Roma, 17 dic – Se la norma antiomofobia sarà riformulata con un esplicito riferimento all’articolo 3 della Costituzione, e quindi ”con un preciso e più ampio richiamo a tutte le diverse categorie di discriminazione” allora la voterà. ”Altrimenti, no: non la voterò ”.
Paola Binetti, senatrice teo-dem del Pd non fa marcia indietro e in un’intervista a Gr Parlamento difende il suo punto di vista senza cedimenti. E rilancia dopo il no della settimana scorsa al voto di fiducia sul pacchetto sicurezza, motivato con l’inclusione nel pacchetto elaborato dal governo della norma antiomofobia sulle discriminazioni. ”La norma così come è non ha senso – spiega Binetti – noi siamo contro qualsiasi discriminazione ma di quella norma non c’è bisogno, l’articolo 3 della Costituzione va già in quella direzione”. Binetti parla anche delle resistenze del presidente del Consiglio al varo della norma antiomofobia: ”Le perplessità di Prodi sono sull’opportunità che si scateni in Italia una contrapposizione così forte quando il valore di fondo del principio di non discriminazione è ampiamente condiviso da tutti”. Infine, Binetti lancia un avvertimento al governo su quelli che definisce ”valori etici non negoziabili”. ”Al Senato ci sono moltissime persone non disposte a cedere su questi principi. E sono molti più di quanto si possa credere. Questa nostra posizione – conclude Binetti – è una garanzia di qualità, di impegno etico che dà all’impegno politico una qualità straordinaria”.
4 risposte a “Perseverare diabolicum”
Qui siamo davanti a due mondi che non si toccano.
Uno è il nostro. Il mondo di quelli che pensano, nell’ordine, che l’omosessualità sia una cosa normale e che pertanto privare le persone di alcuni diritti fondamentali (fra i quali, quello di vivere in pace senza essere insultati e discriminati) sia un atto profondamente anticostituzionale e insensato.
Poi c’è il mondo di quelli che pensano che gli omosessuali siano al meglio dei peccatori, al peggio dei viziosi che scelgono una sessualità “alternativa” e non vogliono pagare il prezzo della propria scelta, e quindi non possono reclamare uguali diritti nella società civile.
La senatrice Binetti appartiene a questo secondo mondo, il mondo in cui la discriminazione è “etica”, anche quando il resto del mondo occidentale dice il contrario.
bè quello che mi sorprende sempre è la malafede di certa gente che si atteggia a paladina dell’eticità. Ma come? “più ampio riferimento a tutte le forme di discriminazione”? Ma il testo originario della norma proposta come emendamento al pacchetto sicurezza a quanto mi consta parlava appunto di discriminazioni per motivi etnici, religiosi, politici ecc. ecc. + motivi legati all’orientamento sessuale o all’identità di genere. Dunque quella era proprio una formula più ampia (letteralmente almeno) di quella dell’art. 3 cost.! Idem dicasi per il riferimento al trattato di Amsterdam (se fosse stato richiamato l’art. giusto!).
‘E tipico dei fondamentalisti pascersi di proclamazioni identitarie, ma poi essere poco etici nei fatti. Qui è chiaro che la Binetti è proprio falsa.Lei non vuole una formula “ampia” nel senso che comprenda “più” tipi di discriminazioni; lei vuol dire che vuole una formula più neutra, più ambigua; cioè non “più ampia” ma “più generica” come quella dell’art. 3 cost., di modo che non possa leggervisi il richiamo all’orientamento sessuale o all’identità di genere.
Esiste un unio modo di smascherare le bugie delle persone ambigue: essere chiari. Attendiamo risposte chiare alla Binetti (e a chi per lei). Sia nella comunicazione pubblica. Sia nelle scelte politiche.
L’etica e la morale variano da luogo e luogo e nello stesso luogo nel tempo: per questo, oltre a non essere valori assoluti si rischia di prendere abbagli giudicando in base ad esse. Definire l’omosessualità “normale” significa definire uno come me “anormale”, non che mi dispiaccia, per carità… Il rispetto è naturalmente altra cosa e credo sia importate sia per i “normali” che per gli “anormali”. Il fondamentalismo da qualsiasi parte lo si osserva tende ad assomigliare ad un delirio di negazione. Un’osservazione pertinente potrebbe essere quella che non ci si ammazza mai così volentieri di quando lo si fa in nome di Dio. Un Dio di cui tutti cercano di essere intermediari e detentori e naturalemente schierato dalla loro parte. Resta però il fatto che Gesù, tanto per fare un esempio, è stato ammazzato in croce su condanna della Chiesa del tempo e per mano dei romani. Come dire potere religioso e potere politico alleati, come sempre del resto, per far fuori un Dio che forse non era proprio propenso a farsi tirare per la giacca e che non corrispondeva affatto a quanto la Chiesa del tempo andava proclamando. Esiste un parallelismo tra la Natività ed i nostri giorni, tra i pastori e gli omosessuali, giusto per citare una categoria di “reietti” e per far capire, ma potremmo metterci chiunque….
Il Dio di cui Gesù ci ha mostrato il volto, ancora oggi è di scandalo per gli uomini e per una parte consistente della Chiesa. Appena nato ecco che “la luce di Dio avvolse i pastori”. I pastori, gli ultimi, condannati ad essere perennemente impuri ( ovvero coloro a cui era precluso il contatto con Dio) perché vivevano e dormivano con le bestie. Un Dio che i Rabbini ( i sacerdoti dell’epoca ) ponevano al settimo cielo, ovvero a circa 3500 anni di cammino a piedi e quindi irraggiungibile dagli uomini. Un Dio servito dai Serafini e la cui luce era mortale per gli uomini. Il Talmud, un libro sacro per gli ebrei del tempo, affermava che se un pastore cadeva in un fosso e si spezzava un arto era inutile soccorrerlo perché per egli non vi era speranza, condannato, soprattutto dalla condizione sociale, all’impurità. Ed ecco che la luce di Dio avvolge questi ultimi, non li uccide: la luce che si pensava riservata solo a pochi e prescelti ecco che si rivolge agli ultimi, ai diseredati ed ai condannati, ovvero a coloro che erano (sono?) erroneamente ritenuti i più lontani ed esclusi. Nessuno può essere escluso dall’amore di Dio e la Natività rappresenta la manifestazione di un Dio buono, “benevolo con gli ingrati ed i malvagi”, che ama ed è fedele a tutti senza condizioni, compresi quelli che il giudizio degli uomini (e della chiesa qualche volta) vorrebbe esclusi. Oggi, dopo 2000 anni, siamo pronti ad accogliere un Dio scandalosamente buono e vicino? Per questo il Natale non è la festa della Speranza, ma la festa della Certezza, la certezza dell’Amore sempre fedele del Padre.
Per questo chi porta il cilicio non lo porta per il Dio di Gesù, ma per il Dio di una religione, per uno stato, per un padre che gode delle sofferenze dei sui figli, per un Dio vero perverso e malato.
Tanti Auguri per un Felice Natale, nessuno escluso.
Se volessimo metterci sullo stesso piano di Paola Binetti, dovremmo ammettere che vale qualunque mezzo per combatterla. Anche fisico.