Una delle osservazioni più abusate del dibattito sul rinnovamento della politica, è che questo non può basarsi soltanto su criteri generazionali. Provate a fare questo discorso nel vostro circolo o tra i vostri amici: di certo a un certo punto qualcuno dirà che esistono tanti giovani rincretiniti e tanti vecchi in gamba, con l’aria di chi la sa lunga. Certo, grazie. Dopo gli incontri di Piombino e Roma qualche buontempone ha addirittura sostenuto che il nostro obiettivo sarebbe far fuori questo o quello sulla base di un criterio esclusivamente anagrafico. Si tratta anche questo di un escamotage – nemmeno tanto riuscito – per evitare di parlare di ciò che realmente ci interessa, e vogliamo cambiare: la politica.
Il Partito Democratico è ricco di uomini e donne dalle storie e dalle caratteristiche più svariate. Ci sono persone che hanno militato nel Pci o nella Dc, ce ne sono altre poco più che ventenni che sono arrivate alla politica tramite questa o quella associazione di volontariato. Ci sono neo-laureati, giovani imprenditori ed ex-partigiani. Quarantenni che si sono fatti le ossa nelle amministrazioni locali e sessantenni con alle spalle una luminosa carriera nelle istituzioni di questo paese. Non penso che nessuna di queste esperienze vada buttata via: ripeto sempre che la diversità è una ricchezza, sarei un’ipocrita se non lo pensassi a proposito del mio partito.
È per questo motivo che ho deciso di chiudere la mia campagna elettorale con Sergio Cofferati, il 5 giugno al teatro Dal Verme, in un incontro moderato da Irene Tinagli dal titolo “Generazioni a confronto”. Ho preferito un dibattito vero e magari anche serrato, all’abituale parata di fine campagna. Credo possa essere un’utile occasione per fare un bilancio di questi quasi cinquanta giorni di campagna elettorale e porre le basi del dibattito che dovremmo fare a proposito del nostro partito dal giorno successivo alla chiusura delle urne. Immagino possa essere anche per voi un’occasione interessante per assistere al confronto tra due persone dalle storie diverse – un ex sindacalista e un ex direttore del personale, un quarantenne e un sessantenne, eccetera – che hanno deciso di candidarsi nello stesso partito. Uno dei problemi del centrosinistra italiano – e del Pd, fin dalla sua nascita – è stata la mancanza di un confronto chiaro e netto sulle strade da percorrere per sintonizzare la politica sull’anno 2009. Nessuno dei cosiddetti quarantenni è sciocco al punto da proporre epurazioni su base anagrafica. Ma in questo partito bisogna iniziare a discutere delle scelte e dei linguaggi, delle persone e dei loro ruoli, delle convinzioni e delle abitudini. Noi proveremo a farlo venerdì 5: consideratevi tutti invitati.
3 risposte a “Generazioni a confronto”
Ben detto, auguri.
Ho spulciato tutto il tuo sito, ti faccio i complimenti e un grande in bocca al lupo per l’imminente impegno elettorale.
Da elettore del PD, non sono però completamente d’accordo con questo tuo ultimo intervento: una rigenerazione è necessaria. Non è possibile pretendere che persone che per decenni hanno militato convintamente in partiti molto distanti tra loro improvvisamente siano sulla stessa lunghezza d’onda. Non è nemmeno pensabile che l’impulso di entusiasmo e impegno per la creazione di un nuovo partito venga da chi ha già fatto la propria carriera politica e che, quindi, probabilmente non abbia lo stimolo necessario per iniziare un nuovo corso.
Aggiungo, inoltre, che per sbandierare la bandiera della coerenza e dei valori bisogna dimostrare di averli e di rispettarli. Un esempio? Il buon vecchio Rutellone nazionale: oltre a voli di Stati più o meno opportuni, la candidatura a Sindaco di Roma (nei toni in cui è stata fatta) avrebbe avuto come giusto epilogo il suo ruolo di capo dell’opposizione nel medesimo Comune.
A dirla tutta, è solo la fiducia in Voi “giovani” che mi permette ancora di credere che, forse, il progetto del PD non sia del tutto naufragato.
Di nuovo, in bocca al lupo!
Anche se in ritardo ti formulo un sentito in bocca al lupo per la tua elezione. Per quanto riguarda la tua candidatura e quella di Cofferati a confronto devo dire che avrei voluto più coraggio da Franceschini. Quello dei primi giorni mi è piaciuto, è uscito per qualche momento dai paludamenti del vecchio partito ormai morto e defunto per indicare una via nuova tutta da sperimentare, da scoprire, da guadagnare. Poi nella formazione delle liste, in parte, siamo ripiombati nelle vecchie logiche, nei soliti noti (chi non vuole fare più il sindaco anche perchè ha fallito vada a casa dopo trent’anni e più di sindacato e altro, chi ha posto dei pannicelli caldi sull’università italiana impoverendola ulteriormente non doveva essere capolista in una zona dove non c’entra peraltro nulla! e così via.) Scusa lo sfogo. Non è il nuovo per il nuovo. E’ la necessità di mandare a casa una nomenclatura che poco a più che vedere con i problemi del paese e ci sta allontanando sempre più dal governo e dal futuro. Ti parla un quasi cinquantenne che ha fatto politica locale per circa venti anni e che ora da diverso tempo si è allontanato per vari motivi, non ultimo la presenza di questi sepolcri imbiancati a tutti i livelli. Comunque non è tempo di sfoghi fuori luogo, è invece tempo di rinnovato entusiasmo e di speranza nel futuro, nonostante tutto e tutti. Ancora in bocca al lupo e non ti arrendere, non vi arrendete. A presto