9 Luglio 2008
La voce del silenzio
Un blog è un diario e, in quanto tale, riflette delle vicende di chi lo tiene. E così, da qualche giorno, mi sono scoperto bloccato dall’emozione. Il ritorno a Londra è stato un’esperienza molto forte: sarà la differenza tra Mosca e qui, questa incredibile sensazione di libertà che ti assale camminando per la strada, sarà il risentire fortissimo quel divario che ti separa dall’Italia quando sei da queste parti, non so. So solo che da giorni mi guardo intorno, e respiro, e fotografo le cose che vedo, ed è come un pensiero che cresce, senza darmi il tempo e la lucidità di fermarmi e fermarlo sullo schermo lattiginoso del computer.
Sono arrivato già da qualche giorno, e subito l’aereo mi ha catapultato dentro il nuovo Terminal 5 di Heathrow. Vabbè, uno dirà, ti hanno pure perso la valigia! Vero: eppure ho chiamato Federico, a casa a Milano, e gli ho detto: “guarda, fosse successo a Milano sarei idrofobo, e non ti dico mi fosse capitato a Mosca. E invece qui no, sono tranquillo come un agnellino” (che sentirlo dire da me che in queste situazioni mi innervosisco parecchio, era quanto dire). Il punto è che, da un lato, ero perso come un bambino a guardare il nuovo Terminal: architetture enormi, spazi e tecnologia, gialli, lilla e diodi luminosi. Un paese che si dota di queste infrastrutture è un paese prospero, mi dicevo, pensando alle gru che a Mosca tirano su grattacieli e stazioni, simboli e insegne della grande potenza mineraria, e pensando ai muri scrostati della Malpensa o ai nuovi imbarchi di Fiumicino – quelli no, certo non segni distintivi di un paese ricco di soldi o almeno di speranze. E poi, pazienza, si sarà pure persa la valigia ma British Airways mi ha prontamente provvisto di una serie precisa di informazioni e di modalità per ottenerne altre proprie di questo secolo: dentro di me una vocina diceva che quella valigia era sicuramente in mani più sicure anche delle mie, potenza della suggestione e di un decente ufficio di Customer care.
Poi, sabato, il Gay Pride con la sua bella parata. Giusto il giorno dopo della visita in ufficio del mio collega Kenneth che è venuto a trovarci in ufficio con i due bambini di 5 e 3 anni appena adottati con suo marito. No, non avete bevuto troppo, e nemmeno io. Anche se ho dovuto faticare per convincermene vedendo le mie colleghe garrule festeggiare le creature: nessun militante di sette religiose incatenato al cancello della banca, nessuna autorità religiosa o civile a lanciare anatemi o apocalittiche previsioni di sventura imminente, nessun difensore della famiglia a denunciare l’avvenuta occupazione della finanza internazionale da parte di una pericolosa lobby omosessuale: nulla di tutto questo. Solo un papà con due bambini davvero bellissimi, un gruppetto di colleghi a celebrare l’evento e un sacco d’altra gente che invece continuava a lavorare come se nulla fosse stato. Che erano poi quelli che avevano più ragione di tutti: a parte che per i marmocchi e gli amici degli stessi non c’era davvero nulla per cui smettere di lavorare.
E così, quando davanti ai miei occhi hanno cominciato a sfilare i gay e le lesbiche britanniche nel loro interminabile corteo non sono state né le finte suore né le pettorute ballerine brasiliane ad attrarre la mia attenzione quanto quel gruppetto di agenti in divisa che non era lì per tutelare l’ordine pubblico ma per rivendicare la propria dignità di gay e lesbiche. Poliziotti, soldati, pompieri, piloti e assistenti di volo della British Airways. Tutti in divisa, tutti piuttosto marziali (meno quelli della BA, non tanto marziali) e i pompieri… beh, sexy i pompieri. A chiudere un bel carro con le insegne dei vari ministeri: Difesa, Finanze, Sanità. Per dire, i ministeri di La Russa, Tremonti e Sacconi: chissà se ce lo fanno un bel carro per il gay pride del 2009.
A Trafalgar Square, poi, il concerto. E i politici a rincorrersi – in cinque minuti, senza inutili e interminabili pipponi – su quale dei partiti avesse fatto di più per la comunità GLBT, a litigarsi la palma del partito più omofilo del regno: saranno i lib-dems? I laburisti? O i conservatori del sindaco Johnson, visibilissimo con la sua zazzera platino ben piazzato in testa al corteo tra schiere di militanti in t-shirt bianca con l’albero azzurro-verde dei Tories per l’occasione in versione arcobaleno? Pensare che a Bologna si è vista solo Vittoria Franco, la ministra-ombra della pari opportunità, benissimo mimetizzata per evitare che si sapesse troppo in giro e che, per carità, nessuno si avvicinasse con una bandiera o altra insegna del partito per evitare il pubblico scandalo.
Domenica, poi, party a casa di Lucia Boldrini mentre Nadal e Federer se le davano di santa ragione sul campo centrale di Wimbledon. In casa una ventina di italiani emigrati come me. I discorsi, amari, molto amari, mentre i ragazzini ci interrompevano parlando con noi vecchi in italiano continuando a vociare in inglese tra di loro. Uno che fosse atterrato in elicottero dall’Italia direttamente nel giardinetto dietro casa di Lucia avrebbe pensato a un gruppo di disperati pessimisti, di sabotatori catastrofisti traditori e disfattisti e dei loro figli minorenni. Ma, son sicuro, se quello stesso visitatore avesse fatto a piedi la strada da Heathrow a lì, ad ogni miglio si sarebbe sentito deprimere come è successo a me in questi giorni: perché l’Italia vista da qui fa molta impressione. Nel normale tran tran di una democrazia occidentale senza nemmeno uno straccio di intercettazione, moti di piazza, amnistie sottobanco, procaci ministre, schedatori di minori, catene montagnose di ecoballe, militari per strada, finanzieri creativi, possessori improvvisati di banche, allenatori di ritorno, blogger carismatici, ex giudici carismatici e secessionisti carismatici, l’Italia appare come un caravanserraglio pittoresco ma irrecuperabile nel quale l’impresa di distinguere i buoni dai cattivi appare ormai non tanto impossibile quanto completamente inutile.
Ed è per questo che in questi giorni mi si è bloccata la mente e la tastiera, è per questo che le polemiche di casa mi sono scivolate addosso mentre trattenevo il fiato per la sopresa davanti alla civiltà asciutta e per niente ostentata nella quale mi sono ritrovato improvvisamente a vivere. Una civiltà che suggerisce che ogni reazione abnorme ad un comportamento abnorme finisce soltanto con l’istituzionalizzare l’abnormità della situazione, che ogni reato commesso per combattere reati rafforza l’illegalità generalizzata, che è l’educazione e non la repressione l’unica speranza per stabilire un clima di civiltà. E così, con queste cose nel cuore, che torno domani, nella tarda serata, per essere presente
all’Assemblea de iMille.
A chi mi ha chiesto perché io sia ancora nel mio Partito e perché io continui così caparbiamente a crederci ho risposto che credo nel PD più perché mi pare l’unica, ultima e definitiva risorsa per provare a risolvere gli innumerevoli guai del nostro paese in modo civile che per altro. Soltanto a volersi guardare intorno si vedrebbe che nelle democrazie sane per cambiare non è necessario scendere in piazza. Nelle democrazie sane basta semplicemente votare.
29 risposte a “La voce del silenzio”
Bentornato a casa, Ivan.
Sottoscrivo in pieno, anche se a differenza tua, mi sento scisso tra l’etica e la meritocrazia del paese in cui vivo (USA) e la cultura e la socialità del luogo da cui provengo (l’Europa. Si hai capito bene. Questa Italia, così com’è, proprio non mi appartiene)
Ciao Ivan.
Se vuoi considera questo messaggio come un messaggio personale.
Quello che scrivi al tuo ritorno dalla Russia è bellissimo, ma va messo a frutto perchà possa essere meraviglioso.
Ti dico questo perchè ogni tanto uno come te potrebbe dire almeno una frase sulle questioni del PEAK OIL e sul ritardo tecnico (che soprattutto è politico) spaventoso che si sta accumulando ovunque per poter tentare di “fare qualcosa, qualsiasi cosa”.
Trovo un muro di silenzio e di omertà in quasi tutti coloro che vorrebbero occuparsi di salvare il salvabile (politicamente parlando). Quindi, penso, non siamo messi proprio bene.
Come suggerisce Diamond nel suo saggio “Collasso” (Einaudi), pare che la società umana stia scegliendo l’oblio e quindi l’estinzione per esaurimento delle risorse. Ne è la riprova il G8 appena passato, dove i “pazzi” che ci governano chiede ai Sauditi di produrre di più quando sanno che dal 2005 non è piu possibile, fine, stop.
Se mi è permesso, chi sta in simenzio probabilmente ha già scelto di crepare con tutta la baracca. Chi addirittura nega il problema, è semplicemente un criminale. Non vedo altra spiegazione logica, razionale, umana, emozionale.
Sul picco di produzione del petrolio ci sono centinaia di libri da leggere in oltre 50 lingue, oltre che migliaia di migliaia di pagine, articoli, pro e contro, e ancora grafici anche consultabili via Internet, compresi scenari futuri, comprese predizioni e previsioni già avvenute e che stanno avvenendo anche in Europa.
Sapere la verità, o in questo caso conoscere il Peggio, è il primo passo per preparare un Meglio.
Ma il ritardo accumulato è pesantissimo.
Ti prego di non ignorare queste parole, non ti scrivero’ una seconda volta.
Per un verso mi verrebbe da dirti ‘chie te lo fa fare, resta lì e dimenticati di noi’. Dall’altro, una persona come te, che può testimoniare come e dove si sta dirigendo il resto del mondo rispetto a quest’Italia pietrificata, è indispensabile per resuscitare il pd.
Non è certo questo il partito nuovo che abbiamo vagheggiato. Ma proprio per questo solo il contributo tuo e di altri come te può far ancora sperare e credere che ‘si può fare’.
Bentornato Ivan,
grazie per aver descritto benissimo quello che provo ogni volta che torno qua da una breve vacanza in Italia. Quello che mi intristisce e’ che sembra che gli Italiani non se ne rendano conto; e se cosi e’ abbiamo veramente poche speranze.
Un caro saluto,
Ruggiero
Leggo il tuo post e mi incanto come i bambini davanti alla cioccolata. No, non è un pianeta al di fuori del nostro sistema solare quello che stai descrivendo. Solo un Paese a due ore d’aereo da qua. Mi chiedo come sia possibile. Poi mi rispondo che a due ore d’aereo da qua c’è anche l’integralismo islamico con tutto quel che ne comporta e c’è anche l’Africa con la fame che spinge ad affrontare il mare e spesso la morte. Per qualcuno quindi, più disperato di noi, è quest’ Italia sgangherata la terra promessa. Tutto è relativo. Il mio interrogativo è se rimanere qui a combattere i mulini a vento per cercare di cambiare le cose o se salpare a mia volta in cerca della terra promessa. La risposta la sai, te l’ho scritta in privato: ho 42 anni, i miei diritti li voglio ora, non – se va bene – quando sarò due metri sotto terra.
Condivido le tue emozioni e le tue parole. In questi giorni siamo in molti ad oscillare fra il depresso e l’avvilito. Deve esserci un modo per superare tutto questo.
Sig. Scalfarotto ,
quando scrive lei io mi sento compreso, io mi identifico, io mi ci rispecchio nelle cose che dice. E’ come se prima di scriverle lei facesse un salto tra i miei pensieri e li rimettesse in ordine come in uno scantinato.
Anche io in un certo qual senso sono tornato.
Prima stavo a Piazza Lodi, in un appartamento al piano rialzato che condividevo con certi tipi conosciuti a Testaccio, a un concerto al Mattatoio. Altro che Mosca, Scalfaro’, era una vera zozzeria de casa!
Difronte alla finestra della cucina ci faceva capolinea il 105 barato che d’estate, col motore acceso per l’aria condizionata, c’appuzzoniva come cadaveri.
Da un paio di settimane sono tornato a casa dei miei a Casal Bertone.
E’ proprio vero, uno lo puo’ capire solo se li vive tutte e due:distacco e riunione, andata e ritorno, “round and trip” come direbbe lei. Perche’ non solo le tariffe so’ migliori ma solo cosi’ si riesce a comprendere la differenza. Tutta un’ altra atmosfera, un altro coinvolgimento affettivo. E’ tutta un’ altra prospettiva a Casal Bertone.
Quest’aria di fiducia la senti dal marciapiede e pure se ce devi anna’ a piedi dalla Stazione Tiburtina a Portonaccio, t’accorgi camminando rasente ar cimitero di San Lorenzo, che sono le persone ad esse vive e ad esse diverse.
A Casal Bertone ancora nun spira l’onda de Alemanno e c’ e’ voja de resiste, de andare avanti con la sperimentazione delle idee e con il coraggio.
Adesso si parla di trasforma’ alcuni vecchi vagoni passeggeri dello scalo. Ce se vorrebbe fare un beburg. No, non nel senso del fast food, nel senso culturale. Mostre, concerti, dibattiti, aperitivi serali. Poi e’ chiaro che se li diamo in gestione a qualche cooperativa e quelli ci fanno un bar va pure bene, no? E’ imprenditoria pure quella.
A me me sembra una cosa fatta bene anche se ogni volta, per anda’ a vede’ una mostra, mettese ad attraversa’ 17 binari morti, pe’ arriva’ al beburg me sembra un po’ ‘na faticata.
Pero’ a me sembra una cosa tipica dei beburg questa cosa di rende’ la cultura complicata, poco accessibile. Mio cugino e’ stato a Parigi e m’ha detto che anche li pe’ trova’ l’entrata al Pompidu c’ha messo un quarto d’ora.
Anche io quanno so’ tornato a casa dei miei quasi me mettevo a piagne. Me capita sempre. Mia madre quanno fa I soffritti o la salsa di cipolle ce va giu’ pesante. Capirai … e’ calabrese! La puzza s’e’ impregnata dappertutto. Il copriletto de la camera mia e’ cosi inzuppato de aria de cipolla che nun se lava e quando vado a letto, la sera, me sembra di entra’ dentro un kebab, non nel senso del locale ma proprio nel senso del panino.
‘Sti due, Nadal e Feder, nun li conosco ( so’ extra comunitari?), pero’ in quanto a extra che se le da di santa ragione anche a Casal Bertone nun se scherza. A Largo Pittaluga per esempio, che se po’ considera’ come er centrale da noi, a volte i russi imbriachi se menano come sciamannati. Certe testate de serie! Certi top-spin sotto il muso con le bottiglie de Frascati andato a male della Conad!
Pero’ a Bertone io ce sto’ bene come lei a Londra, anzi mejo perche’ … nun se parla inglese (solo parecchio arabo e cinese ma ancora non e’ diventato obbligatorio).
A proposito, anche il nostro progetto di convegno comunque e’ quasi in finale.
Nel senso che forse … e’ finito, nun se fa proprio.
Tuccio me se fatto dipietrista-giustizialista e vo’ abbandona’ er partito.
Dice che lui viene dalla piazza, dalla strada ( e’ autista dell’ATAC se ricorda?).
Dice che lui li sente ogni giorno l’umori dei cittadini incazzati sull’autobus e vede pure i rumeni e i zingari che rubano nelle tasche della gente.
Quest’aria nostra “elitaria”, ha detto, nun la condivide piu’. Secondo lui noi 3 saremmo degli avulsi privilegiati che raccontano un paese che non esiste.
Io gli ho risposto che lui viene si dalla strada … ma da destra!
Questa storia de Piazza Navona purtroppo ha creato una rottura anche nel nostro piccolo.
Io mi vorrei dissocia’ … ma da chi?
Da Deborah? Nun semo manco andati a letto insieme!
La saluto sempre con affetto, Sig. Scalfarotto e le dico anche io bentornato, anzi a questo punto ben-partito!
Diego.
Eh, ha proprio ragione, caro Signor Mauri… siamo messi male!
Mi saluti tanto Deborah e non se la prenda. Anzi, provi con dei fiori: vedra’ che le passa.
La saluto con affetto anch’io, e spero di poter venire a trovarla presto a Casal Bertone.
Mi stia bene, eh!
Ivan
Bellissimo, davvero, mi viene pure un po’ da piangere. Il mio capo e’ un romano simpatico, brizzolato: vive qui in UK da otto o nove anni, e sua figlia lo sfotte per come parla inglese. Alla mattina, mentre viene qui a Belgrave House, Buckingham Palace Road con uno di quei treni suburbani per pendolari, legge il Guardian, e quando a pranzo cerco di imbastire una discussione su quel merdaio che c’e’ in Italia, lui mi dice “ma che tte frega? tanto noi stiamo qui, adesso”. Io non ci riesco, cristo, ogni giorno mi rodo il fegato a leggere i giornali: sia per quello che scrivono, sia per quello che non scrivono. E quel senso di impotenza, di rassegnazione che striscia, di orrore per l’Italia che mi sento addosso… vado nella cucina dell’ufficio e ci trovo una serie di giornali: francesi, inglesi, spagnoli, di italiani neppure l’ombra. E mentre li leggo penso “si’, a Parigi potrei vivere, si’, a Barcellona sarebbe bello andare”, e a poco a poco sento che per tirarmene fuori, per sottrarmi a quel senso di corruzione strisciante che percepisco ogni volta che penso agli affari italiani accarezzo sempre di piu’ la tentazione di diventare “altro”: un inglese che legge il Guardian, un francese che al massimo deve preoccuparsi che Sarkozy si interessi anche un po’ allo stato oltre che alla topa, uno spagnolo preoccupato al massimo di non riuscire a correre abbastanza per tenere il ritmo di tutti quelli intorno a lui.
Ecco, è per post del genere che continuo ancora a leggerti. Probabilmente non dovresti occuparti di politica, dovresti limitarti a votare e a scendere in piazza quando ti capita di poterlo fare. Sarebbe molto meglio.
Chi ha la fortuna di poter vivere un periodo significativo nel mondo occidentale credo sappia che quel livello di civiltà lì è lontano anni luce dalla situazione italiana di oggi. L’Italia è dentro un brutto ciclo storico e di conseguenza anche chi avrebbe le potenzialità per avere posizioni rispettabili e dignitose – gli ex Ds – alla fine si sporcano di merda e vanno a dire, tramite personaggi di livello nazionale come Cacciari, che “prendere le impronte dei bambini Rom è un fatto utile”.
No, secondo il Parlamento europeo è un fatto razziale, inaccettabile, da Himmler.
E chiunque non lo dica, dentro o fuori al PD, è responsabile nel suo piccolo.
caro Ivan,
non vorrei essere scortese, ma mi sembra che poco a poco ti stia un pochino imborghesendo….
ciao
Permettimi Ivan di raccontare brevemente una storia come ce ne sono tante agli amici che scrivono su cosa è meglio che tu faccia nella vita: C’era una volta, non tanto tempo fa,
un uomo che voleva camminare, ma non poteva perchè la sua vita lo aveva costretto a vivere disteso,
non era triste quest’uomo, non era disperato quest’uomo, e nemmeno era indebolito dalla malattia;
la sua intelligenza, la sua genialità era tanta davvero, ma più di tutto aveva la speranza, ma non per se avea speranza, non sperava sulla vita sua ….sapeva e coraggiosamente si avviava a svoltare verso il sole….ma fino alla fine del suo soggiorno sperò che la sua terra avesse un’opportunità e cercò e cercò tanto ….e su internet trovò la storia di un uomo libero che insieme ad altri, amici suoi, provò a sfidare un gigante ricercandogli il cuore, e quando lo individuò non lo colpì al gigante ma accompagnato, sempre dagli amici suoi,gli raccontò come era bello il mondo che gli occhi suoi immaginavano, come era bello quel mondo che oguno di noi si porta dentro quando il buio si tiene lontano, quando il buio è soggiogato dalle luci delle nostre menti che procedono comunque speranzose ….a vivere pienamente fino in fondo……………. c’era una volta e per sempre Un bacio Santa
Permettimi Ivan di raccontare brevemente una storia come ce ne sono tante agli amici che scrivono su cosa è meglio che tu faccia nella vita: C’era una volta, non tanto tempo fa,
un uomo che voleva camminare, ma non poteva perchè la sua vita lo aveva costretto a vivere disteso,
non era triste quest’uomo, non era disperato quest’uomo, e nemmeno era indebolito dalla malattia;
la sua intelligenza, la sua genialità era tanta davvero, ma più di tutto aveva la speranza, ma non per se avea speranza, non sperava sulla vita sua ….sapeva e coraggiosamente si avviava a svoltare verso il sole….ma fino alla fine del suo soggiorno sperò che la sua terra avesse un’opportunità e cercò e cercò tanto ….e su internet trovò la storia di un uomo libero che insieme ad altri, amici suoi, provò a sfidare un gigante ricercandogli il cuore, e quando lo individuò non lo colpì al gigante ma accompagnato, sempre dagli amici suoi,gli raccontò come era bello il mondo che gli occhi suoi immaginavano, come era bello quel mondo che oguno di noi si porta dentro quando il buio si tiene lontano, quando il buio è soggiogato dalle luci delle nostre menti che procedono comunque speranzose ….a vivere pienamente fino in fondo……………. c’era una volta e per sempre Un bacio Santa
Eppure è tanto bella l’Italia, e c’è tanta bella gente!
Vale la pena di fare, insieme, un ulteriore tentativo.
Buon lavoro Ivan.
Caro Ivan
a scanso di equivoci sono come te uno dei tanti connazionali italiani che vivono all’estero. Leggo la tua mail con sentimenti discordanti, che variano dall’ammirazione alla sconsolatezza. Ammirazione perché hai certamente talento artistico (a volte il tono sembra un pò troppo da luna park, come se l’inghilterra fosse davvero solo gay prides e aeroporti funzionali, magari sorvolando sulle tensioni razziali, e ce ne sono, sull’inefficienza del nuovo aeroporto ampiamente documentata etc etc), peró non ti nascondo che sei sembrato convincente. Dove peró mi sono intristito è nel vederti nella casa di una tua amica, a parlare dei mali dell’italia, a sbattere la testa al muro per la tragedia del nostro paese. ecco questo mette tristezza. E non perché non sia legittimo palpitare per il proprio paese. O che non sia vero che per averne uno migliore basterebbe votare. Ma perché diamine, nel 2008 RIVENDICO il diritto a poter mostrare il mio disappunto “votando con i piedi”, per usare una espressione nota agli economisti. Se l’Italia è un colabrodo, scusate, preferisco mille volte non sorbirmelo, e per non farmi il sangue amaro me ne sto allegro in Champ de Mars, o a Picadilly, sorseggiandomi un birrozzo e parlando di quanto è bello star lontano, a volte, dagli inferni a cui nessuno è obbligato a sottostare. Tutto il resto fa poesia e malinconia, non è che un velo di mestizia sintomo e insieme causa della tragedia del Belpaese.
Caro Ivan ,
condivido in pieno il tuo messaggio.
Non sei solo in questa maratona, vediamo tutti insieme di arrivare al traguardo!
bentornato a casa!
Caro Signor Mauri,
ma lo sa che m’e’ simpatico? Scrive proprio bbene, c’ha un senso dell’umorismo che levete, complimenti davero! Lei er comico dovrebbe fa’, ma e’ sicuro che non ha sbajato blogghe? Si’, perche’ c’ho l’impressione, me corregga se sbajo, che ce l’ha un po’ co’ tutti ma soprattutto co’ quelli che secondo lei so’ piu’ fortunati, c’hanno i privileggi e pure se se dicono de sinistra sottosotto i problemi che c’ha lei, Debborah e pochi – ma che pochi! – artri, nun l’hanno mai conosciuti.
Ma allora nun c’avra’ raggione Tuccio? Nun sara’ er caso de comincia’ a fa’ un ripulisti proprio dai farsi amici? Come quelli innammorati delle societa’ che se dicono civili, dove armeno un po’ la forma s’ha da rispetta’, pure se, bisogna dillo, so’ argidi?
Quelli che se ne ponno anna’ c’ho la senzazione che lei nun li regga proprio, che se trattiene pelopelo da insurta’, che se li guarderebbe da sotto coll’aria de chi ne sa quarcuna de piu’. O me sbajo? Vojo di’: nun sara’ pe’ caso che er seme dell’antipolitica ha attecchito pure co lei? Eh si’, perche’ davero nun ce se capisce piu’ niente. Io. per esempio, mica l’ho capito se lei c’e’ annato a piazza Navona, armeno come dissidentem magari solo pe annasse a prenne un gelato doppo, eppoi s’e’ trovato a dissenti’ pure da loro. O nun c’e’ annato perche’ l’aveva capito subbito de che razza erano e nun s’e’ voluto sporca’. Ha visto che pure Moretti s’e’ tanto avvilito? Me spieghi: lei la pensa come lui o pure lui e’ n’artro…
Me dispiace che e’ dovuto ritorna’ a Casalbertone, non sara’ stato pe’ corpa della crisi, no? Oppure, me lo dica lei, devo esse contenta perche’ era quello che voleva?
Sa, io la capirei pecche’ me ne so’ dovuta anna’ pure io. Nun glielo volevo di’, mo’ quasi quasi me vergogno, ma sto a Londra pure io. No, noo, nun ha capito. Io nun so’ ricca, sapesse quanti gabinetti me so pulita per fa’ l’universita’ qui. E me dicevo: tanto un giorno ce torno a casa mia – io so’ de Garbatella – ma ormai li’ c’abbitano solo quelli che s’o ponno permette… e io nun m’o posso permette e cosi’ visto che devo resta’ qua me consolo un pochetto a guarda’ che li fa piu’ schifo de qui e me dico che armeno qui s’o’ piu’ educati.
Insomma, se c’ha un minuto de tempo, me dica da che parte sta, che magari stamo da ‘a stessa.
Baci ai pupi, se cell’ha o ha dovuto rinuncia’ pure a quelli? co quello che je costa er broband o capirei.
Ivan, tra l’euforia del ritorno a Londra e l’assemblea de i Mille, ti sei scordato di aggiornare la scheda della tua biografia.
Per questa volta passi. Ma che non capiti più. Ciao. 🙂
P.S. Mi è piaciuta tua conclusione di stamattina.
Mi è piaciuta tutta la giornata: una nota di merito particolare a Galletto, la Lalli, Simona Milio, Provenzano, anche Adinolfi. Me ne sfugge qualcun altro. Scarsino il segretario. La Melandri rimandata ad ottobre (il 25).
Ah, che commozione. Proprio oggi dovevi scrivere questo post? Sono tornata ieri da Cambridge, dove ho passato qualche giorno a discutere con vecchi amici e colleghi di ricerca, di idee, di progetti. Senza competizione arrabbiata, senza stare a vedere chi è più potente o ammanicato… È stato come tornare a casa, come una gita fuori da me stessa. La prima sera, quando sono arrivata all’appuntamento e ho visto tutto il gruppo che aspettava, mi è venuto da piangere per la commozione, per la gioia, per la nostalgia. Poi oggi sono tornata nella fossa dei leoni, in Italia, dove ero ritornata volontariamente con tante belle speranze e dove in meno di un anno sono invecchiata secoli. Da domani si raccoglieranno i pezzi e tenteremo di rimetterli insieme come si può, ma per stasera non ce la faccio ad essere ottimista… Grazie, Ivan, perché nei tuoi post condividi non solo le belle parole e i grandi programmi, ma anche le cose piccole, di ogni giorno. Grazie
http://www.generazioneblog.it/2008/07/11/i-mille-ovvero-bamboccionismo-spinto/
Riki, Io a Ivan gliel’ho detto che ora tutti credono che io faccia feste deprimenti, ma lui dice che lo ha fatto per evitare che la prossima volta ci sia un’invasione a casa mia.
E’ vero che, visto che che uno dei motivi per cui ci conosciamo è la politica, capita di parlare di politica e sì, un po’ di voglia di battere la testa nel muro viene (a un certo punto si è sentita la parole “Rutelli” e a tre o quattro di noi gli è andata di traverso la sangria). Però, per dovere di cronaca: abbiamo anche riso tanto, parlato di cose belle (per es. i muscoli di Nadal), mangiato sushi, parmigiana (Rocco, ti ci vuole un monumento), green curry alla tailandese e curry vegetariano indiano, insalata di cous cous, pan francese, ciabatta e anche pane inglese, accompagnati da sangria fatta col sangiovese marchigiano, poi chardonnay californiano, vermentino corso, rioja… insomma, festa di italiani ma cosmopolita come Londra, che è la città dove tanti di noi hanno scelto di stare, e a vociare non c’erano solo i bambini (ti assicuro che il muro è integro e non ci sono segni di testate, solo una manina di bambino che doveva aver appena preso le patatine in mano; forse erano testate metaforiche, o Ivan non ha la testa dura che credevamo 😉 )
Era un attico?
Di certo non sara’ il Partito Democratico a salvare l’italia, almeno finche’ sara’ popolato di mele marce come Rutelli, uno che doveva ritirarsi dalla vita politica, come avrebbe dovuto fare D’Alema anni fa, come dovrebbero fare tutti i politici che escono sconfitti, ma loro no, loro resistono, si riciclano sempre.
Non si puo’ cambiare un paese con chi e’ complice o artefice del disastro.
Paul , attico ????
Ma che vai pensando, per l´amor del cielo.
Non hai letto? Era una festa di italiani ma cosmopolita, mica una burinata capitolina.
Come puoi pensare di abbinare le cure delle quali neccessita un Rioja tinto e le condizioni atmosferiche volubili e capricciose di un tardo pomeriggio londinese?
Sig. Lucia, non si disperi, anche per l´unto di manina patatosa, le nuove brillanti generazioni del PD hanno sperimentato una soluzione politica: http://www.freddynietzsche.com/2005/11/14/i-want-to-break-free/
Paul , attico ????
Ma che vai pensando, per l´amor del cielo.
Non hai letto? Era una festa di italiani ma cosmopolita, mica una burinata capitolina.
Come puoi pensare di abbinare le cure delle quali neccessita un Rioja tinto e le condizioni atmosferiche volubili e capricciose di un tardo pomeriggio londinese?
Sig. Lucia, non si disperi, anche per l´unto di manina patatosa, le nuove brillanti generazioni del PD hanno sperimentato una soluzione politica: http://www.freddynietzsche.com/2005/11/14/i-want-to-break-free/
Paul , attico ????
Ma che vai pensando, per l´amor del cielo.
Non hai letto? Era una festa di italiani ma cosmopolita, mica una burinata capitolina.
Come puoi pensare di abbinare le cure delle quali neccessita un Rioja tinto e le condizioni atmosferiche volubili e capricciose di un tardo pomeriggio londinese?
Sig. Lucia, non si disperi, anche per l´unto di manina patatosa, le nuove brillanti generazioni del PD hanno sperimentato una soluzione politica: http://www.freddynietzsche.com/2005/11/14/i-want-to-break-free/
Bravo, dici bene:
“nelle democrazie sane”
ma di sano nella nostra democrazia c’è rimasto pochissimo
quasi niente
neanche l’odore, ormai è un tanfo insopportabile
Arrivato qui dalla “cosa” de iMille e su consiglio di un collega ho cominciato incuriosito a leggere post e commenti.
Una cosa geniale!!
Non sono riuscito a capire se si faccia satira sociale oppure se si dica sul serio, davvero! Io opto per la prima.
Complimenti a tutti gli autori. Alcuni personaggi sembrano reali, con tre righe viene reso un character, come nei migliori script hollywoodiani.
Sarebbe buono come soggetto per una commedia di Virzi’ e Bruni (Scola e’ troppo vecchio per queste cose).
Io la chiamerei: ” Parmigiana Thai” con Massimo Ghini nella parte di Scalfarotto e la Buy nei panni di Santa. La Signora Lucia invece la farei fare alla Laura Morante. Fondamentale mantenere la main location a Londra anche se chiaramente, a mio parere, occorrerebbero parecchi cambi scena e flashback tra Roma, colline senesi e bassi napoletani.
Complimenti ancora.
Decisamente Virzì.
Scalfarotto lo farei fare a Scalfarotto. E il film lo chiamerei Cacciucco.