1 Maggio 2009

Primomaggio

Diario

primomaggio.jpgIl mio primo maggio l’ho passato al Circolo PD di Affori, qui a Milano. L’anno scorso ero a Mosca, dove la festa è ancora solenne e addirittura piuttosto sovietica nelle forme; ad Affori, invece, c’era il sole, tanta gente, le ormai simboliche ed evocative salamelle e un bel clima di festa. Sull’Unità, l’articolo di Marco Simoni che vi propongo qui di seguito come elemento di riflessione di fine festa. 


SINDACATO E PRIMO MAGGIO 
I sindacati dovrebbero abolire il concertone del Primo Maggio. Non solo perché devasta il centro di Roma in una ubriacatura eccessiva, ma soprattutto perché ha perso ogni valenza politica ed appare sempre di più come una gigantesca foglia di fico davanti alla mancanza di una strategia di tutela e promozione dei lavoratori più giovani. Vorrei dire invece ai sindacati: abolite il concertone e usate le stesse energie mediatiche, finanziarie, politiche per la vita dei giovani lavoratori italiani. Meno circensens e più panem.


La flessibilità del lavoro fu negoziata dai sindacati perché riguardasse solo gli outsider, i nuovi assunti. La riforma delle pensioni concordata coi sindacati ha penalizzato i lavoratori giovani in maniera sproporzionata rispetto agli altri. Questo ha peggiorato un dato già esistente: il nostro Paese è quello in Europa che spende meno per i giovani e più per gli anziani. Gli aggiustamenti economici che sono stati necessari per entrare nell’Euro e per sopportare la competizione del mondo globalizzato sono stati caricati tutti sulle spalle delle persone che sono entrate nel mondo del lavoro dopo il 1995: non è giusto. Le riforme non sono nemmeno servite ad aumentare gli occupati: infatti i giovani italiani che si considerano lavoratori attivi, sono diminuiti, non aumentati, dalla metà degli anni novanta. 


Non si tratta di recriminare per scelte fatte nel passato, e non si discutono le ottime intenzioni di un sindacato che ha spesso dovuto supplire alla debolezza della politica. Si tratta, tuttavia, di scegliere ora da che parte stare, e che iniziative prendere. Ora. Continuare a organizzare il concertone per suggerire un’immagine di vicinanza ai più giovani non serve a nulla senza iniziative politiche adeguate, anzi, è controproducente: nessuno ci crede, alla vicinanza. Lo dicono i dati sulla sindacalizzazione. Solo il 19% dei lavoratori sotto i 34 anni è iscritto ad un sindacato: è chiaro cosa significhi questo in prospettiva, una lenta, inesorabile, condanna. Il sindacato dovrebbe emanciparsi dall’idea di doversi solo difendere da un destino avverso, già deciso: tutto può cambiare. 

Bisogna però passare all’attacco: essere consapevoli che oggi, ancora più di ieri, i lavoratori rispondono con fiducia solo a politiche serie e riconoscibili. A battaglie a largo spettro che abbiano l’obiettivo di allargare le opportunità di tutti. A politiche aperte e non concentrate su obiettivi di corto respiro a vantaggio soltanto di lavoratori ultra-cinquantenni, e soltanto in alcuni settori. Abolire il concertone, allora, per promuovere tanti piccoli concerti sostenibili nei luoghi dove vivono i lavoratori, e per promuovere un credibile sindacalismo per gli anni a venire.

2 risposte a “Primomaggio”

  1. riccardo da parigi ha detto:

    concordo con marco, io ho passato il primo maggio in una enorme manifestazione a Parigi, con i sindacati francesi, il PS e anche la piccola delegazione del PD locale. (piccola ma combattiva).
    E intervistato ad una radio italiana (senza aver letto l’articolo di marco), dicevo proprio che meglio scendere in piazza per riprendere il senso del primo maggio, tra le persone, i lavoratori, “dans la rue” come si dice qui, in italia sempre e solo spettacolo. L’altra faccia delle veline candidate.

  2. Zanna Bianca ha detto:

    Finalmente, meglio tardi che mai!
    Che i conti non tornino in termini di conflitto generazionale era ed è un fatto aritmetico.
    Se non nascono più bambini e se la vita media si allunga il peso delle pensioni rischia di diventare insostenibile per le generazioni future.
    Per anni però alcuni soloni si sono “divertiti” a raccontare che era possibile moltipicare le risorse un pò come Gesù moltiplicava pani e pesci; il tutto per il loro tornaconto in termini di carriere politiche/sindacali e dimenticandosi dell’antica regola che sono i padri che devono fare dei sacrifici per consentire ai figli di vivere meglio e non il contrario.
    Come se non bastasse, lorsignori (autoproclamatisi detentori della verità assoluta e unici difensori dei deboli) hanno imposto una visione talebana delle loro idee del tipo “O con me o contro di me” soffiando sul fuoco dell’intolleranza nei confronti di chiunque solamente tentasse di affrontare certi argomenti. A proposito ricordo il famoso motto sindacale “I diritti acquisiti non si toccano”.
    A distanza di anni ci si accorge che la coperta è veramente troppo corta per TUTTI e che i sacrifici li devono fare TUTTI, giovani, vecchi ed intermedi.
    E allora tocchiamoli eccome i diritti acquisiti.
    Perche, ai fortunati della mia generazione (1970) con un contratto a tempo indeterminato, hanno riservato:
    sistema pensionistico contributivo (mentre loro sono andati con il retributivo),
    età pensionabile minima fissata,se andrà bene, a 64 anni, (mentre loro male che vada sono andati in pensione a 58 anni),
    TFR scivolato subdolamente nel Fondo Pensione, (mentre loro se lo sono preso cash)!
    Invece agli sfortunati hanno riservato un precariato a vita; perchè era più importante difendere il posto di lavoro che il lavoratore, a prescindere dal fatto che lavorasse o meno; era più importante difendere il “posto” del nullafacente a tempo indeterminato che non farlo licenziare e preferire a lui un precario responsabile e con voglia di fare.
    Speriamo almeno che il nostro sacrificio eviti ai nostri figli lo stesso trattamento schifoso che stiamo subendo noi!!