Annamaria Bernardini De Pace ha pubblicato per Bompiani uno splendido libro dal titolo “Diritti diversi – La legge negata ai gay”, nel quale parla – dal punto di vista giuridico – della discriminazione che affligge gli omosessuali italiani dal punto di vista legale e di quanto le nostre leggi vigenti (a partire dalla Costituzione) sarebbero in realtà già strumenti che consentirebbero un trattamento meno incivile di quello che ci viene in genere riservato.
Giovedì sera c’è stata la presentazione del libro nella sede del Corriere della Sera. Presenti il meraviglioso – come altro definirlo – Don Franco Barbero (uno la cui fede è talmente bella, felice e intelligente che riesce a tratti a far vacillare anche un solidissimo agnostico come me), il giornalista Paolo Occhipinti, Imma Battaglia, Fabio Canino ed io, benissimo moderati da Alessandro Cecchi Paone. Nel pubblico una rappresentanza di Arcigay, guidata da Aurelio Mancuso.
Ad Aurelio riconosco – e lo faccio anche nel breve mio intervento contenuto, insieme con quello di Imma Battaglia e di Vladimir Luxuria, nel libro che stavamo presentando – di aver meritoriamente iniziato il percorso di autonomia dell’Arcigay dai partiti politici che così tanto ha storicamente limitato l’efficacia dell’azione della principale associazione gay italiana.
E tuttavia, nel sentirlo parlare, ho ancora una volta compreso quanto sideralmente lontano sia il mio sentire dal suo. Mancuso ha detto infatti che in Italia i gay hanno perso sul piano giuridico ma che, grazie anche ad Arcigay, i gay italiani hanno vinto la battaglia culturale. E che questo si desumerebbe dal fatto che essere gay oggi in Italia non costituisce più scandalo e che anzi l’omosessualità è un fenomeno sociale pacificamente accettato.
Non dubito della buona fede di Aurelio e non disconosco il tanto lavoro compiuto in questi anni, eppure quando sento dire queste cose mi viene da pensare che qui c’è un problema fondamentale di prospettiva. Dire che in Italia i gay hanno vinto la battaglia culturale è davvero surreale, e chiunque abbia messo il naso anche per un solo fine settimana in Gran Bretagna, in Olanda, in Germania e anche in Spagna lo nota in modo assolutamente evidente. E del resto, solo pochi minuti prima dell’intervento di Mancuso, Paolo Occhipinti aveva espresso opinioni – in modo assolutamente pacato nelle forme e senza probabilmente rendersene nemmeno conto, a voler anche considerare la situazione assolutamente pro-gay in cui si trovava – di un’omofobia assoluta, inconcepibile in bocca ad una persona dabbene in qualsiasi altro paese d’Europa.
Che il direttore editoriale di RCS periodici dica serenamente davanti ad una platea quasi completamente gay che se suo figlio gli avesse detto di essere gay lui ne avrebbe sofferto moltissimo o che è giusto che i gay non donino il sangue è come andare a parlare delle tecniche di frollatura delle bistecche fiorentine ad un folto gruppo di induisti. Il fatto che la gente, anche quella per bene, non se ne renda conto è la prova provata che qui in Italia la prima battaglia che abbiamo perduto è precisamente quella culturale.
Il libro della Bernardini De Pace, una donna eterosessuale e una giurista, è un passo davvero notevole in quella direzione. Non si vincerà mai la battaglia per l’uguaglianza fino a quando la maggioranza dei cittadini italiani (al di là degli orientamenti sessuali, ma, va da sé, con l’apporto statisticamente determinante degli eterosessuali) non si renderà conto che vivere in un paese che non discrimina è un interesse di tutti, che vivere in un paese che pratica l’apartheid è un problema anche di chi non lo subisce: chi di noi, bianco, avrebbe tollerato di vivere nel Sudafrica che discriminava i neri? Chi di noi andrebbe a vivere, uomo, nell’Afghanistan dei Talebani che annulla e violenta le donne? Non esiste movimento di emancipazione che ce l’abbia fatta da solo. E’ l’alleanza l’unica chiave per la realizzazione dei diritti civili ed è quell’alleanza che dobbiamo, da oggi e partendo da qui, cominciare a costruire.
3 risposte a “Alleanze”
giustissimo, finche le lotte sono rimaste di “nicchia” non hanno portato mai a nulla per motivi sia pratici sia proprio culturali.
Giustamente “vivere in un paese che non discrimina”, e le discriminazioni sono tante. Non so se la strategia migliore sia quella di “unire le minoranze delle singole discriminazioni” che possano costituire maggioranza. Probabilmente dal punto di vista culturale, anche se poi quando si devono fare le lotte specifiche è bene non perdersi nella vaghezza di una, sacrosanta, “anti-discriminazione” generalizzata (mi pare sottinteso che ci aggiungo le discriminazioni razziali, religiose, di costume – ci sono tanti eterosessuali conviventi discriminati da uno stato che ha una legge dello stato di famiglia ancora basata sul matrimonio – sessuali, etc …).
Avanti così, per concludere.
L’uscita di Occhipinti mi ricorda quella di un parlamentare della Margherita (o forse addirittura DS) che a un dibattito organizzato dalla Chiesa valdese sosteneva (in una stanza piena di protestanti italiani da generazioni) che le fedi non cattoliche erano “un problema” legato all’arrivo dei migranti. Perché gli italiani sono naturalmente tutti cattolici.
a volte nn capisco come possa trovarmi d’accordo con un esponente del pd, è diventata una cosa così rara che faccio fatica ad accettarlo. quando in spagna – http://www.youtube.com/watch?v=dZR0iZBhqMA&feature=related – è stata approvata una legge a favore delle persone e non degli omosessuali mi sono sentito finalmente un eterosessuale completo. perchè come dice la deputata spagnola quello che nn è + un diritto di tutti è un privilegio di pochi. no ai pacs pics pocs ecc. se gli eterosessuali possono sposarsi che matrimonio sia anche per gli omosessuali. e punto.