Ho visto cose… mi sento come un replicante di Blade Runner: una folla che nemmeno a un concerto dei Rolling Stones, ragazzi e ragazzini senza una birra e senza una canna urlare come forsennati per la vittoria nel Vermont, discorsi degli sconfitti che rafforzano lo Stato (“colui che fino ad oggi è stato il mio avversario e che ora è il mio presidente”) e discorsi dei vincitori che rafforzano la politica (“il genio degli Stati Uniti sta nel fatto che questo paese sa cambiare”).
Mi sono esaltato e commosso, e commosso ho maledetto l’Italia per i suoi sconfitti che urlano ai brogli come lupi alla luna e per i vincitori che, come sacerdoti egizi, per proteggere se stessi uccidono sistematicamente ogni velleità di cambiamento. Se vogliamo sopravvivere nel mondo, usciamo e senza esitazione andiamo a cercarci un Obama. L’America non mi è mai sembrata così lontana come oggi.
29 risposte a “Dall'altra parte della luna”
per fortuna (almeno in questo caso) l’america non e’ mai troppo lontana dal nostro paese…
per fortuna (almeno in questo caso) l’america non e’ mai troppo lontana dal nostro paese…
Ben detto. Via Veltroni subito!
Concordo con Anelli, e soprattutto distanze siderali da Di Pietro e r.c.
Concordo con Anelli, e soprattutto distanze siderali da Di Pietro e r.c.
Finalmente, l’economia e i problemi reali del paese hanno convinto persino la provincia più retriva a schierarsi per il candidato più serio, non la pazza integralista e il vecchio eroe ormai svanito.
Il GOP ha sprecato 8 anni, il mondo libero ne ha sofferto. Speriamo che questa brutta fase sia finita.
Bene, benone.
Ora grattiamo via un po’ di retorica, se possibile.
I grandi discorsi di sconfitti e vincitori alle presidenziali Usa ci sono sempre stati anche quando vinceva Nixon, Reagan, Bush Sr. e la Carlyle (ops, Bush Jr.). Contano solo quanto i palloncini rossoblu alle convention, in quella meravigliosa America dove i telegiornali non mostrano _nulla_ di ciò che accade all’estero a meno che non coinvolga i marines, in quella meravigliosa America dove un candidato vicepresidente non ritiene necessario munirsi di passaporto.
I bombardamenti per difendere gli interessi Usa – talvolta in chiave antieuropea, peraltro – ci sono stati anche con Lyndon Johnson e Clinton. Obama non è certo né McGovern né Carter, quindi aspetterei un attimo con la sospensione beatificante del senso critico.
Peraltro c’è stato l’endorsement recente pro-Obama da parte di quell’ex militare, massimo responsabile di Desert Storm versione 1, evidentemente non pago della figura di palta galattica con quella sua fialetta all’Onu – “abbiamo trovato le armi di distruzione di massa” (cit.) – ma che deve far capire a chi ha investito finanziariamente sul neopresidente che, insomma, ci si può fidare. Ecco, fra palloncini e discorsi epocali alla Blair, è mica uscita qualche posizione non ambigua sulla nozione di stati-canaglia, sul multipolarismo, sulle politiche dell’FMI, sugli embarghi, sulla Georgia nella Nato, sugli stati ex-sovietici da gestire in chiave anti-UE, sui bombardamenti minacciati a quegli stati che aprono borse del petrolio in Euro… Cose così, tanto per sapere se stappare lo champagne per il cambiamento oppure bersi una gazzosina per l’uomo di paglia.
Ciò posto, e naturalmente, viva Barack!
Bene, benone.
Ora grattiamo via un po’ di retorica, se possibile.
I grandi discorsi di sconfitti e vincitori alle presidenziali Usa ci sono sempre stati anche quando vinceva Nixon, Reagan, Bush Sr. e la Carlyle (ops, Bush Jr.). Contano solo quanto i palloncini rossoblu alle convention, in quella meravigliosa America dove i telegiornali non mostrano _nulla_ di ciò che accade all’estero a meno che non coinvolga i marines, in quella meravigliosa America dove un candidato vicepresidente non ritiene necessario munirsi di passaporto.
I bombardamenti per difendere gli interessi Usa – talvolta in chiave antieuropea, peraltro – ci sono stati anche con Lyndon Johnson e Clinton. Obama non è certo né McGovern né Carter, quindi aspetterei un attimo con la sospensione beatificante del senso critico.
Peraltro c’è stato l’endorsement recente pro-Obama da parte di quell’ex militare, massimo responsabile di Desert Storm versione 1, evidentemente non pago della figura di palta galattica con quella sua fialetta all’Onu – “abbiamo trovato le armi di distruzione di massa” (cit.) – ma che deve far capire a chi ha investito finanziariamente sul neopresidente che, insomma, ci si può fidare. Ecco, fra palloncini e discorsi epocali alla Blair, è mica uscita qualche posizione non ambigua sulla nozione di stati-canaglia, sul multipolarismo, sulle politiche dell’FMI, sugli embarghi, sulla Georgia nella Nato, sugli stati ex-sovietici da gestire in chiave anti-UE, sui bombardamenti minacciati a quegli stati che aprono borse del petrolio in Euro… Cose così, tanto per sapere se stappare lo champagne per il cambiamento oppure bersi una gazzosina per l’uomo di paglia.
Ciò posto, e naturalmente, viva Barack!
certo che il nuovo Obama non lo troviamo in un rampante che s’inventa un percorso politico solo per ritagliarsi un posticino nella casta
Come è vero … occorre trovare un Obama in Italia.
Intanto, però, ieri a Piazza delle Pietre, dove il PD ha seguito la notte delle presidenziali USA, molti si sono accorti che esistono già gli “Obamiani”. La sala aveva una forte macchia “orange”, dovuta alle T-shirt indossate dai tanti iscritti al circolo on line Barack Obama. E tutti volevano sapere chi eravamo e come la pensavamo.
Insomma: gli Obamiani ci sono, occorre ora fare (come dici te) un Obama.
PS: potevo dire – parafrasando un concetto ben più importante – che gli Obamiani “sono fatti” … ma mi sa che avrei generato equivoci e facili battute!
Come è vero … occorre trovare un Obama in Italia.
Intanto, però, ieri a Piazza delle Pietre, dove il PD ha seguito la notte delle presidenziali USA, molti si sono accorti che esistono già gli “Obamiani”. La sala aveva una forte macchia “orange”, dovuta alle T-shirt indossate dai tanti iscritti al circolo on line Barack Obama. E tutti volevano sapere chi eravamo e come la pensavamo.
Insomma: gli Obamiani ci sono, occorre ora fare (come dici te) un Obama.
PS: potevo dire – parafrasando un concetto ben più importante – che gli Obamiani “sono fatti” … ma mi sa che avrei generato equivoci e facili battute!
Mi sono commossa ascoltando il discorso di Obama dopo la vittoria e, devo dire la verità, mi sono commossa ascoltando il discorso di Mc Cain dopo la sconfitta.
Discorso di speranza, di unione e di superamento delle divisioni quello di Obama.
E ugualmente per il discorso di Mc Cain (che bello quel suo “please, please” alla folla che fischiava Obama !).
Poi apro il Corriere della Sera e, tra le altre cose, leggo : “Berlusconi: «Tutti i giorni ci sono attacchi in tv nei nostri confronti, da questi conduttori appecoronati sulla sinistra»”.
Che differenza e che tristezza !
Mamma mia quanto è lontana l’America !
Speriamo che il vento cambi anche qui da noi, ma non penso a breve. Tanto per chiarire Gasparri ha appena detto che “Con Obama alla Casa Bianca Al Qaeda forse è più contenta”. Questi sono i nostri personaggi pubblici, che infinita tristezza.
Speriamo che il vento cambi anche qui da noi, ma non penso a breve. Tanto per chiarire Gasparri ha appena detto che “Con Obama alla Casa Bianca Al Qaeda forse è più contenta”. Questi sono i nostri personaggi pubblici, che infinita tristezza.
Caro Ivan, una provocazione forte. E se lanciassimo Nichi Vendola come uomo nuovo della sinistra in Italia ?
e perchè che ne dite di Ivan ? A mio parere ha tutte le qualità necessarie.
…ma saremo mai capaci di far crescere e poi di eleggere un italo/rumeno od un italo/albanese che ami il nostro paese e che ci faccia di nuovo credere nel futuro?
…ma saremo mai capaci di far crescere e poi di eleggere un italo/rumeno od un italo/albanese che ami il nostro paese e che ci faccia di nuovo credere nel futuro?
Ciao Ivan, è vero che avremmo bisogno di un nostro Obama come pane… personalmente posso dirti che 3 anni fa avevo intravisto in te la possibilità di un cambiamento e ti ho votato, ma come si può cambiare un sistema che per larghissimi tratti, nel migliore dei casi, è caratterizzato da vetuste logiche di partito, e nel peggiore dei casi non conosce altro voto che quello di scambio? Il Partito Democratico era una bella idea, ma la verità è che è nato già vecchio. Di conseguenza io me ne sono allontanato subito. Alle ultime elezioni non ho votato, perché allora e adesso non mi sento rappresentato da nessuno.
Obama ha mostrato la strada, ha mostrato come si fa una campagna elettorale e come si possono vincere le elezioni. Vale a dire: fuori dai salotti e tra la gente. E’ chiaro come il sole che ‘sto centro-sinistra è retto da una classe dirigente che s’è venduta l’anima al diavolo… e come la si cambia la situazione, quando per giunta si ha contro un plotone d’esecuzione mediatico pronto a distruggere sul nascere tutto ciò che è estraneo all’establishment?
E’ lontana SECOLI luce, l’America, oggi.
Ascoltando i discorsi del vincitore e dello sconfitto ho provato brividi. Che lezione di democrazia ci hanno dato ieri!
Ma perché il nostro paese dev’essere così immaturo, così arretrato?!? Che tristezza, ieri …
E’ lontana SECOLI luce, l’America, oggi.
Ascoltando i discorsi del vincitore e dello sconfitto ho provato brividi. Che lezione di democrazia ci hanno dato ieri!
Ma perché il nostro paese dev’essere così immaturo, così arretrato?!? Che tristezza, ieri …
Cerchiamo di essere meno pessimisti. Penso e spero (Hope) che il vento del cambiamento (Change) possa giungere anche qui da noi. E’ un vento che porta in primo luogo la trasformazione del “sentire” della gente: dall’io, dall’individualismo, dal proprio orticello, dal fascino per i furbetti, al “noi”, alla solidarietà , alla prevalenza dell’interesse comune, alla meritocrazia, alla tutela dell’ambiente a dispetto degli interessi di pochi. E’ un percorso lento ma “si può fare”. Tocca a ciascuno di noi, ciascuno nel proprio ambito (la famiglia, il lavoro, gli amici) fare in modo che questo vento trovi terreno fertile e si insinui nella società, tra la gente.
Oggi viviamo in una società chiusa in se stessa e che vive di paure (anche instillate ad arte), eppure il vento soffia ancora…
Sono perfettamente d’accordo.
Ho pianto ieri notte di gioia!!
‘Spero che tutti in Italia sentino il bisogno di cercare un Obama.
Sparo che lA VERGOGNA DI ESSERE iTALIANI LA LONTaNANZA CHE SI PROVA SERVA A FAR SCATTARE LA RISCOSSA.
Gino Calenda
Torquato,
tutti sappiamo che grattata via la retorica, di alcuni discorsi restera’ ben poco ma Ivan giustamente faceva un raffronto che ai piu’ non e’ sfuggito:la distanza che passa, anche nelle forme retoriche, tra un paese che pratica, anche se a suo modo, il primato civile della politica e un paese (il nostro) nel quale questo primato viene ormai violentato ogni giorno, con i fatti e le parole. Mi sono emozionato anche io nell’ascoltare in diretta l’orazione civile con la quale lo sconfitto ha salutato la vittoria del suo avversario e mentre l’ascoltavo, perfettamente cosciente del suo significato retorico, rimanevo affascinato dalla bellezza, se vuoi anche romantica, di un vecchio senatore che per primo riconosce l’importanza e indica alla nazione il segno di un cambiamento storico al quale ha tentato di opporsi e del quale e’ stata la prima vittima. Sono gesti profondamente retorici, sono d’accordo, ma di grande, immensa dignita’ civile, che possono ispirare non solo rispetto e ammirazione ma anche un benefico desiderio di emulazione.
Quello che forse mi fa un po’ sorridere e’ questo processo alla rovescia che nella nostra ingenuita’, ci auguriamo per il nostro paese. Inventarci un “Homus Obamianus italiensis” per dare origine ad una nuova specie, facendo finta di non capire che l’Obama americano e’ il punto di arrivo di un processo, anche cruento, e non quello di partenza. Quello che e’ non solo retorico ma anche sterile e’ questo volersi affidare anche noi ad un Unto, partire da li, cercarlo, arrivare anche ad invidiare quello degli altri se non ci si riesce, impegnarsi in riti di incoronazione o di celebrazione primaria ai quali succedono necessariamente processi di “sputtanamento” pubblico, ignorando invece che un partito e’ un organismo vitale che deve prima radicarsi nella societa’ catalizzando ed esprimendo idee, poi, per selezione interna, esprimere la visione di un leader.
Noi invece, con il pallino fisso di vincere il campionato subito, pensiamo sempre che invece di insegnare a giocare a pallone ai ragazzini, occorra innanzitutto un grande allenatore e un pugno di campioni pagati a peso d’ oro.
Torquato,
tutti sappiamo che grattata via la retorica, di alcuni discorsi restera’ ben poco ma Ivan giustamente faceva un raffronto che ai piu’ non e’ sfuggito:la distanza che passa, anche nelle forme retoriche, tra un paese che pratica, anche se a suo modo, il primato civile della politica e un paese (il nostro) nel quale questo primato viene ormai violentato ogni giorno, con i fatti e le parole. Mi sono emozionato anche io nell’ascoltare in diretta l’orazione civile con la quale lo sconfitto ha salutato la vittoria del suo avversario e mentre l’ascoltavo, perfettamente cosciente del suo significato retorico, rimanevo affascinato dalla bellezza, se vuoi anche romantica, di un vecchio senatore che per primo riconosce l’importanza e indica alla nazione il segno di un cambiamento storico al quale ha tentato di opporsi e del quale e’ stata la prima vittima. Sono gesti profondamente retorici, sono d’accordo, ma di grande, immensa dignita’ civile, che possono ispirare non solo rispetto e ammirazione ma anche un benefico desiderio di emulazione.
Quello che forse mi fa un po’ sorridere e’ questo processo alla rovescia che nella nostra ingenuita’, ci auguriamo per il nostro paese. Inventarci un “Homus Obamianus italiensis” per dare origine ad una nuova specie, facendo finta di non capire che l’Obama americano e’ il punto di arrivo di un processo, anche cruento, e non quello di partenza. Quello che e’ non solo retorico ma anche sterile e’ questo volersi affidare anche noi ad un Unto, partire da li, cercarlo, arrivare anche ad invidiare quello degli altri se non ci si riesce, impegnarsi in riti di incoronazione o di celebrazione primaria ai quali succedono necessariamente processi di “sputtanamento” pubblico, ignorando invece che un partito e’ un organismo vitale che deve prima radicarsi nella societa’ catalizzando ed esprimendo idee, poi, per selezione interna, esprimere la visione di un leader.
Noi invece, con il pallino fisso di vincere il campionato subito, pensiamo sempre che invece di insegnare a giocare a pallone ai ragazzini, occorra innanzitutto un grande allenatore e un pugno di campioni pagati a peso d’ oro.
Ivan, ma non lo sapevi che sei tu il nostro Barack Obama? Non fare melina, io CONTO SU DI TE!!!!
Ivan, ma non lo sapevi che sei tu il nostro Barack Obama? Non fare melina, io CONTO SU DI TE!!!!
Ivan, ma non lo sapevi che sei tu il nostro Barack Obama? Non fare melina, io CONTO SU DI TE!!!!
Sono molto contenta della vittoria di Obama. Se penso poi che, mentre Obama viene eletto Presidente della Repubblica in America, in Italia si discute delle classi “ponte” per gli studenti immigrati ….mi viene da piangere.
Non è che a sinistra poi si dovrà iniziare a riflettere sul fatto che, pur tra mille contraddizioni, l’America è davvero la patria delle opportunità? Lo dico soprattutto pensando alla carriera davvero interessante della moglie di Obama.
Ciao e buon lavoro
Lisa