Il mio pezzo su L’Unità di oggi.
Eravamo più di mille a Torino, sabato, per l’assemblea dei «piombini». Mille persone a stipare lo stesso Lingotto dove Veltroni, esattamente due anni prima, aveva disegnato il progetto del Pd. Mille e più persone venute a chiedere a gran voce un partito nuovo e non soltanto un nuovo partito, a chiedere di vedere declinato concretamente quel rinnovamento che i due candidati segretari, Franceschini e Bersani, hanno dichiarato di voler mettere al centro del proprio programma. Un rinnovamento, quello che abbiamo richiesto, autentico, radicale. Che nasce dalla consapevolezza di essere davanti ad una gravissima crisi di consenso costataci 4 milioni di voti, una crisi che rende la prospettiva di tornare al governo nel 2013 remota. Una crisi che in qualche modo conclude un ciclo politico, quello cominciato nel 1994, sancendo la vittoria finale di Berlusconi e del suo modello. Ecco a cosa serve il rinnovamento: a mettere insieme una proposta di governo e una visione del paese veramente alternativa, e alternativa in ogni senso, a quella di Berlusconi. La nostra attuale classe dirigente purtroppo condivide – per aver governato e per averlo fatto senza l’efficacia necessaria – la responsabilità di molte delle storture del nostro paese. Il gruppo dirigente che ha guidato questo partito e che si propone di guidarlo in futuro non ha saputo evitare la crescita a dismisura del debito pubblico, il fiorire di un potere economico corporativo; non ha saputo sradicare la criminalità organizzata; non è riuscito a resistere alla tentazione di occupare le istituzioni; è stato incapace di regolamentare nuovi fenomeni sociali e prendere posizione sui diritti della persona. La nuova classe dirigente dovrà essere in grado di impegnarsi su tutti questi fronti e per poter farlo credibilmente dovrà presentare volti e profili non compromessi con queste responsabilità. Al Lingotto, nonostante le attese, non si è voluto parlare di nomi – per ribadire il principio, sovente dimenticato, che le cose da fare devono essere anteposte logicamente e cronologicamente agli organigrammi – ma è stato chiaro che voltare pagina è un esercizio non più rinviabile. Con un terzo nome o senza, questo lo vedremo nelle prossime ore, quello che è chiaro è che l’eredità del Lingotto è viva e con lei è vivo il Pd.
27 risposte a “I maledetti cinque peccati dell'establishment”
Con un terzo (anzi quarto) nome. Dopo un anno e più di opposizione interna è giunto il momento di abbandonare ogni tatticismo e puntare decisamente su un nome. I tre nomi in campo non possono rappresentare il movimento che si è espresso compiutamente sabato e soprattutto chi non è legato ai vecchi apparati di DS e Margherita.
Facciamo una cosa di sinistra e coraggiosa, puntiamo su una faccia nuova.
Io direi Ignazio Marino. Sul mio blog spiego il perché di questa possibile candidatura.
CON un terzo nome.
Non senza.
è l’unica possibilità di rianimare questo partito insufflandogli un po’ di aria fresca.
1) Se non esce un terzo candidato convincente moltissimi di quelli che hanno abbandonato il pd negli ultimi mesi non ritorneranno più. Io ad esempio, che ho fatto campagna per te con veltroni, e per te alle europee, non ho nè l’entusiasmo nè gli argomenti per poter convincere un ex elettore a votare per franceschini, nemmeno se appoggiato da te. Franceschini non è Veltroni, non potrebbe smuovere nessun tipo di emozione nelle persone che sono stanche di essere deluse.
2) se non esce un terzo candidato convincente dobbiamo essere consapevoli che la maggior parte degli elettori non militanti voterà per bersani, che è considerato comunque uno dei più credibili leader della sinistra in circolazione. e questo vuol dire mantenere lo status quo, con nessuna possibilità di ripresa.
3) Se esce un terzo candidato e non è appoggiato da tutti quelli che erano al lingotto sabato, andiamo a fare una battaglia di testimonianza. deve essere chiaro che le forze fresche del pd stanno tutte dalla stessa parte.
4) con le primarie ha vinto Vendola in puglia (e non ha vinto solo le primarie, ha vinto anche le elezioni), non si capisce perchè non potrebbe vincerle una delle persone che erano a torino sabato.
Ciao,
Omar
Scusami Ivan ma trovo un pò incoerente da un lato il sottolineare quanto la “vecchia” classe dirigente abbia provocato un’emoragia di voti dovuta alla mancanza di una seria proposta di governo, e dall’altro il cercare di animare un gruppo di volenterosi dietro una proposta di governo efficace ma senza nessuno che si prenda la responsabilità di portarla avanti.
Soprattutto ora che si va alla scelta di un nuovo segretario, occasione in cui contano oltre alla idee anche i numeri, parlare astrattamente di programmi senza un nome che li rappresenti è sterile e fa il gioco di tutti quelli che parlano di voi come di un gruppo interessato semplicemente a estromettere i “vecchi”.
Per conto mio aspetto con ansia il terzo nome ed anche un eventuale quarto.
Credo che una candidatura rappresentativa di queste istanze ci voglia in effetti.
Non si tratta di anteporre i “nomi” alle “cose”, ma, molto semplicemente, il fatto è che le “cose”, una volta chiarite enunciate ecc., non si realizzano da sole! C’è bisogno di uomini (i “nomi”) per farle camminare.
Continuare a ribadire che prima vengono le idee, poi i nomi, dopo che il dibattito sulle idee si è già sviluppato, suona un pò come un rintanarsi in effetti.
In altri termini: voi vorreste, voi sperereste, che i “grandi nomi” si facciano loro carico di queste istanze di rinnovamento, in modo da poter convergere sull’uno o sull’altro; vi vorreste ritagliare, insomma, il ruolo di “sollecitatori”.
Può anche darsi che ciò funzioni.
Ma non ci spererei troppo, comunque non sarebbe probabilmente un funzionamento efficace: tu stesso, Ivan, del resto, hai parlato delle delusioni delle esperienze passate. E anche oggi un Bersani, per es, se venisse eletto, dopo potrebbe anche guardare con interesse alle vostre istanze e darvi un riconoscimento, ma sarà sempre molto più “debitore” a Dalema o alle 80.000 tessere campane di Bassolino che a voi, con tutto quel che ne consegue.
Ecco dunque l’esigenza di una candidatura: qualcuno che direttamente si prenda la responsabilità di questo nucleo ideale, valoriale e progettuale, e si batta in congresso su questo.
Ovviamente non si tratta di illudersi di conquistare la segreteria (vedi il punto 4 di Omar sopra): io non credo sia possibile nel pd di oggi. Ma credo che comunque una battaglia aperta, con una onorevole sconfitta, sarebbe molto più efficace come stimolo, che non il rifugiarsi sotto l’ala protettrice, pur comprensiva, di uno dei leader già affermati.
Sarebbe qualcosa di cui il vincente, e tutto il partito, dovrebbe poi tener seriamente conto. Sarebbe una sconfitta oggi, ma un trampolino di lancio per domani.
Insomma condivido in buona parte, al di là dei toni, quanto ha scritto Adinolfi.
Ci sono 40enni fra voi: quando vogliono lanciarsi?
Ovviamente la sconfitta dovrebbe essere “onorevole” appunto.E qui condivido il punto 3 di Omar.
Forse la vostra titubanza è dovuta a questo: state cercando. Cercando qualcuno che si prenda la responsabilità e su cui tutti possano convergere. E che, soprattutto, abbia le doti organizzative del leader.
Naturalmente voi saprete meglio di me qual’è l’effettivo seguito di cui godete nel partito, può darsi che esso non consenta ancora una simile battaglia appunto perchè si rischierebbe la pura battaglia di testimonianza (ma allora forse sarebbe anche ora di trarne altre conseguenze…).
‘E anche vero però che le cose cambiano: finchè non esiste qualcuno che si faccia avanti gli altri non sanno a chi e a cosa guardare, non hanno alternative credibili. Quando invece vedono qualcuno determinato e con un progetto per il futuro, anche gli altri cominciano a titubare, a porsi domande, e gli equilibri consolidati cominciano a scricchiolare.
Avete ancora un pò di organizzarvi meglio. Trovate un candidato da qua ad ottobre.
Ragazzi, ho letto questo e altri resoconti del Lingotto su altri quotidiani e sinceramente sono molto deluso!
Mi spiegate come fate, voi 30-40enni a pensare anche solo lontanamente di affidare il partito a uno come Chiamparino che di anni ne ha 61 e che nel 2013 (data presunta delle prossime elezioni politiche) ne avrà 65? Per me è inconcepibile! E il fatto che i 30enni si affidino a un ultrasessantenne è paradossale, assurdo e deludente! Come faremo allora a criticare la gerontocrazia di Berlusconi?
Ivan, riporto le tue parole: “uno che si è sposato negli anni ’60-70, lo ha fatto con uno spirito diverso da chi lo fa oggigiorno”: esatto!
So bene che la giovane età di per sè non significa niente… però vi ricordo che a Washington siede un presidente eletto a 47 anni, che Bill Clinton USCI’ dalla Casa Bianca a 54 anni, dopo 8 anni di mandato, che Tony Blair entrò a Downing Street a 44, e che un certo Zapatero divenne primo ministro di Spagna a 43 anni (e segretario del PSOE a neanche 40).
Se invece a voi sta bene vivere in un paese che con il 73enne Berlusconi ha il primato del primo ministro più vecchio d’Europa (e che con Chiamparino probabilmente continuerebbe ad averlo), bene allora accomodatevi…
Ribadisco: la giovane età non è condizione sufficiente, ma necessaria!
Forza, TIRATE FUORI LE PALLE, invece di continuare a mugugnare e a incontrarvi all’insegna del “ci-vedremo-a-Vedrò” (cito Severgnini), e tirate fuori questo benedetto terzo nome!!!
Avete paura di perdere? Certo, questo rischio c’è. Ma ci sono battaglie che vale la pena di combattere comunque, anche se non si è certi di vincerle, e anche se alla fine le si perde. Secondo voi quando Obama si è candidato alle primarie, aveva per caso la certezza di vincere contro un mostro sacro come la Clinton, candidata dell’establishment? Ma quando mai! Caso mai il contrario: sulla carta aveva tutti i pronostici contro.
Veniamo ai nomi. I miei, in ordine di preferenza sono i seguenti (ognuno ha pro e contro, ovvio):
1) Serracchiani; pro: età giusta, essere donna, aver dato la sveglia a Franceschini, aver preso tanti voti alle europee; contro: non riesco quasi a trovarne, forse il fatto di non aver mai ricoperto incarichi elettivi di rilievo.
2) Ignazio Marino; pro: alfiere della LAICITA’, pur essendo cattolico (e sappiamo quanto c’è bisogno di questo tema!); una professione prestigiosa che gli dà autorevolezza e competenza in materie quali testamento biologico, fecondazione assistita…; contro: nato nel ’55 non è esattamente un quarantenne…
3) Pippo Civati: mente lucidissima, acuto, intelligente, ironico, ottimo comunicatore; contro: è un perfetto sconosciuto ai più (parlo degli elettori); è nato nel 1975, e forse qui l’età è un po’ troppo giovane, lo ammetto.
Conclusione: probabilmente sabato non era effettivamente il momento di fare un nome, ma nei prossimi giorni sarà sicuramente ora di farlo, il tempo sta scadendo! Il mio auspicio è che la Serracchiani si decida e sciolga questa benedetta riserva! E voi avete il compito di convincerla!
errore di battitura: avete ancora un pò di TEMPO PER organizzarvi meglio. 😉
Ah beh allora diciamo che scherziamo… Come se sia indifferente che le idee le porti questo o quello. Come se sia cosa giusta e logica affidarle ai vecchi marpioni o ai marpioncINI. Se “è questo il momento”, se non ora quando?
Serracchiani-Marino o Marino- Serracchiani e si prova a vincere. Su. Dai. ( non, sudai)
“…E’ per questo che è nato il Partito Democratico. Vigileremo su questo congresso per fare in modo che non si perda la strada, che non si parli che di questo. Lavoreremo per fare in modo che la voce dei militanti e degli elettori sia ascoltata, per fare in modo che questo Partito guardi davanti a sé e non dietro di sé…”
Così si esprime Ivan nell’intervento finale svoltosi sabato al Lingotto.
Si palesa in questo modo il senso del Lingotto. Cioè un “modo di stare dentro al PD”. Un modo in forza del quale gli organizzatori hanno invitato chiumque si mostrasse interessato ai destini del PD a iscriversi al partito. Appunto, iscriversi per vigilare perchè “… non si perda la strada”, “per fare in modo che la voce dei militanti e degli elettori sia ascoltata”. Tutto questo partendo dai contenuti, dai fatti: non a caso al Lingotto è stato presentato il filmato del viaggio nell’Italia produttivva del nord. Se questo, in estrama sintesi, è il senso del Lingotto, c’è da dire che purtroppo ciò che paventavo prima si è realizzato. Cioè la mancata presa in carico in prima persona da parte di “uomini e donne” della necessità di una svolta radicale, che metta da parte un’intera classe dirigente che ha governato la politica del c.s negli ultimi quindici anni e che è stata sconfitta. L’idea più volte ribadita di rovesciare la logica fin qui seguita e cioè individuare prima il PD che vogliamo poi se sarà necessario gli uomini e le donne, è quanto di più astratto ci possa essere. Astratto perché il Congresso è già iniziato e le sue regole definite e altri metteranno in campo il proprio progetto per il PD e per il paese e si candideranno alla guida del partito. Certo ci saranno i “piombini” a vigilare! Suvvia amici e compagni, credete veramente in questo modo di interompere la “continuità” che si realizza tra i membri del caminetto e il nuovo segretario, sia esso Franceschini o Bersani?
Il congresso si vince avendo “delegati” che sostengono il candidato e gli organismi dirigenti, malgrado la “vigilanza” , si formeranno sulla base delle liste collegate ai candidati. I piombini, quelli della caravona, millini sono arrivati a questo appuntamento attraverso un percorso “critico”.
Se non ricordo male erano fra quelli che, dopo la sconfitta del 2008, chiedevano “congresso subito”, bene, ma mi domando e vi domando perché non mettere in cantiere, fin da allora, un lavoro di costruzione di un’alternativa rispetto all’attuale dirigenza e di definizione di contenuti? Se credavate nel progetto del PD e se credevate questo gruppo dirigente incapace di un profondo rinnovamento di persone e di cultura politicae, allora quello era il momento di “scendere in campo” con un progetto di, lasciatemelo dire, presa del potere. Avete scelto altro. Non posso dimenticare il convegno dell’anno scorso svolto dai mille dal titolo “uccidere il padre” che si trasformò in un “siamo a disposizione del partito” che un anno dopo al Lingotto si trasforma in “vigileremo”. Avete riconosciuto, giustamente, la grande sconfitta di queste elezioni, ci sono milioni di elettori che hanno abbandonato il PD e avete anche la sensibilità per conprendere che questi elettori sarebbero pronti a un ritorno a casa, poi, però a questi elettori siete in grado di offrire solo un “vigileremo”. Al Lingotto in tanti hanno citato Obama, lo voglio fare anch’io ricordando che la sua vittoria nasce dalla capacità di offrire uno “scopo”, una “finalità” all’impegno di migliaia e migliaia di volontari della politica e agli elettori un’ipotesi di cambiamento a cominciare dall’essere un candidato afroamericano.
Questa ispirazione doveva guidarvi: rinnovare la politica con un taglio netto rispetto al passato, con uomini e donne che si candidano al governo del paese e che possano rappresentare il nostro essere afroamericani, cioè innocenti e diversi rispetto a un ceto politico completamente squalificato. Di tutto questo al lingotto non c’è nulla, ho visto solo delle eccelenti individualità che come individualità non riusciranno a cambiare nulla. Civati nel suo intervento ha invitato a comprare le azioni del PD: fuor da metafora a iscriversi al partito per cambiarlo. Ricordavo prima che ci sono tanti pronti a tornare a riconoscersi nel PD, ma per farlo e per lottare affinchè il PD sia finalmente quel partito riformista e laico che aspettiamo da anni serve una “bandiera”. Una bandiera in cui riconoscersi, una bandiera attorno a cui ritrovare tanti altri compagni di strada, una bandiera per combattere la guerra del rinnovamento, anzi della rifondazione del PD. Senza questa bandiera l’invito di Civati si traduce in velleitarismo, in isolamento.
In conclusione, la situazione del PD è grave e necessita di una terapia d’urto molto forte. Non servono auspici, perorazioni o, peggio, convergenze con pezzi di questa dirigenza. La stessa convergenza con Chiamparino apparirebbe come una resa al continuismo. Serve un personale politico “innocente” e capace, e tutte le individualità che hanno reso possibile il Lingotto lo sono. Non ci vuole molta fantasia per immaginare la potenza elettorale di un PD che si presentasse con i volti di questi “innocenti”. Attorno ad essi si libererebbero quelle energie, quelle passioni che, come prima ho ricordato, ha saputo mettere in campo Obama. Siete ancora in tempo cari piombini, guadate il Rubicone e mettetevi alla guida del popolo riformista.
Enzo Lodesani
ex elettore del PD pronto ad un ritorno se…
Dopo la full immersion di sabato, che nel complesso ho molto apprezzato, due riflessioni:
1) hai ragione quando dici che le idee vengono prima dei nomi; bene, a proposito di idee, la mia è che il tema della laicità, che si è affermato prepotentemente al Lingotto, sia un tema necessario, ma non sufficiente.
Mi spiego meglio: che il PD debba essere un partito laico ormai lo dice chiunque, manca solo la Binetti, ma tant’è; questa non è più (se mai lo è stata davvero) la vera discriminante. Il campo su cui serve un’idea nuova, dirompente, un’idea con cui conquistare il cuore, la testa e anche la pancia delle persone è quello economico, perchè è lì il motore vero delle paure sulla quali sta facendo le sue fortune il centrodestra. Ricordati quello che ti dico da mesi: dopo le ferie, se non cambia qualcosa, ci sarà il massacro dell’occupazione, su larga scala, con i garantiti che andranno a fare compagnia ai non garantiti che il lavoro l’hanno già perso in questi mesi. La stagione congressuale si svolgerà in un clima in cui l’attenzione di chiunque sarà su questo punto e su tutto quello che questo comporta, non su altri. Il che non vuol dire che gli altri temi non ci debbano essere, ma solo che senza un’idea forte, semplice, comprensibile, sull’economia non si andrà da nessuna parte, nè nel partito, nè tantomeno fuori.
2) può anche andare bene che il nome non sia uscito dal Lingotto, anche solo per rimarcare il primato delle idee di cui sopra; però ad un certo punto il nome dovrà uscire, e deve essere un nome nuovo. Non ho detto “giovane” (anche se sarebbe decisamente meglio), ma comunque “nuovo” o percepito davvero come tale. Sulle liste “per Vetroni” e simili abbiamo già dato, e si è visto come è andata a finire. Adesso basta. O si gioca in proprio o non si gioca proprio.
LETTERA APERTA A SERGIO CHIAMPARINO
Caro Sindaco, Caro Sergio.
Mi prendo la libertà di chiamarla per nome, perché quello che le voglio dire presuppone una certa confidenza (che, ovviamente, non c’è).
Io sabato ero a Torino, al Lingotto. Così come qualche tempo fa, che sembra un secolo, ero a Firenze al congresso di scioglimento dei DS.
Da sempre voto dalla “nostra” parte, più fedele di quanto potrei esserlo a una moglie (o a un’amante).
Mi prendo la libertà di scriverle direttamente – e di chiamarla addirittura per nome – perché quello che voglio dirle è questo: perché, con un attimo di generosità che la porterebbe ad essere un caso unico in Italia, non risolve il suo dilemma sulla candidatura a segretario del Pd facendo la seguente scelta:
– lei resta a fare il Sindaco di Torino, rispettando coerentemente il mandato che gli elettori le hanno dato…
– ma al tempo stesso appoggia – convintamente – la candidatura di un under-40 per la segreteria (Pippo Civati, per esempio! O un altro nome che venga fuori dalla ventata d’aria fresca dei Piombini).
Di questo abbiamo bisogno.
Di un patto generazionale fra le energie di un giovane e l’esperienza di un uomo come lei.
Sarebbe una cosa bellissima. E molto democratica.
Grazie e a presto,
Giovanni
Mi associo: CON una candidatura, non “senza”.
Una candidatura “nuova” che sappia “raccontare”l’Italia del futuro, anche attraverso una biografia “nuova”. Per questo non può essere Chiamparino, che unisce ad una ragguardevole età anagrafica una biografia di funzionario di partito. Com’è possibile che scatti l’identificazione dei giovani o di chi, come me, non è più giovane, ma ha visto il fallimento della propria generazione (e da qui ha maturato l’esigenza di un cambiamento radicale)?
Tocca, come dice Enzo, agli “innocenti”: tu, Civati, Marino (la cui biografia è certamente la più evocativa, perché se non ci riesce un chirurgo, a salvare questo PD, chi ci riuscirà mai?)…
Forse questa candidatura non vincerà il congresso, ma potrebbe riunire attorno a sé le forze migliori, interne al PD, ma soprattutto esterne, quegli elettori disgustati che come Enzo (e come me) hanno lasciato il PD ma si ritrovano senza casa: se c’è un buon motivo, una battaglia che valga la pena, si potrebbe riprovare…
Io credo che sia ora di smetterla di tergiversare, o i Piombini rischieranno di perdere la loro credibilità prima ancora di mettersi alla prova: saranno vecchi prima che adulti, ed è un rischio che condividono con tutta la generazione dei 30-40enni.
Come ho scritto anche nel blog di Civati, è assurdo temere di “bruciare le candidature” avanzandole troppo presto: è un concetto che fa parte di una cultura politica vecchia, dove le cariche si spartiscono, non si contendono. Che è invece la cosa che ci si aspetta da voi.
Un candidato deve esserci, un candidato scelto in proprio, un segno di autonomia e di protagonismo. Senza rimettersi a scelte paternalistiche. Un buon candidato può essere vincente: il PD è una pentola a pressione, è pronto a scoppiare. Ricordiamo sempre che il PD, come tutti i partiti, è uno strumento, non certo l’obiettivo finale. E’ ai problemi e al cambiamento dell’Italia che dobbiamo mirare. Cambiamo l’Italia, e subito ci accorgeremo che c’è da cambiare il PD, e viceversa. Paradossalmente, il PD è ancora il partito che rappresenta più realisticamente le dinamiche italiane nel complesso.
In ogni caso, meglio perdersi dopo essersi contati, dopo avere organizzato delle forze, delle persone che poi potranno costruire nuove eseperienze, nuove relazioni, piuttosto che perdere per rinuncia.
Se si rinuncia, non si esiste e basta, tocca accontentarsi di quelle briciole che qualcuno potrà concedere.
caro Ivan, ho scritto il tuo nome sulla scheda delle europee più sull’onda emotiva di rispondere ad un astratto ma reale bisogno di cambiamento. Già il cambiamento, tanto evocato quanto indefinibile, imprendibile, irragiungibile. Dopo aver ascoltato il tuo, ma preferisco dire Vostro, (la squadra) intervento al Lingotto, non ho dubbi nel riconoscere al mio voto: una scelta giusta, oggi, in questo momento. E’ questo il momento non altri. Nel Partito c’è più che mai bisogno di dare forma e corpo all’anima. Al lingotto l’anima si è vista, dura poco e poi svanisce, bisogna dargli corpo. Senza paura, con coraggio, senza inutili e vacui calcoli (esercizi ginnici di una politica passata) indichiamo il candidato tra i Piombini.
Eravate mille ma non avete salpato da Quarto … Forse è mancato un Garibaldi.
Sono rimasto un po’ deluso dall’esito del vostro incontro al Lingotto.
Sì perchè avete, in qualche modo, dato a ben vedere che aprivate ad una candidatura di Chiamparino, come poi emerso più chiaramente.
No, era a mio avviso un errore (si è ritirato definitivamente e forse si “accoderà” a Bersani). Vi è la necessità che i cosiddetti quarantenni, meglio se tutti uniti e non divisi come letto, presentino un loro candidato.
Non penso che avrebbe chance di successo sugli altri due Franceschini e Bersani (Adinolfi meglio rinunciasse a vantaggio del gruppo giovani), ma perchè portatore di quell’attesa di rinnovamento che solo voi potete e dovete produrre CONTRO la nomenclatura romana e al di fuori dell’ormai specioso e ammuffito dualismo D’Alema-Veltroni.
Da parte femminile, e di Finocchiaro nella fattispecie, c’è una sorta di sudditanza a D’Alema e così nessuna di quelle che avrebbero potuto (Finocchiaro in primis) si spenderà in una corsa ad ostacoli e indebolirà la candidatura del dalemiano Bersani.
O tu, o Serracchiani, altri, che non conosco, dovete avanzare la candidatura del gruppo i Piombini Democratici e dar corpo al movimento. Tangibilmente e senza accodamenti, almeno in questa prima fase congressuale e delle primarie. Dopo, se il quorum non sarà raggiunto, il candidato potrebbe svolgere il ruolo di Vice-segretario UNICO.
Ciò avverrebbe in autonomia. Perchè, se sarà vero che Serracchiani farà parte della squadra di Franceschini da subito, questa verrà comunque meno o compromessa al giudizio degli altri.
E’ una vita che mi spendo per il rinnovamento della politica e dei partiti. A 67 anni posso ben dirlo, così vorrei vedervi più decisi, con più coraggio, a costo anche di qualche delusione. Ma se siete rinunciatari voi così giovani, che speranze restano?
Certamente Franceschini non è stato lineare fino in fondo presentando la sua candidatura dopo aver lasciato intendere che non avrebbe proseguito oltre il Congresso di ottobre.
Ma se lui non si fosse candidato ci troveremmo oggi d’innanzi alla riedizione delle precedenti primarie con Bersani appoggiato da tutti i notabili, salvo qualche consolidatore di correntina personale.
Perciò una Segreteria annunciata anzitempo (quando ancora Veltroni era Segretario) e sottrattasi alla responsabilità di affrontare il post Veltroni e le elezioni europee e amministrative.
E’ già, D’Alema ha pensato bene di non esporsi, neppure per interposta persona, alla batosta elettorale, che poteva essere pure più grave.
Concludo: no non potete e non dovete sottrarvi alla responsabilità di una candidatura dopo aver messo su un movimento come il vostro.
Pensaci e rifletteteci tutti assieme, senza lasciar trascorrere “alcune settimane”. Non giovani scapestrati, ma neppure timorosi.
Un commento sulla posizione della Serracchiani?
http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/politica/partito-democratico-29/parla-debora/parla-debora.html
Si cominicia bene…
Beh decisamente inquietante …
..mi sarei tesserata volentieri fra una decina di giorni, se tu, o la serracchiani, o civati, o qualcuno della vostra squadra fosse sceso in campo. ma dopo gli ultimi articoli che ho letto.. appoggiare franceschini?? ma non se ne parla proprio!
rendetevi conto che se qualcuno ancora vota pd è perchè spera che voi questo partito ve lo prendiate in mano. ma se nemmeno questa volta succede… altre migliaia di voti che se ne vanno.
Mah insomma…non so… io trovo rispettabile la posizione della serrachiani, almeno per come la racconta lei (se poi quel che dice è credibile o meno non lo so, è presto per giudicare).
Cmq l’intervista al di là di alcune boutade (“perchè è più simpatico” ecc.) non mi pare “decisamente inquietante”.
In due parole la sua “posizione” è questa: mi schiero con Franceschini perchè vedo nel suo programma più possibilità di reale innovazione, sia interna al pd, sia programmatica.
Come dichiarazioni d’intenti può andar bene.
Poi , ripeto, se questa valutazione è giusta non saprei (ancora) dire.
Non mi fido moltissimo però può darsi…cmq vedremo il programma.
Anche l’elusività sulla vice-segreteria ci può stare. Vedete: non è che l’ambizione personale di per sé sia un male in politica. Anzi senza è difficile combinare qsa, perchè il potere serve per poter agire. (giusta la sua osservazione sulla “determinazione” che serve al segretario).
Il punto è questo: se con l’ambizione per sé si portano avanti anche istanze utili per la politica e per il paese, oppure se si pensa e si agisce semplicemente per la propria carriera “a prescindere”.
Traduzione: se per es. la Serracchiani ha”trattato” con Franceschini il suo “appoggio” chiedendogli un ruolo attivo, come la vice-segreteria, ma chiedendogli anche, come condizione, di assumere nel suo programma determinate posizioni su temi quali quelli che lei elenca nell’intervista sostenendo di averne discusso con Franceschini…bè allora per me va benissimo che diventi vice-segretaria. Anzi sarà un modo per partecipare a questa nuova strategia e azione politica. E che lei abbia un premio di carriera personale perchè dovrebbe darmi fastidio? Il resto sono inutili moralismi, non moralità.
Altro sarebbe, invece, se da l’appoggio in cambio del posto di vice-segretaria e basta, tanto per acquisire potere interno, fregandosene poi di cosa fa il partito e Franceschini su tutti quei temi. Anzi magari facendo la “foglia di fico”.
Mi pare un pò “inquietante” una risposta. Quando dice che Franceschini dovrebbe portare novità perchè sceglierà fra nomi nuovi ecc.
Ecco qui un manca un pò di approfondimento, necessario a volte, e di lucidità.
E cioè io vorrei una risposta più articolata, in questi termini:
Bene che vengano scelti o appoggiati nomi nuovi (in quelle cariche che deve scegliere il segretario a norma di statuto ecc.), ma il problema del “rinnovamento” non si ferma qui, nè consiste prpopriamente in questo: il problema del rinnovamento è problema di regole.
Cioè il punto essenziale è aumentare la democrazia interna, con opportune regole, in modo che “i nomi nuovi” poi emergano da sè, per selezione meritocratica, in modo che chi ha talento e “determninazione” possa conquistarsi da sé, in democratica competizione, posizoni di responsabilità all’interno del partito.
Ecco chi promette il rinnovamente deve fare questo, non solo circondarsi di qualche nome nuovo.
Se la Serracchiani avesse dato questa risposta sull’impegno del proprio “ticket” (chiamiamolo pur così) avrebbe risposto meglio.
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Resta fermo ovviamente che il rispetto per le scelte altrui non significa che si debba rinunciare alle proprie. Ossia: la terza candidatura ha da esserci.
(in effetti la parte più brutta dell’intervista sta nel giudizio molto “old style” su eventuali altre candidature).
per il difetto al numero 1): l’aver scelto di appoggiare Franceschini!
assolutamente!!!
questo andrebbe anche bene, ma fino ad un certo punto. Franceschini non mi pare si sia molto mischiato alle anime presenti al lingotto. non mi pare li abbia elogiati per il loro impegno, passione, spirito di rinnovamento. non mi pare abbia detto “partiamo insieme da qui per costruire il pd che vogliamo”.
ma se mi sono sbagliata, correggetemi.
già… amaramente devo darti ragione.
Ripeto quanto già detto a Giuseppe Civati:
Ciao, sono Maurizio uno dei 4 di Cagliari che a partecipato alla bellissima giornata del Lingottoi. Volevo semplicemente dirti che l’11 Luglio ci conteremo, forse saremo qualcuno in più, d’altra parte qui sono in corso le spartizioni…ops, le primarie per la segreteria regionale, provinciale, e cittadina e pure dei circoli, per cui qualche mese fa abbiamo fatto una enorme campagna di tesseramento per “pesare” un pò di più. Beppe parliamoci chiaro, serve ASSOLUTAMENTE un candidato credibile, altrimenti qui col cazzo che i giovani si fanno la tessera, aderiscono e sostengono il PD! Debora si è accasata, Chiampa si è ritirato, sono sicuro che il candidato migliore è ancora nascosto, dai tiriamolo fuori! Chi se ne frega se non ci sono i numeri, ma chi cazzo se ne frega se non riusciamo nell’impresa, SERVONO SEGNALI, anche solo qualche segnale di speranza, per ridare fiducia in un partito ai tanti che prima votavano a sinistra o centro-sinistra. Il nostro appoggio sarà TOTALE, credo di parlare anche a nome di Marco, che era con me sabato scorso, e degli altri del circolo.
a presto.
Maurizio
Alle voste riflessioni aggiungo la testimonianza lasciata da Bertinotti sulla sinistra, in generale, a Serravalle Pistoiese, alla fetsa della Cgil:
Il fatto che le sinistre radicali non siano in parlamento è “il minore dei mali, perchè il maggiore dei mali è invece il fatto che si è generata la crisi economica che è anche una crisi di modello sociale, e la sinistra, che dovrebbe avere ragione, perchè la crisi è precisamente la crisi di coloro che avevano vinto sulla sinistra, non riesce a essere protagonista di questa stagione. (…) Loro avevano detto che quella rivoluzione capitalista ti toglieva tante cose, ma ti dava la crescita economica ininterrotta. (…) Avevano detto che la globalizzazione avrebbe fato sì che il mercato si autoregolasse, la crisi del mercato autoregolato richiama alle armi ciò che avevano eliminato: intervento pubblico, spesa pubblica, nazionalizzazioni.
La sinistra dovrebbe essere protagonista, ed è invece ammutolita.”
http://riciardengo.blogspot.com/2009/07/bertinotti-srravalle-pistoiese-cgil.html
L’Italia è piena di persone che credono nella solidarietà, nell’uguaglianza e nelle opportunità che il nostro Paese sa offrire, come la storia ci dimostra.
Le difficoltà che incontra il Partito Democratico nel rappresentare tutte queste persone non sono un buon motivo per rinunciare all’idea che un’intera area di sinistra moderata possa governare bene l’Italia. D’altra parte gli stessi vecchi schemi e le stesse persone non possono rappresentare pienamente coloro che non si sentono di schierarsi nelle varie anime del Partito Democratico, ma che apprezzano invece lo sforzo di tanti di costruire un progetto moderno per il nostro Paese.
Per tale motivo, finché non verrà presentata una candidatura che rappresenti queste persone, io do la mia disponibilità a candidarmi alla segreteria nazionale del Partito Democratico.
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Aureo Muzzi Trieste
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Il testo di presentazione su carademocrazia.splinder.com
Io spero che tu o Civati decidiate di candidarvi. Se le cose rimangono con i due candidati il mio voto andrebbe a Bersani. Non mi piace il finto nuovismo telecomandato della Serracchiani. Io credo che le idee vere di progetto futuro le abbiate voi. Candidarsi e contarsi non vuol dire fondare una corrente “se non vinco renderò la vita dura al segretario” candidarsi vuol dire dare corpo alle proprie idee e farle camminare con le gambe di tanti altri. Se non si vince avremo comunque gettato un seme. Lavoreremo con chi vincerà. Come avete detto quasi tutti, il vero nemico sono i problemi degli italiani.Candidarsi vuol dire perdere, forse, ma far capire che le differenze rimangono fuori dalla porta e trovare l’unità con chi avrà la responsabilità di guidare il partito. Far capire che si può stare nello stesso partito senza farsi la guerra non sarebbe una cosa da poco. Un’ultima cosa…chiunque vinca cominci a fare pulizia in periferia e al centro…troppi personaggi inguardabili attorno ai due candidati… a voi non lo dico lo sapete già!!!!
caro Massimo D’Alema, ti prego, abbi pietà della sua ingenuità .. è giovane, non sa, ma si farà….