19 Febbraio 2008

Secessioni

Diario

sud.jpg
La Lega Nord attacca il governo che vuole riconoscere l’indipendenza del Kosovo.
L’indipendenza della Padania sì, quella del Kosovo no. Mah.
Aggiornamento: Ecco, ci ha pensato Borghezio. Lo dicevo io che i conti non tornavano…

13 risposte a “Secessioni”

  1. riccardo russo ha detto:

    Un’aspetto particolare della dichiarazione d’indipendenza del Kosovo è che il riconoscimento politico da parte dell’Europa è completamente lasciato alle iniziative dei singoli stati.
    Capisco le difficoltà, ma un minimo di linea politica condivisa…
    Tristezza!

  2. giodi ha detto:

    Si ma io ci andrei con i piedi di piombo sulla questione del Kosovo, anzi della Kosova, e spero che il governo dimissionario si mantenga prudente e lasci la palla al successivo. A meno di non pensare che gli albanesi abbiano tutta la ragione e i serbi tutto il torto.
    Anche se non è di facile comprensione, dovremmo cercare di vedere con un’occhio un poco piu’ critico e distaccato tutto quell che è successo lá negli ultimi 10 anni.
    Io sono sicuro che all’incirca 1 italiano su cento, o meno, è cosciente del problema. Eppure lá ci sono i nostri soldati, c’è una delle basi americane piu’ grandi in europa, è un posto che abbiamo bombardato (e a torto marcio, in my humble opinion) ecc. ecc.
    Insomma, prudenza, informazione, trasparenza e spero che D’Alema, almeno questa volta, si astenga.

  3. giodi ha detto:

    Si ma io ci andrei con i piedi di piombo sulla questione del Kosovo, anzi della Kosova, e spero che il governo dimissionario si mantenga prudente e lasci la palla al successivo. A meno di non pensare che gli albanesi abbiano tutta la ragione e i serbi tutto il torto.
    Anche se non è di facile comprensione, dovremmo cercare di vedere con un’occhio un poco piu’ critico e distaccato tutto quell che è successo lá negli ultimi 10 anni.
    Io sono sicuro che all’incirca 1 italiano su cento, o meno, è cosciente del problema. Eppure lá ci sono i nostri soldati, c’è una delle basi americane piu’ grandi in europa, è un posto che abbiamo bombardato (e a torto marcio, in my humble opinion) ecc. ecc.
    Insomma, prudenza, informazione, trasparenza e spero che D’Alema, almeno questa volta, si astenga.

  4. Andrea Ballabeni ha detto:

    E’ bizzarro pensare al doppiopesismo che viene usato anche quando si parla di indipendenza di nazioni.
    La Lega un tempo parlava di secessione ma la lega non arriva al 50% dei consensi neanche nelle valli bergamasche.
    In Irlanda del Nord ci sono piu’ protestanti che cattolici ma tantissime persone pensano che i cattolici siano maggioranza schiacciante.
    In Kosovo i serbi sono invece solo il 7% della popolazione.
    Penso che quando si parla di certe cose bisogna tener conto di questi numeri.
    Quanto all’intervento armato in Kosovo del 1999…
    penso che sia stato un intervento necessario.
    Io voglio una sinistra con responsabilita’ di governo e responsabilita’ internazionale. Voglio una sinistra meno ideologica. Voglio una sinistra in grado di intervenire militarmente quando c’e’ un genocidio in corso.
    In alcuni casi la diplomazia non puo fare niente, occorre intervenire.
    Occorrono le armi. Lo so, e’ brutto da dire ma e’ cosi’. Se non si vuole vivere nel mondo delle favole bisogna capire che in alcuni casi, purtroppo, l’intervento armato e’ necessario.
    Il pacifismo se uno lo vuole fare lo fa sulla propia pelle e non sulla pelle degli altri (di chi, ad esempio, sta muorendo nei campi di concentramento in Kosovo o in Ruanda…. dove, a differenza del Kosovo, la comunita’ internazionale non e’ intervenuta).
    Io sostengo il PD e non la sinistra Arcobaleno anche per questo motivo. Non voglio una sinistra pacifista. Voglio una sinistra responsabile.
    La decisione di D’Alema nel 1999 e’ stata una ottima decisione. Seria, sofferta e responsabile. Una decisione adulta.

  5. giodi ha detto:

    in Rwanda i francesi intervennero eccome, sotto gli ordini di Mitterrand, pero’ intervennero dalla parte sbagliata, difendendo i genocidaires Hutu contro i Tutsi. La francia fece anche un ponte aereo per salvare alcuni tra i piu’ importanti esponenti del regime e preparatori e responsabili del genocidio e dandogli asilo e un consistente argent de poche, una volta arrivati a parigi.
    e per quanto riguarda il bombardamento del Kosovo (e tralasciando il bel regalino dell’uranio impoverito) beh, io ci andrei piano ad avere cosi’ granitiche certezze su chi fosse dalla parte giusta e chi da quella sbagliata. Sicuramente, dalla parte sbaglliata, stavano quelli sotto le bombe.

  6. Andrea Ballabeni ha detto:

    Beh…. non si puo dire che la comunita’ internazionale sia intervenuta in Rwanda come e’ intervenuta in Kosovo. Questo proprio non si puo dire.
    Per quanto riguarda i morti sotto le bombe purtroppo questo e’ un effetto collaterale degli interventi armati.
    Purtroppo a volte bisogna scegliere il male minore.
    So che queste possono sembrare parole ciniche a qualcuno. Ma purtroppo bisogna fare delle scelte e prendersi la responsabilita’ delle conseguenze.

  7. Andrea Ballabeni ha detto:

    Beh…. non si puo dire che la comunita’ internazionale sia intervenuta in Rwanda come e’ intervenuta in Kosovo. Questo proprio non si puo dire.
    Per quanto riguarda i morti sotto le bombe purtroppo questo e’ un effetto collaterale degli interventi armati.
    Purtroppo a volte bisogna scegliere il male minore.
    So che queste possono sembrare parole ciniche a qualcuno. Ma purtroppo bisogna fare delle scelte e prendersi la responsabilita’ delle conseguenze.

  8. nome04 ha detto:

    Beh, l’Irlanda del nord c’entra poco.
    E molta gente si “schiera” coi cattolici semplicemente perché l’Irlanda ha subito un atto colonialista organizzato a tavolino da parte degli inglesi protestanti.
    ORA, sono la maggioranza, ma la memoria storica irlandese è impregnata di sangue.

  9. Massimo Merighi ha detto:

    1. L’intervento Francese non qualifica certo come “intervento”, in quanto fu una operazione quasi di commando (~5000 soldati) per il soccorso di elites politiche on the losing end. Anzi a livello diplomatico opero’ per impedire interventi americani ed inglesi per paura di perdere la supremazia nella’area francofona africana. Altri con mezzi piu’ consistenti e credibili avrebbero dovuto. Il mancato intervento americano in Rwanda e’ uno degli errori di politica estera piu’ grossi dell’amministrazione Clinton. Madalaine Albright e Bill Clinton lo hanno riconosciuto a piu’ riprese (e.g. http://www.pbs.org/wgbh/pages/frontline/shows/ghosts/interviews/albright.html; http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2005/05/31/AR2005053101825_pf.html) . La ragione che apportano e’ che la situazione non era chiara al tempo, i rischi alti etc. (e il fiasco in somalia troppo fresco, aggiungo io). Opinabile, ma comprensibile.
    2. Ma in Bosnia nel 1995 o nel Kosovo nel 1999 era chiaro che genocidio e pulizia etnica erano in corso alle porte della nostra casa europea. Non intervenire con la forza sarebbe stato criminale, ipocrita, codardo. Ma come? Noi europei con la pancia piena e il nostro relativismo postmodernista odoravamo, quasi letteralmente, il puzzo dei cadaveri di civili massacrati in massa 150 km dalle nostre coste, 50 anni dopo Dacau e Auschwitz, e scendavamo in piazza solo quando (finalmente!) l’Occidente si mosse militarmente? Che pacifismo fu quello? Da ragazzino un po’ naive pure io ci credevo.” Embargo e’ la via”, si urlava in piazza. Ma il conflitto slavo e la nostra indifferenza per me furono il punto di svolta. La diplomazia ha limiti insuperabili di fronte ad avversari irragionevoli.
    Chi non capisce questo secondo me dimentica la nostra storia e quella della seconda guerra mondiale. La morale di quella guerra fu che la guerra, tutte le guerre sono orribili, ma a volte sono l’unica via per la liberta’, e che non riconoscere i pericoli in tempo per paura del confronto non e’ piu’ accettabile come strategia. Lascio ad altri disquisire sulle tattiche militari piu’ opportune o meno, si puo’ sempre far meglio e minimizzare gli effetti non voluti e comunque gli interventi militari moderni non sono certo comparabili ai bombardamenti a tappeto degli Alleati 60 anni fa..
    Il pacifismo da salotto e l’antiamericanismo preconcetto sono due zavorre culturali di cui una sinistra moderna deve liberarsi. Sotto questo punto di vista il Manifesto di Euston e’ un punto di partenza da considerare per un centrosinistra moderno (http://eustonmanifesto.org/?page_id=132#comment-9602)
    3. quanto alle secessioni in yugoslavia, troppo sangue e’ stato gia’ versato e il tessuto democratico e civili troppo debole per sperare che convivere sia possibile. Gli estremi ora prevalgono. Ricostruire una unita’ di intenti tra due popoli in recente conflitto armato richiede decine di anni. Magari tra 50 anni, se sia serbia che kosovo si integreranno maggiormente in europa, certe ferite verranno rimarginate.
    Ad entrambe i paesi, serbia a kosovo, occorre dare lo stesso orizzone, l’Europa, e lavorare perche’ li si costruisca qualcosa di nuovo per loro.

  10. Massimo Merighi ha detto:

    1. L’intervento Francese non qualifica certo come “intervento”, in quanto fu una operazione quasi di commando (~5000 soldati) per il soccorso di elites politiche on the losing end. Anzi a livello diplomatico opero’ per impedire interventi americani ed inglesi per paura di perdere la supremazia nella’area francofona africana. Altri con mezzi piu’ consistenti e credibili avrebbero dovuto. Il mancato intervento americano in Rwanda e’ uno degli errori di politica estera piu’ grossi dell’amministrazione Clinton. Madalaine Albright e Bill Clinton lo hanno riconosciuto a piu’ riprese (e.g. http://www.pbs.org/wgbh/pages/frontline/shows/ghosts/interviews/albright.html; http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2005/05/31/AR2005053101825_pf.html) . La ragione che apportano e’ che la situazione non era chiara al tempo, i rischi alti etc. (e il fiasco in somalia troppo fresco, aggiungo io). Opinabile, ma comprensibile.
    2. Ma in Bosnia nel 1995 o nel Kosovo nel 1999 era chiaro che genocidio e pulizia etnica erano in corso alle porte della nostra casa europea. Non intervenire con la forza sarebbe stato criminale, ipocrita, codardo. Ma come? Noi europei con la pancia piena e il nostro relativismo postmodernista odoravamo, quasi letteralmente, il puzzo dei cadaveri di civili massacrati in massa 150 km dalle nostre coste, 50 anni dopo Dacau e Auschwitz, e scendavamo in piazza solo quando (finalmente!) l’Occidente si mosse militarmente? Che pacifismo fu quello? Da ragazzino un po’ naive pure io ci credevo.” Embargo e’ la via”, si urlava in piazza. Ma il conflitto slavo e la nostra indifferenza per me furono il punto di svolta. La diplomazia ha limiti insuperabili di fronte ad avversari irragionevoli.
    Chi non capisce questo secondo me dimentica la nostra storia e quella della seconda guerra mondiale. La morale di quella guerra fu che la guerra, tutte le guerre sono orribili, ma a volte sono l’unica via per la liberta’, e che non riconoscere i pericoli in tempo per paura del confronto non e’ piu’ accettabile come strategia. Lascio ad altri disquisire sulle tattiche militari piu’ opportune o meno, si puo’ sempre far meglio e minimizzare gli effetti non voluti e comunque gli interventi militari moderni non sono certo comparabili ai bombardamenti a tappeto degli Alleati 60 anni fa..
    Il pacifismo da salotto e l’antiamericanismo preconcetto sono due zavorre culturali di cui una sinistra moderna deve liberarsi. Sotto questo punto di vista il Manifesto di Euston e’ un punto di partenza da considerare per un centrosinistra moderno (http://eustonmanifesto.org/?page_id=132#comment-9602)
    3. quanto alle secessioni in yugoslavia, troppo sangue e’ stato gia’ versato e il tessuto democratico e civili troppo debole per sperare che convivere sia possibile. Gli estremi ora prevalgono. Ricostruire una unita’ di intenti tra due popoli in recente conflitto armato richiede decine di anni. Magari tra 50 anni, se sia serbia che kosovo si integreranno maggiormente in europa, certe ferite verranno rimarginate.
    Ad entrambe i paesi, serbia a kosovo, occorre dare lo stesso orizzone, l’Europa, e lavorare perche’ li si costruisca qualcosa di nuovo per loro.

  11. giodi ha detto:

    Andrea, io penso che la politica internazionale sia una cosa cinicissima, in cui veriá e menzogna sono sempre intrecciati, e le categorie di giusto e sbagliato fortemente inadeguate, se non per descrivere vittime e esecutori.
    Possiamo discutere di tutto, dalla comoditá dei nostri collegamenti a larga banda, possiamo discutere di se e fino a che punto abbiamo il diritto di intervenire in altri stati, e in che casi, e con quali regole e giustificazioni.
    Solo non mi parlare di “effetti collaterali” perché è una espressione odiosa per descrivere poveracci morti o mutilati da un bombardamento, per i bambini vittime delle bombe a grappolo inesplose, e per i morti e i malati da uranio impoverito.
    Quelli, sono comunque vittime, di una “operazione chirurgica” condotta non certo in un modo ottimo, adulto e responsabile, sempre ammesso che fosse necessario operare.
    Ecco, possiamo essere orgogliosi di come ci stiamo comportando in Libano, ma in Kosovo, francamente, no.

  12. Luca ha detto:

    Non entro nel merito della vicenda, mi mancano le conoscenze necessarie. Mi limito ad osservare che la risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU dice in modo chiaro che il Kosovo deve continuare a far parte della Serbia, pur godendo di una sostanziale autonomia amministrativa. Perché cambiare rotta adesso ?

  13. Luca ha detto:

    Non entro nel merito della vicenda, mi mancano le conoscenze necessarie. Mi limito ad osservare che la risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU dice in modo chiaro che il Kosovo deve continuare a far parte della Serbia, pur godendo di una sostanziale autonomia amministrativa. Perché cambiare rotta adesso ?