Quando abitavo a Mosca il mio indirizzo era Ulitsa Bolshoya Gruzinskaya, la grande via georgiana (c’è anche quella piccola, la Malaya Gruzinskaya) e, proprio davanti alle finestre di casa mia campeggiava il monumento all'”eterna amicizia” tra i russi e i georgiani, un obelisco in metallo di 35 metri di altezza creato dall’artista preferito dal sindaco Lushkov, il controverso scultore georgiano Zurab Tsereteli.
Che l’eterna amicizia non fosse così eterna si era già capito da un pezzo: al momento del lancio dell’embargo sulle merci georgiane lanciato nell’ottobre 2006 dal governo Putin, fu chiesto al ministro degli esteri russo che cosa, in assenza del vino georgiano, avrebbero avuto i russi da bere. Senza battere ciglio il ministro rispose che ciò che bisognava chiedersi era piuttosto cosa avrebbero mangiato i georgiani.