21 Giugno 2008

La macchina del tempo

Diario

coltelli.jpgLa cronaca di Maria Teresa Meli dell’Assemblea di ieri sul Corriere di oggi parla finalmente in modo concreto di una speranza di cambiamento all’interno del PD: il coraggioso intervento di Gianni Cuperlo, le riflessioni di Giovanna Melandri. Davanti al fallimento rappresentato in modo plastico da una sala semivuota si è finalmente cominciato a parlare senza paura di ricambio generazionale e di un mai tanto necessario Midas del PD. 

Il mio amico Andrea Ballabeni da Boston mi rimprovera continuamente perché insisto a martello pneumatico sul tema generazionale, ma la fa facile lui che vive in un posto dove il prossimo presidente sarà uno nato nel 1961 e che ha più di un milione di supporter su Facebook. Forse lì non sanno che nella nostra isola spazio-temporale il Presidente del Consiglio ha appena comperato un set di coltelli in una vendita in televisione.

17 risposte a “La macchina del tempo”

  1. Anellidifumo ha detto:

    Ahinoi, è molto probabile che il prossimo presidente USA sia nato nel 1936, non nel 1961, non fare gli stessi errori di prospettiva che facevi durante la campagna delle politiche italiane.
    Il tema generazionale comunque è un tasto giusto, per l’Italia, ma senza esagerazioni: tra la giovanissima Mara Carfagna e la ben più anziana Pollastrini, era miliardi di volte meglio quest’ultima: anziana, competente e seria. E di esempi di quanto i giovani siano spesso sprovveduti e dicano cose assurde, potrei fartene anche dentro ai Mille.

  2. alberto biraghi ha detto:

    Cuperlo è notoriamente una marionetta creata e manovrata da D’Alema. Ci sta pure – visto il grado di moralità che vige tra quella gente – che a un certo punto tagli i fili e butti giù dalla scala il burattinaio per fregargli il posto. ma siamo certi che una volta salito sulla scala non comincerà a comportarsi come il suo attuale burattinaio? Non è più affar mio, ma suggerirei a chi pensa che uno come Cuperlo possa essere un alleato del rinnovamento (o anche solo un cavallo di Troia) di studiarsi un po’ le sue gesta da portaborse di lungo corso.

  3. alberto biraghi ha detto:

    Cuperlo è notoriamente una marionetta creata e manovrata da D’Alema. Ci sta pure – visto il grado di moralità che vige tra quella gente – che a un certo punto tagli i fili e butti giù dalla scala il burattinaio per fregargli il posto. ma siamo certi che una volta salito sulla scala non comincerà a comportarsi come il suo attuale burattinaio? Non è più affar mio, ma suggerirei a chi pensa che uno come Cuperlo possa essere un alleato del rinnovamento (o anche solo un cavallo di Troia) di studiarsi un po’ le sue gesta da portaborse di lungo corso.

  4. Andrea Ballabeni ha detto:

    Caro Ivan,
    fai benissimo ad insistere come un martello pneumatico sulle cose in cui credi! Penso infatti che ci sia tanto bisogno di persone che si impegnino e che portino avanti con tenacia e perseveranza le proprie idee.
    Pero’ non e’ che io sia contrario al ricambio generazionale. E’ che piu’ di “ricambio generazionale” parlerei di “ricambio”. Mi sembra che ci sia piu’ un problema di “ricambio” piuttosto che di “ricambio generazionale”. La nostra politica non e’ particolarmente vecchia se confrontata a quella di grandi democrazie occidentali. Il problema e’ semmai che e’ piuttosto chiusa e castale e non produce il meglio.
    Sono quindi d’accordo nell’insistere sul ricambio e sull’apertura e sulla necessita’ di primarie il piu’ spesso possible. Quello su cui non sono invece molto d’accordo e’ la mitizzazione del nuovo solo in quanto nuovo. Ho la sensazione che a volte la si faccia troppo facile e ci si dimentichi che, prima di tutto, bisogna avere notevoli competenze politiche. E poi penso che a volte si insista un po troppo anche sul mito del giovane. Io sono nella fascia dei trenta e quindi mi considero ancora abbastanza giovane ma penso che la mitizzazione del giovane abbia poco senso. Mi ripeto, penso che sia meglio guardare alla competenze. E’ vero, a volte le persone piu’ giovani hanno qualche qualita’ che i piu’ attempati non hanno ma si potrebbe dire anche il contrario. Penso che la cosa migliore sia quella di guardare in modo pragmatico alle competenze e capacita’ di ogni singola persona, cercando di applicare un criterio meritocratico e cercando di capire cosa quella persona puo fare nello specifico ruolo.
    Anellidifumo dice benissimo quando fa l’esempio della Pollastrini e della Carfagna. Potrei continuare con tanti altri esempi. Ad esempio, Umberto Veronesi, classe 1925, e’ stata una splendida candidatura a Milano. Marianna Madia, classe 1980, capolista a Roma, e’ stata (a mio personalissimo avviso) una pessima candidatura.
    Inoltre, altro esempio, a me Silvio Berlusconi non piace ma non di certo perche’ e’ del 1936. Magari il suo problema fosse l’eta’!
    Per quanto riguarda gli Stati Uniti…. beh, negli Stati Uniti la politica non e’ piu’ giovane che in Italia. Il Congresso Americano e’ piu’ vecchio che il Parlamento italiano. Alle ultime primarie tra i repubblicani ha vinto uno del 1936 e tra i democratici ha vinto uno del 1961 ma solo dopo una lunghissima (e bellissima) gara con una del 1947 e la sfida e’ finita piu’ o meno alla pari in quanto a numero di voti (non consideriamo i caucus). A parte che bisognera’ vedere se Obama, classe 1961, riuscira’ veramente a diventare presidente (la strada fino a Novembre e’ purtroppo ancora molto lunga) mi chiedo quale sia il motivo per cui a tanta gente piace Obama. Piace perche’ e’ del 1961? Spero piuttosto che piaccia per le cose che dice di voler fare. Io personalmente non avevo grandissime preferenze tra Obama e Clinton e mi chiedo quanti conoscano le reali differenze programmatiche tra i due.
    Ho l’impressione che tanti sostenitori di Obama, sia in Italia che negli US, siano sostenitori di Obama solo perche’ giovane e non sappiano dire una sola differenza tra Obama e Clinton se non quella che lui e’ giovane e lei e’ la moglie di Bill Clinton. Detto questo riconosco che c’e’ un valore simbolico nelle eta’ di un politico (cosi’ come anche nel suo sesso, etnia, stoia personale ecc…) ma vorrei solo che si cercasse di essere un po piu’ pragmatici e non si inseguissero troppo dei falsi miti.
    Detto queste cose mi auguro proprio che tu Ivan insista nel fare il martello pneumatico, sia sul tuo blog che soprattuto dentro il partito. C’e’ sicuramente bisogno di ricambio e c’e’ sicuramente bisogno di gente che porti avanti le proprie idee con passione e determinazione.

  5. scalpha ha detto:

    Andrea, io non ne faccio – ma non mi pare ci sarebbe nemmeno da doverlo precisare – una questione di individui singoli. E’ chiaro che tra Carfagna e Pollastrini preferisco la Pollastrini ed è chiaro che Veronesi mi pare abbia più cartucce da sparare della Madia. Io ne faccio una questione di sistema, io denunzio il fatto che il sistema che dovrebbe garantire l’accesso alle responsabilità direttive delle generazioni che per motivi anche biologici dovrebbero mediamente governare il paese, è completamente bloccato: l’età media di chi ricopre posizioni di vertice in Italia – nella politica, nell’editoria, nella giustizia, nella sanità, nelle imprese – è più vicina di sicuro ai 60 anni che ai 50. Il dato è poi ulteriormente viziato dal fatto che i giovani “che ce la fanno” sono nella maggioranza o figli naturali o figli “adottivi” (nel senso usato per la successione nell’impero romano): la Carfagna e la Madia sono espressione diretta di chi le ha messe dove stanno e non certamente delle loro capacità di aumentare le loro responsabilità nel decidere dei destini del paese: non saranno certamente loro ad esprimere un punto di vista dissonante da quello della generazione che le ha promosse al loro attuale rango. Guarda alle imprese italiane: attualmente sia la presidente della Confindustria che quella dei giovani industriali sono quarantenni che hanno ereditato l’azienda messa in piedi dal papà. I nostri giovani imprenditori non sono mai ragazzi che in un qualche garage creano Google o YouTube. Questo costituisce una perdita secca per il paese, perché se non riusciamo a promuovere un sano ricambio tra generazioni, che si succedano e si scambino i ruoli in tempi normali, il paese resterà fermo al passato. Se tutti i nostri politici di rango sono persone che, facessero un altro mestiere, sarebbero già in pensione o vicini alla pensione questo non è bene, perchè hanno una visione della società datata: comprano coltelli alle vendite in tivvù e non si vergognano punto nel dire che non sanno usare un computer. Se i nostri studenti imparano da docenti universitari che hanno studiato tecniche e teorie in voga 50 anni fa, questo non è sano. Allora, per favore, non mi state a fare paragoni tra vecchietti brillantissimi e giovani stupidotti: chiedetevi – chiediamoci – se in questo paese non sia troppo lunga la strada per arrivare a gestire delle responsabilità, e chiediamoci se l’essere governati mediamente da persone molto anziane non rappresenti un problema per tutti noi. Spero di aver chiarito.

  6. scalpha ha detto:

    Andrea, io non ne faccio – ma non mi pare ci sarebbe nemmeno da doverlo precisare – una questione di individui singoli. E’ chiaro che tra Carfagna e Pollastrini preferisco la Pollastrini ed è chiaro che Veronesi mi pare abbia più cartucce da sparare della Madia. Io ne faccio una questione di sistema, io denunzio il fatto che il sistema che dovrebbe garantire l’accesso alle responsabilità direttive delle generazioni che per motivi anche biologici dovrebbero mediamente governare il paese, è completamente bloccato: l’età media di chi ricopre posizioni di vertice in Italia – nella politica, nell’editoria, nella giustizia, nella sanità, nelle imprese – è più vicina di sicuro ai 60 anni che ai 50. Il dato è poi ulteriormente viziato dal fatto che i giovani “che ce la fanno” sono nella maggioranza o figli naturali o figli “adottivi” (nel senso usato per la successione nell’impero romano): la Carfagna e la Madia sono espressione diretta di chi le ha messe dove stanno e non certamente delle loro capacità di aumentare le loro responsabilità nel decidere dei destini del paese: non saranno certamente loro ad esprimere un punto di vista dissonante da quello della generazione che le ha promosse al loro attuale rango. Guarda alle imprese italiane: attualmente sia la presidente della Confindustria che quella dei giovani industriali sono quarantenni che hanno ereditato l’azienda messa in piedi dal papà. I nostri giovani imprenditori non sono mai ragazzi che in un qualche garage creano Google o YouTube. Questo costituisce una perdita secca per il paese, perché se non riusciamo a promuovere un sano ricambio tra generazioni, che si succedano e si scambino i ruoli in tempi normali, il paese resterà fermo al passato. Se tutti i nostri politici di rango sono persone che, facessero un altro mestiere, sarebbero già in pensione o vicini alla pensione questo non è bene, perchè hanno una visione della società datata: comprano coltelli alle vendite in tivvù e non si vergognano punto nel dire che non sanno usare un computer. Se i nostri studenti imparano da docenti universitari che hanno studiato tecniche e teorie in voga 50 anni fa, questo non è sano. Allora, per favore, non mi state a fare paragoni tra vecchietti brillantissimi e giovani stupidotti: chiedetevi – chiediamoci – se in questo paese non sia troppo lunga la strada per arrivare a gestire delle responsabilità, e chiediamoci se l’essere governati mediamente da persone molto anziane non rappresenti un problema per tutti noi. Spero di aver chiarito.

  7. Anellidifumo ha detto:

    Caro Ivan, come detto la questione generazionale è uno dei problemi, ma alla fine chi è che nel PD ha dichiarato davvero guerra a Veltroni? Parisi, che non mi pare abbia meno di 40 anni. Possibile mai che nemmeno tu abbia ritenuto di dire le cose che Parisi ha detto al Corsera?
    In ogni caso, la segreteria Veltroni è un morto che cammina, tenuto in vita strumentalmente dai dalemiani solo per avere la certezza di prendere in mano le redini con una segreteria Bersani solo dopo le Europee, che sono già date per perse brutalmente.
    Veltroni aveva l’occasione di presentare le dimissioni e vedere se venivano accettate, come fanno tutti i leader che perdono severamente le elezioni politiche (oppure anche quelle amministrative, a volte) e invece è lì che s’abbarbica alla poltrona. E meno male che voleva andare in Africa, sennò chissà come si comporterebbe!
    Nel PS invece eleggerranno Riccardo Nencini, attuale presidente della giunta regionale toscana. Peccato, a me piaceva la candidatura di Pia Locatelli, ma non aveva il necessario supporto. Cmqe pare che anche questo Nencini non sia male.

  8. Andrea Ballabeni ha detto:

    Ivan,
    certo che hai chiarito. Non c’era neanche forse bisogno di chiarire. Sapevo e so che la pensi come hai scritto nel tuo chiarimento e mi trovo anche abbastanza d’accordo. Il problema della chiusura del sistema c’e’ eccome ed infatti l’ho sottolineato piu’ volte nel mio commento.
    Sono anche convinto che tu possa capire benissimo cosa intendo dire e quindi non ribadisco ora il mio punto di vista perche’ sono pressoche’ convinto che stiamo dicendo la stessa cosa se non per piccole sfumature di differenza.
    Grazie per la risposta
    Un abbraccio
    Andrea

  9. Andrea Ballabeni ha detto:

    Ivan,
    certo che hai chiarito. Non c’era neanche forse bisogno di chiarire. Sapevo e so che la pensi come hai scritto nel tuo chiarimento e mi trovo anche abbastanza d’accordo. Il problema della chiusura del sistema c’e’ eccome ed infatti l’ho sottolineato piu’ volte nel mio commento.
    Sono anche convinto che tu possa capire benissimo cosa intendo dire e quindi non ribadisco ora il mio punto di vista perche’ sono pressoche’ convinto che stiamo dicendo la stessa cosa se non per piccole sfumature di differenza.
    Grazie per la risposta
    Un abbraccio
    Andrea

  10. Leo Perutz ha detto:

    La questione generazionale e’ una patologia collaterale indotta da problemi fisiologici piu’ gravi. Manca la identita’ territoriale, una struttura di base agganciata alla nostra societa’, come dice Cuperlo nel suo intervento alla costituente. E’ chiaro che se un partito e’ solo nomenclatura, questa sara’ una nomenclatura espressa solo da anni di processi di potere e selezione interni al partito. Un partito invece con radici e dotato di un “discreto” tasso interno di democraticita’ vivra’ necessariamente un ricambio generazionale.
    Si sblocchi il sistema dunque e largo ai giovani, certo Sig.Scalfarotto ma attenzione, se sono “finti giovani” ( e siamo d’accordo) quelli che lei dice sono ascesi in politica o in economia solo perche’ dotati di un opportuno pedigree, lo sono anche, in una politica compiutamente democratica, quelli cooptati ( o autocooptatisi) in funzione di un curriculum accademico, di un prestigio personale, di una visibilita’ virtuosa, di una brillante carriera professionale, di una dialettica sapiente, di una immagine “corretta”. Nella mia rudimentale concezione di delega politica non c’e’ ancora spazio, per fortuna, per alcun principio di liberismo applicato, secondo cui e’ solo tra i bravi giovanotti che si sono fatti da se che puo’ esprimersi al meglio la mia scelta rappresentativa. Io non scelgo e valuto curriculum con il mio voto e non mi cambia nulla sapere che hai meno di 30 anni, da 8 collabori nello staff di Boeri, sei passato per il MIT, la LSE, da 3 anni siedi come esperto di settore alla FAO e le vacanze estive le fai con Medici Senza Frontiere nel Sudan.
    Io vorrei esprimere una delega (a tempo) in funzione di un “rapporto vissuto” e sviluppato secondo certe modalita’ legate alla vita reale ( Utopia? Probabilmente). Ho bisogno di vedere un carisma non di leggere un CV.
    In tanti anni sono cambiate le modalita’ di partecipazione ma rimane fermo, a mio parere, un principio nel legame di delega che dovrebbe stringere il partito alla sua base, quello della identificazione. Il cittadino deve potersi identificare con il partito, con la sua classe dirigente e quindi anche con i giovani che, giustamente, della classe dirigente aspirano a far parte. Se questa identificazione fallisce, anche il giovane piu’ virtuoso e brillante diviene semplice nomenclatura avulsa.
    Il PD fallisce perche’ non ha ancora chiaro con chi identificarsi. Forse, lo dice anche Cuperlo.

  11. Mario ha detto:

    Ma come si fa a definire ‘intervento coraggioso’ il miagolio di Cuperlo? E allora Parisi? (NB: totalmente oscurato dalla sempre più orrenda Repubblica) Suvvia, se le speranze del PD stanno negli eterni giòvani, nel ‘coraggioso intervento’ di Cuperlo e nelle ‘riflessioni’ della Melandri, potete anche lasciar perdere la politica. Non hai speso una parola su Sofri, cooptato da Veltroni nella quota dei fedelissimi. E’ questo che iMille intendevano per meritocrazia, trasparenza e democrazia interna?

  12. Mario ha detto:

    Ma come si fa a definire ‘intervento coraggioso’ il miagolio di Cuperlo? E allora Parisi? (NB: totalmente oscurato dalla sempre più orrenda Repubblica) Suvvia, se le speranze del PD stanno negli eterni giòvani, nel ‘coraggioso intervento’ di Cuperlo e nelle ‘riflessioni’ della Melandri, potete anche lasciar perdere la politica. Non hai speso una parola su Sofri, cooptato da Veltroni nella quota dei fedelissimi. E’ questo che iMille intendevano per meritocrazia, trasparenza e democrazia interna?

  13. l'oste ha detto:

    in effetti mi chiedo anche io perché l’intervento di Parisi non abbia avuto grande eco neanche sui blog “democratici” più aperti al confronto. Non dico che sia condivisibile tutto quello che ha detto, ma almeno le sue parole dovrebbero stimolare un dibattito sulla strategia del PD, cosa che invece mi pare un po’ nebbiosa.

  14. l'oste ha detto:

    in effetti mi chiedo anche io perché l’intervento di Parisi non abbia avuto grande eco neanche sui blog “democratici” più aperti al confronto. Non dico che sia condivisibile tutto quello che ha detto, ma almeno le sue parole dovrebbero stimolare un dibattito sulla strategia del PD, cosa che invece mi pare un po’ nebbiosa.

  15. l'oste ha detto:

    in effetti mi chiedo anche io perché l’intervento di Parisi non abbia avuto grande eco neanche sui blog “democratici” più aperti al confronto. Non dico che sia condivisibile tutto quello che ha detto, ma almeno le sue parole dovrebbero stimolare un dibattito sulla strategia del PD, cosa che invece mi pare un po’ nebbiosa.

  16. l'oste ha detto:

    in effetti mi chiedo anche io perché l’intervento di Parisi non abbia avuto grande eco neanche sui blog “democratici” più aperti al confronto. Non dico che sia condivisibile tutto quello che ha detto, ma almeno le sue parole dovrebbero stimolare un dibattito sulla strategia del PD, cosa che invece mi pare un po’ nebbiosa.

  17. Davide Andriolo ha detto:

    Caro Ivan, mi associo anch’io alle indignate critiche dei vari duropuristi che ti abbattono ogni volta che proponi qualcosa.
    Quelli che voglion solo distruggere, quelli che il paese è corporativo ma che bella la mia corporazione e non si tocca.
    Ivan, in questo post un errore l’hai fatto: il cuoco Tony e i Miracle Blade terza serie perfetta (sottolineo terza, dopo una prima e una seconda serie che eran già perfette di loro), i coltelli che tagliano anche scarponi e marmitte…quelli non me li dovevi toccare! :p