Francesco De Gregori ha rilasciato un’intervista ad Andrea Scarpa di Vanity Fair dove dice, con poche precise parole, delle cose che mi pare interpretino molto bene il sentimento di una larga parte degli elettori tradizionali del centro-sinistra. Ritiro della fiducia a scatola chiusa al gruppo dirigente tipica dell’elettore di tradizione PCI; ci è toccato Berlusconi ma a questo punto ben venga chiunque purché si faccia qualcosa per risolvere una situazione ormai insostenibile; e, last but not least, rendiamoci conto che qua siamo tutti sulla stessa barca (che affonda lentamente, canterebbe Dario Fo). Di seguito le battute salienti dell’intervista.
E’ ancora di sinistra?
“Sono di sinistra, ma non le appartengo. Voglio avere la libertà di poter verificare sempre le mie scelte e quelle degli altri”.
…Come li vede i prossimi anni?
“Berlusconi ha una solida maggioranza e speriamo che la usi per modernizzare il Paese. Se ci riuscisse non farebbe una politica di destra o di sinistra, ma soltanto il bene di tutti”.
In ‘Viva l’Italia’, nel 1979, cantava di un”Italia che resiste’: oggi li scriverebbe quei versi?
“Allora ero molto più manicheo: da una parte i buoni dall’altra i cattivi. Oggi non vedo queste due Italie così contrapposte. Mi piace pensare a un unico Paese che, insieme, può trovare un modo per migliorare le cose”.
7 risposte a “Sono di sinistra, ma non le appartengo”
Veramente a me sembra una presa di posizione da uomo di spettacolo buono per tutte le stagioni. Ne ho sentita da poco una identica da parte di Jovanotti. Mi piacerebbe entrare nel merito; modernizzare = nucleare ? modernizzare = ponte sullo Stretto ? modernizzare = xenofobia ? Boh… Ma in fondo sono solo canzonette.
Mi sembra giusto. Entriamo nel merito. Solo una cosa, mentre noi entriamo tutti nel merito delle singole parole, pronti a cercare, con sottile gusto di rivalsa, il modo di tacciare di superficialità, qualcuno per favore rimanga fuori, altrimenti quando usciamo non troviamo più nessuno disposto ad ascoltarci.
Si deve entrare nel merito, su questo siamo d’accordo. E bene fa chi non prende le cose a scatola chiusa, è sintomo di maturità civile.
Ma la disillusione di De Gregori, proprio il cantautore da cui ti aspetti un minimo di ottimismo nel futuro, di volontà di sognare… Ecco che si accomoda tra le braccia dello Zeitgeist, dello spirito dei tempi.
Hai pienamente ragione, Francesco, il ’68 è fallito. Ma siamo in un’epoca di crisi, in un’epoca diversa, e c’è sempre qualcosa per cui lavorare, per cui battersi.
Un’Italia migliore. Cazzo De Gregori, possibile che tu ti sia addormentato di un sonno senza sogni?
la considerazione più triste che faccio è un’altra; la “riconciliazione” verso gli altri sta avvenendo non tanto perchè dall’altro lato si intravedano personalità, visioni, progettualità, bene comune……il dramma è che abbiamo definitivamente realizzato che è nella NOSTRA parte che queste cose mancano quasi come dall’altra…..a questo punto scatta naturalmente un meccanismo riconciliatorio o quanto meno di minor contrapposizione…..
Io non la vedo affatto così triste. Finalmente abbiamo l’occasione di riconciliarci con l’altra metà dell’Italia e loro con noi. Siamo tutti esseri umani e fratelli, nessuno di noi ha la patente di purezza che a sinistra tanti danni ci ha fatto.
Quella che stiamo vivendo sarebbe riconciliazione ? Tutti fratelli ? Leggete ad esempio cosa ne pensa Amnesty International…
“Nel corso del primo consiglio dei Ministri del 21 maggio 2008 il governo Berlusconi in carica ha approvato un insieme di modifiche e proposte normative, anch’esse nominalmente riferite alla “sicurezza”, che prevedono pesanti restrizioni e nuove figure di reato le quali colpiscono soprattutto gli immigrati, direttamente o indirettamente.
Il giorno stesso il ministro dell’interno Maroni ha così potuto annunciare l’introduzione del “reato di immigrazione clandestina, con una procedura rapida di giudizio e di espulsione (…) e il trattenimento nei CPT fino a 18 mesi, anticipando una direttiva europea” attualmente in discussione.
Le nuove misure sono state accompagnate da diverse dichiarazioni in linea con la tendenza segnalata a stigmatizzare interi gruppi di persone, in particolare i rom e i migranti irregolari; il leader dell’opposizione Walter Veltroni ha dichiarato che queste misure in larga parte coincidono con quelle pianificate dalla precedente maggioranza di governo.
(..ometto una descrizione dei contenuti del decreto…)
Hanno espresso allarme per la riforma normativa molte organizzazioni non governative italiane e internazionali e lo stesso Unhcr, il quale ha sottolineato come i richiedenti asilo, spesso costretti dalla mancanza di alternative a fare ingresso irregolarmente nei paesi dove cercano protezione, potrebbero venire accusati di aver commesso un reato.
Amnesty International è estremamente allarmata per il contenuto di queste misure, per le modalità affrettate e propagandistiche della loro emanazione e per il clima di discriminazione che le ha precedute e che le accompagna. L’incriminazione dei richiedenti asilo per ingresso irregolare è peraltro espressamente escluso dalla Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati. “
Il conformismo è stata la morte della Sinistra.
I conformisti (o sarebbe meglio definirli “pecore”?) sono gli stessi che negli anni ’70 indossavano l’eskimo e si lasciavano crescere la barba (tutti uguali e massificati).
Oggi sono quelli che vanno in sdeliquamento ogni volta che vedono una intervista finto-minimal-intellettuale di Fabio Fazio.
Sono quelli che dicono che D’Alema è lo stratega più intelligente della Sinistra.
Sono quelli che ogni disco di De Gregori è un capolavoro, anche quando scade di tono e produce una ciofeca.
De Gregori ha un pubblico di conformisti e si adatta, oggi l’ordine è di riconciliarci con i fratelli del centro-destra.
Mentre noi non ci ricordiamo di Auschwitz, dall’altra parte ci bollano come i “comunisti”, ci ricordano i gulag, Stalin, le foibe, etc. etc. , mentre i naziskin che si sono creduti padroni di Roma dopo la vittoria di Alemanno sono il vero pericolo per la sicurezza.
Mi sembra di vivere dentro a La resistibile ascesa di Arturo Ui di Brecht.
Comincio ad avere qualche dubbio sulla “strategia buonista” di Veltroni.