30 Marzo 2009

Claudio chiama Ivan

Diario

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Claudio Sabelli Fioretti mi ha fatto una lunga intervista che è uscita oggi su La Stampa.

Crisi di leadership, di idee, di rappresentanza, di voti. C’è stato un momento più drammatico di questo per gli eredi del Pci? Probabilmente no, visto che oggi sono guidati da un democristiano. E che il democristiano, Dario Franceschini, al momento sembra il più a sinistra di tutti. Allora largo ai giovani, almeno a parole, come succede tutte le volte che non si sa a che santo votarsi.

E così ecco l’exploit di Debora Serracchiani col suo discorso all’assemblea dei circoli del Pd che entusiasma i dirigenti locali, il popolo di Facebook, la base del partito, perfino, sembra, qualche leader che riconosce in lei la purezza e l’entusiasmo dei giovani, dimenticando che Debora ha 38 anni e fa l’avvocato ad Udine. Ivan Scalfarotto, 43 anni, lo sconosciuto outsider che osò sfidare Prodi, Bertinotti, Di Pietro e Mastella alle primarie del 2005, ottenendo lo 0,6% dei voti, dopo sette anni a Londra e a Mosca, è tornato in Italia, a Milano, per dedicarsi totalmente alla politica.

Che impressione gli ha fatto Debora?

«Bravissima. Con freschezza e candore ha detto al re che è nudo. E gli ha chiesto come mai questo partito continui a innervosire e ad allontanare i propri elettori».

Ma allora non è vero che non c’è una classe dirigente nuova.

«C’è. Ed è di eccellente qualità».

E quindi?

«Quindi l’attuale classe dirigente, al termine di un ciclo che l’ha vista sconfitta, deve lasciar spazio a tutte le Debore e a tutti i Debori che pullulano nel Pd».

I famosi gggiovani.

«Non giovani. Contemporanei».

Veltroni…

«Walter mi è sempre piaciuto moltissimo. Era il mio ideale di politico, e ancora oggi penso che il discorso del Lingotto sia una stella polare per la politica italiana».

Che cosa è successo allora?

«Ha speso più tempo e più attenzioni per mediare con il resto della dirigenza invece che costruire sul suo incredibile seguito popolare e sulle speranze che aveva suscitato. Era il migliore e il più moderno. Se ha fallito lui, penso che si possa tranquillamente passare ad un nuovo gruppo dirigente».

Franceschini…

«Sono stato molto critico con i metodi che hanno portato all’elezione di Franceschini. Con piacere però registro che il partito dà finalmente visibili segni di vitalità. La cosa è confermata anche dall’elegante passo politico compiuto la settimana scorsa dall’onorevole Pierluigi Mantini, che ha dichiarato: “Con la gestione Franceschini sta emergendo una deriva sinistrorsa”. Ed è passato armi e bagagli all’Udc».

E’ vero che sei montessoriano? Non credevo ne esistessero più.

«”Oh no, ce ne sono ancora. Poi quando sei montessoriano lo sei per tutta la vita».

Montessoriano per la vita. Come un prete

«Ma è più divertente…».

In che cosa sei diverso da noi «normali»?

«Alla Montessori c’erano almeno tre cose diverse rispetto alle altre scuole: ci chiamavamo per nome e non per cognome, non avevamo una divisa e i nostri grembiuli avevano i bottoni davanti e non dietro. Li potevamo aprire e chiudere da soli. Il motto della Montessori è: “Insegnami a fare da solo”».

Oggi vanno più di moda gli alunni dei salesiani, D’Alema, Berlusconi, Giovanardi…

Chissà dove avrà studiato Rutelli, per dire».

Hai deciso di lasciare il tuo lavoro e dedicarti alla politica.

«Rischiavo di non far più bene nessuna delle due cose. Il giorno che ho deciso di lasciare è fallita la Lehman Brothers. Certi segni arrivano anche a chi non ha frequentato i salesiani».

Hai lasciato Londra e sei tornato a vivere in Italia.

«Milano è la città di mia nonna, l’ho sentita subito familiare. E poi mi ha accettato. Milano è un posto accogliente per noi gay. Sono milanese per gratitudine».

Non è un po’ tardi per darsi alla politica?

«La mia è una generazione fortunata: abbiamo un’aspettativa di vita di circa 80 anni, il che ci consente di provare a vivere due vite. Fai quello che ci si aspetta da te fino ai 40 anni e poi ti puoi prendere la libertà di fare quello che piace a te».

Come ti manterrai?

«Me lo chiede un sacco di gente».

Rispondiamo.

«E’ una domanda che mi stupisce».

Non farti stupire, limitati a rispondere.

«Anche gli sconosciuti mi fanno questa domanda. L’altro giorno me l’hanno chiesto sull’autobus».

Se rispondi, non te lo chiederà più nessuno.

«Andrò a rapinare le banche».

Ottima soluzione.

«La verità è che ho guadagnato abbastanza per comprarmi una casa e ho un compagno che mi ama, lavora e paga le bollette».

Ti fai mantenere.

«Se fossi una donna e avessi un marito, nessuno mi farebbe questa domanda».

La prima volta che hai pensato alla politica?

«A 24 anni: consigliere di circoscrizione a Foggia, nei verdi».

A Foggia c’era anche Vladimiro Guadagno.

«Luxuria. Abbiamo la stessa età. Era straordinaria: andava a testa alta anche davanti alle peggiori ingiurie».

La scoperta della tua omosessualità?

«Il problema è solo vincere il terrore di perdere l’amore e il rispetto. Ma un giorno ho chiuso la porta di casa e mi sono accorto di avere un lavoro, un’indipendenza e una casa mia. Diceva Eleanor Roosevelt: “Nessuno può farci sentire inferiori senza il nostro consenso”. E il mio consenso, da un certo giorno, non l’ho dato più».

Come andavi a scuola?

«Molto bene. Ho anche saltato l’ultimo anno di liceo classico. Ma non ero un pierino».

Gli omosessuali stanno più tranquilli a destra o a sinistra?

«Io penso a sinistra».

Ma nel Pci i gay non godevano di grande popolarità.

«Non ne godono da nessuna parte».

E’ più grave se la discriminazione è a sinistra, credo.

«La discriminazione è tale dappertutto. La differenza è che sembra peggiore quando si somma all’ipocrisia».

Nel Ku Klux Klan era normale ci fossero dei razzisti. Ma in un partito che vuole un mondo migliore.

«In Russia i gay facevano la stessa fine orrenda che facevano nella Germania nazista».

Destra e sinistra esistono ancora?

«La meritocrazia è di destra o di sinistra? Secondo me è di sinistra. Ma io non sono certo che tutta la sinistra la pensi così».

La sinistra si lamenta di questa legge elettorale, ma non ha fatto nulla per cambiarla.

«La sinistra si lamenta di molte cose che non ha fatto nulla per cambiare. Il “Porcellum” avrebbe dovuto essere abrogato in cinque minuti, appena vinte le elezioni nel 2006. E invece abbiamo traccheggiato, negoziato, mediato e alla fine abbiamo rivotato con lo stesso “Porcellum” contro il quale eravamo scesi in piazza».

Nelle primarie del 2005 hai «sfidato» Prodi, Bertinotti, Di Pietro, Mastella, Pecoraro Scanio e Simona Panzino, arrivando sesto con 26.912 voti, pari allo 0,6%. Penultimo. Non ti è venuta voglia di piantar lì tutto?

«Altroché! Ma una scrittrice femminista che non conoscevo mi scrisse una cosa del tipo: “Caro Scalfarotto ci vogliono nove lunghi mesi per fare un bambino”. E così pensai che 27 mila italiani che fino a due mesi prima non sapevano nemmeno chi fossi mi avevano dato la loro fiducia per fare il capo del governo. E che avevo un debito verso di loro».

All’inizio, con questo tuo cognome, si pensava ad uno scherzo.

«Sarà sembrato pure uno scherzo, ma considerato che per tutta la campagna, parlando di laicità dello Stato, di ricambio generazionale, di diritti delle donne e dei gay, di Europa, di meritocrazia,ho speso meno di quanto spese Di Pietro per mettere un pieghevole nel Venerdì di Repubblica e che queste cose sono ancora al centro del dibattito politico, mi ritengo, a posteriori, molto soddisfatto».

Dieci anni prima avevi scritto la «lettera dei delusi».

«E’ ancora molto attuale. Siamo arrivati al governo dopo 50 anni e che cosa abbiamo fatto? Abbiamo lottizzato la Rai e le banche e occupato le istituzioni esattamente come la Dc. Berlusconi a parte, che è stato la brace rispetto alla padella, l’Italia sarà ricordata come un Paese sempre governato da una qualche species del genus dei democristiani».

Per chi hai votato nella tua vita?

«Pci ed eredi riformisti, radicali e verdi».

Internet può servire alla politica?

«Mi sono conquistato un posto in lista a Milano che mi ha consentito di essere il primo dei non eletti pur vivendo e lavorando in Russia. Non sarebbe mai stato possibile senza il mio blog».

Però i bei tempi delle cellule e delle sezioni…

«Gli incontri nei circoli sono entusiasmanti. Ma il potere e la libertà che dà Internet sono fondamentali per una politica moderna e veloce».

Chi ti piace a destra?

«Giorgia Meloni. L’ho scoperta pronta a discutere, sebbene le nostre posizioni fossero diametralmente opposte».

Chi non ti piace a sinistra?

«I molti conservatori».

Vogliamo fare un nome?

«D’Alema, quando dice che la politica è meglio che la facciano solo i politici di professione».

Primo dei non eletti a Milano, insomma trombato.

«Avevo accettato di essere il numero 15 in lista. Sarei stato eletto solo in caso di vittoria. A me aveva fatto piacere. Ma credo che in quei posti quelli “in bilico” avrebbero dovuto esserci i massimi dirigenti del partito».

Come fai a stare nello stesso partito della Binetti?

«Come fa la Binetti a stare nello stesso partito mio? Le posizioni che i teodem esprimono sui diritti civili sono a destra di tutti i partiti di destra d’Europa».

In quale ala del Pd ti sei allocato?

«Mi sento vicino a molti di quei colleghi che Curzio Maltese ha intervistato per Repubblica e qualificato come i “giovani” del Pd: Pippo Civati, Sandro Gozi, Francesco Boccia, Marta Meo. Ma penso anche a Paola Concia, Marco Simoni e a Luca Sofri, per fare qualche altro nome. Non mi dispiacerebbe se si unissero le forze con altri “contemporanei” come Matteo Renzi, Federica Mogherini o Maurizio Martina e si provasse tutti insieme a presentare una mozione congressuale per la costruzione di un partito che smetta di guardare all’Italia di ieri, che ha su di sé l’impronta così forte di Berlusconi».

Anche tu sei contro la demonizzazione di Berlusconi?

«Criticare Berlusconi è del tutto legittimo. Io di Berlusconi penso tutto il peggio possibile. Ma non possiamo essere solo quelli che non vogliono ciò che vuole Berlusconi, senza spiegare che cosa esattamente noi vogliamo. Quando siamo stati al governo non ci siamo distinti in modo netto da ciò che ha fatto la destra. Prova del fallimento del gruppo che dirige il centro-sinistra da 20 anni a questa parte».

Berlusconi ha dei pregi?

«Nessuno. E’ un uomo pericoloso, populista, non trasparente, estraneo alla cultura delle grandi democrazie liberali. Il regime berlusconiano sta diventando talmente personalizzato che non ci sarebbe da stupirsi se Silvio investisse Piersilvio della successione».

Ti piace lo sciopero virtuale di Sacconi?

«Sono d’accordo nelle grandi linee: la conflittualità sindacale italiana non ha rivali al mondo e in questo Paese tutti si preoccupano di garantire le corporazioni, ma nessuno pensa mai al povero cittadino-utente».

Che dici del progetto casa di Berlusconi?

«Un altro condono».

Il salario ai disoccupati di Franceschini?

«Ottima idea, a condizione di mettere mano all’intero sistema del mercato del lavoro. Bisogna evitare a tutti i costi che la disoccupazione diventi cronica. Con o senza salario».

Le tasse sui ricchi?

«Che ciascuno debba contribuire in ragione delle proprie capacità è previsto dalla Costituzione. Bravo Franceschini anche in questo caso».

La tv che non ti piace?

«Quella dove si urla e quella che rincretinisce. Il contraddittorio muscolare e la melassa televisiva del pomeriggio sono tra i segni più evidenti del degrado civile del nostro Paese. Come italiano sono mortificato da certe scene televisive “alla Sgarbi”. Il proposito è di non capitarci dentro: l’integrità conta più della visibilità».

E quella che ti piace?

«Poca: Gabanelli, Crozza, Bignardi, Fazio, Omnibus».

E Floris? E Santoro? E Vespa?

«La trasmissione di Floris non mi dispiace, ma la parte più forte è l’introduzione di Crozza. Santoro da 15 anni è sempre lo stesso di Samarcanda. Il fenomeno Vespa è inspiegabile. La sua stessa esistenza televisiva è un mistero. Il grande limite del giornalismo televisivo italiano è che i politici non vengono mai veramente messi in crisi, anche nelle trasmissioni più schierate».

Chi sono i tuoi nemici?

«Non credo di averne, di personali. Certo, non mi piacciono i difensori del “meno semo e mejo stamo”».

Qualche «rissa» l’hai avuta.

«Cose minime, una con la Mussolini una mattina molto presto. Ma in questi casi opto per forme di resistenza gandhiana».

Un aggettivo per D’Alema, uno solo.

«Conservatore».

Per Bersani.

«Competente».

Per Tremonti.

«Provinciale».

Per Bossi.

«Barbaro».

Per Fini.

«Transeunte».

Per Di Pietro.

«Demagogico».

Che cosa pensi della candidatura di De Magistris?

«Io non lo avrei candidato. E’ l’ultimo episodio del tremendo guazzabuglio in corso tra poteri dello Stato di cui Berlusconi è stato l’origine e il principale responsabile».

Perché Soru ha perso?

«Perché aveva contro una parte del Pd. E perché Berlusconi è potentissimo. Una schiacciasassi. E Soru lanciava messaggi antitetici a quelli tipici dell’Italia di Berlusconi».

Lanciando messaggi antitetici si perde?

«Si convince Berlusconi a passare tutti i suoi fine settimana in Sardegna. E a mettere in campo le sue corazzate».

Quindi se Berlusconi passa tutti i fine settimana a Firenze vince Galli?

«Berlusconi può anche candidare il suo cavallo con buone possibilità di riuscita».

Aveva ragione Cuore? «Limiti della democrazia: votano anche i coglioni».

«L’ha detto anche Berlusconi degli elettori di sinistra».

Gioco della torre. Carfagna o Binetti?

«Hanno entrambe convinzioni intolleranti, illiberali e sbagliate».

Veltroni o Franceschini?

«Veltroni si è già buttato da solo».

Mentana o Vespa?

«Vespa. Appartiene alla preistoria».

Grillo o Travaglio?

«Travaglio è di una bravura straordinaria sul palcoscenico. Però il suo giornalismo racconta un’Italia così deteriore che non si sa più se sia un sintomo del male o parte della causa. Io e Grillo, poi, viviamo proprio su due pianeti differenti».

Fede o Sgarbi?

«Butto Fede. Nulla è peggio di Fede».

Previti o Dell’Utri

«Che differenza c’è?».

Mussolini o Santanchè?

«Due urlatrici e due fasciste. Le butto entrambe».

Bondi o Cicchitto?

«Un ex socialista contro un ex comunista. Ma Bondi mi dà l’allergia».

Salvi Cicchitto, uno della P2.

«Dipendono tutti e due da uno della P2»

Scalfari, Scalfaro o Scalfarotto?

«Un pubblicitario, per scherzo, ha detto: “Scalfaro, la prima Repubblica; Scalfari, la seconda Repubblica; Scalfarotto: la terza Repubblica”. Salvo me».

Chi è più a sinistra?

«Scalfaro è il più a destra, io e Scalfari siamo là. Ma io non avrei appoggiato De Mita negli Anni 80».

Fine della torre. Le ultime 10 domande «epocali». La prima: Veronica ama Silvio?

«Lei festeggia il 25 aprile e lui no. Lui fa il gagà e lei scrive ai giornali. Potrei dire che lo ama ma non lo stima… ma mi viene da ridere».

La seconda: Di Pietro è di sinistra?

«No, lo ha detto lui stesso».

Fini è un compagno?

«Fini è un signore di destra con un passato di cui non andare orgoglioso. Ma è anche un politico accorto che sta cercando di fare le cose che farebbe un politico di destra in un Paese evoluto».

Dice cose di sinistra.

«Cose che dicono le persone civili, non solo i compagni».

Per esempio?

«Che scrivere che uno stupratore è rumeno è intollerabile».

Briatore scenderà in campo?

«O mamma. Spero proprio di no».

Moggi era colpevole?

«Il sistema che aveva messo in piedi è la cosa più lontana dallo sport che io possa immaginare. Se fosse per me, questo calcio lo chiuderei. Costoso, violento e corrotto. Vuoi mettere col rugby?».

Mina riapparirà?

«La battuta di Benigni secondo cui Mina equivale a Bin Laden, dato che entrambi si manifestano solo con videocassette, è una delle migliori del decennio. Comunque penso di no. Lo penso anche di Bin Laden».

Cossiga è matto?

«E’ uno che è diventato Presidente della Repubblica ad un’età in cui in Italia non si diventa nemmeno ordinario all’Università. Secondo me, ad un certo punto si è chiesto cosa avrebbe fatto dopo e gli è venuto il panico. Da allora fa battutacce per non annoiarsi».

Rutelli crede in Dio?

«Si è posizionato politicamente là e fa quello che crede vogliano i suoi elettori».

Ci sarà mai un gay presidente della Repubblica?

«Magari c’è già stato».

E’ il quiz dell’anno. Chi è?

«Uno che ci è andato vicino».

Ma uno serenamente gay-gay alla luce del sole?

«Sì, a condizione che sia uno che non fa il gay in modo corporativo».

Chi per esempio?

«Chi fa politica in rappresentanza esclusiva della comunità gay».

Non fare il democristiano, ti ho chiesto nomi, non identikit.

«Con tutto l’affetto e gratitudine che ho per lui, penso a Franco Grillini».

9 risposte a “Claudio chiama Ivan”

  1. Alessandro C. ha detto:

    Letta. Letta.
    Da torinese questa mattina ne ero già al corrente. Apprezzo, caro Ivan. Apprezzo, da contemporaneo. Continuiamo il viaggio e, come capita ai viaggiatori, osserviamo e non guardiamo, ascoltiamo anche i suoni e le parole dei compagni di viaggi, di coloro che incrociamo strada facendo, cercando di assorbire il più possibile. Un viaggiatore guarda meglio possibile, ascolta con attenzione, cammina guardando in tutte le direzioni, cerca di imparare, frequenta lo spazio come se fosse la prima e ultima volta che passa di lì. Così, impara.
    Rendiamo poco comune il luogo che frequentiamo.
    Così troveremo le parole per raccontare anche quest’Italia dei contemporanei. Così spiegheremo anche quanto ci sia di buono nella nostra rotta e dove vogliamo andare. Saranno parole a doppio senso: da una parte segneranno il confine tra partenza e arrivo, ma descriveranno anche il frattempo.
    E’ un problema di linguaggio e di idee, di emozioni che stimolano anche il cervello politico.

  2. antonella ha detto:

    Christian Rocca non l’ha presa bene
    http://www.camilloblog.it/archivio/2009/03/30/e-adinolfi/
    Il che aggiunge ulteriore buonumore alla lettura dell’intervista: bravo Ivan!
    (e bravo Sabelli Fioretti)

  3. Susanna ha detto:

    Belle parole. Condivisibili in toto (c’è stato un momento durante la campagna elettorale del 2008 in cui non ho condiviso il tuo giudizio positivo sulla melandri, poiché ritengo che anche lei non ci rappresenti). Che finalmente si dicano parole chiare, “zoommate” che escano dal torpore in cui son caduti in molti. Io inorridisco, se ancora penso alle parole dette dai giovani al congresso della nascita del Pdl. Quelle per intenderci riportate dal programma della Bignardi quando intervistava Debora. Ivan, se i gay non stanno benissimo, le donne non stanno molto meglio, credimi, se dobbiamo sentire una giovane ragazza dire che non vuole essere come le femministe di cui è piena la tv!!!!!! Dove vive la ragazza, dove? Eppure, non c’è reazione da parte nostra (le donne, dico, e non perché siamo una corporazione, ma perché le “cosiddette” donne femministe della tv son solo il prodotto della volgarizzazione della femminilità e mi domando che concezione abbia del femminile e soprattutto dell’intelligenza della mente e del corpo che non ha sesso e genere!) Scusa lo sfogo e bravo.

  4. la casalinga di voghera ha detto:

    «Se fossi una donna e avessi un marito, nessuno mi farebbe questa domanda».
    Con questa risposta ti dimostri un becero che getta nel cesso 50 anni di femminismo….
    Se hai l’ambizione (e le le disponibilirtà finanziarie) per prenderti un po’ di pausa e sperare di essere eletto al Parlamento europeo, così poi da avere un bello stipendio da “politico di professione”, era meglio dirlo onestamente, piuttosto che nascondersi dietro queste battutacce da bar sport!
    Se questi sono i “contemporanei”, meglio, molto meglio l’antichità, il medioevo e le epoche più buie del nostro passato….

  5. Susanna ha detto:

    Come volevasi dimostrare tra la giovane del congresso Pdl e la casalinga non trovo nessuna differenza se non l’uso distorto dell’intelligenza che, fino a prova contraria spero sia un dono per tutti coloro che vogliono esercitarla. Perché casalinga non ti arrabbi con la giovane delegata del pdl? Scalfarotto, e non voglio certo difenderlo, ha citato solo un luogo comune, l’altra ha fatto carta straccia di ben altro, non del femminismo ma dell’intelligenza (e scusatemi se mi ripeto) delle donne.

  6. Anellidifumo ha detto:

    Belle domande e belle risposte. Oh, stavolta sei piaciuto perfino a me. Erano anni!

  7. scalpha ha detto:

    Cara casalinga, guarda che la mia battuta era contro entrambi i cliché. Spiego: a una donna nelle mie condizioni non si sarebbe mai chiesto come si sarebbe mantenuta, dando per scontato che l’avrebbe mantenuta un uomo; a un uomo invece si chiede sempre come si manterrà senza lavoro perché nessuno pensa che a lui possa pensare un altro uomo. Spero di aver chiarito l’equivoco (però che noia dover spiegare il finale delle barzellette).

  8. Pennarossa ha detto:

    Essere rilanciati, anche se obtorto collo, da Socci, non ha prezzo.
    http://www.libero-news.it/articles/view/533001

  9. Neroinchiostro ha detto:

    Risposte eloquenti, critiche e sincere. Avevo giurato di non votare più il Pd, ma se ti trovo in lista avrai la mia “croce”.