Un preoccupante articolo da Il Tirreno di ieri, a commento della decisione del sindaco di Pisa, Paolo Fontanelli, di non candidarsi alle primarie del 14 ottobre per lasciare il posto a facce e voci nuove. Veltroni ha detto chiaramente di volere un partito fortemente rinnovato: attendiamo di sentire forte e chiara la sua voce.
La conservazione al potere in Toscana non molla.
Ed eccoci finalmente al nocciolo della questione. La conservazione, al potere in Toscana, non molla. Allo stato attuale le liste dell’Armata Veltroni sono infarcite di ministri, sottosegretari, parlamentari, sindaci e tesserati d’ogni ordine e grado.
La “Lista Innovazione” trova ostacoli di tutti i tipi – anche dalla segreteria Dl – ed esclusa dal regionale, sarà presentata solo in metà dei collegi dopo vaglio della nomenclatura. A Pistoia, inserisce novità, ma è la rivincita dei chitiani contro i fragaiani. A Prato, nonostante l’adesione di Yuri Chechi e Sandro Veronesi, è guardata con sospetto. A Livorno, a Siena e a Viareggio forse non ci sarà. A Pisa nasce da un accordo tutto interno.
Martedì, da Roma, Melandri ha incaricato Giuliano Amato di affiancare Sandra Bonsanti per tentare un’opera di riassetto, ma altre voci “nazionali” – Andrea Ranieri – si sovrappongono. Senza contare i “responsabili regionali” che, a vario titolo, sono: il sindaco di Livorno Cosimi, Di Vita, Innocenti e Vigni, eccetera. Un numero di padrini (tutti con tessera) che, probabilmente, supererà quello degli eletti.
Dall’altra parte, Letta e Bindi, con qualche spregiudicatezza, fanno incursioni anche in campo avverso, muovendosi in direzioni sconosciute ai veltroniani. Sventolano le parole “nuovo”, “mescolarsi”, “giovani”, ma cercano soprattutto ragazze con tessera Ds forti nelle preferenze.
Il rinnovamento è impedito dalle vecchie abitudini di una classe politica che si pone illuminate questioni del tipo: “Perché lui sì e io no?”.
Incorreggibili, viene da dire. Alla resa dei conti la politica non fa assolutamente passi indietro, ma piuttosto molti passi in avanti: verso il burrone. Poi, quando si alza un Grillo qualsiasi, tutti si sorprendono e si scandalizzano…
Cari politici, quello è un mostro che avete generato voi e, continuando così, lo ingrasserete a dismisura. Fermatevi, siete ancora in tempo. Paolo Fontanelli a Pisa sembra averlo capito, e gli altri?
4 risposte a “La conservazione non molla”
Stanno correndo verso il baratro e ci stanno buttando ogni speranza di sinistra in italia. Proviamo a tirare il freno ma se loro accellerano ….. forse bisognerà aspettare che si spacchi tutto. Cosi’ andando alle prossime amministrative la sveglia sarà ancora più sonante, ma per chi non ha orecchie non ci sono trombe che tengano.
Che sarebbe stata una lotta all’ultimo sangue era chiaro dall’inizio, e pure prima dell’inizio. Che ad avere alte probabilità di vittoria sarebbero stati gli apparati e non certamente l’innovazione, pure. Mi pare che quel che sta succedendo sia perfettamente in linea con le leggi della probabilità. Oggi vien fuori che Beppe Grillo promuoverà liste civiche ispirate al suo nome. Stando alle analisi pubblicate sui maggiori quotidiani, tra i grillini ci sarebbero molte persone che avrebbero, in altre condizioni, aderito al PD. Insomma, l’attacco è concentrico, interno prima di tutto e, più o meno conseguentemente, esterno. La grancassa mediatica sul successo delle primarie è già pronta da mesi e, a prescindere dall’affluenza effettiva, la giornata del 14 ottobre sarà descritta con toni epici. Eppure, nella drammatica situazione politica attuale, la costruzione del PD rimane l’unico processo minimamente credibile. Ciò non significa che sia credibile di per sé, ma solo in relazione a quel che c’è intorno. Già il fatto che sia in corso una lotta tra correnti, per escludere la lista Melandri & co., la dice lunga sul grado di instabilità e di insicurezza che i diversi potentati stanno sperimentando. Peraltro, io che pure qualche contatto con il mondo politico romano – locale – ce l’ho, non ricevo più da più di due mesi alcuna notizia di appuntamenti pubblici per la costituzione del partito o delle liste. Prima di luglio era tutto un fiorire di “Iniziativa per…”, “Associazione di…”, “Comitato pro…”. Ovviamente tutti infarciti di personaggi che definire dubbi è un eufemismo. Altrettanto ovviamente si trattava di occasioni noiosissime, con dichiarazioni roboanti, retoriche e prive della minima sostanza, celebrazioni dei diversi sottopotentanti di quartiere che, nella migliore delle ipotesi – e ho detto tutto – si concludevano con un comizio dell’onnipresente Bettini. Ne ho dedotto che meno nasi ficcati ci sono, meglio è per tutti (cioè per “loro”). Niente di nuovo sotto il sole, per carità, ma non credo che la trovata di abbassare il “prezzo” per votare sarà sufficiente a garantire una partecipazione che possa essere minimamente diversa da quella di chi ci andrà solo perché “tiene famiglia”. La società, civile o incivile che sia, è già da molti mesi fuori da questo partito.
Credo che se Veltroni non farà sentire forte e chiara la sua voce (e la sua forza) qui in Toscana sarà dura.. specie in provincia “partecipazione” sembra essere solo una parola da cercare sul vocabolario… l’ho scritto spesso su Pennarossa quando si parlava di venti di rinnovamento. La Bonsanti cmq è una tosta e come ex direttrice del quotidiano che citi avrà certamente il modo di farsi leggere. Spero che anche noi avremo la possibiltà di SCEGLIERE. E non solo per il candidato al Pd (che ovviamente per me sarà Veltroni), ma anche per qualche nome nuovo che lo affiancherà nella Costituente e nel nuovo partito. Spero che saranno primarie veramente democratiche. Ma dopo questo, ed altri articoli usciti su IlTirreno, da queste parti cominciamo ad avere qualche dubbio…. :-/
Ho chiuso il mio precedente commento dicendo che la società, civile o incivile, è fuori dal partito democratico. Ieri ho sentito Prodi: “Gli italiani non sono meglio della classe politica che li rappresenta”. Come scrive la De Gregorio oggi su Repubblica, “ci vuole un coraggio da leoni” a dire una cosa del genere coi tempi che corrono. Ma, finalmente, qualcuno l’ha detto. Se dunque è facile immaginare, sin d’ora, quale massa di piccoli interessi, piccoli favori, piccoli scambi, piccoli narcisismi – piccolezze insomma – si blobberanno intorno all’imprimatur “beppegrillo.it”, è poi così certo che l’argine eretto dalla casta del PD per ultrafiltrare ogni possibile penetrazione tra le sue file, sia poi così dannosa? Quando a giugno ho assistito, nella periferia romana, a qualche messa cantata di Goffredo Bettini – la vera eminenza grigia di almeno una parte consistente del nuovo partito – prima che lui prendesse la parola era tutto uno sgomitare di comitati e comitatuncoli di quartiere pronti a rivendicare un ruolo di primo piano – vabbè, anche di secondo… – nella costituzione del futuro PD. Come ho già scritto: parole, parole e parole; spesso inutili, talvolta pericolose. E mentre la fiumana verbale si abbatteva sui presenti, senza peraltro bagnarli, osservavo sia gli esponenti della “società civile” sia i politici locali, cercando di cogliere una seppure minima differenza. Sforzo inutile: al di là della competenza nel “mestiere” dei secondi rispetto ai primi, il profilo antropologico pareva proprio identico. Insomma, è spiacevole che proprio sulle liste melandrine, dove davvero si concentrano le migliori risorse, si abbatta l’ascia di guerra dei potentati consolidati, ma forse è uno dei prezzi da pagare per evitare che grillini, capiquartiere e capibanda arrivino a spartirsi la torta. Almeno sino a quando la società non diventerà davvero civile.