Sento dire spesso che noi italiani stiamo diventando poveri. Molti infatti lamentano che, con un reddito medio, non si riesce più a scaldar casa decentemente. D’inverno, per risparmiare, molti sono infatti costretti a infilare ai loro figli una maglia di lana.
Ma è proprio necessario usare tutto quel combustibile per scaldar casa? Oppure ne stiamo sprecando una gran quantità senza rendercene conto e senza che nessuno ci metta in guardia?
Le case italiane, mediamente, consumano 20 litri di gasolio al metro quadro all’anno (o 20 metri cubi di metano, che dir si voglia). Il patrimonio edilizio nostrano, il linea con l’attuale gerontocrazia politica che avrebbe dovuto averne cura, è vecchio di 30 anni.
Nuove tecnologie per l’ottimizzazione energetica degli abitati si sono rese disponibili sul mercato, bellamente ignorante dai Dinosauri della politica italiana. In Alto Adige e in Germania, zone all’avanguardia in tal campo, non danno la licenza edilizia a case che consumino piu’ di 7 litri di gasolio per metro quadro. Sono case moderne, isolate termicamente, che mantegono 20-22 gradi senza problemi, nessuna necessità di riempirsi di birra per i tedeschi o di indossare maglioni triplo strato per gli altoatesini.
In parole povere noi italiani – senza saperlo – sprechiamo i due terzi del combustibile che usiamo per scaldare le nostre case, o – più prosaicamente – paghiamo bollette tre volte superiori (!) a quelle che potremmo pagare. E’ benessere consumare il triplo quando si può consumare un terzo ed avere gli stessi benefici? Io non credo, credo invece che serva solo a inquinare di più.
Soluzioni? Presto detto: dirottare i fondi di cattedrali inutili – leggi alla voce Ponte – su una rinnovata politica di edilizia nazionale di case popolari (ma con standard moderni, non gli “alveari” anni 60). Indi, sgravi fiscali per chi entra nel mercato della riconversione energetica degli edifici “spreconi” pubblici e privati, sia da cliente che da fornitore.
Basterebbe questo per ridurre di un terzo la bolletta energetica degli italiani tutti, con annesso effetto benefico sull’occupazione (servon braccia per ottimizzare), ammodernamento del patrimonio immobiliare e diminuizione di CO2 scaricata nell’atmosfera. Il soldo risparmiato per la ridotta importazione di combustibile dall’estero verrebbe impiegato per l’avvio di un consistente polo energetico italico (i ricercatori ringraziano), tuttora inesistente negli altri paesi europei dato che il business, per chi dispone di fonti energetiche proprie, è ancora legato alla spremitura delle fonti stesse, fonti che l’Italia purtroppo non ha.
Per concludere concedetemi una battuta: Prodi lamenta l’aria irrespirabile della politica italiana. Probabilmente lo fa perché non conosce l’esistenza degli scambiatori di calore per le finestre, marchingegni meravigliosi che consentono di rinnovare l’aria di casa senza bisogno di aprire le finestre e disperdere il prezioso calore all’interno. Non si preoccupi, caro Prodi, provvederanno iMille ad informare i cittadini sui benefici della moderna tecnologia sconosciuti a lorsignori Dinosauri.
Una risposta a “I dinosauri consumano di più – Filippo Zuliani”
PER ME LA PREISTORIA E I DINOSAURI SONO UNA COSA INTERESSANTE APPASSIONANTE