5 Agosto 2007

Time Magazine

Diario

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Un paio di settimane fa ho sentito Jeff Israeli, Chief Correspondent di Time Magazine dall’Italia. L’articolo che segue (qui in lingua originale) è nel numero in edicola questa settimana.
L’Italia e la sua classe sdirigente
di Jeff Israeli
(la traduzione è di Federico Lazzarovich)

Il Senatore Gustavo Selva era in ritardo. Il centro di Roma era bloccato a causa della prevista visita di un giorno del presidente Bush a giugno; l’anziano legislatore doveva attraversare la capitale per andare a fare una ospitata televisiva. Selva decise di affrontare questa sfida con il brio – e l’arroganza – di un uomo del suo rango: telefonò e chiese un’ambulanza con cui chiese di essere trasportato dal suo “cardiologo” che, naturalmente, era quello dello studio televisivo. Una volta in onda, da buon ex direttore responsabile di una testata radiofonica, Selva ha fatto sfoggio della sua ingegnosità, definendo il suo stratagemma “un trucco da vecchio giornalista”.


Forse ci può essere stato un periodo in Italia in cui lo spensierato compiacimento di sè gli avrebbe fatto guadagnare dei punti per il suo stile latino. Se anche in passato può essere successo, i tempi sono cambiati. Al contrario, l’episodio ha provocato una ondata di disgusto per l’atteggiamento nient’affatto servente dei servitori dello stato. Selva, che ha 80 anni, ha rassegnato le sue dimissioni al senato tentando di calmare l’indignazione pubblica. Quando però la questione era stata messa in agenda il 17 luglio, ha annunciato di avere cambiato idea. Sostenendo che il suo peccatuccio era a malapena paragonabile a quelli dei colleghi senatori accusati di crimini orribili quali la corruzione e traffico di droga, ha ritirato la sua offerta di dimissioni e tutt’ora occupa a pieno titolo la propria poltrona.
Per molti italiani disillusi, la bravata dell’ambulanza di Selva non è che un altro atto della pantomima dell’assurdo della politica italiana. Solo il 15% della popolazione sostiene di riporre fiducia nei partiti politici, e non c’è da chiedersi il perché considerando quanto inetti possono essere i politici italiani. Lo scorso 30 luglio per esempio, il leader dell’unione dei democratici cristiani (UDC) Lorenzo Cesa ha così reagito quando ha scoperto che un deputato si era dimesso dopo avere incontrato una prostituta in un hotel di Roma: Cesa ha avanzato la richiesta di un emolumento per i parlamentari per favorire i “ricongiungimenti familiari” in modo da consentire loro di trascorrere maggiore tempo con i cari. “La solitudine” ha spiegato “è una cosa molto seria”. Nel frattempo, per non essere da meno alcuni leader del centro sinistra sono stati chiamati in causa da intercettazioni telefoniche dirette a finanzieri volte a manipolare il mercato che sono divenute di pubblico dominio a seguito di alcune indiscrezioni.
Quando 15 mesi fa il governo di Romano Prodi ha spodestato quello di Silvio Berlusconi, il cui ruolo da Primo Ministro è stato spesso contrassegnato da accuse di conflitto di interessi, c’erano le solite promesse di una nuova stagione di affidabilità ed efficienza. Tuttavia gli italiani hanno la dura sensazione che non sia cambiato molto. “La società sembra entrata in una fase di stallo”, dice Maurizio Pessato, amministratore delegato dell’istituto di ricerche di mercato SWG di Trieste. “Gli Italiani vedono la Spagna che cresce, una Gran Bretagna dinamica, una Germania in recupero, e persino una Francia che aggrega nuovi entusiasmi attorno a Sarkozy. Siamo gli unici che dormono”.
A confermare quell’impressione ci pensa il nuovo best seller “La Casta” scritto dai giornalisti Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella che fornisce in dettaglio la misura con cui i politici italiani hanno utilizzato i loro muscoli istituzionali per accumulare privilegi in abbondanza. I politici italiani godono del tasso di auto con autista più alto di tutti i governi d’Europa, le sedi del capo del governo costano quattro volte tanto la cifra che serve a mantenere Buckingham Palace e sono presentate domande sdegnate con cui si chiedeva un gelato di migliore qualità alla buvette del parlamento. E la sensazione collettiva che non ci si possa fidare dei politici non può non aumentare, considerando che 16 parlamentari italiani su 630 sono stati condannati per qualche crimine. Tutto questo accresce un senso di frustrazione nei confronti delle colonne istituzionali della democrazia italiana: i partiti e il sistema di elezione dei rappresentanti politici.
Sebbene recentemente ci siano state alcune buone notizie sul fronte economico, con il tasso di disoccupazione sceso al 6,4%, il più basso dal 1992, alcune difficili domande che riguardano il futuro della nazione rimangono senza risposte. L’Italia resta in ostaggio dell’assenza cronica della mobilità sociale ed economica, di un sistema pensionistico non sostenibile e di un debito pubblico che corrisponde al 106% del PIL. L’immigrazione illegale sta esplodendo mentre il tasso di natalità rimane tra i più bassi di tutta Europa. Un altissimo grado di povertà e il crimine organizzato sono caratteristiche endemiche della parte meridionale del paese.
Tuttavia la classe politica appare più preoccupata del proprio perpetuarsi. “La parola accountability non esiste nella lingua italiana” dichiara Ivan Scalfarotto, 41 anni, che ha lasciato l’Italia nel 2002 per una carriera bancaria a Londra. Prima delle elezioni politiche del 2006 ha cercato di entrare nella politica italiana correndo contro Prodi in quelle che vennero etichettate come le primarie aperte per la leadership della coalizione di centro sinistra dell’Unione. Ma nonostante il sostegno cresciuto rapidamente nei suoi confronti presso i giovani, l’establishment del centro sinistra lo ha tenuto lontano da qualsiasi ruolo futuro per avere cercato di guastare quella che avrebbe dovuto semplicemente essere l’incoronazione di Prodi. Scalfarotto vede la stessa immobilità del mercato del lavoro riflettersi nella grave situazione politica. “Se uno vince o perde un’elezione non fa alcuna differenza,” aggiunge “nessun esponente della classe dirigente se ne va mai via”.
Dietro quell’inerzia c’è una storia. Il sindaco di Venezia Massimo Caccia sostiene che l’Italia non si sia ancora ripresa dall’implosione dei principali partiti politici avvenuta all’inizio degli anni ’90 sulla scia di una serie di inchieste sulla corruzione. “Fu un momento di crisi, come alla fine di una guerra quando ci si trova ad avere bisogno di una reazione coraggiosa. Cosa che nel caso italiano non è accaduta”, aggiunge Cacciari che tra l’altro è anche un noto filosofo. “Da allora abbiamo assistito a un periodo di transizione infinito, un continuo passaggio alla fase successiva”.
Durante il regno altamente teatrale di Berlusconi, l’enorme personalità del miliardario e i conflitti di interesse tanto dibattuti tra la sua carriera politica e i suoi affari hanno costretto a consumare molte energie. Ma mentre i leader di centro sinistra e gli osservatori stranieri si ostinavano a chiamarla l’anomalia Berlusconi, si è persa di vista l’anomalia ancora più fondamentale secondo la quale dividere i poteri sembra essere il mezzo e il fine della politica italiana. Berlusconi stesso, che arrivò al potere promettendo di liberalizzare l’economia a sua immagine, si ridusse a cucire disegni legislativi dietro le quinte per evitare che i suoi alleati cambiassero coalizione. La sua quinquennale permanenza al potere rifletteva la sua magistrale capacità di sopravvivenza piuttosto che un’avvincente visione del cambiamento. Dal primo giorno, Prodi ha mostrato un’attenzione al tema della sopravvivenza molto simile – ad esempio includendo nel proprio governo un numero di ministri e sottosegretari da record nel tentativo vistoso e dispendioso di accontentare tutti e nove i partiti della coalizione.
Il senso di disillusione dell’opinione pubblica intanto cresce al punto che l’indice di gradimento della coalizione al governo è sceso di 12 punti assestandosi al 34% in Giugno. Da allora le minacce di crisi sono state molte, l’ex capo dei servizi segreti ha minacciato di svelare i segreti di stato degli ultimi 30 anni e il pasticcioso tentativo del governo di privatizzare la compagnia aerea di bandiera Alitalia in crisi è andato nel nulla. Il governo indica nei suoi tentativi di liberalizzare il mercato dei taxi e altri lavoratori autonomi un grosso sucesso nonostante gli scioperi selvaggi e le manifestazioni in piazza. Tuttavia la pretenziosa riforma alla fine è stata annacquata al punto da non avere prodotto praticamente nessuna licenza di lavoro aggiuntiva nei settori che doveva andare a interessare.

6 risposte a “Time Magazine”

  1. Sandra Savaglio ha detto:

    Un articolo molto ben fatto. Che bella figura che facciamo all’estero.

  2. Riccardo Brenna ha detto:

    Il senso generale di questo articolo non dovrebbe sorprendere nessuno in questo blog. La cosa piu’ difficile da digerire e’ il giudizio sul governo Prodi e la sua mancanza di una visione strategica per il Paese, ovvero quella che viene definita come sopravvivenza. Unaltra bella sfida per il nuovo PD e tutti noi dovremo poter contribuire

  3. Lorenzo ha detto:

    Mi sembra interessante quest’articolo, ma dice cose che già sapevamo. Per me il problema è quello di una classe politica che non si rende conto della situazione del paese. Perché An, che si dichiara un partito “patriottico”, è in coalizione con partiti che hanno distrutto il paese per cinque anni, lo hanno rapinato, disossato? Se An fosse entrata al governo con Prodi, al poso di Mastella, ci avrebbe risparmiato alcune brutte figure. Le politiche di valori del governo sarebbero state comunque inspirate al più plumbeo clericalismo (come sono tuttora), ma almeno avrebbe dimostrato senso di responsabilità. Non è più tempo di dividersi tra destra e sinistra: Fini e D’Alema hanno la stessa faccia, la stessa suprema arroganza e i modi militareschi nell’amministrare partiti che sono “cosa loro”, quasi sempre hanno anche le stesse idee. Ma allora perché non cercano di metterle in pratica insieme per il bene del paese?

  4. Filippo ha detto:

    Fini e AN non sono quelli che sostengono oggi il referendum? non e’ grottesco che sostengano un referendum per abrogare quella stessa legge elettorale che fecero loro con Berlusconi e FI?
    fossimo in un paese con la stampa libera e un TIME italiano, avrebbero gia ricevuto lo sputtanamento piu’ feroce – piu’ che meritato. Invece nessun giornalista l’ha fatto notare.

  5. Guido Fabris ha detto:

    Caro Ivan,
    come stai? Sono Guido Fabris,
    ci siamo incontrati l’ultima volta che sei venuto
    all’Italian Bookshop di Londra… Forse non ti ricordi di me,
    tra le tante persone che incontri, a me sei rimasto molto impresso e su suggerimento della
    cara Ornella, ti spedisco questo scambio di emails che ho avuto con
    Giulio Santagata. Vogliamo costruire il PD?
    Partiamo da cose concrete, reali ed urgenti…
    Questo e’ il mio suggerimento…
    Mi piacerebbe avere un tuo feedback, grazie per la tua attenzione,
    Cordiali Saluti
    Guido Fabris
    Producer
    THE SOCIETY Productions Ltd.
    ————————————————————————————————————————————————
    “Carissimo Giulio,
    ti ringrazio degli emails che continuate a mandarmi.
    Io vivo e lavoro a Londra ed ho sempre creduto alle Vs.
    buone intenzioni ed infatti penso che il PD sia finalmente un passo
    importante per la sinistra Italiana!
    Detto questo purtroppo devo dirti che mi sento molto tradito dalla vicenda
    della basa americana a Vicenza, citta’ per eccellenza a me cara da cui
    provengo. Questa decisione del governo di non ascoltare la popolazione
    locale e andare avanti con la costruzione di in mostro di cemento nel cuore
    di una citta medievale e rinascimentale mi lascia dell’amaro in bocca… per
    non parlare poi del disagio militare che verra’ centuplicato rispetto
    all’attuale ed il fattore inquinamento.
    Vorrei ricordare al governo attuale che i voti cha hanno fatto la differenza
    sono venuti dagli Italiani Residenti all’estero alle ultime nazionali, e con
    cio’ caro Giulio ti manifesto il mio piu’ assoluto disinteresse ed
    ‘ostruzionismo’ al Governo attuale ed alle sue proposte se le cose non
    cambieranno. Credevo che gli sbagli di Silvio B. venissero corretti e
    riveduti da una sinistra attenta agli interessi economici, sociali e
    culturali collettivi . Purtoppo mi sbagliavo, i milioni di Euro che poi
    verranno sperperati per la base Dal Molin a Vicenza andranno nelle tasche
    dei ‘soliti’ Fat Cats come si dice qui a Londra, il cittadino comune non
    avra’ altro che disagi ed inquinamento… Non contando l’inquinamento
    radioattivo pubblico che gia’ Vicenza subisce con il bunker di Longare,
    localita’ top secret in cui vengono stoccate testate nucleari da decenni.
    (NB. Area ad alto rischio tumori da circa 20 anni, dopo la fuga radioattiva
    tenuta nascosta alla comunita’ locale! )
    Per favore Giulio, potresti dare un’occhiata a questi web links?
    http://www.nodalmolin.it/
    http://www.altravicenza.it
    Ti ringrazio per aver letto questo mio email,
    penso che il PD debba iniziare con una netta novita’ e voglia di cambiare le
    cose in Italia, supportare la costruzione della piu’ grande base militare
    Americana in Europa al Dal Molin di Vicenza, in un Paese come l’Italia che
    si proclama contro la guerra, e’ esattamente partire con il piede sbagliato
    e portare l’Italia indietro, non avanti!
    Cordiali Saluti a tutto il tuo coordinamento,
    Guido Fabris
    Producer
    THE SOCIETY Productions Ltd.”
    On 29/07/07, Incontriamoci
    wrote:
    >
    > Gentile GUIDO,
    > nella prima mia comunicazione dove ti chiedevo di esprimerti sul
    > progetto di Incontriamoci alle Primarie del 14 ottobre, nelle Bozze di
    > regole per la lista, avevo pensato che la nostra scelta del candidato
    > segretario del PD da sostenere potesse avvenire a settembre.
    >
    > Oggi mi sono convinto che questo non è possibile. Sia perché abbiamo
    > ricevuto significative sollecitazioni affinché Incontriamoci si
    > esprima presto, sia perché diversi di voi mi hanno persuaso, con
    > argomenti seri, che la scelta debba avvenire prima dell’eventuale
    > formazione della lista per chiarezza verso chi si voglia candidare e
    > soprattutto verso coloro ai quali si chiede il sostegno.
    >
    > Eccoci dunque al momento della scelta (assicuro che in diversi nel
    > panorama politico attendono la nostra posizione) che come previsto
    > sarà democraticamente decisa dai registrati a Incontriamoci. Un
    > esperimento di partecipazione, anche oltre un proprio coinvolgimento
    > operativo nel progetto, che un giornale qualche giorno fa ha definito
    > in modo efficace “le Primarie delle Primarie”.
    >
    > Sul nostro sito trovi il modo per poter esprimere la tua scelta.
    > Abbiamo inserito i nomi dei 3 candidati più accreditati, ma con la
    > possibilità di votare anche per altri candidati che saranno
    > inizialmente raccolti in un’unica voce i cui dettagli saranno
    > pubblicati nei risultati finali.
    >
    > Il sistema permette di votare una sola volta. Può votare chi si è
    > registrato a Incontriamoci entro le 17.00 di oggi 29 luglio, questo
    > per evitare registrazioni pilotate che possano intervenire sui
    > risultati del voto.
    >
    > La possibilità di votare rimarrà aperta fino a MARTEDI’ 31 LUGLIO alle
    > ore 24.00.
    >
    > Grazie ancora del tuo contributo… In particolare voglio ringraziare
    > molto tutti coloro che in questi giorni hanno cominciato a lavorare,
    > incontrandosi e scrivendosi, animati dalla passione per la nascita di
    > un partito veramente democratico, aldilà di un interesse personale o
    > di gruppo.
    >
    > A presto.
    >
    > Giulio Santagata

  6. paolo ha detto:

    l’italiano del traduttore di Scalfarotto non è molto più elegante dell’inglese di Di Pietro…