7 Agosto 2009

Sul Manifesto, oggi

Uncategorized

La mia intervista al Manifesto, oggi. Cliccare per ingrandire.

manifesto-7-agosto

17 risposte a “Sul Manifesto, oggi”

  1. Zanna Bianca ha detto:

    Finalmente un pò di coraggio.
    Speriamo che all’interno del PD ci sia qualche illuminato che permetta “insinuazioni” del genere.
    In Italia abbiamo un’anomalia che si chiama contratto a tempo indeterminato.
    Un gruppo di privilegiati che tutto possono, protetti e blindati da sindacalisti senza scrupoli e sinistra combattente, che si autoalimentano a vicenda.
    Ci hanno preso in giro x anni con le frottole dei diritti acquisiti e dell’intoccabilità dell’art. 18; frottole ancor più dolorose quando guardo le immagini di quei poveri cristi dell’INNSE. Costoro giustamente difendono con i denti un posto di lavoro in un mercato rigido ed ingessato, forgiato dalle folli pretese sindacali del “posto fisso a tutti i costi”.
    Purtroppo però il mercato ha dato il suo inappellabile giudizio: se non sei competitivo, sei fuori mercato.
    La difesa dei diritti acquisiti e dell’art. 18 è un controsenso che ha generato una PA piena di imboscati e fancazzisti che si lamentano pure, una schiera di finti nonnetti pensionati già dai 57/58 anni, un sempre crescente numero di lavoratori atipici che pagano le conseguenze x tutti in quanto: guadagnano molto meno rispetto ai loro padri/madri, hanno prospettiva di crescita molto più basse, rimarranno al lavorosino a 65/66 anni, prenderanno una pensione (se la prenderanno) con il sistema contributivo, mentre i loro tanto cari papà (i cui diritti erano protetti come un sacramento) se ne sono andati in pensione con il retributivo….senza parlare poi del furto del TFR.
    Se Marino porta avanti queste idee sono disposto a dimenticare tutto il pasticcio dell’UMCP e strasostenerlo in tutte le sedi.
    ps un consiglio xò:le bugie hanno le gambe corte, sempre meglio dire la verità.

  2. rosa ha detto:

    Credo che la proposta di obbligatorietà del congedo parentale diviso a metà tra mamme e papà sia degna del peggiore regime cinese (quello in cui lo stato stabilisce quanti figli può avere ogni coppia).
    Sinceramente l’organizzazione della vita interna alle famiglie (tradizionali o “innovative”) la lascerei ai diretti interessati!

  3. scalpha ha detto:

    Rosa, ti stupirà, ma è un’idea che viene dalla civilissima e democratica Norvegia…

    http://www.ilo.org/wow/Articles/lang–en/WCMS_081359/index.htm

  4. ValterB ha detto:

    Rosa, credo che dovresti, se ne hai voglia, leggere anche questo articolo di Pietro Ichino al riguardo http://www.pietroichino.it/?p=4233
    Anche da questo dipende la proposta che la mozione Marino sta facendo.
    Poi discutiamone, ma anche lo stato attuale entra in modo prepotente e per niente indolore nella vita interna delle famiglie.

  5. Barbara ha detto:

    “se il lavoratore fa causa perché ritiene ingiustificata la motivazione economica e il giudice gli dà ragione non è previsto il reintegro, ma il risarcimento: oltre, naturalmente, a un reddito minimo”.

    perché?

    innalzamento dell’età pensionistica delle donne (della PA, per ora). il programma lo prevede, mentre qui mi pare si stia in parte smentendolo.

    ci fate sapere???

  6. Rosa ha detto:

    Scalpha, scusa ma la proposta della Norvegia è civilissima e democratica, ma anche MOLTO diversa dalla tua: non si parla infatti di obbligo ma di ENCOURAGING, e di quote di maternità e di paternità che non sono alternative ma che si possono sommare. (almeno questo è dice il link che hai messo)
    Una cosa assai diversa dal dire che si rende la paternità obbligatoria! O no?

  7. Rosa ha detto:

    ValterB, ho letto Pietro Ichino e ribadisco che, anche se fossero introdotti gli stratagemmi fiscali che lui propone, OBBLIGARE le famiglie a dividere il proprio congedo rimane inaccettabile.
    Se poi la situazione attuale fa schifo, non mi pare un buon motivo per proporre alternative peggiori!

  8. scalpha ha detto:

    Rosa,
    io nel link leggo queste frasi:

    – “For exclusive use by the father”;
    – “The ‘father’s quota’ may be used at any time during the shared period of leave, but is lost if not used by the father, so I have to use it now or I will lose it”;
    – “If the father does not make use of these weeks, they will normally be forfeit”.

    Stiamo leggendo la stessa cosa?

  9. scalpha ha detto:

    1. Perché sennò si resta nello schema dell’articolo 18…
    2. Resta valido quello che dice il programma, il giornalista ha tagliato la mia frase dove dicevo che la decisione dell’Unione Europea non è negoziabile.

  10. Rosa ha detto:

    Scalpha, io nella tua intervista al manifestoi leggo: “che il congedo parentale debba obbligatoriamente essere diviso a metà fra padre e madre”
    Mi pare una bella differenza! O forse non la vedi?
    Il congedo parentale della Norvegia è aggiuntivo a quello materno, può essere preso in contemporanea, e se non usato viene perso (di fondo si tratta di una legge che, anche in termini fiscali, agevola il congedo paterno, ma non riduce quello materno)
    Dire che il congedo parentale deve OBBLIGATORIAMENTE ESSERE DIVISO significa che metà lo fa il padre e metà lo fa la madre. Forse sarebbe meglio se in futuro tu dicessi che la mozione Marino si batte per una serie di agevolazioni che rendano il congedo paterno davvero applicabile anche alla situazione italiana, piuttosto che parlare di obbligatorietà, che in uno stato “laico” mi pare un termine molto forte!

  11. Rosa ha detto:

    Ah, dimenticavo, se anche diceste che il congedo parentale viene allungato (non ti pare, anche un po’ di propaganda non fa male, o forse B. non vi ha insegnato nulla?) a condizione che il periodo aggiuntivo sia fatto dal padre…. ecco, non sarebbe male come proposta e sarebbe abbastanza chiara e comprensibile e…. non ci sarebbe il termine OBBLIGO, che sinceramente a me da parte di un partito di centro-(sinistra) fa abbastanza ribrezzo!

  12. Gianni ha detto:

    Quello dell’ articolo 18 e’ un feticcio sia per chi lo vuole tenere sia per chi lo vuole abolire. L’ unico effetto pratico dell’ articolo 18 e’ quello di alzare il costo del buyout da parte del datore di lavoro, dato che anche il reintegro puo’ essere negoziato con il lavoratore semplicemente offrendgli una cifra piu’ alta, il che, nel paese con gli stpendi piu’ bassi di Europa, non e’ propriamente uno scandalo.
    Individuare nell’ articolo 18 la mancanza principale del nostro sistema del welfare e’ assurdo. Non e’ nemmeno la posizione della destra, tra l’ altro, che inftti uso’ la questione dell’ articolo 18 in maniera strumentale solo per indebolire il sindacato, e in quell’ occasione prendendosele di santa ragione da un signore che si chiama Cofferati che porto’ tre milioni di persone in piazza e segno’ di fatto la fine del primo governo Berlusconi.
    Concordo poi con Rosa sulla incivilta’ di proporre congedi biparentali obbligatori. Gli unici stati che si occupano d organizzazione delle famiglie “nelle” famiglie sono quelli integralisti e confessionai. Mi sembra che l’ idea stessa di laicita’ sia ridotto ad uno slogan poco compreso.

  13. LuciaB. ha detto:

    la parola ‘obbligatorio’ piace a pochi perché sa di illiberale.
    Ma proviamo a pensare la questione del congedo parentale così: se gli uomini devono prenderlo, chi assume non avrà motivo di preferire un uomo a una donna.
    Questo e’ l’unico modo per garantire vere pari opportunità sul lavoro.
    Fino a che per gli uomini non sarà obbligatorio, la cura della casa e dei figli – e poi dunque anche quella degli anziani e dei malati, perché il ruolo oramai le è stato affibbiato – resterà un dovere femminile. Le donne continueranno a fare lavori part time e mal pagati, avranno maggiore precarietà, smetteranno di lavorare prima (perché i genitori e i suoceri diventano anziani) e andranno in pensione con una miseria, e i datori di lavoro le vedranno come un rischio maggiore.

  14. una studentessa di giurisprudenza ha detto:

    allo stato attuale il congedo parentale deve essere diviso e non equamente, altrimenti spetta di 10 mesi solo alla madre!
    se fai parte di una famiglia in cui magari è la donna che ha un lavoro dal quale è più difficile assentarsi per la natura del lavoro in sé (e non perché il capo è un tiranno!)
    vedi che la legge attuale entra pesantemente a condizionare la tua vita. inoltre il padre è fortemente limitato ai casi in cui la madre sia morta e lui sia l’unico affidatario del bambino!

    tutta la materia del diritto del lavoro in merito alla maternità e ai congedi parentali a me sembra molto discriminatoria, incentrata su un modello di famiglia in cui la donna è l’unica vera responsabile dei figli. introducendo il congedo parentale obbligatorio si permette inoltre di mantenere una posizione lavorativa più stabile per le donne, le quali sarebbero assenti dal lavoro per meno tempo, in modo da favorirne il ritorno. ed inoltre serve soprattutto anche a proporre un modello diverso di famiglia, in cui all’educazione dei figli partecipino entrambi i genitori.

  15. claudio ha detto:

    Visto che sono in procinto di chiederle, e quindi sono informato sui fatti, vi posto le condizioni che si applicano qui in Belgio:

    http://www.emploi.belgique.be/defaultTab.aspx?id=547#

    cito:
    “chaque travailleur a le droit de prendre un congé parental”.
    ogni lavoratore HA IL DIRITTO di prendere un congedo parentale (in piu’ di quelli garantiti alla madre), quindi nessuno obbligo, mi pare equo.
    come? tre opzioni (per ogni figlio e da prendere prima dei suoi 12 anni):
    – 3 mesi secchi a casa;
    – 6 mesi part-time di 1/2;
    – 15 mesi part-time di 4/5;

    Bon, ne riparliamo quando (e se) il capo mi da l’OK!
    🙂

  16. Gianni ha detto:

    Lucia, il tuo e’ un buon argomento, ma non credo che questo sia “l’ unico” modo per garantire pari opportunita’ sul lavoro.
    Innanzitutto perche’ il congedo parentale (anche per le donne) e’ un diritto, non un obbligo: trasformarlo in un obbligo per entrambi mi sembra sbagliato, e anche poco produttivo, dato che discriminerebbe le persone di entrambi i sessi in eta’ fertile rispetto ai piu’ anziani. Poi perche’ non appiana gli svantaggi dovuti a tutti gli altri carichi familiari che oggi gravano sulle donne e che anche tu elenchi, come la cura degli anziani o quella dei malati.
    La proposta di Marino in questo senso mi sembra risenta della sua formazione culturale cattolica, che lo porta ad affidare solo alle famiglie la soluzione di problemi che invece appartengono alla societa’ in senso piu’ esteso.
    In questo senso io trovo molto piu’ efficace ed equa la proposta, anche contenuta nel programma di Marino ma che Bersani propose addiritura all’ ultimo congresso DS, di stabilire quote rosa non solo nelle amministrazioni pubbliche ma anche nelle aziende private. Anche questa e’ una soluzione adottata in Norvegia e per un certo periodo anche in Svezia, ossia nei paesi che hanno allo stesso tempo i piu alti indici di natalita’ e la maggiore partecipazione delle donne alla forza lavoro (a dimostrazione che non esiste alcun tradeoff tra le due cose). Si dovrebbe trattare di una misura estesa a tutta l’ economia, di modo da evitare i ghetti lavorativi di genere, e con un carattere temporaneo che abbia solo lo scopo di introdurre una “fisiologia” sociale che porti a generare le strutture (e le culture) favorevoli ad una piena partecipazione della donne al lavoro e alla societa’.

  17. oximor ha detto:

    Ecco, quando io sento dire certe str….te a proposito dell’età pensionabile che metterebbe in crisi l’inps e l’Italia intera… mi prudono le mani. Se si facessero due-conti-due ci si accorgerebbe che col sistema contributivo presto in vigore le pensioni degli italiani tutti subiranno una tosata che levati… Difficilmente ci si potrà vivere degnamente. Ergo, volenti o nolenti tutti (tutti!) saranno costretti a prolungare “volontariamente ” la propria “vita attiva”. Ma pure ci fosse un fenomeno disposto e capace a vivere con 1000 € mensili ( e sarà grassa; e il primo che parla di pensioni integrative dopo le sforbiciate date ai fondi pensioni – un furto che ha seguito l’altro furto, quello del TFR… ci siamo capiti… – il primo che ne parla se ne dovrebbe solo vergognare della siderale distanza che ha con la realtà) , ci fosse pure questo fenomeno non potrà mai… esserci. Chi riesce a trovare tra gli attuali 45enni ( e a scendere) qualcuno che abbia accumulato un continuità contributiva da scapparsene ( con 40 di contributi) prima dei canonici 65anni, chi lo trova vince un marameo d’oro. Si aumenterà il limite con l’aumentare della vita media? Lo sai che a reddito e a mestiere di basso livello corrisponde una vita media inferiore di un buon lustro? D’accordo che a mandare sui ponteggi dei 67enni ci sarà una “selezione naturale” che risolverà molti problemi… ma davvero si pensa che sia quello il sistema migliore?
    Essù.