16 Giugno 2007

Pride

Diario, Laicità

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Checché se ne dica, per me, il gay pride è sempre una giornata significativa di riflessione e di festa.
Buon pride di cuore da parte mia a tutta la comunità GLBT d’Italia. C’è ancora un sacco di strada da fare.

20 risposte a “Pride”

  1. Upanisad ha detto:

    Mi unisco agli auguri al Pride e alla comunità. Anche perchè qualche mia amica romana dovrebbe esserci…

  2. Marco ha detto:

    Buon Pride a tutti da chi, ahi lui, non può essere lì…

  3. FireMan ha detto:

    Anche a te ivan…
    A proposito, dai una occhiata qui: http://www.gaytoday.it/default.asp

  4. Guido ha detto:

    Tra poche ore, partendo da dietro casa mia, 100.000 omosessuali marceranno perchè continui la loro discriminazione.
    Forse servirebbe a qualcosa se si vestissero come si vestono tutti i giorni per andare a lavorare: giacca e cravatta, blue jeans e maglione, tuta blu, pantaloni e gonne.
    Potrebbero marciare con calma fino davanti al Quirinale e dire:
    “Guardi signor Presidente, guarda Popoli Italiano, siamo cittadini discriminati.
    Non ci riconoscono il diritto ad avere una famiglia.
    Mettono in dubbio la nostra moralità perchè amiamo una persona di sesso sbagliato.
    Cercano subdolamente di sovrapporre omosessualità e pedofilia.
    Rischiamo di essere insultati, maltratti e, peggio del peggio, giudicati da persone che non hanno nè il titolo nè i mezzi per farlo.”
    No, i gay non fanno così.
    Creano un colorato Circo Togni di nani, mostri comici e cantanti.
    Puntano sulla loro diversità.
    Ti sputano in faccia la loro sessualità incuranti del fatto che può essere vissuto (giustamente) come un atto di violenza.
    Infatti, per alcuni, la sessualità è un momento intimo. E costoro hanno diritto alla loro visione tanto quanto i gay hanno diritto ad esercitare la loro sessualità come più gli aggrada.
    Quindi alcuni gay remeranno contro se stessi mentre altri no.
    Faranno i loro interessi coloro a cui fa comodo essere discriminati ed allo stesso tempo fare lobby. Fa di certo comodo a tutti coloro che accettano di subire violenza in cambio del diritto di farne almeno un po’.
    Paradossalmente fa comodo a loro tanto quanto fa comodo ai fascisti che possono scrivere “Froci Raus” e sentirsi duri.
    Non fa comodo a me, che sogno uno stato che metta a disposizione a tutti i cittadini i mezzi per seguire il loro percorso indipendentemente da natura e quantità di performance sessuali.
    Non fa comodo allo Stato, alla Nazione, alla Gente.
    Non aiuta a costruire il futuro.
    Il problema del movimento GLBT in Italia non è il collateralismo.
    E’ la sostanziale assenza di un’azione politica e l’accettazione del loro ruolo di coloriti intrattenitori di una sinistra antica e retrograda.
    Buona passeggiata
    Guido

  5. Guido ha detto:

    Come al solito sono voce dissonante. (Forse il mio destino è essere alieno ed alienato)
    Non taglio ed incollo i miei pensieri perche non voglio turbare questo clima di festosa speranza.
    Ma sarebbe un piacere se qualcuno di voi volesse discutere con me su quanto scrivo nel post “ma che avranno da essere fieri” http://abele.ilcannocchiale.it/post/1525215.html .
    In ogni caso in bocca al lupo e buona passeggiata
    Guido

  6. Guido ha detto:

    Ho fatto un casino.
    Volevo pubblicare solo il secondo post e non il primo.
    Mi scuso con Ivan e con tutti voi.
    Guido

  7. Greg Writer ha detto:

    vero….amiamoci e rispettiamoci. auguri anche da parte mia

  8. Greg Writer ha detto:

    adoro michele serra e ci tenevo a postare l’articolo che ha scritto oggi per repuubblica:
    La bandiera della laicità
    MICHELE SERRA
    Manifestanti del Gay Pride
    Se oggi potessi essere a Roma andrei al Gay Pride. E non per solidarietà “da esterno” a una categoria in lotta. Ci andrei perché, da cittadino italiano, riconosco nei diritti degli omosessuali i miei stessi diritti, e nell’isolamento politico degli omosessuali il mio stesso isolamento politico. Ci andrei perché la laicità dello Stato e delle sue leggi mi sta a cuore, in questo momento, più di ogni altra cosa, e ogni piazza che si batta per uno Stato laico è anche la mia piazza. Ci andrei, infine e soprattutto, perché, come tantissimi altri, sono preoccupato e oramai quasi angosciato dalle esitazioni, dalla pavidità, dalla confusione che paralizzano, quasi al completo, la classe dirigente della mia parte politica, la sinistra.
    Una parte politica incapace di fare proprio, senza se e senza ma, il più fondante, basilare e perfino elementare dei princìpi repubblicani: quello dell’uguaglianza dei diritti. L’uguaglianza degli esseri umani indipendentemente dalle differenze di fede, di credo politico, di orientamento sessuale. Ci andrei perché ho il fondato timore che la nuova casa comune dei democratici, il Pd, nasca mettendo tra parentesi questo principio pur di non scontentare la sua componente clericale (non cattolica: clericale. I cattolici sono tutt’altra cosa).
    Ci andrei perché gli elettori potenziali del Pd hanno il dovere di far sapere ai Padri Costituenti del partito, chiunque essi siano, che non sono disposti a votare per una classe dirigente che tentenni o peggio litighi già di fronte al primo mattone. Che è quello della laicità dello Stato. Una piazza San Giovanni popolata solamente da persone omosessuali e transessuali, oggi, sarebbe il segno di una sconfitta. Le varie campagne clericali in atto tendono a far passare l’intera questione delle convivenze, della riforma della legislazione familiare, dei Dico, come una questione di nicchia.
    Problemi di una minoranza culturalmente difforme e sessualmente non ortodossa, che non riguardano il placido corso della vita civile di maggioranza, quella della “famiglia tradizionale”. Ma è vero il contrario. L’intero assetto (culturale, civile, politico, legislativo) dei diritti individuali e dei diritti di relazione riguarda il complesso della nostra comunità nazionale. La sola pretesa di elevare a Modello una sola etica, una sola mentalità, una sola maniera di stringere vincoli tra persone e davanti alla comunità, basta e avanza a farci capire che in discussione non sono i costumi o il destino di una minoranza. Ma i costumi e il destino di tutti.
    Ci andrei perché dover sopportare gli eccessi identitari, il surplus folkloristico e le volgarità imbarazzanti di alcuni dei manifestanti è un ben piccolo prezzo di fronte a quello che le stesse persone hanno dovuto pagare alla discriminazione e al silenzio. E i peccati di orgoglio sono comunque meno dannosi e dolorosi delle umiliazioni e dell’autonegazione. E se la piazza dovesse essere dominata soprattutto da questi siparietti, per la gioia di cameraman e cronisti, la colpa sarebbe soprattutto degli assenti, che non hanno capito che piazza San Giovanni, oggi, è di tutti i cittadini. Se ci sono pregiudizi da mettere da parte, e diffidenze “estetiche” da sopire, oggi è il giorno giusto.
    Ci andrei, infine, perché in quella piazza romana, oggi, nessuno chiederà di negare diritti altrui in favore dei propri. Nessuno vorrà promuovere un Modello penalizzando gli altri. Non sarà una piazza che lavora per sottrazione, come quella rispettabile ma sotto sotto minacciosa del Family Day. Sarà una piazza che vuole aggiungere qualcosa senza togliere nulla.
    Nessuna “famiglia tradizionale” si è mai sentita censurata o impedita o sminuita dalle scelte differenti di altre persone. Nessun eterosessuale ha potuto misurare, nel suo intimo, la violenza di sentirsi definire “contro natura”. Chi si sente minacciato dall’omosessualità non ha ben chiaro il concetto di libertà. Che è perfino qualcosa di più del concetto di laicità.

  9. marcoDeAmicis ha detto:

    Caro Ivan,
    gran bella giornata.
    Grazie!

  10. Nico Colella ha detto:

    Un solo commento: sono orgoglioso come non mai di tutta quella gente presente in piazza San Giovanni! Bravissimi!!!!

  11. Guido ha detto:

    I feedback che ho ricevuto, si pubblici che privati, mi hanno convinto che avete il diritto di agire come volete e meritate di ottenere i risultati che ottenete.
    Se Ivan o chi per lui potesse cancellare tutti i miei commenti a questo post glie ne sarei molto grato.
    Guido

  12. Upanisad ha detto:

    Visto il successo della manifestazione, io consiglierei al movimento GBLT di scendere in campo politicamente in prima persona.
    Con la situazione politica attuale, il loro 5% potenziale sarebbe determinante per l’equilibrio politico. Finirebbero per diventare il vero ago della bliancia, ottenendo tutto quello che vogliono.
    Lega, Mastella e compari si scagliano contro perchè hanno una paura fottuta di non contare più niente, se i GBLT fanno un loro partito!

  13. Kkarl - Pennarossa ha detto:

    Alcune foto di Ivan al Roma Pride le trovate qui
    http://www.flickr.com/photos/karltra/

  14. Omar Supio ha detto:

    Per Guido.
    E perché mai vorresti fosse concellato un concetto onesto, che serenamente, e soprattutto onestamente, hai così ben esposto?
    Con il tuo secondo commento, che avresti voluto fosse stato il primo e solo, chiami a discutere sulle tue riflessioni.
    Eccomi. Accettami, te ne prego. Sono un etero, grandetto di età. Ho superato la fase degli entusiasmi facili. Sabato al pride c’ero. Ci sono andato, e non abito a Roma. Ci sono andato anche, e non soltanto, per quello che in questi commenti è riportato a firma di Michele Serra.
    Ma veniamo alla tua (insisto!) onesta riflessione.
    Tu credi davvero che un gruppo più o meno numeroso di persone in giacca e cravatta, in tailleur, in tutta blu, che passino innanzi al Quirinale, piuttosto che a Montecitorio, chiedendo pari diritti per i GLBT farebbe “notizia”?
    Hai seguito la storia di Matteo, quindicenne a Torino, che, forse gay, a scuola era soggetto a insistente bullismo. A casa non era capito; che gli restava da fare? che ha fatto? Si è gettato dalla finestra. Morto. Kaput. Roba di un paio di mesi addietro.
    Hai seguito la storia della insegnante di scuola media, in Sicilia, che ha acciaffato un bulletto della sua classe, il quale impediva ad un compagno di scuola di entrare in gabinetto perché era “arruso” (= frocio, finocchio, ricchione: scegli), è stata denunziata. Ora è sotto processo e ha buone chanches di essere condannata, perché ha imposto al bulletto di scrivere 200 volte “io sono un deficiente”. Denunciata e presto forse condannata la insegnante, il bulletto sarà ancora più orgoglioso del suo vile coraggio.
    Guido, al pride erano in molti, i gay, a lamentare la volgarità di certe manifestazioni.
    In molti. La massa era vestita come dici tu, come ero vestito io e gli altri etero (tanti!) che come me erano presenti.
    Che c’è da essere orgogliosi della propria omosessualità – dici tu -? Perché il gatto bianco e nero dovrebbe essere orgoglioso del suo pelo – dici ancora tu -? Vero. Ma qualcuno lo perseguita il gatto per il fatto di essere bianco e nero?
    Guido, ti roverscio la domanda: ma che glie ne frega alla gente su un maschio, anziché innanmmorarsi di una femmina, si innammora di un altro maschio?
    Ma perchè lo perseguitano, se questo si scopre, o anche solo se lo si sospetta?
    Te lo dico io: perché è un “diverso”. Solo pochi decenni addietro, ai mancini nelle scuole legavamo la mano sinistra dietro la schiena, per obbligarli all’uso della destra. Il mancino era un “diverso”, e andava “corretto”. E’ rimasto nel linguaggio corrente. Un tiro mancino, un tipo sinistro.
    I mancini ora sono accettati e della loro esistenza non glie ne po’ frega’ de meno a nessuno.
    Col gay pride si costringe la cronaca ad occuparsene dei gay, delle lesbiche, dei trans; si costringono i vari Guido a dire: siete gay, ebbe’? Mo’ volete anna a lavorà?
    Si costringe la TV a presentare nei programmi ordinari la problematica GLBT. Lo ha fatto Mirabella alla 12,30 su RAI3, pochi giorni fa, lo ha fatto la trasmissione 8 e mezza, su La Sette poche sere addietro. Se ne parla.
    Il diverso comincia ad essere sempre meno diverso. Presto – confido – non sarà più tale, e ognuno si innammorerà di chi vuole. Stesso sesso, o sesso differente. Se riesce a farsi ricambiare, buon per lui/lei. Altrimenti gli/le sarà andata buca. Capita.
    Comunque non desterà scalpore, né scandalo, nè odio (incredibile:odio! ma perché?) omofobico.
    E allora le riflessioni dei Guido saranno attuali. Attuali e inutili: superate. Nessuno è mai stato orgoglioso di essere “normale”. E i gay SONO NORMALI.
    Finché questo elementare diritto naturale non gli verrà diffusamente riconosciuto saranno costretti ad attirare la attenzione. Con i pride, se necessario.
    C’è un solo difetto – trovo – nella tua impostazione: hai anticipato i tempi di una decina d’anni. Auguriamoci che il tuo auspicio sia presto di piena attualità.
    Con grande stima, per il tuo tentativo di serena valutazione. Ciao.

  15. Guido ha detto:

    Caro Omar,
    il tuo messaggio mi ha fatto molto piacere perchè, quando qualcuno ha voglia di discutere con te, allora ha anche voglia di costruire qualcosa “con te”.
    Ed il “costruire con” implica fare un passo enorme che consiste nel superare la paura dell’altro che è una paura atavica, originariamente era un mezzo per sopravvivere, ora, che viviamo in un piccolo pianeta… bhe… ora quella paura ha la potenzialità di distruggere l’intera Umanità.
    Quello che notavo… guardando l’omofobia di mio padre… è quanto queste sfilate accentuino questa paura.
    Quello che mi è stato fatto notare, sul mio blog, è che non sono fatti miei e la mia prima risposta è stata… bene… OK.
    Successivamente è seguito un ricco discorso basato su una forma gergale che è “quelli come te”.
    Quelli come te sono… quelli come te dicono… non vale la pena con quelli come te…
    Sono stato italiano all’estero ed i discorsi su “quelli come me” mi hanno sempre ferito. Quelli come me erano gli “italiani” of corse, ed anche egiziani, greci e turchi, perchè, per quelli come loro, non valeva la pena di distinguere troppo tra quelli come me.
    Ma che cazzo ne sanno questi di “quelli come me”?
    Questi discorsi mi feriscono sempre.
    E doppiamente mi ha ferito che gente, che ha subito discriminazione e che quindi si suppone che sappia che vuol dire, sia così pronta a discriminare non appena si trova in condizione di poterlo fare.
    Per questo solo tristezza… solo questo.
    Guido

  16. marco ha detto:

    Ciao Ivan, tu c’eri?
    Marco

  17. Omar Supio ha detto:

    Guido, tre volte ti ho scritto. Tre volte ho distrutto e non ho inviato.
    Mi hai impressionato.
    La paura . . . la omofobia del tuo Papà . . . le sfilate che accentuano la sua omofobia. Forse non te ne sei accorto, ma la omofobia del tuo Papà la hai già qualificata tu. E’ paura. Paura dello sconosciuto, non della persona sconosciuta, ma della persona di cui non si conoscono le caratteristiche. Paura – se vuoi – dell’ignoto. E’ la paura infantile (e non sempre solo infantile) del buio. Della morte, uguale al sonno; ma di questo si sa tutto, di quella niente.
    Questi omosessuali cosa sono? saranno contagiosi, aggrediranno gli etero, saranno pedfili. Non capisco perchè si mostrino, di cosa si sentano orgogliosi. Perché non si nascondono: non se ne accorge nessuno, e il problema non esiste. Se ne becchiamo uno, lo lapidiamo, o lo impicchiamo o, più semplicemente, lo isoliamo e lo sfottiamo, fino a ridurlo al suicidio. Mobbing. Bullismo. Sentito parlare di ste cose?
    Il gay pride non è contro i cattolici-apostolici-romani. Il family day è contro i gay. Perché i gay fanno paura. La paura dell’ignoto.
    La omofobia del tuo Papà è solo “sconoscenza”. Il terrore che un figlio suo possa restarne contagiato, e diventare come loro. Piuttosto lo ammazzo e mi ammazzo.
    Alla omofobia del tuo Papà, la radice glie l’hai già trovata tu. Paura. Paura dell’ignoto. Quando, a furia di parlarne, il tuo Papà ne avrà piene le scatole, ma davvero piene, vorrà dire che avrà acquisito dimestichezza con il termine, familiarità con il fenomeno. E la paura sarà passata.
    E sarà passata anche la omofobia. Che non ha altro motivo d’essere.
    Pensaci.
    Guido, mi ha colpito la tua tristezza. “Tristezza”. Sentimento profondo, démodé, obsoleto, bellissimo. Erano secoli che nessuno mi faceva cenno alla propria tristezza.
    Al post successivo di Ivan, hai tessuto l’elogio della follia! Grande!
    Guido, sei persona equilibrata, e si sente; hai vissuto all’estero, e sei quindi autosufficiente. Non hai problemi. Non appaiono. O sì?
    Alcune sfumature nei tuoi scritti mi hanno impressionato. Ove mai avessi bisogno di un vaso di coccio, nel quale ficcare il muso, e gridare il rospo che hai dentro, giusto per vuotarti un po’, chiedi a Ivan la mia e-mail. Sarò lieto di ascoltarti. In silenzio.
    Ti lascio, con una vigorosa stretta di mano.

  18. cristiana alicata ha detto:

    Ivan, è nato http://www.gaytoday.it, un aggregatore di Blog che coinvolga anche società civile e associazioni GLBT, mi farebbe piacere che anche il vostro blog si iscrivesse. Lo consideriamo il primo passa per “contarci” e per contare, canalizzando finalmente le energie del Pride del 16 giugno. Consideriamo un luogo virtuale dove tutta la comunità GLBT è in assemblea permanente.
    Cristiana Alicata

  19. Guido ha detto:

    Omar,
    Ciò che sto cercando di far capire che l’omofobia è presente in quasi tutta la generazione precedente alla nostra ed in buona parte della nostra.
    Considerando che la paura genera violenza… bhe… quando si vuole realmente comunicare è forndamentale non allarmare l’interlocutore.
    Solo questo.
    In ogni caso, senza disturbare Ivan, la mia e-mail è sul mio BLOG.
    Un abbraccio
    Guido