Conosco bene Napoli, sono figlio di una napoletana e lì ho studiato e vissuto per cinque anni. L’immondizia me la ricordo da sempre, da ben più dei quattordici o quindici anni dei quali si parla: era già lì quando ero bambino e andavamo dai nonni per Natale e la Fiat 125 dei miei si fermava regolarmente col motore in ebollizione al fatale ed epico ingorgo presso il Quadrivio di Arzano. E me la ricordo durante gli anni dell’università, diffusa ad ogni angolo di strada insieme ai banchetti dei venditori di sigarette che – al contrario della spazzatura – da un giorno all’altro improvvisamente sparirono senza provocare né domande né particolari reazioni. La rividi poi nelle ultime pagine del libro di Saviano, che ha venduto milioni di copie ma evidentemente non è stato letto abbastanza da essere preso sul serio.
In quelle sere bloccati ad Arzano con la macchina che fumava andava in ebollizione anche mio padre, che pur non essendo napoletano di origine lì è nato e lì ha vissuto tutta la sua giovinezza: “Bisognerebbe seppellire Napoli sotto una colata di cemento e poi ricostruirla lì sopra”, diceva. Era il 1970 ed io regolarmente piangevo al pensiero che la sanguinaria macchinazione paterna potesse condannare ad orribile morte nonni e zii che tentavo di salvare dall’onnipotente genitore promuovendo straordinari provvedimenti di clemenza: “Papà, ma ci finirà sotto anche zia Mariolina? Non potremmo avvisarla prima e farla venire da noi prima di seppellire Napoli?”. “Ma dai, Ivan, stavo scherzando”.
3 risposte a “1970”
A me preoccupa questa rassegnazione alla catastrofe…
Forse…tuo padre aveva ragione!!!
Con questo vorresti giustificare Bassolino e la Iervolino entrambi nel comitato dei 45 saggi del PD?