001 – cioè prima della sua svolta teodem – paragonava il Pride a una sfilata neonazi, Bindi difensora della famiglia fondata sul matrimonio e di tutta la santa casa di Loreto, Prodi sordo e cieco che ripete le sue formule come un disco rotto (“sciooono tranquiiillo”, “andiamo avaaaanti”, “è un paese impaziiiiito”).
Ricordiamoci che il Professore di Scandiano, dopo aver cancellato dal programmone dell’ulivo – grazie al famoso decalogo – tutto quanto odorasse sia pur vagamente di sinistra (che so, la separazione della previdenza dall’assistenza sociale: mica Lenin, solo una corretta e onesta gestione dei quattrini dei cittadini), adesso col pentalogo trasforma definitivamente il governo in una succursale della BCE.
E, prima di eleggere Serra a maitre à penser, ricordiamoci che all’epoca del pride in Israele scrisse un’ “Amaca” orripilante il cui succo era: “Non è tempo di piume e paillettes, a Gerusalemme. Ben altri sono i problemi”.
Infine, un tema ricorrente. Largo ai giovani: under fifty, under fortyfive, under forty, e se volete fare una una mossa sovversiva anche under thirtyfive. Ma, chiedo, per fare cosa? Ma avete mai sentito un ragionamento (pietoso eufemismo) della “giovane” Melandri? E il “giovane” Sofri, sa di cosa parla quando discetta un po’ di tutto? A leggerlo, non pare proprio. Sul “giovane” Diaco è bello tacere.
Non crederemo di contrastare lo stomachevole e gaglioffo cinismo d’un d’Alema (“Dopotutto, se non compriamo noi una banca che si chiama ‘del lavoro’, chi dovrebbe comprarsela?”) con un po’ di demagogia giovanilista (e vi parla un under forty) senza idee maturate e condivise e (se posso bestemmiare) di sinistra?
Di Diaco e di Sofri non saprei che farmene, mentre gioirei se l’ottantenne Luciano Gallino fosse chiamato a occuparsi del Lavoro, il settantaquattrenne Stefano Rodotà fosse chiamato a occuparsi dei Diritti, il settantaquattrenne Augusto Graziani fosse chiamato a occuparsi dell’Economia! Hanno idee nuove e tostissime, ve l’assicuro.
Costoro sarebbero ben accetti nell’organigramma del futuribile PD qui immaginato da Ivan Scalfarotto e da molti altri?
Pienamente d’accordo su quanto ha detto Ivan. Invece di lamentarsi e dire che non lo si vota o non si entra, è meglio provare a cambiarlo dall’interno.
Anche se rimaniamo del nostro parere circa il PD, ci sembra corretto segnalare quanto segue:
Ufficio stampa Arcigay, 15 giugno 2007
Il portavoce del Coordinamento Roma Pride 2007 e Presidente nazionale Arcigay, Aurelio Mancuso, ringrazia il ministro per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini per ”la sua dichiarazione di queste ultime ore che – spiega – ci conforta rispetto alla preoccupazione che avevamo avuto di un tuo cedimento rispetto alle pressioni avute dalla presidenza del Consiglio e dei Teo-Dem.
“Sapevamo che non potevi aderire alla piattaforma politica del Pride, che è un’autonoma elaborazione del movimento lgbt, ma quello che ti chiedevamo è di non smentire il tuo impegno come ministro e come persona della sinistra italiana rispetto ai nostri diritti.”
“La tua lettera aperta – conclude Mancuso – ci conforta e ti chiediamo come hai fatto al Pride di Torino dell’anno scorso, di venire anche tu sabato alla manifestazione del Pride di Roma. Ti attendiamo a braccia aperte”.
Besos
Massimo&Domenico
Siccome qua si sta confrontando il PD con il nulla. Riterrei opportuno presentare un possibile temine di confronto.
Si tratta di un partito prettamente ipotetico che chiameremo, giusto per dargli un nome “Democrazie e Futuro” (DF).
Dottrina
1) Socialdemocrazia (insomma stare a sinistra);
2) Laicità dello Stato;
3) Trasparenza;
4) Proiezione sul Futuro.
La “Trasparenza” e la “Proiezione sul Futuro” sarebbero l’elemento realmente distintivo di questo partito.
L’anelito alla “Trasparenza” implicherà una forte tendenza alla diffusione delle informazioni, l’utilizzo di metodi chiari ed accessibili a tutti gli iscritti per la scelta dei candidati, degli organi direttivi, la presenza di forum pubblici per la discussione delle posizioni politiche e per la definizione della dottrina del partito.
Ciò sarà fattibile per mezzo di un forte utilizzo degli strumenti informatici.
La “Proiezione sul Futuro” implica una forte attenzione sulle conseguenze e sull’impatto di ogni scelta politica sul futuro del paese e del pianeta (oramai non più scindibili). La parola d’ordine sarà “responsabilità” sia in ambito sociale che industriale, che ambientale.
Prassi Interna
Inevitabilmente, i membri del partito avranno idee diverse specialmente riguardo ai programmi ed agli obiettivi da perseguire.
Queste idee verranno discusse su forum accessibili a tutti gli iscritti.
Scelta dei candidati
I candidati avranno tutti meno di 45 anni.
Prima di ogni elezione verranno svolte elezioni primarie unicamente tra gli iscritti aventi diritto al voto per quella particolare elezione (per esempio le primarie per le elezioni al comune di Genova verranno fatte solo tra i residenti a Genova). Le primarie saranno effettuate con l’ausilio di tecnologie informatiche (cioè saranno on-line).
Non sono accettate né cariche cumulative né candidature cumulative.
Per esempio, un sindaco non può candidarsi come deputato oppure uno candidato non può presentarsi sia come deputato che come senatore. (E compatibile la candidatura parallela come premier e come deputato/senatore oppure come sindaco e consigliere comunale, ac simila).
In ordine di quantità di preferenze, i candidati possono scegliere il collegio, in caso di collegio uninominale, o hanno diritto alla precedenza in lista, in caso di elezione proporzionale.
Ogni candidato è obbligato a presentare un programma che riporta cosa vuole fare e cosa si rifiuterà categoricamente di fare. Questo programma sarà pubblico e verrà discusso a fine mandato.
Non si può ricoprire la stessa carica per più di due mandati.
Un eletto che abbandona il partito non potrà più essere ricandidato.
Cariche interne
Il partito ha un segretario eletto a maggioranza scelto tra gli iscritti con meno di 45 anni.
Ogni candidato è obbligato a presentare un programma che riporta cosa vuole fare e cosa si rifiuterà categoricamente di fare. Questo programma sarà pubblico e verrà discusso a fine mandato.
Chi è al comando verrà dotata di un ampio ventaglio di poteri che utilizzerà a sua descrizione e sarà totalmente responsabile dei risultati conseguiti nell’ambito del mandato.
Prima di ognuna delle primarie, il segretario ha facoltà di indicare quali candidati, a suo giudizio, sono favorevoli al raggiungimento del suo programma ma non può inibire la candidatura degli altri.
Non si può ricoprire la stessa carica per più di due mandati.
Non è ammesso nessun cumulo di carica.
La stessa logica verrà applicata per i segretari locali (regionali, comunali, di sezione) che verranno eletti esclusivamente dagli iscritti dell’ambito territoriale interessato.
Programma iniziale (da discutere ed integrare of corse ed, in ogni caso, da scegliere insieme al segretario)
Giustizia sociale (per fare in modo che vengano garantiti i diritti di tutti i cittadini indipendentemente dalla religione, dalla razza, dall’inclinazione sessuale, dalla provenienza (vedi problema “Dico”).
Emergenza abitativa (termine della speculazione sulle abitazioni).
Ristrutturazione del mercato del lavoro (Meritocrazia, Abolizione del lavoro interinale (come ora definito), Reintroduzione dei diplomati nel mercato del lavoro, Reale scardinamento delle posizioni di privilegio).
Trasporti (maggiore peso del trasporto pubblico) ed ambiente.
Sembra follia?
Di certo lo è se si pensa di metterlo in pratica in questo PD ma, in una struttura nuova… basta farlo.
facciamo un parallelo con le società di calcio. molti presidenti le lasciano prima fallire per poi prendersele a poco prezzo. ecco, noi potremmo non votare il pd costringendo alla bandiera bianca l’attuale classe dirigente per poi farlo rinascere.
Bravo Guido,
ora hai le linee per fondare il tuo partito.
Ti mancano solo gli iscritti.
Buona Fortuna!
Bravo Guido,
ora hai le linee per fondare il tuo partito.
Ti mancano solo gli iscritti.
Buona Fortuna!
Bravo Guido,
ora hai le linee per fondare il tuo partito.
Ti mancano solo gli iscritti.
Buona Fortuna!
Bravo Guido,
ora hai le linee per fondare il tuo partito.
Ti mancano solo gli iscritti.
Buona Fortuna!
Io credo che non sarebbe, e non sara’, una battaglia persa in partenza. Certo, non sara’ una rivoluzione, con tutto e subito. Ma si potra’ far camminare un po’ avanti con il nostro contributo questo PD in qualcosa di piu’ diverso dai partiti di prima e molto piu’ simile al partito che sognamo. Che, almeno il mio, e’ un po’ diverso da quello di Guido. Vigliamo allora adesso nella fase preparatoria, e poi proviamoci alla Costituente!
Io credo che non sarebbe, e non sara’, una battaglia persa in partenza. Certo, non sara’ una rivoluzione, con tutto e subito. Ma si potra’ far camminare un po’ avanti con il nostro contributo questo PD in qualcosa di piu’ diverso dai partiti di prima e molto piu’ simile al partito che sognamo. Che, almeno il mio, e’ un po’ (ma non tanto!) diverso da quello di Guido. Vigliamo allora adesso nella fase preparatoria, e poi proviamoci alla Costituente!
Non ne posso più di questa politica autoreferenziale, vecchia nelle idee e nelle persone, ideologica e spenta.
Come me credo tanti, troppi. Eppure sento che una qualunque speranza di cambiamento potrebbe riaccendere entusiasmi sopiti ed energie nuove della società.
Come tornare a respirare?
Ivan, proviamo a sparigliare, let’s shake the tree.
Io concordo con guido. Ma secondo voi e’ realmente possibile cambiare il PD che puzza gia’ di staintio prima ancora di nascere? Ma li vediamo quelli che lo vogliono fonadare? Gli inciuci con la finanza, il tifo da stadio per operazioni finanziarie, D’Alema che si premette di non far salire un giornalista sull’aereo di stato perche’ il giornale per cui lavora ha osato pubblicare un’inchiesta contro di lui?
Caro Ivan, credevo in te ai tempi delle primarie, ci credo tutt’ora. Ma lo scetticismo rimane. Non per te, ma per questa politica autoreferenziale che andrebbe azzerata e ricostruita dalle fondamenta.
Fondi un nuovo partito? Io sono con te, pronto a spalare nel fango, dovesse servire. Con questi qui del PD, non ci andrei manco a cena. E la tentazione del qualunquismo diventa forte.
Ed io non capisco la posizione di Ivan.
Mi pare evidente che il PD è una trappola mirata ad evitare qualsiasi riforma.
Il trucco è semplice: hanno fuso un partito fortemente conservatore (i cosiddetti teo-dem) con l’unico partito che aveva le potenzialità di essere sia progressista che non talmente estremista da auto avvilipparsi in posizioni irrealistiche.
In questo modo, in Italia, avremo due partiti geronto-conservatori e, soprattutto, nessun partito progressista serio.
E tu… Ivan… in quanto omosessuale… non puoi che essere una delle prime vittime di questa alleanza.
La chiesa si considera infatti minacciata da qualsiasi cosa non rientri nel suo schema dottrinale e sono 2000 anni che si scaglia contro l’omosessualità perchè essa era simbolo della cultura greco-romana preesistente.
Conseguentemente, con premesse come queste, ogni omosessuale potrà solamente sperare che non prevalga la cultura che lo vede come un pervertito ed un malato.
Altro che riconoscimento della piena cittadinaza!
(Ivan… l’unica cosa che ti resterebbe da fare è farti prete. In quel caso saresti accettato!)
E noi che non siamo omosessuali avremo poco da ridere.
Tenendo conto che la Chiesa possiede più di un quarto degli immobili in Italia, vedo improbabile una decisa risoluzione dell’emergenza abitativa.
La dirigenza che ci tiene sotto è, poi, in gran parte Opus Dei.
E poi c’è il fatto che è proprio quando ha fame che la gente diventa più integralista e, soprattutto, più disposta ad accettare la “Voce di Dio” che, in quel caso, non è “Vox Populi” ma “Vox Preti”.
Per maggiori ragguagli si veda la voce “chiesa russa”.
Buona Domenica
Guido
Allora qui le cose sono due, caro Ivan:
1) O non sai niente di niente delle dinamiche interne di un partito politico radicato, costituito da centinaia di migliaia di militanti indottrinati che non ragionano individualmente (fatica!) ma si limitano ad appoggiare la parola d’ordine del capo di riferimento di turno;
2) Oppure sei di un’ingenuità sconvolgente.
Evito di dire che miri alla poltrona, accucciandoti a Fassino, perché ho stima di te. Ma se continui a fare queste domande da Alice nel Paese delle Meraviglie, siccome sono un tipo che ragiona e che prende atto delle nuove realtà, me ne farò appunto una ragione.
Condivido e sottoscrivo in pieno. Capisco gli scetticismi di Michele Serra e tanti altri, ma perchè non si impegnano anche loro per costruire una cosa veramente nuova e far sì che abbia un’ anima laica nel vero senso della parola?. Ci sarà poi tutto il tempo per recriminare se questo non avvenisse, ma anche chiedersi se ci siamo impegnati fino in fondo per mettere in netta minoranza le posizioni clericali o oscurantiste che dovessero prendere parte a questo progetto. E ovviamente votare uno dei restanti dodici partiti del centrosinistra che navigano tra il 2 e il 3 %….
Quoto al 98% Anellidifumo. Il 2% che rimane è solo perchè in realtà il problema dei militanti inamovibili che “sanno già cosa fare” è solo uno dei problemi insormontabili… per la Legge di Liebig comunque basta e avanza!
La (poco simpatica) preterizione che vorrebbe Scalfarotto accucciato ai piedi di Fassino, in attesa di ottenere una poltrona per gentile concessione del suddetto, si commenta da sè: sarei veramente grato all’autore della stessa se potesse indicarmi quale iniziativa, parola o gesto di Ivan giustifichi un simile timore. Fino ad oggi, direi che la breve storia politica del nostro ospite deponga in tutt’altro senso, a favore di un impegno onesto, disinteressato e certamente temerario.
Quanto all’accusa di ingenuità, depurando il commento di Anellidifumo dalla consueta (perchè?) ruggine, devo dire di trovarmi ahimè d’accordo: come scrivevo nel mio primo intervento, è poco realistico pensare che “degli outsider, forti soltanto delle loro idee, possano avere la meglio su un apparato supportato da uno zoccolo duro – in dissolvimento ma pur sempre formidabile – di elettori acritici, e legato a doppio filo al più grande sindacato italiano, alle cooperative rosse e bianche, e a chissà cos’altro.” E’ una consapevolezza che ho maturato negli ultimi mesi, assistendo – per la verità incredulo – ai primi passi del PD e agli ultimi eventi di cronaca.. giudiziaria.
Detto questo, se Ivan, insieme ad altri ‘volenterosi’, volesse impegnarsi in quella che secondo me resterà, nel migliore dei casi, un’opera di semplice testimonianza all’interno del partito nascituro, ben venga: servirà se non altro a garantire la presenza di una coscienza critica nella nuova formazione, e a ricordarci (o a illuderci) che non tutto è perduto e che forse, chissà quando, chissà come, qualcosa potrà ancora cambiare.
La mia speranza è che Ivan si aggreghi ad altre personalità di rilievo – non solo telematico – e dia vita a ‘qualcosa’ di nuovo. Mi rendo conto però che l’impresa appare disperata e irrealizzabile, quasi quanto il tentativo di scalata al PD.
Nicola
La convivenza con politici inaccettabili e’ una necessita’ in ogni partito e nel nascente PD si continua a dichiarare la volonta’ di aprire a persone ed idee nuove. Anch’io, tranne comprensibili momenti di sconforto, penso che dovremmo provarci.
Pero’ basta con le dichiarazioni che ci vuole un “nuovo modo di far politica”, basta con le chiacchiere: cominciamo a dire qualcosa di concreto. Per le primarie, per esempio. Questa volta si vota per tutta l’assemblea costituente (forse 1500 eletti) e quindi occorre un meccanismo elettorale dettagliato. Io ho pensato (dopo aver analizzato molte versioni) ad una proposta che in qualche modo incorpora le aspirazioni di chi pensa che appunto qualcuno da fuori possa tentare di sentire la sua voce.
Si vota nei collegi senatoriali (che a conti fatti darebbero circa 5 eletti per collegio), votando un nome (questa e’ la vera novita’ rispetto a tutte le proposte che circolano). Tali nomi sono pero’ raggruppati in liste nazionali, per cui il voto al nome va automaticamente alla lista. La scheda elettorale si presenterebbe con 5-6 elenchi di 5-6 candidati e si metterebbe una crocetta accanto al nome desiderato (scheda grandina, ma che evidenzia le ampie possibilita’ di partecipazione).
1000 dei posti sono assegnati su base proporzionale alle liste nei collegi, quindi passeranno i piu’ votati di 3 liste circa (con variazioni locali). Poi tutti gli altri nomi votati formano un elenco nazionale (o regionale) ognuno con un numero di voti tra 1 e 300 circa. Ora questi voti si riproporzionano sulla base dei voti avuti dall’Ulivo alle ultime elezioni in quel collegio (posso discutere di questa riproporzione a parte) e si ottiene quindi un elenco nazionale di votati con voti (riproporzionati) ancora tra 1 e 300. Vengono eletti i primi 500 nomi.
Questo meccanismo elettorale sarebbe gia’ un bel passo, su cui poi tentare di formare un’aggregazione come quella suggerita da giodi che aspiri ad avere un ruolo nel PD. Visto che il terrificante comitato dei 45 decidera’ tra breve (forse gia’ lunedi’) sul sistema elettorale, che bello sarebbe se qualcuno (anche un partecipante alle precedenti primarie…) cominciasse a dire qualcosa su queste scelte (apparentemente molto tecniche).
Nicola, mi piace il tuo stile 🙂
pero’ ho un dubbio sul quel che scrivi: “La mia speranza è che Ivan si aggreghi ad altre personalità di rilievo – non solo telematico – e dia vita a ‘qualcosa’ di nuovo”. Siete in molti a dirlo, ma a parte una certa miopia su siffatte personalita’ di rilievo gradite all’elettorato (lista Sofri docet), mi sapresti spiegare perche’ qualcosa di nuovo dovrebbe avere piu’ possibilita’ di un scalata interna al PD di sconfiggere “un apparato supportato da uno zoccolo duro – in dissolvimento ma pur sempre formidabile – di elettori acritici, e legato a doppio filo al più grande sindacato italiano”? Alla fine lo zoccolo duro resta dove sta, nel PD o fuori PD in democrazia vince chi ha piu’ numeri, per cui usare il novello PD come ariete per entrare nel fortino a me pare la scelta piu’ sensata.
Mi si dira’ che cominciando qualcosa di nuovo -ma cosa? tutti vogliono qualcosa di nuovo, ma fin qui leggo solo fumosi inneggiamenti alla democrazia dal basso di internet- si potra’ avere piu’ seguito che non con lo stantio PD. Ma fa tanto schifo un PD conquistato dall’interno da usare a nostro piacimento? o il problema e’ che si chiama PD? cambiamogli nome in LB (in onore di Luther Blisset, un’icona) e non parliamone piu’ allora 🙂
Lo scontro si può vincere grazie al fatto che:
– il PD parte su presupposti tanto instabili che imploderà su se stesso;
– la gente non ha voglia di votare masochisticamente a destra o su nessuno dei partitini della vecchia sinistra;
– la voglia di qualcosa che sia nuovo e sembri nuovo è fortissima.
Se si rimane nel PD, beh, a voi piace stare sulla nave che affonda?
E poi, oramai il PD è demanio pontificio e le sue strutture lo legano a triplo filo col vecchio.
Per iniziare servono un po’ di politici di nome perchè essi hanno l’esperienza ed attirano gli appoggi, i fondi ed una struttura base di iscritti.
Poi la selezione naturale viene fatta con un buon sistema di primarie.
Guido
Filippo, si parla di due elettorati differenti.
A votare per la costituente del PD saranno coloro che al nuovo partito credono, sinceramente o per dogma: all’interno di questo elettorato Ivan, e come lui gli altri ‘indipendenti’, finirebbero inevitabilmente stritolati. I delusi, io per primo, resteranno a casa non considerando recuperabile il progetto e ovviamente non desiderando iscriversi, requisito (pare) indispensabile per esprimere il voto, ad un partito che non li rappresenta.
Ne uscirà FORSE uno scontro di correnti, Veltroni contro D’Alema, Rutelli contro Parisi, etc. o più probabilmente una prova di forza fra le due formazioni maggiori, DS e Margherita con qualche lista satellite utile per la scenografia. Quello che secondo me non è immaginabile, è che l’attuale classe dirigente, viste le risorse spese nell’operazione, gli interessi economici più o meno trasparenti in gioco, le ambizioni dei singoli, etc accetti di essere terremotata dagli ultimi venuti.
Al contrario, il fantomatico partito che vagheggiavo pescherebbe fra gli scontenti di sinistra – quelli insomma che diserterebbero le primarie del PD – e avrebbe secondo me gioco facile, mi si perdoni l’illusione, nel raggruppare lo scontento che sta erodendo la forza dei partiti maggiori. Troverebbe concorrenti – secondo me risibili – nella ‘nuova’ Sinistra Democratica – già appiattita sulle posizioni conservatrici e demagogiche di Rifondazione, alla faccia del socialismo europeo – e nel partito che uscirà(?) dalla costitutente socialista, partito la cui classe dirigente è, e temo resterà, imprensentabile.
Sulle persone non mi esprimo, idem sulle modalità di aggregazione. Per quanto mi riguarda sarei pronto a votare un qualsiasi primate dal pollice opponibile, sorteggiato con i bussolotti della lotteria. Mi accontenterei – pare poco! – di candidati intransigenti su una serie di principi, questi sì da discutere, portatori di uno stile fondato su rigore e sobrietà. Ma è soltanto un sogno, e come sai i sogni muoiono all’alba. Vista l’ora, non credo sia il caso di proseguire.
Perdona la semplificazione e i probabili strafalcioni, ti ho risposto dopo una notte insonne. 🙂
Nicola
Ivan, meglio sotterrarceli nel bunker. Loro e le loro clientele di consulenti, amichetti, parenti… con Prodi e D’Alema non siamo molto lontani dai fratelli gemelli polacchi. E loro, il Partito Democratico, lo stanno facendo per autoconservazione.
basterebbe mettere questo come criterio (il pollice opponibile citato da Nicola)… i vertici del PD sarebbero azzerati. Si faccia esclusione di quelli che usano il pollice per il telefonino, sia chiaro: D’Alema, Fassino…
ok Nicola, sei stato chiarissimo (nonostante la notte insonne). Pero’ scorgo due ma nel tuo pensiero per il resto molto fluido e pragmatico.
primo: ancora nemmeno si sanno le modalita’ della costituente del PD e gia’ volete andarvene e buttare la spugna? avete proprio tanta paura di poter vincere? A me sembra molto piu’ logico attendere tali regole costituenti, dar loro un occhio e, solo allora, decidere se puntare o lasciar un tavolo truccato dove non c’e’ possibilita’ di vincere. Ma solo allora, andarsene prima serve solo a mostrare che abbiam paura e null’altro.
secondo: come hai fatto notare tu il PD ha speso molte risorse nell’operazione di nascita. Ecco, in un eventuale partito nuovo, diciamo un Democrazia Europea (DE) tanto per dargli un nome, chi ci metterebbe tali risorse? Quindi o facciamo gli one-man-party alla Mastella, che governano nei ricatti oppure non so dove si pigliano i soldi.
Informare che DE e’ nata, comprando una pagina di quotidiano nazionale, sai quali euro costa? Non per fare il disfattista, ma coi collettoni ci facciam al massimo la pizza.
In piu’, osservo la storia di Italia dei Valori e Lega Nord, i due maggiori partiti che potremmo dire nati dal nulla sull’onda della disaffezione politica di mani pulite (che pare riaffacciarsi sulla scena). La Lega nacque come fusione di movimenti autonomi gia’ presenti localmente. Oggi non vedo gli stessi pressuposti per una nascita/fusione di una DE. Italia dei Valori invece viene da Di Pietro, uomo simbolo del rinnovamento(?) di mani pulite nel 92. Dal 92 a oggi son passati 15 anni. E tutta quella voglia di nuovo che molti vedono allora come ora -io invece vedo granitici zoccoli duri di 50-60enni- si e’ concretizzata in un 3-4% di voti per IdV, risultato odierno di un decennio di lavoro dopo la disaffezione di mani pulite. Anche qui direi che i risultati sono ampiamente sotto le aspettative del rinnovamento.
Analisi tristemente condivisibile, anche se va detto che i due movimenti citati rispondono a delle leadership di stile mastelliano: povere di contenuti e poco credibili… magari scrollandosi di dosso i “soliti noti”…
wile, con i magari, i forse e i ma si va poco lontano. Personalmente penso che entrare in un partito preesistente sia una scelta obbligatoria per far fronte alle risorse necessarie a far politica – il credito politico funziona peggio del credito economico in tal senso, tutte le risorse vanno a chi e’ gia’ “ricco” e niente agli altri. E no risorse no party.
Io vedo due partiti papabili: IdV e PD. IdV di Di Pietro, bravo come PM ma a parer mio scarso come politico, avrebbe potuto essere un trampolino ideale per un rinnovamento generazionale. Sarebbe bastato che Di Pietro, uomo onesto e che cerca sobrieta’ e rigore come tutti noi, facesse entrare personaggi nuovi (come Ivan ad es.) all’interno di IdV a livelli dirigenziali, facendosi di sua sponte da parte e autoproponendosi solo con ruolo consultivo, lasciando nelle mani dei “nuovi” la battaglia e creando quella figura di “consulente stimato” che in Italia oggi non esiste (oggi se molli sei fuori, e infatti i “vecchi” mica mollano). Un segnale forte di fiducia nei “nuovi”. Purtroppo il buon Tonino mi pare ben poco propenso a mollar le redini e, da quel che sento, le giovanili di IdV mai e poi mai accetterebbero di buon grado questo scalvalcamento a pie’ pari (siamo in fila tocca a noi). Per cui vedo un bello zoccolo granitico in IdV come nel PD. A quel punto tanto vale provare la scalata al PD, visto che ha un seguito ben maggiore del 3% scarso di IdV.
Detto questo, come si fa la scalata interna al PD? beh, e’ semplice constatare che i nomi di spicco che comandano il PD lo fanno in virtu’ del bacino di voti (e interessi collusi) che si portano dietro. Se un candidato di fiducia -uno a caso, diciamo Ivan 🙂 -riuscisse ad entrare in maniera “pesante” nel PD, grazie ad un sostanzioso elettorato compatto, tale candidato avrebbe gli strumenti per recidere dall’interno quelle collusioni all’origine del “potere” dei soliti noti, collusioni che vivono grazie a buchi di sistema, furberie e palesi conflitti di interessi che tutti gli italiani degni di essere chiamati onesti vorrebbero eliminare. E a quel punto, il rinnovamento del sistema Italia – che non produce piu’ uomini, ma solo equivoci ballerini dai piedi in troppe scarpe diverse- sarebbe automatico e di giovani capaci li vedremmo spuntare come funghi.
Risposta semi-telegrafica.
Temo che Il destino del PD sia inscritto nei suoi geni, intesi, a discrezione del lettore, nel senso biologico del termine, o più malevolmente, come riferimento agli uomini che attualmente ne decidono i destini. Mi sembra che il nuovo partito, sfuggendo a qualsiasi legge di selezione naturale, incarni i vizi delle due formazioni che lo hanno concepito, senza conservarne i meriti e le virtù.
Esiste in me anche una personalissima e opinabilissima pregiudiziale ‘morale’: non sono disposto a sostenere un partito i cui leader rivendicano, con orgoglio e fremendo di sdegno, la loro piena e insindacabile libertà di interessarsi, meglio, di sostenere, una scalata bancaria, interessandosi di quote in mano a personaggi di oscura fama (Vito Bonsignore, pregiudicato per corruzione e incidentalmente europarlamentare Udc) o civettando festosi con un signore (Ricucci) che definire impresentabile è un cortese ed auto-censorio eufemismo. La loro, legittima, visione della politica – in ultima analisi qualcosa di molto simile ad un comitato d’affari – non mi appartiene.
Finanziamenti. Non sono in grado di rispondere all’obiezione. Ma d’altra parte scrivo per amor di discussione, non perchè il progetto che vagheggio presenti la minima possibilità di realizzazione. Mi limito a notare che anche la partecipazione alle primarie, specie se finalizzata ad un progetto così ambizioso quale sarebbe la scalata del partito, richiederà un notevole impegno finanziario, forse minore rispetto alla fondazione di un partito, ma comunque non alla portata di pochi singoli autofinanziati.
Infine, Lega e IdV. Il 2007 non è il 1992. Il popolo non è in piazza e non vedo politici braccati dai magistrati. I cittadini, almeno quelli di sinistra, potranno essere stanchi, disillusi e forse sdegnati, ma sono convinto che più che la scintilla rivoluzionaria di una Mani Pulite, durata lo spazio di un mattino o poco più, aspirino soltanto a ritrovare una seria e appagante rappresentanza all’interno delle istituzioni.
Questo sarebbe il nuovo partito. Non il rabbioso vento del nuovo, chè i principi che andrebbe ad incarnare non sono nuovi e tantomeno rabbiosi, non il personalismo feudale di questo o quel personaggio, perchè di Uomini della Provvidenza ne abbiamo piene le scatole, ma ‘soltanto’ una quieta intransigenza di principi declinati con sobrietà, intelligenza, rigore e (feroce) determinazione.
Nicola
Filippo, non mi son dato il tempo di precisare: il PD non e’ un partito, ed anche se fondarne uno non e’ una scelta sensata, sperare che Ivan o chiunque altro possa cambiare il sistema dall’interno e’ credere alle favole. Soltanto se ci saranno decine di persone e di eletti dentro le fila edd il diretti del PD si potra’ sperare in un cambio. Inoltre, questa cosa non si puo’ fare “da soli”: il rinnovamento deve avvenire a Sinistra ma anche a Destra, altrimenti sara’ soltanto l’offire il fianco alle Brambilla di turno. In parole povere, non ci serve un partito di quarantenni, ma un movimento di quarantenni, che concordino sul fatto che le generazioni precedenti hanno di fatto o rubato o gestito ruberie o demagogicamente urlato “al ladro” mentre aspettavano di maturare la pensione da parlamentare o una sedia da senatore a vita.
Diciamocelo, il massimo per i 50-60-70enni della politica italiana e’ un invito a Porta a Porta. Se partiamo da qui e vanno in pensione (senza ori) i vari Fini, Gasparri, D’Alema, Bertinotti etc etc allora si puo’ provare a cambiare il disco. Senno’, parole parole parole.
ragazzi, ma a voi non va mai bene niente? mi sembrate quelle ragazzette che criticano ferocemente tutti gli uomini che vedono e poi si lamentano con le amiche che “non riescono a trovare l’uomo giusto”.
Ha scritto Hans tra questi commenti: avercela gente come Rodotà, Gallino, Graziani, tutti ultra settantenni con idee chiare e nuove… Insomma, tra i peana alla meritocrazia cantati da Montezemolo (parte di una gens che il merito lo ha sempre avuto per diritto di nascita) e apprezzati da Ivan e gli inni del tipo “giovinezza, giovinezza…” io sono molto più interessato alla saggezza e alla competenza dei tanti “vecchi” che sanno vedere ben lontano.
I giovani in questo paese non esistono: sono pochi, per lo più impreparati, provinciali, lontani da troppe consapevolezze, individualisti. Non è un segno di disperazione culturale rivolgersi ad un settore di popolazione per lo meno inadeguato rispetto alle necessità del Paese?
Ivan, sono persuaso che Tito Boeri )per dirne uno a caso) potrebbe essere un buon ministro dell’Economia: è giovane, brillante, ha un sacco di idee inetressanti. Ma sarebbe in grado di dominare gli apparati della Pubblica Amministrazione senza farsi inghiottire nella palude? Non si tratta mica di fare la rivoluzione: sarebbero sufficienti un paio di risultati chiari e incontrovertibili ogni tanto… E allora mi fido di più di… Padoa Schioppa!
Adesso abbiamo un governo di facce grigie e molti incompetenti: chi vorrebbe riempirlo di facce nuove, magari più fresche, ma altrettanto incompetenti, inconcludenti (o velleitarie)?
Giovanni, scusa… ma se il paragone e’ Padoa Schioppa (che chiaramente non sa contare visto che non abbiamo ancora capito se e quanti soldi ci sono in piu’ nel famoso tesoretto) allora a fare il Ministro dell’Economia sono buono anche io. E, by the way, mica e’ detto che dei giovani politici tu li debba registrare e qualificare sulla base della capacita’ che hanno di amministrare il vecchio (vecchissimo) apparato di regime creato da chi il potere lo detiene oggi… siamo seri, se chi entra deve giocare alle stesse regole del gioco di chi c’e’, e’ ovvio che ci c’e’ vince sempre. Si chiama insider/outsider dynamic e gli americani ci giocano da decenni… la realta’ e’ che le regole del gioco si possono cambiare.
Nicola, il messaggio era per Ivan, non per te. Quella che tu chiami “ruggine”, io la chiamo “amicizia”. Se non mi importasse un fico di Ivan e di ciò che fa, non avrei speso il mio tempo per sostenerlo alle primarie prima e per criticarlo nella scelta di adesione al PD ora. Nella vita gli amici non sono quelli che fanno sempre di sì con la testa e sorridono, anche quando pensano che stai facendo un errore. Quelli sono gli avvoltoi. In quanto all’accucciamento, ossia l’adesione al PD mentre tutto intorno crolla o si scinde, rileggi meglio ciò che ho detto.