A proposito dei ministri che vanno alle manifestazioni contro il governo mi veniva in mente che proprio oggi compie sei mesi il dodecalogo di Prodi – il documento cioè che, disciplinatamente accettato da tutta la coalizione, aveva concluso la quasi crisi di governo originata dal famoso voto al Senato sulla politica estera.
Per festeggiare l’avvenimento ho deciso di ripubblicare il punto 12 dei 12, chissà che non faccia bene alla memoria di Ferrero, di Mastella, e anche degli altri a suo tempo entusiasti firmatari del documento:
“12. «In coerenza con tale principio, per assicurare piena efficacia all’azione di governo, al presidente del Consiglio è riconosciuta l’autorità di esprimere in maniera unitaria la posizione del governo stesso in caso di contrasto»”
13 risposte a “Piccola ricorrenza”
E gli altri 11 punti ? Potevano metterci i 10 comandamenti o i 27 emendamenti della costituzione americana o il regolamento della Metropolitana Milanese che tanto non cambiava niente
Mastella ha sottoscritto e ignorato
Prodi ha fatto sottoscrivere e ha ignorato
Ah ma dunque il programma dell’Unione sul quale si basa la coalizione e sul quale abbiamo votato non vale più? Occorre dirglielo alla Sinistra, mi sa che bisognerà tornare a votare subito.
Far parlare Prodi a nome di tutto il governo? Credo che peggiori un già terribile difetto di comunicazione.
1) La gente per i primi 2 minuti si metterà a ridere.
2) Dopo altri 2 minuti l’80% degli ascoltatori s’incazzerà e lo manderà a fan…
3) I pochi stoici che lo seguiranno dopo il 320esimo bofonchiamento s’addormenterà, avendo pesanti incubi.
La situazione che si è creata nel governo è sotto gli occhi di tutti. Però ogni tanto potremmo notare che nonostante questo, in un anno e mezzo il governo Prodi ha fatto cose migliori di quelle che il governo Berlusconi con grande maggioranza è riuscito a fare in cinque. Certo, da un governo di “sinistra” vorremmo, e vogliamo, di più.
@Moreno,
non sottovalutare il fatto che potremmo “sfruttare” le pause di Prodi per infilarci un po’ di spot pubblicitari.
Solo questi introiti abbasserebbero secondo me il deficit pubblico di una buona percentuale.
Carlo Traina
In ogni caso Emidio ha ragione. Questo governo a mio modo di vedere, per avere appena un seggio di maggioranza al Senato, ha fatto bene, meglio di certo di quello precedente. Che poi non si possa esserne soddisfatti pienamente, se si è di Sinistra, lo capisco: le tre riforme più urgenti di tutte – la revisione della Legge 30, la cancellazione della Legge 40 e il Pacs – non sono state ancora fatte e probabilmente non si faranno mai. Però di cose positive ce ne sono state diverse e il decreto Fioroni è solo l’ultimo di una lunga serie. Certo, poi ti leggi una intervista di Amato sui lavavetri e la microcriminalità e ti viene da mandarli tutti a cagare.
Più che altro, caro Sciltian, l’intervista della Repubblica ad Amato – come notava anche Furio Colombo sull’Unità – non è proprio un capolavoro di giornalismo: una domanda come «Ministro Amato, mentre voi preparate un pacchetto di misure urgenti contro la criminalità, politici e intellettuali ex o post comunisti, si baloccano con Cesare Beccaria, filosofeggiando sui delitti e sulle pene, sdottoreggiano sull’uomo buono rovinato dalla società. Non le pare che ci sia un certo deficit culturale nel modo in cui la sinistra ragiona e affronta i temi della sicurezza?» non è proprio un capolavoro di giornalismo anglosassone (che separa i fatti dalle opinioni e venera la neutralità del giornalista). Personalmente, mi sembra più un’intervista ad un generale cambogiano o a un tiranno africano tipo Gheddafi, in cui il servo-giornalista di turno anticipa servizievole le opinioni del potente di turno: un’intervista del genere, insomma, dimostra che nel centro-sinistra c’è chi ama farsi leccare il c… dai “suoi” giornalisti tanto quanto lo amano a destra.
Dunque non solo per i contenuti, ma persino per la forma le due parti finiscono per assomigliarsi in maniera inquietante!
come può il presidente del consiglio manifestare la posizione unitaria del governo se il governo non possiede una posizione?
Ci son ministri che contestano quanto deciso dal proprio governo senza avere il buon gusto di dimettersi, altri che si beccano e ribeccano come polli con problemi caratteriali.
Posso sbagliarmi ma pare manchi una visione generale dei problemi e di conseguenza un modo coerente e ordinato di portare avanti le cose: si sono presentati i PACS senza una linea politica guida sulla famiglia, si parla di certezza della pena dopo aver realizzato un indulto di taglia XXL fatto senza un piano di riforma della giustizia, si vuol fare giustizsia sociale senza riorganizzare prima un sistema fiscale di fatto ingiusto che punisce i più deboli e spinge certe categorie come i piccoli commercianti a fare il nero per non chiudere. Si parla di multiculturalismo e tolleranza dialogando con chi è intollerante e vorrebbe l’omologazione di tutte le persone a un piattume esistenziale (leggetevi Magdi Allam). Si parla di grandi infrastutture o solo come in modo positivo o solo come catastrofi senza riuscire a presentare i nuovi assi viari come un’opportunità di rivalutazione ambientale per aree urbane sputtanate da speculazioni e piani urbanistici sbagliati (per esempio la BRE-BE-MI e alcuni tratti della TAV).
Le caratteristiche che uniscono le sterpaglie (cespuglio è termine troppo nobile) del nostro sistema politico è uno smodato egoismo, un’indifferenza totale alle necessità della maggioranza dei cittadini, l’inclinazione alla petulanza rissosa: il tutto condito dal fatto di rappresentare ben poche persone avendo avuto ben pochi voti.
Se fossimo in un paese normale, non ce ne sarebbe bisogno. Ma siccome siamo in Italia, si sta parlando da un mese di una manifestazione senza che nessuno si sia preoccupato di informarsi su promotori, adesioni e soprattutto contenuti. Copio qui sotto l’appello pubblicato un mese fa da Il Manifesto, Liberazione e Carta. L’obiettivo è “conquistare i punti più avanzati del programma dell’Unione, per evitare che si apra un solco tra la rappresentanza politica, il governo Prodi e chi lo ha eletto”. Altro che “contro il governo”…
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A ottobre in piazza
L’attuale governo non ancora ha dato risposte ai problemi fondamentali che abbiamo di fronte, per i quali la maggioranza degli italiani ha condannato Berlusconi votando per il centrosinistra. Serve una svolta, un’iniziativa di sinistra che rilanci la partecipazione popolare e conquisti i punti più avanzati del programma dell’Unione, per evitare che si apra un solco tra la rappresentanza politica, il governo Prodi e chi lo ha eletto.
Occorre fare della lotta alla precarietà e per una cittadinanza piena di tutte e di tutti la nostra bussola.
Noi vediamo sette grandi questioni. Quella del lavoro: cioè della sua dignità e sicurezza, con salari e pensioni più giusti cancellando davvero lo scalone di Maroni e lo sfruttamento delle forme «atipiche», e con la salvaguardia del contratto nazionale come primario patto di solidarietà tra le lavoratrici e i lavoratori. Quello sociale: cioè il riequilibrio della ricchezza e la conquista del diritto al reddito e all’abitare. Quello dei diritti civili e della laicità dello stato: fine delle discriminazioni contro gay, lesbiche e trans, leggi sulle unioni civili, misure che intacchino il potere del patriarcato. Vogliamo anche che siano cancellate le leggi contro la libertà, come quella sul carcere per gli spinelli. Quindi, la cittadinanza: pienezza di diritti per i migranti, rapida approvazione della legge di superamento della Bossi-Fini, chiusura dei Cpt. La pace: taglio delle spese militari, non vogliamo la base a Vicenza, vogliamo vedere una via d’uscita dall’Afghanistan, vogliamo che l’Italia si opponga allo scudo stellare. L’ambiente: ha tanti risvolti, dalla pubblicizzazione dell’acqua alla definizione di nuove basi dello sviluppo, fondate sulla tutela e il rispetto per l’habitat, il territorio e le comuniutà locali. Per questo ipotesi quali la Tav in Val di Susa vanno affrontate con questo paradigma. La legalità democratica: lotta alla mafia e alle sue connessioni con la politica e l’economica.
Nessuna di queste richieste è irrealistica o resa impossibile da vincoli esterni alla volontà della maggioranza. Il fallimento delle politiche di guerra dell’amministrazione Bush si sta consumando anche negli Stati uniti, i vincoli di Maastricht e della banca centrale europea sono contestati da importanti paesi europei, l’andamento dei bilanci pubblici permette delle scelte sociali più coraggiose. Ma siamo consapevoli che per affrontare tutto questo occorre che la politica debba essere politica di donne e di uomini – non solo questione maschile – e torni a essere partecipazione, protagonismo, iniziativa collettiva.
Per questo proponiamo di ritrovarci a Roma il prossimo 20 ottobre per una grande manifestazione nazionale: forze politiche e sociali, movimenti, associazioni, singoli. Chiunque si riconosca nell’urgenza di partecipare, per ricostruire un protagonismo della sinistra e ridare fiducia alla parte finora più sacrificata del paese.
Gianfranco Bettin, Lisa Clark, Tonio Dell’Olio, Antonio Ferrentino, Luciano Gallino, Pietro Ingrao, Aurelio Mancuso, Lea Melandri, Bianca Pomeranzi, Gabriele Polo, Rossana Praitano, Rossana Rossanda, Marco Revelli, Piero Sansonetti, Pierluigi Sullo, Aldo Tortorella, Nicola Tranfaglia
Il 20 settembre scenderei in piazza solo perché il partito (anti)democratico me lo vuole proibire. Ma non credo molto nell’efficacia delle manifestazioni, preferirei una sinistra che si organizza e autogestisce iniziative sociali per contrastare la disgregazione sociale e l’emergenza della povertà e della marginalizzazione sociale e politica dei “diversi” (che poi sono la maggioranza in Italia: donne, gay, trans, immigrati, cittadini italiani atei o non cattolici, ecc.).
Lorenzo e Moreno, avete ragione tutti e due. In ogni caso io mi auguro che in Parlamento FI voti il pacchetto Amato con Udc e Udeur e Pd. Se poi fanno anche un’alleanza politica per le prossime elezioni contribuiscono a rendere più chiaro il quadro politico italiano.
Per me, nella situazione data, e considerando la necessaria contaminatio tra un centro moderatista, una sinistra passatista, un’altra sinistra sognista, le coop rosse e bianche, le associazioni gay, quelle parrocchiali e le cugine di garlasco, un’ipotesi di ravvivamento della azione di governance non è ipotizzabile, allo stato e nel contesto, senza la piena riabilitazione di Sircana e di Rovati.
mi pare giusto riabilitare Sircana: liberalizziamo i travestiti!!! 🙂