Mi sento un po’ come un alieno. Sono reduce da una settimana di lavoro e di viaggio, partito per Kiev domenica mattina, rientrato a Mosca ieri pomeriggio, una settimana di lavoro da smaltire in due giorni – tra oggi e domani – cinque cene di lavoro in cinque giorni e domani ancora lavoro, altre riunioni e un altro aereo per l’Italia, un altro viaggio.
Capita così ogni tanto, che improvvisamente entro in momenti di apnea, tra aerei, riunioni e ristoranti, che a stento riesco a dare per telefono la buonanotte a Federico e che, nonostante un po’ mi disperi, nemmeno riesco a sbirciare il sito di repubblica, nemmeno riesco in qualche modo a farmi vivo sul blog. E’ una sensazione stranissima, a metà strada tra il senso di una specie di involontaria diserzione e il piacere di avere un alibi per staccare un attimo, per provare a vedere cosa succede a staccare un attimo la spina e poi riaccendere, per vedere – come diceva la vecchia canzone – di nascosto l’effetto che fa.
E così sono successe un sacco di cose sorprendenti in questi giorni, tipo Pippo Baudo che anche nel 2008 presenterà il Festival di Sanremo. Nemmeno mi stupisco più, tra l’altro gli farà da spalla Piero Chiambretti che ormai ha anche lui presentato almeno tanti Sanremo quanti ne ha fatti Mike Bongiorno. Poi leggo che Veltroni ha finalmente accettato, nel tripudio generale, di diventare il capo del partito democratico. Ha ragione il mio amico Luca Sofri a chiedersi come mai, se era così tanto una buona idea, nessuno ci abbia pensato prima. Eh, e come si fa a dargli torto.
La verità è che in questo periodo di apnea mi sono deciso e mi sono messo a leggere anche io “La casta”, il libro di Stella e Rizzo. Complici gli aerei, le riunioni e quant’altro mi sono sottoposto nemmeno troppo serenamente al supplizio di vedere ritratta non tanto “la casta”, i politici, quanto l’Italia. Non è soltanto il luogo comune per cui ogni paese ha la classe dirigente che si merita, è proprio che uno si chiede che tipo di posto sia un posto dove un gruppo di persone può mettere in piedi senza alcun disturbo una così lunga catena di comportamenti a detrimento della comunità a cui appartiene, in una specie di saccheggio continuato, senza nemmeno il buon gusto di indossare un passamontagna. E’ che proprio ci si chiede in cosa sia così indaffarato il resto della comunità da essere così distratto e non accorgersi di nulla. Si fa fatica a non concludere che probabilmente siamo un po’ tutti nel nostro piccolo impegnati a saccheggiare il saccheggiabile sapendo che essendo tutti così occupati nessuno certamente alzerà la testa e comincerà a gridare, come pure sarebbe normale, “al ladro al ladro”. Quale altra spiegazione per tutto questo silenzio, che si sente distinto solo il costante masticare delle tarme.
E’ stato un po’ come quando ho letto “Gomorra” di Saviano. Una sensazione di avvilita impotenza, come pensare che non ce la si farà mai, che le cose non cambieranno mai. E così chiudi il libro, spegni la luce e domani altre riunioni, un altro aereo e così passa un altro giorno di silenzio, un altro giorno senza aver scritto nemmeno una parola sul blog.
14 risposte a “Ho perso le parole”
Non angustiarti, Ivan.
Chè nessuno è fatto di ferro, eh ?
Un cocktail di stanchezza fisica e mentale è micidiale, ci vuole il recupero per forza.
Sleep tight !
temo non ce la faremo mai: fatti salvi i momenti di indignazione, di eccitazione e carica positiva (quasi rivoluzionaria), noi, alla fine, un lavoro ce l’abbiamo. E anche il mio e’ fatto di aerei e lunghi giorni di apnea. Non ce la faremo mai: mentre noi leggiamo delle loro porcherie, loro operano a tempo pieno per consolidare il potere…
Mi viene in mente Bennato: “…proprio adesso, in questo momento, stanno seriamente lavorando…”
“Si fa fatica a non concludere che probabilmente siamo un po’ tutti nel nostro piccolo impegnati a saccheggiare il saccheggiabile sapendo che essendo tutti così occupati nessuno certamente alzerà la testa e comincerà a gridare, come pure sarebbe normale, “al ladro al ladro”.
E’ proprio esattamente questo il punto. La questione centrale è, allora, scoprire il perché. Perché saccheggiare (ci) conviene di più? E’ innegabile che a livello di percezione collettiva (implicita, perchè non si può dire, a volte, nemmeno a sé stessi) saccheggiare sia molto più conveniente. Come lo è parcheggiare in doppia o tripla fila, che è decisamente preferibile al sacrificare una parte del proprio tempo al bene della collettività e girare un po’ di più per trovare un parcheggio regolare o, addirittura, pagarne uno. Anche parcheggiare in doppia fila è, piaccia o no, una forma di saccheggio. E il guaio è che rubare, per tutti noi, è diventato talmente normale che non penseremmo mai, appunto, che parcheggiare in doppia fila sia una lesione di un diritto altrui e, quindi, un furto: suvvia, siamo ragionevoli… Faccio l’esempio del parcheggio perché è un comportamento che probabilmente è stato sperimentato da tutti (sia come ladri che come vittime). Forse non ha tanto senso chiedersi perché sia così. Il problema vero è convincere, convincerci, che saccheggiare non sia produttivo di vantaggi per noi o per gli altri. O che i benefici siano, nel medio e nel lungo periodo, molto minori dei danni, anche e soprattutto personali.
Nella città in cui vivo, il problema del traffico viene puntualmente imputato al signor Sindaco. Il signor Sindaco, forse, non si è applicato abbastanza per risolvere la questione, ammesso che al caos selvaggio possa essere data una soluzione in pochi anni. Ma non sento mai, dico mai, qualcuno che se la prenda con l’incivile arroganza del popolo a cui appartiene. Il primo sentimento che viene suscitato nella collettività dallo spettacolo di un carro attrezzi in azione è la solidarietà commossa e sincera per il possessore dell’auto rimossa. Addirittura, si creano delle reti di solidarietà di quartiere, di isolato, per attivare il passaparola quando, all’orizzonte, le vedette di turno scorgono il famigerato mezzo. Così è il popolo, e il “ragionamento” vale per questa come per mille altre cose, più o meno piccole, più o meno gravi. Se a Catania, durante gli scontri avvenuti allo stadio qualche tempo fa, fosse morto non l’ispettore Raciti ma uno di quei teppisti che seminavano il terrore e la devastazione per la città, e magari per mano delle forze dell’ordine, ancora oggi sentiremmo l’eco della vibrante condanna contro il comportamento criminale della polizia, ovviamente tutta e senza distinzioni.
Per concludere: va benissimo chiamare in causa la “casta”, chiederne la deposizione e, se siamo assetati di sangue, mandarli pure al rogo, ma il problema di fondo è che la “casta” siamo noi. Tutti.
In effetti, Wile, è innegabile che tutti noi c’abbiamo da portare a casa la pagnotta (non essendo ricchi ereditieri nullafacenti e nullapensanti…:o)), e giocoforza manca il tempo per fare tutto, a scapito soprattutto di impegni ed interessi extra lavoro.
Ed allora ecco comparire malinconie e scoraggiamenti, per non dire incazzature.
Ci riflettevo proprio oggi, ci vuole tempo da dedicare ai nuovi progetti, ma lavorando 8-10 ore al giorno, dove lo troviamo ?
Ci facciamo fare flebo di caffeina per rimanere svegli 24/7 e poter frullare a nostro piacimento facendone mille (!) al giorno ?:o)
Ed intanto loro (le cariatidi) continuano a tramare, hai ragione.
Ma intanto io sto crollando dalla stanchezza e devo andarmene a nanna.
‘notte
Come ti capisco! Anche io sono appena tornato da un retail conference a Goteborg, how exciting!
Anche io ho letto La Casta e ho avuto esattamente le tue stesse reazioni, frustrazione e impotenza. A tal proposito, ti consiglio di andare al sito di Radio Radicale e guardati la presentazione de “La Casta” a Roma, in particolare l’intervento di Giuliano Amato, in cui compara il magna magna dei politici con l’istinto degli italiani a cercare di fregare quando si e’ in coda. La chicca e’ l’atteggiamento di Amato, un facciatostismo all’ennesima potenza, come se osservasse il fenomeno da Marte e non ci fosse dentro fino al collo…molto istruttivo
Anche io nei miei viaggi – settimana prossima e’ Barcellona per un altra conferenza – leggo voracemente. Al momento sto leggendo “Aspettando la Rivoluzione” di Antonio Ghirelli, una specie di breve storia della sinistra in Italia (ho trovato il libro all’aeroporto di Copenhagen, chissa come ci e’ finito li’…).
Ci ho trovato una citazione di Filippo Turati che mi sembra in tema. “Siamo in un Paese in cui il sentimento della ribellione, almeno verbale, e’ immensamente diffuso. Paese di esteti, di sentimentali, di artisti, dove vi e’ questo estetismo nella frase, nel gusto. Non accade forse a noi stessi, nelle conferenze che facciamo, di vedere i nostri uditori addormentati, udendo parlare di doveri del proletariato, nelle leghe, nei comuni, nel lavoro di tutti i giorni? Mentre si destano per applaudire con entusiasmo quando noi tiriamo fuori le vecchie frasi sonanti di rivoluzionarismo o di ribellione?”. Ti ricorda qualcosa? La citazione e’ del 1904!
Take care
Riccardo
>
mi hai fatto venire in mente l’immagine di un branco di iene che sbranano cadaveri, Ivan, ma hai reso l’idea. Gherardo Colombo ricorda che l’inchiesta mani pulite si fermò quando cercò di scendere al livello della “gente normale”, quando mise sotto la lente d’ingrandimento le ruberie e i piccoli gozzovigliamenti perpetrati nella quotidianità. Lì la gggente si ribellò. Il problema è sempre e solo uno: gli italiani non sono cittadini, non sono stati educati al senso civico, si rivolgono al potere costituiscono come sudditi, e giocano a guardie e ladri con le istituzioni, la legge e l’ordine appena possono. Considerarsi cittadini implica il rispetto dei doveri e l’esigibilità dei diritti, impone un atteggiamento attivo, un controllo costante della qualità della propria vita civile, anche a prescindere dal “magna magna”, perchè chi pensa di non poter tutelare i propri diritti, quando mai penserà di far rispettare i doveri altrui?
Un aneddoto: alla suocera di un mio conoscente purtroppo è stata amputata una gamba, e l’ASL le ha fornito un “girello” quell’aggeggio di metallo a cui ci si appoggia x deambulare. Ebbene, quello consegnato è talmente pesante che il mio collega, uomo di 50 anni, a fatica riusciva a sollevarlo con due mani! Come pensare che una donna di 75 anni lo possa utilizzare con una protesi ad una gamba?
E perchè l’asl fornisce “girelli” scandalosamente inadeguati alla bisogna?
Il mio collega, invece di reclamare il giusto e magari rivolgersi al tribunale del malato, “semplicemente” ha acquistato il modello giusto.
Fine della storia. E di qualche speranza.
lo sconforto e’ sempre dietro l’angolo…
porca miseria, hanno trovato una boma ad Haymarket!
bomba
Coraggio Ivan!
La conosco bene anche io quella sensazione di cui parli. Credo che ogni tanto faccia perfino bene, sentirsi scorati nei confronti dell’Italia. Serve per conquistarsi un attimo di silenzio, per riflettere e per mettere tutto in una prospettiva più laica, carica di minori aspettative.
Il libro di Stella, giornalista che io adoro e ho avuto anche la fortuna di conoscere personalmente, non l’ho ancora letto perché se lo faccio c’è il rischio che dalla mia disillusione politica passi alla lotta politica armata. E non mi pare il caso.
Ieri a Vill’Ada dei fascisti di Forza Nuova hanno assaltato un concerto della Banda Bassotti, al grido di “Sieg Heil” e di “Morte ai comunisti”. Te lo dico così, tanto per aggiungere una nota di colore, il nero, al quadro di questi giorni.
Veltroni sarà eletto segretario, non ci piove, ma la cosa più brutta è che la casta dietro a lui si perpetuerà ancora per decenni, proprio grazie alla sua faccia facciosa, al vuoto delle cose (di buon senso, per carità) che dice.
Intendiamoci, alla fine preferisco che il leader del PD sia Veltroni rispetto a Fassino o D’Alema o Rutelli, però il mio giudizio su quel partito se possibile peggiora, perché hanno messo una persona presentabile a continuare a fare politiche non presentabili. Ma ti pare possibile definire i diritti civili come “eticamente sensibilI”, come ha fatto lui? Sul mio blog l’ho scritto: se Kennedy avesse definito i matrimoni tra bianchi e neri come un tema “eticamente sensibile” non sarebbe morto nel 1963 perché non avrebbe vinto né le primarie né le elezioni americane…
Mah, spero che voi de iMille andiate avanti con una vostra candidatura che se anche non ha alcuna speranza, potrà almeno avere visibilità e far parlare un po’ dei vostri temi. Però se alla fine vi ritrovate per l’ennesima volta il muro di gomma, prendetene atto, non rimanete a fare il fiore all’occhiello di un partito di brontosauri.
te pagano, e bene, per lavorà e mo lavora
la politica è faticosa? bella scoperta
sarebbe anche ora che la società civile (nome davvero orendo) si renda conto che oltre ai luccicanti privilegi di cui tutti parlano e che pochissimi poi anno, la politica è fatica, fatica, fatica
caro scalfarotto
se vuoi essere leader non puoi essere stanco
si è mai sentito di lenin che non prende il treno perché era stanco? e neppure di De Mita si è mai sentito che era stanco.
non hai neppure cominciato a girare sulla ruota vera e già hai le gambe molli…
Caro Rino, trovo difficile credere che De Mita abbia mai lavorato un’ora in vita sua… sempre che intendiamo lo stesso concetto di “lavoro”.
Rino, talmente tanta fatica che poi non c’è più tempo per finire la terza elementare e imparare, una volta per tutte, dove cavolo va quell’acca per il verbo “avere” alla terza persona plurale.
mi riattacco, con tristezza, al discorso di Fabio. E al tuo, Ivan, se vuoi, quando dici che siamo troppo impegnati a rubare (il poco che ci è possibile) per alzare la testa e gridare al ladro.
Ma ti è mai capitato di vedere cosa succede, piccola città del Sud, a fermarsi da pedoni al semaforo rosso per i pedoni appunto? Gli altri pedoni ti travolgono, letteralmente ti trascinano.
E il diritto di sciopero? Sancito, garantito, regolato dalle leggi, è oramai ritualmente disatteso. Nessuno sciopera più. Oggi ci si ammala tutti lo stesso giorno: non c’è bisogno di preavviso, non si garantiscono i servizi essenziali, non si perde la giornata di stipendio e, rubando a man bassa (perché furto è), si protesta contro il padrone (o lo Stato, o il governo) ladro.
E i fischi a Prodi contumace all’assemblea della Confcommercio (Confesercenti?)? Accertato e convenuto da tutti che l’evasione fiscale c’è ed è alta, il governo vara gli studi di settore. Tu hai un ristorante in quel punto di quella città, DEVI aver guadagnato X. Non è vero? E’ troppo? OK, vediamo. Controllo dei documenti contabili e, se hai ragione, paghi il dovuto. i FISCHI !!!! . No, il controllo no! Fate pagare a chi non paga! E come faccio a saperlo, se non controllo? Mistero.
Allora, amici, i politici son ladri e/o incompetenti. Ma esprimono il tessuto sociale.
E’ questo quel che mi avvilisce.