Sempre a proposito di libri, sono immerso nella lettura dell’ultima e ponderosa fatica di Enrico Deaglio, “Patria 1978-2008”, uscito qualche mese fa per i tipi de “Il Saggiatore”. Anche questo libro ha un significativo messaggio in quarta di copertina, che altro non è che il condensato del pensiero del lettore man mano che le pagine vanno avanti e il racconto degli ultimi trent’anni della nostra storia gli si srotola davanti agli occhi: “Che cosa abbiamo fatto per meritarci tutto ciò?”. Già, perché è proprio difficile farsi una ragione del perché a questo paese non sia stato risparmiato proprio nulla e del perché nessuno si sia preso (volontariamente o meno) la responsabilità di tutto questo. Dico non solo e non tanto delle singole tragedie civili di cui siamo stati collettivamente vittime e di cui raramente (anzi, praticamente mai) abbiamo conosciuto gli autori, ma della responsabilità generale di questo affresco pulp che viene fuori dalla rilettura veloce di questo pezzo di storia italiana. Tanto per fare qualche esempio D’Alema è citato la prima volta a pagina 102 e l’ultima a pagina 712; Berlusconi la prima volta a pagina 31, l’ultima a pagina 752; Bossi è citato la prima volta a pagina 246, l’ultima a pagina 662; Di Pietro la prima volta a pagina 352, l’ultima a pagina 734; Rutelli la prima volta a pagina 389, l’ultima a pagina 736. Se davanti a tutte queste macerie la nostra classe dirigente pensi di meritare la propria incredibile longevità è un interrogativo che non si riesce proprio ad evitare. Il fatto che un paese così martoriato non abbia sentito il bisogno di chiedere a chi ha gestito il potere in questi anni se non si consideri responsabile – e se no, chi ritenga essere responsabile e per quale motivo non siano state applicate a questo qualcuno le meritate sanzioni del caso a cominciare dall’immediata rimozione dall’incarico – di questo rosario di disastri, fallimenti, morti ammazzati e miserie varie risulta alla fine l’ultimo dei grandi e irrisolti misteri italiani.
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Ivan Scalfarotto
Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Interno nel Governo Draghi. Deputato di Italia Viva. Mi occupo di democrazia, di diritti e libertà, di enti locali, impresa e affari internazionali.
Ho fondato Parks - Liberi e Uguali.
5 risposte a “Pulp non-fiction”
Si ma Deaglio la smetta di fare sti’ libri che deprimono anche il più ottimista dei democratici italiani! Se penso che sono passati 14 anni da “Besame Mucho. Diario di un anno abbastanza crudele.”…
Allora, Deaglio raccontava il 1994, e la prima stupefacente vittoria del Miliardario Ridens. Allora, mi sembrò un incubo da cui ci saremmo risvegliati presto. In fondo, mi dicevo, questa follia durerà poco: è la nostra dose orwelliana di 1984, solo con dieci anni di ritardo.
Invece, oggi, non so più cosa pensare.
Prima ci chiedevamo “Come è potuto accadere?” ora viene da chiedersi “Verrà prima o poi un giorno in cui tutto questo non accadrà più? E io sarò ancora vivo per quell’epoca?”
Più che chiedere a Deaglio di non scrivere più libri “deprimenti” sarebbe bene non avere più infiniti trentenni “deprimenti” …
P.S. forse sono stato troppo ermetico, trentenni nel senso di 30 anni , 1978 – 2008 che sembrano un lungo e infinito incubo, preceduto da “venticinque anni di dittatura democristiana” (titolo di un libro che ho qui in casa e che racconta il periodo 1945-1970) , ancor prima DAL ventennio e a cui succederà (chissà quando) chissà cosa …
Caro Riccardo,
se la metti così, ti racconto cosa mi disse mio nonno (classe 1911), comunista da una vita (e poi pidiessino, diessino e oggi democratico!), il giorno in cui vincemmo nel 1996 le elezioni con l’Ulivo. Eravamo lì, seduti di fronte a “Telekabul”, entrambi con gli occhi lucidi, mentre Prodi celebrava la vittoria.
Lui annuì e mi sorrise: “Speriamo che questa sia la volta buona… sono tanti che aspettiamo che questo paesi migliori un pò…”.
Da allora l’ho visto scuotere la testa centinaia di volte, disamorato, avvilito, deluso.
Però non molla. Alle europee, nonostante non ce la faccia quasi più a camminare, è voluto andare a votare. Come sempre “per il partito”. Io non ero in Italia, purtroppo, ma mi hanno detto che quando è uscito dal seggio è scattato l’applauso degli scrutatori e degli altri elettori.
Insomma, qui è una vita che i democratici aspettano. Chissà quando sarà la volta buona.
A me piace Deaglio (e soprattutto Diario)
ragazzi allora non vi consiglio…..VATICANO SPA, si piange dalla copertina; meno male che non e’stampato a getto d’inchiostro, sai che lago di toner!