14 Dicembre 2008

Un codice etico per chi si candida

Diario

rosa.jpgIl testo sottostante è stato redatto da Pippo Civati, Michele Dalai e da me. Chi fosse d’accordo può liberamente pubblicarlo e diffonderlo. 

Per poter entrare a far parte dello staff di Obama bisogna rispondere a 63 domande molto precise sulla propria carriera, gli incarichi ricoperti, le partecipazioni a società, gli elementi di un possibile conflitto di interessi, le proprie attività in ambito associativo, sindacale, di categoria.


Informare circa le proprie attività finanziarie, le proprietà di cui si dispone, la propria situazione fiscale (ed eventuali mancanze e debiti contratti e multe ricevute), gli eventuali procedimenti amministrativi o legali nei quali si è (o si è stati) coinvolti.

E ciò vale per sé e per la propria famiglia, a cominciare dalla propria compagna o dal proprio compagno. Domande che riguardano anche le modalità di assunzione della persona che aiuta in casa, sia una colf o una badante, il rispetto del pagamento dei contributi dei dipendenti, il possesso di armi. Un’autocertificazione di grande serietà, in cui indicare tutto di se stessi, per evitare che l’amministrazione eletta sia in qualsiasi modo toccata o messa in imbarazzo. 

Ora, non è probabilmente il caso di passare dal modello del «non fa niente» attualmente vigente in Italia a domande così numerose, ficcanti e circostanziate. Ma non sarebbe male introdurre un piccolo codice etico di ingresso, con informazioni da rendere note al partito che ti candida e agli elettori che ti sceglieranno (soprattutto se le liste, come nel caso delle politiche, sono bloccate). Cinque cose da dichiarare, perché tutti sappiano chi votano e di cui chi si candida si assume tutte le responsabilità. 
Cinque regole per non avere imbarazzi, né da parte del candidato, né da parte degli elettori. Per esempio queste: 
1. Dichiarare gli incarichi lavorativi, le associazioni a cui si aderisce, l’attività politica e sindacale svolta. 
2. Dichiarare eventuali precedenti con la giustizia o con il fisco, segnalando il reddito proprio e della propria famiglia, nonché le proprietà di cui, direttamente o indirettamente, si dispone. 
3. Dichiarare di essere in regola con tutte le norme che riguardano il mercato del lavoro e i diritti dei lavoratori, per i propri collaboratori, le persone che lavorano per la propria azienda o presso la propria abitazione. 
4. Dichiarare gli eventuali elementi che possono comportare un conflitto di interessi nella gestione del proprio mandato e le modalità con le quali si intende ovviare all’insorgenza di queste problematiche. 
5. Dichiarare i principali sottoscrittori della propria campagna elettorale, a partire da cifre superiori ai 1000 euro. 
E’ il caso di ricordare che gran parte di queste informazioni sono date dagli eletti all’ente pubblico di riferimento, e che questi dati sono pubblici e accessibili. L’evoluzione migliore sarebbe quella di produrre questa documentazione all’inizio della vicenda elettorale, perché non vi siano sorprese per nessuno. Un’anamnesi preventiva può evitare spiacevoli complicazioni dopo il voto.

10 risposte a “Un codice etico per chi si candida”

  1. Emil ha detto:

    D’accordissimo. L’ho pubblicato anche nel mio blog..

  2. Giusi ha detto:

    Ciao Ivan,
    io penso che come me buona parte della società civile potrebbe essere d’accordo con questo testo anche – e forse ancor meglio – se venisse proposto sotto forma di petizione.
    E come me, forse, in molti sarebbero pronti a far passare l’ipotetica petizione per social networks e microblogging platforms varie; e forse dedicarvi tempo anche per farla firmare per strada … maltempo permettendo, bien sur:o)
    Ma poi, chi di voi porterà i risultati alla direzione del PD?
    E chi s’impegnerà fino alla “morte” perché quegli atti di buona Fede diventino un’azione concreta e “politica”?
    Chi organizzerà una buona e serie campagna di comunicazione di massa…. semplicemente convincente?
    Io continuo a leggere: se arriverete a qello stadio, contatemi tra i volontari “alla Obama dream”
    ciao e buon natale,
    Giusi
    PS: non ho un blog, ma un profilo in social network si’. E li’ postero’ con molta fiducia!

  3. Giusi ha detto:

    Ciao Ivan,
    io penso che come me buona parte della società civile potrebbe essere d’accordo con questo testo anche – e forse ancor meglio – se venisse proposto sotto forma di petizione.
    E come me, forse, in molti sarebbero pronti a far passare l’ipotetica petizione per social networks e microblogging platforms varie; e forse dedicarvi tempo anche per farla firmare per strada … maltempo permettendo, bien sur:o)
    Ma poi, chi di voi porterà i risultati alla direzione del PD?
    E chi s’impegnerà fino alla “morte” perché quegli atti di buona Fede diventino un’azione concreta e “politica”?
    Chi organizzerà una buona e serie campagna di comunicazione di massa…. semplicemente convincente?
    Io continuo a leggere: se arriverete a qello stadio, contatemi tra i volontari “alla Obama dream”
    ciao e buon natale,
    Giusi
    PS: non ho un blog, ma un profilo in social network si’. E li’ postero’ con molta fiducia!

  4. Alfred ha detto:

    un esempio di politico… http://www.libero.it/milk guardate in anteprima il trailer del film su Harvey Milk.
    Harvey Milk è il primo politico gay d’america…ha lottato per i diritti civili ed è stato assassinato!
    Fare il politico è una passione non un privilegio….

  5. Leo perutz ha detto:

    Mi sembra una cosa buona.
    Giusto un paio di approfondimenti.
    Relativamente al
    punto 1. Occorrerebbe dichiarare come sono stati ottenuti gli incarichi lavorativi. Concorso, selezione, chiamata diretta? … Raccomandazione?????
    punto 2. Piu’ che quanto guadagna la tua famiglia mi interessa sapere, come elettore, che lavoro fa il tuo “partner”, i tuoi genitori o i tuoi figli e quali e quanti parenti prossimi potrebbero in qualche maniera avvantaggiarsi della tua attivita’ politica.

  6. Leo perutz ha detto:

    Mi sembra una cosa buona.
    Giusto un paio di approfondimenti.
    Relativamente al
    punto 1. Occorrerebbe dichiarare come sono stati ottenuti gli incarichi lavorativi. Concorso, selezione, chiamata diretta? … Raccomandazione?????
    punto 2. Piu’ che quanto guadagna la tua famiglia mi interessa sapere, come elettore, che lavoro fa il tuo “partner”, i tuoi genitori o i tuoi figli e quali e quanti parenti prossimi potrebbero in qualche maniera avvantaggiarsi della tua attivita’ politica.

  7. Hytok ha detto:

    Ivan, va bene le buone intenzioni, ma se il PD candida gente come Enzo Carra, tutti i tuoi sforzi sono inutili.

  8. homoeuropeus ha detto:

    Approfitto di questo post per un OT, ma vale la pena segnalare quando il PD funziona: la nuovacapogruppo in Commissione Antimafia!

  9. Anellidifumo ha detto:

    Ottima idea, l’appoggio. Dal momento che IDV ha già fatto sottoscrivere il codice etico a tutti i suoi candidati otto mesi fa, forse si può capire perché alle ultime elezioni ha preso il 15% e il PD il 19%.
    Però, come detto da un esponente regionale del PD, poco prima di essere arrestato per sospetta concussione sui loculi del cimitero di Pescara: siete il primo partito dell’opposizione regionale.
    E son soddisfazioni.
    Cmqe, non lo siete ancora per molto, di questo passo. Non siete un partito, ancora per molto, presto sarete due partiti, e magari meno votati di IDV.

  10. Maurizio ha detto:

    Condivido l’iniziativa, gli unici (forti) dubbi li ho sul punto 4:
    Innanzitutto credo ci sia un problema di merito: non ha senso affidare alla sensibilità del singolo delle affermazioni su una questione che andrebbe ricondotta alle regole del gioco, condivise e approvate in un regime di democrazia. Non è il politico che deve decidere se e quanto è in conflitto, e come intende (eventualmente) ovviarvi.
    Il secondo punto riguarda la formulazione, che mi sembra un po’ “ingenua” (forse volutamente?)
    La realtà italiana infatti è piena di politici bravi nell’autoassolversi. Berlusconi è l’esempio più lampante: valuta il proprio conflitto di interessi in misura inversa alla popolarità e ai voti ricevuti. Ma non è l’unico.
    Se un uomo politico è talmente onesto da rispondere in maniera corretta a quella domanda non ha bisogno del questionario. Tutti gli altri semplicemente potrebbero rispondere che non hanno situazioni di conflitto di interesse, e che se mai le avessero si “asterrebbero” dal prendere decisioni che potrebbero riguardare i loro affari (vi ricorda qualcuno?), e il problema è “risolto”, con buona pace degli elettori.
    Le regole di gestione del conflitto di interessi andrebbero definite prima che una persona venga eletta. E se non ci sono regole un aspirante onorevole dovrebbe svincolarsi dai suoi interessi prima di essere eletto, non spiegarci come intende eventualmente risolvere i suoi problemi dopo. Dopo è troppo tardi.