17 Giugno 2007

iMille

Diario

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Ci sono dei momenti che individui come momenti di non ritorno. Per me uno di questi è la costituzione del comitatone dei 45 che dovrebbe far nascere di qui a poco il Partito Democratico. Come tutti sapete ho aderito con entusiasmo all’idea del PD perché credo sia l’unica idea rivolta al futuro che la politica italiana abbia avuto negli ultimi trent’anni almeno. Ma vedere quella lista di nomi, che dovevano essere 30 e hanno finito col diventare 45, che dovevano avere una forte presenza femminile e non ce l’hanno avuta, che dovevano rappresentare il futuro e invece avevano tutti più di 40 anni e quasi tutti più di 50 anni, è stato il segnale che la nostra classe dirigente era ormai irreparabilmente prigioniera della sindrome di Brezhnev.
Una classe politica giurassica in attesa del meteorite che l’avrebbe condotta all’estinzione.


Così ieri mattina a Roma eravamo una quarantina, arrivati da tutta Italia e dall’estero, a tentare di capire di cosa sia fatto un meteorite. Meglio: a tentare di capire come si faccia un meteorite, se un meteorite – quello giusto – possa essere costruito nella cucina di casa. Abbiamo parlato molto, otto ore, forse di più. Ero lì e ho sentito parole estreme: questa è la mia ultima speranza, ha detto qualcuno.
C’era bella gente, belle teste, begli sguardi puliti. C’era Carlo Fayer, consigliere comunale a Roma; c’era Giancarlo Bruno, del World Economic Forum, arrivato apposta da New York; c’era Anna Masutti, avvocata e docente di diritto all’Università a Bologna; c’era Mario Adinolfi, giornalista e blogger; c’era Francesco Grillo, di Vision; c’era Michela Tassistro, neo consigliera comunale di Genova; c’era Marella Reitani, avvocata a Milano; c’erano Valter Gallo, Carlo Traina e Francesco Costa di Pennarossa; c’era Maria Grazia Mattei, imprenditrice nel campo delle nuove tecnologie a Milano; c’era Antonio Sofi, che insegna a Firenze. E poi c’erano quelli che non c’erano: Marco Simoni, Pippo Civati, consigliere regionale della Lombardia, Sandra Savaglio, astronoma in Germania e già cervello in fuga sulla copertina di Time Magazine.
Abbiamo parlato a lungo. E alla fine abbiamo pensato che c’è una speranza in questo paese, che si chiama Partito Democratico. Il partito nuovo. Il partito bambino che sta nascendo. Il partito che “o è il partito delle donne e dei giovani o non è”, come ha detto Anna Finocchiaro all’ultimo congresso dei DS a Firenze, solo qualche settimana fa. Ci siamo detti che le cose finora non sono andate troppo bene, ma che noi vogliamo esserci e vogliamo creare soprattutto uno spazio per chi vorrà esserci. Ci chiameremo iMille, scritto così, con la i piccola e la M grande.
Per creare una lista che partecipi alle primarie per la costituente del PD, che accolga tutti quelli che oggi non ci sono, che non trovano spazio, per coinvolgere nel progetto del Partito Democratico tutti quelli che ritengono che il PD debba essere semplicemente un partito moderno, democratico, laico e di sinistra. Sembrerebbe banale ma, ahimé, non è così.
Avremo un portavoce, Marco Simoni, e una struttura la più aperta possibile. Ci saremo in tutta Italia e faremo in modo che chiunque voglia partecipare e candidarsi possa farlo. Proveremo a costruire un programma fatto dal basso, aperto ai contributi di tutti.
C’è bisogno di tutti, dell’impegno di ciascuno. Rientrando a Mosca quest’oggi leggevo i giornali e la sensazione era tremenda: Prodi stesso diceva che l’aria nel paese è irrespirabile. E’ tempo di aprire, tutti insieme, una finestra.

49 risposte a “iMille”

  1. Massimo ha detto:

    ciao Ivan,
    questa è la mossa che ci voleva! avete un riferimento sicuro in quel di Busto Arsizio… me!

  2. ant ha detto:

    bene cosi.
    teniamoci in contatto
    A

  3. fabrizio ha detto:

    Finalmente una bella iniziativa!

  4. Guido ha detto:

    Che dire, avete deciso di entrare in guerra, di far scegliere il campo di battaglia al nemico, di far scegliere le armi al nemico, di far scegliere il momento dell’attacco al nemico.
    Decisamente pazzi!
    Però siete il meglio che abbiamo e se vi si lascia da soli, e se si continua a menarcelo su quello che noi pensavamo sarebbe stato meglio, e se vi massacrano, e noi siamo rimasti fuori… beh… a noi rimane solo il dubbio.
    Bastardo il dubbio.
    E’ come un tarlo.
    Che sarebbe successo se avessimo provato a dare loro una mano.
    No no… io col dubbio non ci sto… se voi ci provate… io ci provo.
    E poi sono solo i pazzi quelli che rischiano di cambiare la storia.
    Se volete una mano contate sulla mia!
    Vi chiedo solo di farmi sapere cosa c’è da fare.
    Guido

  5. Nicola ha detto:

    Commenti a caldo, rigorosamente in ordine sparso.
    Bellissimo il nome, evocativo, commovente, moderno e insieme risorgimentale. Anche “i Trecento” – di Leonida o di Pisacane, poco importa – avrebbe avuto una sua logica, ma convengo sia più opportuno richiamare imprese vittoriose, piuttosto che luttuosi eroismi. Scherzo. Una supplica più seria: siete una formazione politica, non l’ultimo giocattolo di Steve Jobs. In italiano “i Mille” si scrive i (minuscola) staccato Mille (m maiuscola). iMille, tutto attaccato, più che gli eroi in camicia rossa evoca l’iPod, l’iMac e l’iPhone. Non è il caso. Anche la grammatica vi renderà merito.
    Servono: a. un comunicato stampa. Google news ignora la vostra iniziativa, così come – mi è parso – i quotidiani di oggi. b. un sito comune che raccolga gli interventi e l’inevitabile dibattito. Navigare di blog in blog per raccattare informazioni risulta troppo scomodo; parimenti è deleterio disperdere su più siti commenti, proposte ed eventuali iniziative.
    Domanda: esiste un verbale, un resoconto più o meno dettagliato o qualcosa che vagamente gli assomigli della riunione di ieri? Nel caso, potresti indicarmi dove recuperarlo? Grazie.
    Per il resto, che dirti? Finalmente una bella notizia. Come già scrivevo rispondendo al tuo ‘sondaggio’, avrei preferito navigare verso la creazione di un nuovo soggetto. Ho scoperto casualmente che l’argomento era già stato trattato da Marco Simoni (http://www.onemoreblog.it/archives/016023.html) ma devo dire che la sua replica mi convince solo in parte. Tuttavia è stato deciso diversamente, e così sia. Non posso che augurarmi il pieno successo della vostra iniziativa. Per quanto mi riguarda, non prometto aiuti di sorta, non ne ho le capacità, ma continuerò a seguirti con interesse e quel poco di speranza di cui ancora dispongo.
    Roma o morte! 🙂
    Nicola

  6. Filippo ha detto:

    bene Ivan, tutti ora confidano ne iMille.
    Per tutti (ma proprio tutti), visto che bastava aspettare un pochino? 🙂 direi che l’attesa e’ valsa il risultato. Ora non ci sono piu’ scuse per nascondersi, e’ venuto il momento di metterci la faccia in prima persona e guardare i “dinosauri” dritti nelle palle degli occhi.

  7. Piervincenzo ha detto:

    Ottima idea. Concordo con Nicola sulle cose che servono. Aggiungerei anche una webradio e una webTV o qualcosa di simile che renda più diretta la comunicazione

  8. Matteo ha detto:

    Ottimo. congratulazioni.
    ora speriamo facciano delle regole che vi/ci permettano di giocare.

  9. Francesco84 ha detto:

    Dai dai dai…

  10. Olmo ha detto:

    Finalmente!

  11. Andrea ha detto:

    Prodi diceva sì che l’aria è irrespirabile, ma credo che purtroppo lo dicesse pensando che per loro, politici, potenti, l’aria si sta facendo irrespirabile perchè le proteste dalla base, dalla gente, si stanno pian piano sempre più levando e insomma noi non li lasciamo più lavorare come vorrebbero, poveretti, a vantaggio loro, e con solo qualche minimo contentino per noi.
    E lo stesso in altri termini aveva detto Rutelli poco prima…temono una nuova “rivoluzione” come quella del ’92, temono insomma di perdere il posto e vorranno salvare faccia e culo (…coincidenti) ad ogni costo.
    Sono estremamente deluso da COME sta nascendo questo Pd, in cui avevo speranze, ma in cui adesso non ho alcuna fiducia.
    Per sua natura stessa, il Pd doveva essere una convention: non devono + esistere leaders di alcunchè. Aderire al Pd per un politico vuol necessariamente dire: “rinuncio!”. Rinuncio a essere presidente o leader di qualche cosa.
    L’unico leader che il Pd può avere è quello che in vista delle prossime elezioni verrà scelto dalla gente sulla base di consultazioni come le primarie, che la sinistra ha portato in Italia finalmente, ma che poi ha preso paura per l’effetto dirompente che possono avere sulla sua stessa gerarchia e nomenclatura. E chi perderà tornerà a fare il medico, il commerciante o l’avvocato…come in tutti i paesi democratici del mondo (…pochini…).
    E allora sì, delle due l’una: o rinunciano loro o rinuncio io…tanto ci perdo in entrambi i casi.
    Questa idea de iMille la trovo molto interessante e la appoggio al 100% idealmente anche se confesso di essere in una fase di forte scettisicmo: quello che ci verrà consentito di fare sarà…appunto consentito e quindi controllato da poteri che sono ben + forti di quello politico soltanto.
    Nulla costa provare però, anche perchè l’alternativa sarebbe una sola e niente affatto allettante: come in Argentina, popolo in piazza (di dx e di sx, tutti assieme) contro il potere (dx e sx anche qui, tutti assieme)…ma noi non abbiamo nemmeno quel senso cmq dello Stato che perfino gli argentini hanno…ci basta avere il nostro pane quotidiano e chissenefrega…
    Andrea

  12. henrietta ha detto:

    Io ci sono. Mo’ mi segno. 😉

  13. Des ha detto:

    In bocca al lupo! Siamo con voi e ci renderemo disponibili per publicizzare l’impresa e per le firme necessarie a Como.

  14. Gianfranco ha detto:

    Benissimo.
    Condivido le aggiunte di Piervincenzo.
    Come sai, caro Ivan, il mio percorso politico è un altro.
    Ma posso lasciarvi soli a creare una webTv? Chissa cosa combinereste 🙂
    Le mie conoscenze tecniche per voi, a iosa.

  15. AdRiX ha detto:

    Proviamoci.

  16. beffatotale ha detto:

    Perche’ creare un soggetto nuovo quando il soggetto con le stesse finalita’ e le aspirazioni gia’ c’e’? E’ vero, rischia di essere uno specchietto per le allodole e tradire ogni aspettativa, ma provare a prenderselo e’ la scelta giusta. Sono con voi.

  17. AdRiX ha detto:

    proviamoci allora! 🙂

  18. Lorenzo ha detto:

    Non ho molte speranze di infrangere il muro dei 45 vegliardi, ma ci posso e ci voglio provare.
    Se passate dalle parti del Piemonte ovest io ci sono!

  19. Guido ha detto:

    E adesso che ci siamo galvanizzati di pacche sulle spalle, è prioritario tornare velocemente alla realtà.
    Per prima cosa partiamo dal presupposto che i mille stanno accingendosi ad affrontare un avversario agguerrito dalla forza della disperazione.
    Hanno deciso di farlo su terreno scelto da questo avversario, con le regole scelte da questo avversario, nei tempi scelti da questo avversario.
    Per questo motivo, mentre il Guido idealista è distratto, il Guido prosaico ed ingegnere nota che o saremo veramente migliori di loro in tutti i campi o ci faranno a pezzettini.
    Quindi è fondamentale che noi mettiamo in campo tutto ciò che abbiamo.
    Abbiamo detto e stradetto che siamo tecnicamente più preparati, moralmente meno corrotti, più vicini alla gente, più freschi di loro.
    Bene: dimostriamolo.
    Abbiamo bisogno di un’organizzazione sul campo che sia lo stato dell’arte dal punto di vista della tecnica dell’organizzazione.
    La comunicazione tra di noi deve utilizzare tutte le possibilità offerte dalla tecnologia al massimo della loro potenzialità.
    La base dovrà urlare più forte, friggere più salamelle, guardare più spesso in faccia i propri figli e dirsi tutte le mattine che noi dobbiamo loro qualcosa di meglio.
    Dobbiamo guardare le nostre buste paga di interinali quando avremmo dovuto essere assunti, di impiegati con mansioni da quadri, di freelance usa e getta, e ricavare energia dal roteare ronzante dei nostri testicoli.
    Dobbiamo guardare tutte le ingiustizie e renderci conto che o saremo noi a mettere a posto le cose o non sarà nessun altro.
    E fatto questo renderci conto che esiste un’unica parola che rappresenta la possibilità di stare alle loro regole e vincere la battaglia ed essa è “ECCELLENZA” in campo strategico, tecnico, politico, morale e comunicativo.
    Perchè quello è l’unico campo in cui noi potremo essere sempre in vantaggio.

  20. Alessandro De Luca ha detto:

    Signori, eccomi.
    Porto in dote tutta la passione civile, la voglia di rinnovamento, le idee e la tolleranza che ho, con la speranza che anche il mio mattoncino scagliato contro il nulla, insieme a quello di tanti altri, possa essere la base su cui costruire futuri migliori..
    Alessandro

  21. Alberto ha detto:

    Era da giorni, dopo la pubblicazione della lista di under40 sul sito di Sofri e relativa zero-considerazione, che mi chiedevo perchè non si faceva partire un’iniziativa simile. Vedo che non ero il solo a pensarlo e che c’è ancora qualcuno che crede si possa fare qualcosa. Che dire, in bocca al lupo e se serve qualcuno a Trieste, contateci.

  22. Sciltian ha detto:

    In bocca al lupo. Soprattutto perché ci credete. E se avrete successo, sarò pronto a riconoscerlo.

  23. daniele esposito ha detto:

    mi sembra un’ottima iniziativa. do la mia disponibilità a fare quel che serve qui in toscana e altrove.

  24. anonimo italiano ha detto:

    Ieri ho lanciato un appello agli iMille.
    Poichè non accetti i trackback, te lo segnalo qui.
    In bocca al lupo.

  25. Alberto ha detto:

    Non so bene cosa pensare di questa vostra iniziativa. Seguo i vostri “movimenti” da tempo con un misto di ammirazione e diffidenza, alla fine cosa rieuscirete ad attenere?
    Adinolfi sul suo blog spera di arrivare al quinto eletto in ogni collegio con una rappresentanza nell’assemblea costituente del 20% circa…sarebbe effettivamente la rivoluzione.
    Le regole varate ieri sembrano favorire questa possiblità, bastano 100 firme per collegio, una volta trovati una decina di referenti locali il gioco è fatto, potrebbe veramente accadere l’imprevedibile. Del resto riportare 4 milioni di persone a votare senza lo spauracchio di b. mi sembra arduo. Se l’entusiasmo resta basso e quel numero magico scende drasticamente allora le cose si fanno veramente serie, soprattutto alla luce della possibilità di voto per i sedicenni…
    Mal che vada, se vi organizzate bene, un paio di persone nel gruppo dirigente del nuovo partito non ve le toglie nessuno. I due giovanotti sbraiteranno, si faranno sentire, raccoglieranno le solite 500 adesioni via web in 48 ore… poi, un pò il muro di gomma, un pò perchè comincerà a “piacergli”, l’assimilazione avrà inizio.
    Alberto

  26. Eugenio ha detto:

    Da Ragusa (città natale), a Milano (città d’adozione, per 12 anni), a Roma (dove vivo adesso) credo che si respiri il bisogno di nuovo, la necessità di una iniziativa che convogli l’energia che dal basso (come qualcuno ha correttamente scritto fra questi commenti) arriva, e che non va sprecata in polemiche, ma trasformata in azioni.
    Oggi leggo belle parole su una pagina web. Domani spero di vedere belle azioni. E a contribuire con il mio impegno.

  27. tina ha detto:

    Temo di condividere lo scetticismo di Andrea.
    Mi rendo anche conto che cercare di impossessarsi della parola, di un ruolo, di una visibilita’ attraverso la conquista di uno spazio nel PD, sia l’unico modo per non abbandonare l’ultima speranza. In fondo iMille erano diseredati con un leader visionario coraggioso e generoso. A parte Ivan non vedo candidati a questo scomodo ruolo nel PD nascente.
    Non vale la pena ricominciare con la solfa che “quegli uomini politici” non ci rappresentano, lo sanno certamente tutti quelli che frequentano questo blog, molti dei quali dall’Italia che non li include se ne sono andati anche fisicamente, come me.
    Fa piacere, anche se con un certo rischio di autocelebrazione, starsene in un sito -cyber e no – dove scelte personali, rispetto civile, istanze esistenziali, crisi ideologiche che fanno pensare ad un punto di partenza comune, eppoi eta’, educazione medio-alta e spesso una carriera accademica a condire quest’appartenenza alla comunita’ di idealisti ma non sfigati, amanti della patria spesso da lontano, ci fa sentire una minoranza significativa, insomma.
    Anzi, per dirla proprio tutta, dovrei cancellare la voce “eta’”, non mi sento di condividere questo entusiasmo giovanilistico. Ho cinquantun anni, quindi ero giovane negli anni ’70, nel ’77 per essere precisi, ai tempi si usava essere coraggiosi e antagonisti (e illusi), qualita’ che non riesco a trovare negli amici di mia figlia, trentenni mille-euro-al-mese in qualche triste call center grazie all’aiuto di papa’, zio, l’amico di famiglia.
    Questi giovani sono demoralizzati e poco inclini agli strappi, sono in generale ben lontani da quell’idea gloriosa di byron avventurosi e rivoluzionari e mi sembrano in generale pronti ad accettare, anche se a denti stretti, le regole del gioco sporco che nel migliore dei casi gli dara’ la sopravvivenza non certo la voce. iMille arriveranno a questi ragazzini gia’ vecchietti, riusciranno a scuoterli, a rinvigorirli, a conquistare il loro senso morale, a ricaricarli di entusiasmo?
    Se la poverta’ di oggi e’ la preclusione all’accesso, e’ la moralizzazione la chiave, o no? L’impresa mi sembra titanica e richiede anche un certo pelo sullo stomaco se vincere lo spazio significhera’ uno sgabellino nel parlamento dei corrotti.
    Togliere di mezzo questa classe politica scalando di una generazione non puo’ essere il principio essenziale per la svolta del paese. Pensate a Paul Ginsborg, lui si che e’ “giovane”, certo piu’ di Rutelli.
    Bene, vediamo che cosa si riuscira’ a fare.
    Se c’e’ bisogno di volantinare, ciclostilare, organizzare l’autoriduzione delle bollette della luce, fatemi sapere…

  28. wile ha detto:

    scusa Tina, ma i trentenni nei call center ce li avete mandati voi. Fatti in giro e vedrai che non sono demoralizzati. Sono incazzati come jene e non si fanno le canne tanto care ai vostri amici degli anni settanta, ne’ tirano le molotov. Le vostre illusioni non hanno cambiato niente… anzi. Se la nostra generazione per te non sta lottano, beh, sappi che non abbiamo bisogno delle cazzate dei vostri coetanei con la pistola e la lingua facile. Abbiamo bisogno di scelte chiare per l’ambiente, per le pensioni, per le privatizzazioni, per le liberalizzazioni bancarie e delle assicurazioni. Abbiamo bisogno di togliere da sotto il culo dei cinquantenni gli scranni che voi Settantini gli avete consegnato.
    Io sono demoralizzato quanto lo potrebbe essere l’ultimo dei Moicani, non lavoro in un call center e passo i 60% del mio tempo su un aereo per assicurare alla mia famiglia lo stile di vita che voglio. Lo stesso fa la mia compagna, coi miei figli troppo spesso in mano ad una baby sitter. E quando parlo con qualche amico che marcisce nei call center mi viene solo in mente una sfilza di 50-60enni che svernano nella pubblica amministrazione a raccontarsi favole sulla produttivita’.
    Nessuno sgabellino di ripiego nel Parlamento. Una sedia pulita da cui cominciare a tirar giu’ una serie di proveedimenti chiari anche su chi DEVE PAGARE per questo sfacelo. E vedrai quanti Compagni degli Anni Settanta sono nella lista, da una parte e dall’altra. Smettila di idealizzare la tua “stagione di fuoco”… e’ stata paglia buona per accendersi una maria.

  29. Filippo ha detto:

    ammazza Wile, hai mangiato peperonata a pranzo? 🙂
    btw, in che compagnia lavori per essere il 60% di tempo sull’aereo? per caso ti occupi di consulenze?

  30. wile ha detto:

    Niente consulenze (sono indigeste), lavoro per la piu’ vecchia multinazionale del mondo (con tutti i pro ed i contro).
    🙂

  31. Filippo ha detto:

    che sarebbe? Io ne conosco una che sta sul mercato da 187 anni, ma non credo sia la tua. Se posso chiedere, per che multinazionale lavori?

  32. wile ha detto:

    Procter sta sul mercato da 170 (ndr: P&G)

  33. giovanni ha detto:

    io ho 62 anni! sono fuori tempo massimo per l’imbarco a Quarto?
    siamo davvero mal ridotti, iMille possono essere una speranza.
    Ciao a tutti da Carrara

  34. Michele ha detto:

    Caro Ivan
    avete già deciso chi appoggiare come segretario? Veltroni?

  35. ina ha detto:

    Caro Wvile, di’ qualcosa di sinistra, anzi, di’ qualcosa!

  36. Andrea ha detto:

    …per quanto mi riguarda, mi piace Veltroni come persona, e poi anche come politico. E non lo ritengo adatto a quel ruolo perchè i cannibali se li mangiano quelli come lui, purtroppo…mi sa tanto che i DS spingono su di lui perchè faccia da parafulmine, ma porterebbe qualcosa di nuovo senz’altro.
    Detto questo, per come vedo il Pd io (vedere qualche commento sopra), ebbene NON ci deve essere un leader perchè NON è un partito. Dovrebbe essere una convention, ognuno faccia politica all’interno del Pd secondo pochi ma precisi valori base di appartenenza…quelli illustrati da Ivan. Ergo, per esempio il Mastellone, che si levi subito dalle scatole che non c’entra nulla col Pd (per la questione laicità…che è anche per me un punto INDISPENSABILE)…e non mi interessa che porti una manciata di voti…preferisco perdere le elezioni piuttosto che vincerle a causa (e non grazie a) Mastella.
    Poi un leader tra tutti quelli che hanno attivamente fatto politica nell’ambito del Pd durante la legislatura, o anche no, verrà scelto dalla gente alle primarie PUNTO.
    Mi sono rotto dei politici di professione e questi sono ancora qui tutti a volersi spartire cariche…sarò drastico ma o come chiedo o nisba, per nessuno, una fetta di mortadella nella scheda e se il Paese poi va a rotoli chissenefrega, emigro in Slovenia dove stanno 10000000000 meglio di noi!
    Cordialmente
    Andrea

  37. Daniele C. ha detto:

    Avanti così…. collaborando con tutta la galassia della società civile
    Se serve aiuto a Brescia come riferimento o collaborazione rispondo “sono pronto”
    O, per rimanere nel tema dei mille, “obbedisco”
    Complimenti Ivan
    Ciao
    Daniele

  38. giovanni ha detto:

    la candidatura Veltroni!? mah? curare il malessere del Nord col sindaco di Roma mi pare un azzardo! mi pare anche se prosegua colle successioni burocratiche precostituite in seno ai DS.

  39. Fulvio ha detto:

    Il mio amico Ugo Guarino, con la sua sintesi da vignettista, dice sempre “Questa merda di sinistra, che purtroppo è la mia parte”. Questa frase in questi giorni mi rimbalza spesso nella mente vedendo, anche a livello locale, quello che sta accadendo con il PD. In sisntesi è stato designato metà comitato provinciale da parte di DS e Margherita. L’altra metà viene votata tra candidati della “società civile” che sono però funzionari di partito, presidenti di circolo della Margherita, ecc.
    Poi uno spiragliio con iMille e da garibaldino triestino (scusate la pessima rima) sono a disposizione…
    Ciao
    Fulvio

  40. barbara rigamonti ha detto:

    credo e spero in quel che fate. voglio unirmi e organizzare un presidio dei Mille in valfreddana tra Camaiore e Lucca siamo un’associazione con un centinaio di persone. soprattutto penso alla lista. contattatemi .barbara

  41. mario ha detto:

    bravi,anzi bravissimi sonu sicuro che questa volta ce la faremo a scuotere i pachiderma della politica

  42. Alessandro L. ha detto:

    Ivan, mi ha proprio deluso.
    Dico: se volete vedervi per fare quattro chiacchiere al bar, non c’è problema. Ma non dategli questa parvenza di nobiltà d’animo.
    Basta con questi salottini!
    Ad essere meschinelli, poi, mi vien da dire che in un paese normale, uno che non sa condurre alla radio e non sa scrivere neanche sotto illuminazione divina, farebbe il commesso; invece da noi tiene lezioni di vita, solo perché porta con sé il cognome del padre (mandante morale della morte di un poliziotto).
    Eppoi, visto che ci siamo: ma date un nome decente a questa vostra cricca di conoscenti/parenti/amici!
    Insomma, ditelo chiaramente: volete una poltroncina anche per voi. Tranquilli, l’avrete.
    Hai presente l’asino di Orwell: mi ci sento totalmente quando assisto a ridicolate come la vostra.
    Alessandro L.
    ps qualcuno dirà che le critiche devono essere costruttive, ma questo “coso” (che ricorda nel nome un giochetto democristiano) nasce male: al salottismo si risponde concretamente, non con altri salottini… con Luca Sofri, poi! Un arrogante dromedario addormentato con la spocchia di un filosofo assoluto!

  43. Filippo ha detto:

    x barbara rigamonti, a proposito delle adesioni, riporto quanto scritto da Marco Simoni un paio di giorni fa “Con franchezza, rendetevi conto, e ditelo a chiunque, che non si gestisce una cosa che in tre giorni ha oltre trecento adesioni da tutto il mondo (molte da parte di gruppi) tramite i commenti a un post. Scrivete a join@imille.org, aiutateci, anzi, aiutiamoci.”

  44. mirko ha detto:

    Grandi!, avanti così…io sono già impegnato “istituzionalmente” in un Comitato locale qui a Bologna, ma vi seguirò molto da vicino, e non mancherò di darvi tutto il mio possibile appoggio.

  45. Daniele ha detto:

    CI sono anch’io! ci voleva…se vi serve qualcuno a Modena, posso aiutarvi!
    Daniele

  46. Mario Fontana ha detto:

    Che cosa sarà il PD per ora non riesco ad immaginarlo. E’ stato detto che con questa classe dirigente la sinistra è eternamente destinata a perdere e parrebbe che il PD nasca con i soliti noti, Veltroni, il più gettonato, il vincitore annunciato, il segretario dei DS che nel 2001 mollò baracca e burattini per accontentarsi della poltrona di Sindaco di Roma; il genio Baffino D’Alema, lo spocchiosetto che si beccò in testa il tavolo della Bicamerale, che prima affondò Prodi, complici Cossiga e Bertinotti, e poi non candidò Amato ma si inventò Rutelli, la testa di legno destinata a perdere, come infatti avvenne; Amato appunto, l’uomo per tutte le stagioni, da Bettino a Baffino, che ha definito le intercettazioni una anomalia tutta italiana! Eh già, invece i politici che fanno i furbetti del quartierino sono una costante della politica mondiale? Provincialotti che fanno i cosmopoliti, bambini viziati che vanno alle regate con il permesso del signor preside. Per ora “questo PD” annunciato è un pastrocchio senza senso, una mezza balena bianca che mette tutti in salvo, che imbarca anche Casini, Cesa, Vietti e miracolati vari: ali tagliate e un grande centro: l’incontro tra cattolici aperti (quando mai?) e l’ala non massimalista dei marxisti e un po’ di velleitarismo pauperista con Pannella e Bonino. Forse riusciranno a togliere di torno Berlusconi, e già questo è un risultato, ma salveranno un’altra volta i vari Cicchitto, Di Gregorio, e gli altri transfughi di qua e di là. Un vero incubo, non vi pare?
    Io spero che questa iniziativa vostra/nostra/anche mia se mi volete, faccia nascere un partito davvero nuovo, davvero laico, davvero di facce nuove, e giovani, e io non c’entro come esponente visto che ho più di 60 anni, ma che sia davvero intenzionato al fare e non al dire e all’annunciare.
    Se vi servo a qualcosa, se sarà possibile rompere gli schemi, se per una volta ci si potrà veramente opporre al “bisogna che tutto cambi, solo formalmente, perché niente cambi”, eccomi ci sono.

  47. Simone Sani ha detto:

    Per presentarmi e presentare quello a cui tengo “politicamente parlando” con la testa e col cuore
    mi consento di riportarvi il testo della mail inviata (senza risposta, ma non era nè attesa, nè dovuta)
    a W. VELTRONI (w.veltroni@comune.roma.it)
    il 22-06-07, qualche giorno prima del suo discorso al Lingotto.
    “Caro Walter Veltroni,
    apprendendo la notizia della sua probabile (“si dice in giro”) candidatura a leader del nascente Partito Democratico, mi permetto di scriverle una lettera.
    Sono un cittadino che vorrebbe continuare ad amare la Politica, e, magari… una volta tanto scoprire di esserne “corrisposto”.
    Ammetterà che, nel contesto attuale, in Italia, non è così facile.
    Ho 40 anni e sono stato sempre un elettore di sinistra (prima) e dell’Ulivo dal 1996 in avanti (preferisco chiamarlo Ulivo e non centrosinistra o centro-sinistra, perchè alla sua nascita, come tanti, mi sono appassionato per quel progetto, una scelta che prefigurava, all’interno di un quadro politico maggioritario e bipolare, l’approdo possibile verso UN SOGGETTO POLITICO UNITARIO e del tutto NUOVO, non la pura sommatoria dei vecchi partiti e dei loro “ceti” dirigenti).
    Per questo motivo ho apprezzato la decisione presa da DS e Margherita di dare formalmente avvio al percorso di costituzione del Partito Democratico, progetto che lei, caro Walter, immaginava, anzi invocava come approdo necessario di rinnovamento del quadro politico nazionale già da tempi lontani (dai tempi dell’Ulivo?).
    E tuttavia viviamo oggi un triste, quasi sconfortante momento della vicenda politica nazionale.
    Come è arci-noto, la legge elettorale “porcata” voluta dal centrodestra è stata infatti concepita proprio per evidenziare ed aggravare il punto debole della coalizione di centrosinistra: l’eccessiva frammentarietà di partiti e partitini e l’eccessiva disomogeneità politico-programmatica fra di essi.
    Una coalizione che ha vinto le elezioni per un soffio e che non ha una stabile e sicura maggioranza in Senato.
    E’ il triste tempo dell’Unione al Governo ma è, o appare troppo spesso essere ai cittadini italiani, il tempo della dis-unione su troppe questioni cruciali.
    E’, o appare essere il tempo di un Governo e di un Parlamento immobili, incapaci di delineare una rotta chiara, decisa, comprensibile e apprezzabile per la generalità dei cittadini.
    E pensare che occorrerebbe essere riformisti davvero e a tutto campo.
    Ogni cittadino vive infatti una pluralità di ambiti di interesse diversi e interconnessi e dunque solo una politica che realizzi e con ragionevole rapidità un disegno riformatore complessivo (cominciando col razionalizzare se stessa e i suoi costi), senza figli e figliastri, può trovare il consenso della maggioranza dei cittadini, ognuno dei quali sarà infatti, trattandosi di riforme a tutto campo, investito positivamente da almeno qualcuna delle riforme realizzate e acceterà con minore ostilità di fare la sua parte di sacrifici.
    E’ invece il triste tempo di una politica “bassa” (tutta, nel suo insieme), che mentre sembra incapace di concepire una prospettiva di rinnovamento autorevole e condivisibile, un DISEGNO, una “VISIONE” per il presente e il futuro dell’Italia, al tempo stesso perde ancora credibilità nell’opinione pubblica, subisce devastanti campagne di stampa, dimostra obbiettivamente di non essere in sintonia con i sentimenti sdegnati della grande maggioranza degli italiani e delle italiane, a volte di vero e proprio ODIO verso “i politici”, che costano molto, ma producono poca buona Politica, cioè una Politica efficace e condivisa.
    Ecco che, in questo quadro di grigiore e forse, come sostengono alcuni, di allarme democratico, il percorso per la costituzione e l’affermarsi nella società italiana del Partito Nuovo, il PD, stenta a decollare, subisce scissioni, critiche, sbandamenti, appare sempre più una questione “privata”, condotta e canalizzata dai ceti dirigenti di Ds e Margherita in gran fretta, quasi sterilizzata dal rischio di contaminazioni con i cittadini “generici”, quelli non iscritti ai partiti o (addirittura) quelli che la politica la frequentano di rado, o (Dio ne scampi!) quelli che proprio la schifano, quelli che “tanto so’ tutti uguali”.
    In questo quadro di quasi depressione si decide con uno “storico colpo di reni” di dare una bella accellerata e dare vita per il prossimo ottobre (nell’anniversario delle primarie dell’Unione…) alle nuove primarie per la scelta del leader del PD.
    In questo contesto di quasi sprofondamento democratico, ad un certo punto, quasi i dirigenti di Ds e Margherita si siano resi conto della deriva imboccata, del rischio di aborto insito, sia in questa sfortunata esperienza di Governo e di Legislatura, sia per il nascituro Partito Nuovo, ad un certo punto spunta il nome del possibile “salvatore”: Walter Veltroni.
    Ecco, caro Walter, mi perdoni l’ironia, ma così mi pare che sia andata, e allora adesso mi permetta di concludere questa lettera, che le giuro le scrivo col cuore, ma anche misurando le parole, tutte le parole …
    Le parole che a volte è difficile trovare, caro Walter, per noi cittadini non abituali frequentatori dei luoghi, dei riti e dei linguaggi dei partiti.
    Ecco, io le chiedo, io ho speranza che lei, accettando mercoledì prossimo a Torino di candidarsi a guidare il PD, lo interpreti non come il partito che già c’è, come la sommatoria (o poco più) fin qui realizzata fra DS e Margherita, ma che lo interpreti come IL PARTITO CHE VERRA’, il nuovo soggetto politico di cui l’Italia ha bisogno per riavvicinare uomini e donne alla Politica partecipata (un esempio: chiedersi davvero perchè le donne ne sono nella grande maggioranza disinteressate e escluse).
    Il soggetto politico che dovrà consentire fin dalla sua nascita, a tutti i cittadini, di essere attivamente partecipi di un percorso nuovo, di una costruzione collettiva, che si apra davvero alla partecipazione STABILENDO PRECISE MODALITA’ DEMOCRATICHE DI ELABORAZIONE POLITICO-PROGRAMMATICA.
    Dunque, voglio concludere questa lettera permettondomi di avanzare alla sua attenzione una piccola ma, ritengo dirimente considerazione/proposta.
    Penso che la principale innovazione per un partito nuovo sia innovare il modo di FARE POLITICA e questo lo sia a maggior ragione per il Partito Democratico (d’altra parte a questo aggettivo dobbiamo pur dare sostanza!).
    A questo proposito, PROPONGO che non siano più solo gli iscritti a concorrere al dibattito politico nel nuovo partito, ma che siano STATURIAMENTE PREVISTI modalità, tempi e sedi (adeguatamente pubblicizzate) dove, nelle REALTA’ LOCALI del partito (previste dallo Statuto) si debbano OBBLIGATORIAMENTE (per Statuto) tenere un certo numero minimo di assemblee (numero minimo fissato dallo Statuto) in modo pubblico e aperto a tutti i cittadini , dove PER STATUTO si votino, a maggioranza dei presenti, i contributi politico-programmatici necessariamente elaborati e discussi e i portavoce delegati a rappresentare quelle istanze di base del Partito ai livelli territorialmente superiori (regionale e/o nazionale).
    Bene, non mi dilungo oltre, sperando che lei abbia avuto tempo e modo di leggere questa mia …
    Da cittadino e da elettore deluso, col cuore alla stagione dell’Ulivo e lo sguardo al PARTITO CHE VERRA’, le faccio i miei più calorosi auguri di
    BUONA FORTUNA per questa nuova avventura.
    La mia personalissima opinione (scusi, se mi permetto quest’ultima libertà …) è che lei sia nelle condizioni “spiritualmente” e politicamente giuste per accettare questa candidatura, il fervore civile che la contraddistingue l’aiuterà nella difficile opera di mobilitare tante energie assopite e deluse, ma la prego, tenga dritta la barra su 2 grandi questioni dirimenti:
    – riforma della legge elettorale introducendo il sistema maggioritario uninominale a doppio turno
    – una legge che assicuri specifiche modalità democratiche affinchè, davvero, tutti i cittadini possano concorrere a determinare gli indirizzi della politica nazionale
    Grazie e saluti affettuosi,
    Simone Sani (Arezzo)”
    QUESTO ERA IL TESTO DELLA LETTERA:
    A DISTANZA DI 3 SETTIMANE, PUR DOPO L’OTTIMO DISCORSO DI TORINO,
    LA SENSAZIONE E’ CHE ANCHE LUI (VELTRONI), CIRCONDATO,
    GUARDATO A VISTA DAL SISTEMA DEI PARTITINI E DELLE LOBBIES
    NON VORRA’ O NON POTRA’ FARE MOLTO PER RILANCIARE CONCRETAMENTE L’INTERESSE DEI CITTADINI (oggi quasi del tutto assente, piuttosto abbonda lo schifo!) VERSO LA POLITICA,
    ovvero L’EFFETTIVA PIENA ATTUAZIONE DELL’ART. 49 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA CHE RECITA NON SOLO :
    “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti…”
    MA CHE PROSEGUE: “per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”

  48. Nando dalla Chiesa ha detto:

    Pd, assemblea costituente o pubblico plaudente?
    (l’Unità, 11 luglio 2007)
    Fermi tutti. Ripensateci, in nome del cielo (e della democrazia). Ma davvero avete in mente di affibbiare al Partito democratico prossimo venturo un’assemblea costituente di duemila-duemilacinquecento persone? Ma lo sapete quante sono duemilacinquecento persone? Ma avete mai provato a contarle? Sono decine di plotoni. Sono piazza del Pantheon stracolma con la gente aggrappata ai lampioni e alle finestre. Sono cinque volte cinquecento. Volete dimezzare il numero dei parlamentari perché sono troppi a decidere per un intero paese, e poi quadruplicate i numeri della Camera, ottuplicate i numeri del Senato, per decidere per un solo partito? Ma pensateci, santi numi: che assemblea possono mai essere duemilacinquecento individui? Che cosa possono decidere insieme, su un piano di parità come è giusto e doveroso che sia in una vera assemblea costituente? Come possono parlare, farsi sentire, confrontarsi, obiettare, controargomentare, esprimere le proprie competenze, le proprie passioni, le proprie biografie? Ma chi l’ha avuta questa idea perversa? E perché nessuno si oppone, perché tutti la danno per scontata? Ve lo dico io allora (in tutta umiltà, si intende, pronto a inchinarmi davanti a dimostrazione del contrario), ve lo dico io che cosa sono duemilacinquecento persone. Sono il pubblico, non un’assemblea costituente. Sono il pubblico plaudente; pago, e in fondo perfino orgoglioso, di essere stato ammesso nel ring del grande spettacolo, di avere un pregiato titolo da esibire nei dibattiti e nei salotti locali della politica. Sono la dimostrazione che a dispetto di quel che si dice e si rivendica, siamo tutti berlusconiani, che il Cavaliere che si lascia scappare il “pubblico” al posto dell’”elettorato” o dei “cittadini”, in fondo esprime un senso comune condiviso, annuncia un cambio dei tempi che è di tutti. Dà la cifra anche di quello che vorrebbe essere il partito democratico. Un leader incoronato da duemilacinquecento persone di cui venti, trenta, cento potranno parlare, sette minuti a testa, salva la solita riserva aurea che ha diritto a mezz’ora o cinquanta minuti.
    L’ideologia del pubblico travestito da assemblea federale, da organo decisionale, proprio mentre si denunciano le “derive plebiscitarie” della destra. Devo dire la verità. Io più ancora che il candidato unico temo questa assemblea costituente fasulla, che dovrà esprimere il dna del nuovo partito, certificandone sin dall’inizio, se sarà come annunciato, una struttura ferreamente oligarchico-autarchica. Sì, perché dietro il leader, comunque prescelto, non ci sarà un gruppo dirigente vero, votato dagli elettori, dagli iscritti e simpatizzanti nel vagheggiato bagno di democrazia autunnale. Ma ci saranno dieci-quindici capi che faranno parte dei duemilacinquecento; e che si distaccheranno con consumata scioltezza dal pubblico per dettare le loro volontà e ricontrattarle a ogni stormir di fronde della politica quotidiana. Dieci-quindici che assumeranno la guida del partito senza che nessuno li abbia mai indicati come guide. Ma che inventeranno l’ennesimo, arguto meccanismo misto -un po’ di cooptazione, un po’ di investitura unanimistica- che è riuscito a uccidere la passione politica in tanti elettori, perché ciò che nasce nei partiti si riflette inevitabilmente nello svolgimento dei ruoli pubblici e istituzionali e produce, come ha forse prodotto, la più grande crisi di sfiducia nella politica che l’Italia abbia mai sperimentato. La sfiducia, l’alienazione inevitabili quando nei congressi di partito anche il più assiduo dei militanti si ritrova smarrito a chiedere al vicino chi mai siano quel tipo o quella tipa seduti alla presidenza, militi ignoti dell’ultima spartizione a tavolino.
    No, amici. Il Partito democratico sarà tale se la sua assemblea costituente (costituente: capisce questa parola?) avrà poteri veri. E sarà davvero rappresentativa del popolo democratico. Ossia se non verrà composta attraverso una pletorica affluenza di pubblico dai singoli “collegi” (sic…), dove le candidature verranno proposte con le solite cautele (i collegi sicuri, e gli sconosciuti ben piazzati a rappresentare questa o quella corrente). Ma se avrà, l’assemblea, queste elementari caratteristiche, che dovrebbero essere assolutamente ovvie per chi abbia una passabile nozione di democrazia. Prima caratteristica: essere costituita da duecento, al massimo trecento persone. Che è la dimensione massima per potere discutere e votare consapevolmente e sul serio, a ritmi veloci e senza rinunciare alla propria professione. La dimensione utile, anche, a formare al suo interno commissioni di lavoro né troppo ampie né troppo striminzite. Seconda caratteristica: essere votata effettivamente in base a criteri di libera competizione, senza le posizioni precostituite che tante volte si è detto di volere rifiutare; posizioni che invece possono essere tranquillamente garantite dai collegi, grazie a una sapiente redistribuzione delle candidature da parte delle nomenclature. Dunque si voti in un collegio unico nazionale. Ci si candidi con un certo numero di firme di sostegno. E poi i primi duecento (o trecento) più votati formino l’assemblea costituente. La quale finalmente sarà composta da coloro che hanno più seguito, da coloro che parlano di più al Paese. E per questa via l’assemblea contribuirà a ricucire un rapporto di fiducia e di identificazione tra popolo e politica, tra elettori e partito. Altrimenti, grazie al “pubblico” impotente dei duemilacinquecento e ai dosaggi correntizi dei collegi, avremo ancora sulla plancia di comando persone di cui nessuno ha mai misurato l’effettiva capacità di rappresentanza. Signori nessuno che non si sono mai guadagnati i galloni su alcun campo di battaglia. Dirigenti senza cicatrici sulla faccia. Giovani investiti con un tocco di spada da “vecchi” di cui esprimeranno volontà e pensiero. In linea con la legge elettorale. In linea con l’ideologia del pubblico plaudente. In linea con i congressi in cui il militante chiede “chi è?” indicando sbigottito il dirigente alla presidenza. In linea con una società che ha paura del merito e della concorrenza. In linea con una società a cui piacciono le rendite e le eredità. In linea con le caste.
    http://www.nandodallachiesa.it

  49. totuccio ha detto:

    Per favore, non abusate della parola “sinistra”. Tra poco anche il puffone dirà d’essere uomo di sinistra e s’iscriverà al Partito Democratico.