Un filmato non nuovissimo ma ancora molto attuale per la possibilità di vivere direttamente il senso di sincero stupore che la nostra politica suscita nel resto del mondo. La persona che parla dell’Italia è Alexander Stille. Cliccare per credere.
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Ivan Scalfarotto
Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Interno nel Governo Draghi. Deputato di Italia Viva. Mi occupo di democrazia, di diritti e libertà, di enti locali, impresa e affari internazionali.
Ho fondato Parks - Liberi e Uguali.
7 risposte a “Sincero stupore”
Il discorso è sempre lo stesso: si fa troppa confusione tra causa ed effetto.
Il fatto che i telespettatori delle reti Mediaset votino Berlusconi (ammesso che sia vero, purtroppo è una bugia) non è un effetto, ma una causa. Chi vota Berlusconi è portato a guardare i suoi canali e non viceversa.
Ti faccio un esempio.
Il “pischello da centro sociale” (col tatuaggio del “Che” e la kefia) nonostante guardi Festivalbar, CameraCafè, Le Iene etc. non voterà mai Berlusca… Lo stesso vale anche la casalinga che guarda Verissimo o l’impiegato comunale che guarda i film del lunedì…
Personalmente guardo Mediaset perché la RAI fa cagare (a parte Report e poca altra roba).
Non ti rendi conto che quando pubblicizzi video come questo, stai offendendo tutti gli italiani; compreso te stesso?
Ma forse lo fai perché pensi di essere “diverso” dalla massa di pecoroni e, nonostante guardi qualche trasmissione Mediaset, riesci ad entrare in cabina elettorale e votare contro Silvio…
Aprite gli occhi ragazzi… Il problema Berlusconi non deriva dalla Televisione (altrimenti le lezioni 2006 non le avrebbe perse)…
Io sono italiano, e sono offeso da berlusconi, non da questo filmato. Quindi, “tutti gli italiani” ‘sta cippa: not in my name.
“il problema Berlusconi non deriva dalla televisione” è la pietra angolare di giuliano ferrara e di parecchi aedi del belusconismo, ed è una sonora, immensa, leggendaria cazzata. Nel 2006, senza la televisione, berlusconi avrebbe perso di 10 punti.
Questo e’ uno dei problemi che ci rende Sud America.
Il problema del conflitto di interessi di Berlusconi e’ pero’ stato derubricato dai problemi importanti del paese. Anche il PD ha deciso che non e’ poi cosi’ importante.
Invece il problema del conflitto di interessi di Berlusconi e’ un problema mastodontico per il paese. Peccato che decine di milioni di italiani non se ne siano ancora resi conto.
Andrea
D’accordo con Andrea, il problema del conflitto di interessi è enorme e la nostra situazione da Terzo Mondo.
Inoltre la TV (“RAISET”) è indubbiamente la prima responsabile nel plasmare l’opinione pubblica in modo da poterla poi docilmente manipolare. Il problema “sicurezza”, tanto per dirne una, è stato abilmente creato con una sequenza di notizie ad effetto. Con lo stesso meccanismo è stato facile creare nell’80 % dell’opinione pubblica la sensazione che un decreto del governo che autorizza lo stoccaggio di rifiuti pericolosi in discariche non adeguate sia una cosa fatta bene, e così via.
Per correttezza c’è da dire che – “a prescindere” da Berlusconi & Co – la capacità della maggioranza giornalisti di approfondire i lanci di agenzia è arrivata ormai quasi a zero. Ad esempio… ho scritto a Repubblica due settimane fa dicendo loro che avevano scritto un sacco di fesserie riguardo ad un lancio di agenzia riguardante l’estinzione di specie protette. Ho inviato loro il documento originale cui il lancio si riferiva; mi hanno risposto che gli dispiaceva tanto, ma era in inglese e loro non erano in grado di capirlo.
@DAG
La televisione influenza i comportamenti. Berlusconi vende pubblicità sulla televisione. Se la pubblicità non ha nessun effetto, cioé, se l’esposizione televisiva non ha nessun effetto, non si capisce perché tutti si affollino a riempire il detto Berlusconi di soldi.
Il cortocircuito non è tra Italiani pecoroni e Italiani diversi, ma tra chi riconosce all’informazione e alla televisione gli effetti che secondo gli studi essa possiede e chi invece pensa che non sia così rilevante.
E’ abbastanza ovvio che i programmi Mediaset non vengano a dirci esplicitamente “vota silvio” ma i processi cognitivi e sopratutto di rappresentazione del mondo stimolati dalla televisione sono indiscutibili.
Certo non siamo dentro un libro di Orwell e se questi stimoli televisivi vanno ad inserirsi per esempio in una società come quella giapponese, dove più del 90% dei fruitori di quotidiani sono abbonati ovvero fruiscono di quella “continuità nella fruizione” decisiva nel concorrere alla formazione della pubblica opinione, essi saranno mitigati e andranno a far parte di un mix di medium nella formazione e circolazione delle opinioni.
Da noi gli abbonati stanno attorno al 10%, i quotidiani venduti sono 170 ogni mille abitanti (contro i 305 della Germania, 189 della Francia, 377 Olanda, 626 Norvegia, 206 Spagna, 373 Uk, ecc) e un numero molto elevato di persone rispetto alla media europea dichiara di informarsi sulla politica prevalentemente alla televisione e ancora un numero comunque elevato dichiara di farlo in modo esclusivo.
Ecco di fronte a questi dati, non credo si possa dubitare dell’influenza e della forza che può avere la televisione e sopratutto il palinsesto di Rai-set.
Appoggiandomi al post di Marco, credo che il discorso sul “condizionamento televisivo” sia simile a quello sulla pubblicità.
Tutti, qualsiasi sia il nostro grado di istruzione o ceto sociale, reagiamo stizziti di fronte alla possibilità che una pubblicità possa condizionare le nostre azioni.
Il fatto è che però la pubblicità invece funziona e noi possiamo dire e pensare quello che vogliamo a riguardo ma possiamo star certi, che se la pubblicità non funzionasse, le aziende non ci investirebbero tutti quei soldi.
Non occorre essere esperti di mass media e di comunicazione di massa applicata alla politica per sapere quello che DAG non sa, oppure che DAG fa finta di non sapere, e che Mark giustamente sottolinea: il controllo dei mass media è fondamentale per influenzare il comportamento – anche elettorale, ma non solo – di una percentuale assai consistente dell’opinione pubblica, stimabile tra il 10 e l’80% a seconda:
a) del media utilizzato;
b) della presenza di incroci con altri media;
c) del grado di scolarizzazione dell’opinione pubblica;
d) del numero di anni nel quale perdura il controllo dei mass media;
e) del numero di volte in cui chi possiede un mass media riesce ad andare al governo;
f) della lingua del paese in oggetto (chi si esprime in inglese o spagnolo avrà sempre l’opportunità di informarsi con media nella stessa lingua di altri paesi)
g) dell’epoca storica analizzata;
Bel video, Ivan. Lo conoscevo. Sapessi quel che si dice in Canada dell’Italia…