“A furia di avere Berlusconi in casa, ci siamo abituati ad avere Berlusconi in casa” pensavo ieri sfilando sotto il sole di Roma. Penso spesso che ci siamo abituati a cose strane, in Italia: anche al linguaggio che si usa in politica, al fatto che da queste parti si è abiurato al “politically correct” ancor prima di adottarlo. Ecco, ieri c’è stata una sana e salutare rinfrescata della memoria; un modo per ricordarsi che la situazione della democrazia italiana è sotto tutti i punti di vista un unicum tra tutte le democrazie liberali del mondo. Una voce stentorea levarsi dalle strade della capitale e venire a ricordarci che non accadrebbe mai – e infatti non accade – in nessun altro paese democratico del mondo che il capo del governo legiferi in via praticamente esclusiva per l’interesse di se stesso e delle sue aziende, che lo stesso capo del governo attacchi quotidianamente gli altri poteri dello Stato, che il suo principale alleato ne sottolinei le tentazioni cesariste e che contemporaneamente dello stesso si discuta nelle aule giudiziarie e sulle pagine dei giornali come potenziale mandante di stragi mafiose, senza che questo capo del governo sia – giustamente – travolto da un uragano.
Lo capisco benissimo che fino al terzo grado di giudizio un imputato è innocente, e credo che questo che valga ovviamente per tutti i cittadini italiani, che siano impegnati in politica oppure no. La cosa che non mi torna però è che si individui un’assoluta identità tra la responsabilità penale e quella politica, come se per essere a capo del governo di una grande democrazia come l’Italia bastasse semplicemente avere la fedina penale pulita, come se avessimo abdicato a qualsiasi autorità morale da richiedere ai leader massimi della nostra comunità nazionale. E poi c’è la questione della verosimiglianza, che continua a tornarmi in mente: il fatto è che a me piacerebbe essere governato da qualcuno che prima di essere assolto dai tribunali fosse assolto dalla logica. Immaginatevi un pentito (facciamo finta che esistano anche altrove) che accusasse la Merkel o Zapatero o Gordon Brown di essere dei mafiosi. Prima di qualsiasi tribunale, sarebbe l’enormità dell’accusa, la sua totale casualità, l’assenza di un contesto logico a rendere l’accusa inconsistente e ridicola. Il problema di Berlusconi, prima ancora che giudiziario, è che le accuse di questi giorni non suonano di per sé necessariamente assurde e fuori dal novero delle cose possibili (magari da quelle probabili sì, ma da quelle possibili no): con l’eroe Mangano, la banca Rasini e tutto il resto, arriva il primo Spatuzza ad accusare il capo del governo di essere un mafioso (bum!) e tutto il paese a interrogarsi e a chiedere alla magistratura di lavorare molto a fondo su queste ipotesi. Perché purtroppo l’accusa, è questo è il guaio, anche se fosse falsa, resta comunque in qualche modo non inverosimile.
C’era tanto PD, nel corteo di ieri. Molti dirigenti, moltissimi militanti e – sospetto, con una certa convinzione di essere nel giusto – una marea di elettori. Il tema è: che cosa diciamo a questi militanti e a questi elettori? Cosa pensiamo della situazione attuale, cosa pensiamo di Berlusconi? Cosa pensiamo della rete, anche? L’impressione che ho avuto è che qualcuno nel partito abbia sottovalutato la portata di quest’iniziativa e lo abbia fatto per un’insufficiente conoscenza dei meccanismi che la rete può mettere in moto, della potenza del mezzo e della novità che rappresenta in termini di mobilitazione di energie che spesso ci sembrano assopite o assenti e che invece sono tutte là, a un solo clic di distanza. La contemporaneità, che è diventato il mio mantra, la sintonia con i tempi che viviamo, resta per me la sfida più grande che come partito abbiamo davanti. Se non troviamo e non inforchiamo questi benedetti occhiali per vedere nitidamente cosa ci capita davanti, sarà difficile riuscire a prendere decisioni coerenti con la realtà con cui abbiamo a che fare.
La mia amica Paola (Concia, quale sennò?), con cui ho sfilato tutto il giorno dietro al nostro striscione, è stata nuovamente nominata relatrice del disegno di legge contro l’omofobia in commissione giustizia alla Camera, la cui discussione riprenderà in settimana. E’ un risultato grandioso perché non capita praticamente mai che la maggioranza nomini relatore di una legge un parlamentare dell’opposizione. E’ un riconoscimento alla bravura, alla tenacia, alla passione e al coraggio di Paola, ma è anche l’ennesima volta che mi pare di percepire che in Italia la linea tra destra e sinistra si faccia sempre più sottile, mentre si ingrossa pericolosamente il muro tra conservatori e innovatori da tutte e due le parti. E’ come se stesse maturando un gran terremoto, uno di quelli da estinzione dei dinosauri per intenderci, che potrebbe portare ad una risistemazione delle cose di qua e di là, a un gran rimescolamento di forze al di là dell’ideologia e sulla base delle urgenze di questo nostro Paese. Chissà che non abbia ragione la mia amica Daniela Santus che da un sacco di tempo predica inascoltata nel deserto l’avvento di una Kadima italiana (e che nel frattempo ha deciso, ahimé, di restituire la tessera del PD).
Uno degli eroi della giornata di ieri è stato indubbiamente Gianfranco Mascia. Io ne sono felice e sono molto orgoglioso di essergli amico. Gianfranco è una risorsa meravigliosa di questo paese, un uomo visionario e generoso, uno che si è sempre esposto per le cause più scomode (ivi compreso appoggiare toto corde uno sconosciuto che nel 2005 arrivò da Londra per mettersi a fare le primarie contro Prodi) rispondendone sempre in prima persona. Gianfranco è uno che crede profondamente in quello che fa e vederlo ieri sul palco di Piazza San Giovanni a raccogliere gli sforzi di anni di lavoro politico mi è sembrato davvero l’epilogo di una storia lunga e bella.
In ogni caso sono stato contento di esserci stato, non ho mai avuto una perplessità ad essere in piazza (come ha detto bene Pippo Civati, se i nostri elettori erano lì dove avremmo noi mai potuto essere altrimenti?), e sono stato contentissimo di esserci con i miei amici e compagni di strada: Ignazio Marino, Paola Concia, Rosa Calipari. Ma anche persone di altre mozioni: Debora Serracchiani, Giovanna Melandri, Jean Leonard Touadi; c’era anche la mia presidente Rosy Bindi. E’ la dimostrazione che al di là delle posizioni assunte nel congresso esiste una parte del Partito che è attenta ai messaggi che arrivano dal Paese. Qui a Milano il PD ha già preso ad essere in piazza e tra la gente molto più di quanto non sia successo di recente. Io credo che questa sia la strada giusta: recuperare un rapporto forte con la società civile, essere in grado di leggere le sue preoccupazioni e di farsi sentire accanto alle persone che si aspettano la nostra presenza. Poi a noi sta l’onere aggiuntivo e fondamentale di tradurre queste preoccupazioni in proposte credibili e veramente alternative a questa destra (sciatta e illusionista, direbbe Ignazio Marino) sia dal punto di vista del metodo che da quello del merito.
Ultima cosa: grazie a tutti per le splendide foto di ieri che circolano su Facebook, sopra a tutte quelle meravigliose di Carlo Traina. Niente di meglio per trasmettere a chi non c’era il clima di festa che tutti abbiamo condiviso, grazie anche alla straordinaria giornata di sole radioso che Roma ci ha regalato come suo viatico, sorridente e affettuoso.
10 risposte a “Post lungo (dopo il "No-B Day")”
Ciao, ripeto anche qui ciò che ho detto in altri blogs.
In piazza ieri a Roma c’era l’Italia ( chiamiamola “viola”, che è anche uno splendido nome femminile ) che vuole cambiare il paese, per avere un paese dove ognuno possa vivere meglio e dove ognuno possa avere una possibilità. A costo di scontrarsi con gli oligarchi, il Vaticano, il corsera, le corporazioni, cielle e gli interessi consolidati.
A chi va bene l’immobilismo ed agli emarginati dalla rete e dalla modernità, ed agli oligarchi, al corsera, a cielle, agli interessi consolidati, alle corporazioni ed al Vaticano, va benissimo la destra.
Il PD di Bersani e dei dalemiani dove si pone ? Temo che all’Italia “viola” non abbia proprio nulla da dire.
Ed aggiungo : oggi, in Italia, la Rete è LA NUOVA RADIO LONDRA.
Ivan, ho letto una buona notizia: Dorina Bianchi ha lasciato il PD ed è tornata all’UDC. Direi che con questa mossa il PD ha guadagnato chiarezza nella linea e l’1% dei voti.
Dopo Rutelli e Dorina Bianchi, a quando l’uscita della Binetti?
Ivan, che bello: sei a Brussels il 12! A preso allora,
Claudio
PS: arrivi giusto in tempo per il bellissimo (e affollatissimo) mercatino di Natale, by the way.
“Il problema di Berlusconi, prima ancora che giudiziario, è che le accuse di questi giorni non suonano di per sé necessariamente assurde e fuori dal novero delle cose possibili”
Certo. Non esiste ovviamente nessuna logica (visto che la richiesta principale, l’abolizione del famoso carcere duro per i mafiosi) non è mai stata votata.
Poi ci sarebbe la credibilità del teste, l’assenza di riscontri oggettivi, il fatto che il tizio non parli neppure di cose che sa in via diretta (non ha partecipato a nessun incontro, perchè altrimenti dovrebbe dire come e quando) ma solo per via indiretta (Caio mi ha confidato che..).
Ossia, riassumiamo: Tizio, pluriomicida condannato a n ergastoli, sostiene che Caio, acclarato mafioso, ha fatto accordi con Sempronio affinchè Sempronio facesse qualcosa che Sempronio non ha mai fatto.
E’ possibile che ci sia stato l’accordo? Certo che è possibile. Come pure è possibile che la Regina sia un rettiliano travestito.
Besides, in piazza eravate 700.000. Per vincere le elezioni vi manca ancora un pochetto.
[…] uguali, né tutte credibili. Per capirci, riesco perfino a immaginare che quelli come Civati o Scalfarotto abbiano visto fino dall’inizio quella piazza anche come una loro piazza, ma la presenza di […]
Ciao Ivan, nel tuo post ci sono degli spunti interessanti (circa il futuro). Solo che qualcuno dei tuoi lettori, nei suoi commenti quando tu indichi la luna lui preferisce guardare il dito. Problema di strasbismo evidentemente.
L’essenziale è prepararsi per quando le cose cambieranno. Construire un proposta concreta per l’Italia per condurla fuori dal guado e ben aldilá (oggi come oggi non vedo prospettive future). Tu hai talento, volontá ed apertura mentale per farlo: stai conducendo un grandissimo lavoro.
Ma i dinosauri che temono l’estinzione che fanno nel frattempo?
@Filippo
Quali spunti?
Faccio notare che Blair (visto che ci cita la civilissima Gran Bretagna) è manifestatamente colpevole di aver fatto una guerra contro un paese sovrano sulla base di prove assolutamente false. Le conseguenze le sappiamo tutti.
Però ci vengono a spiegare che no, che l’anomalia è un Berlusconi per cui un certo tizio viene a tirar fuori accuse prive di logica. Nello stesso tempo, NESSUNO ha avuto coraggio di dire che un personaggio immorale come Blair non avremma MAI potuto rappresentare l’Europa.
Si chiamava doppiopesismo, se non erro…
Un pluriassassino colpevole di oltre 40 omicidi (tra cui il compianto Don Diana), di 3 stragi,oltre ad avere disciolto il corpo del piccolo Di Matteo bell’acido, in galera da svariati anni sotto il 41bis, che all’improvviso si sveglia e riferisce che un altro pluriassassino gli riferì oltre 14 anni fa che l’attuale presidente del consiglio è mafioso …beh è una notizia che si commenta da se.
Ricordo a tutti che nel Dicembre ’93 quando un alto dirigente del SISDE (e non un pluriassassino) confessò a un sostituto procuratore di Roma che il Presidente della Repubblica allora in carica Oscar Luigi Scalfaro, da Ministro degli Interni, riceveva da lui un assegno mensile di L. 100.000.000 prelevati dai famosi fondi neri che il SISDE gestiva in maniera autonoma e indipendente, bene questo dirigente fu immediatamente incriminato dall’allora procuratore capo di Roma dott. Mele per attentato ad organi costituzionali.
Se non fossero imbeccati da quei soliti guitti nostrani che godono nell’urlare ai 4 venti quanto faccia schifo il paese in cui vivono, all’estero si scandalizzeranno molto di più a sapere che un procuratore ha mobilitato migliaia di agenti per consentire a un lurido personaggio che dovrebbero marcire in galera, di venire in aula, accusare il capo del governo italiano senza uno straccio di prova, e soprattutto uscire dalla stessa aula senza che lo stesso procuratore non si preoccupi di aprire un fascicolo contro costui per calunnia.
Ci sono non 1.000 ma 100.000.000 di motivi per lamentarsi del Berlusca, ma chiederne le dimissioni dopo che è stato votato e senza presentare un’alternativa, è il miglior modo per assicurargli longevità poltica. Se a ciò ci aggiuniamo, i soliti girotondi, il solito Kosturica, il solito Vecchioni, il solito Camilleri, il solito Moretti, tutti ripresentati in salsa viola che spergiurano che mai come stavolta la manifestazione è la risposta dell’Italia civile all’Italia dittatoriale e puzzona …..ah dimenticavo c’era anche il solito Spatuzza, anzi la volta scorsa si chiamava Scarantino …
Difficile che i pentiti siano state persone dal comportamento ineccepibile (di che si dovevano pentire?). D’altra parte Spatuzza non fa che confermare ciò che si sapeva già.
Nel dicembre 2004, Bolzoni scriveva su Repubblica:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/12/12/marcello-bisbiglio-quello-non-paga.html
Lo stesso giorno D’Avanzo scriveva:
(http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/12/12/il-mediatore-cosa-nostra.html
Non si tratta di chiacchiere ma di sentenze dei giudici.
10 anni prima, nel marzo 1994, ancora D’Avanzo:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/03/20/quell-affare-di-mafia-mattoni.html
Siccome D’Avanzo e Travaglio vanno d’accordo come il diavolo e l’acqua santa, se D’Avanzo non piace si veda il molto dettagliato post di Travaglio sul sito di Grillo (da oggi sul Fatto Quotidiano con ancora più dettagli):
http://www.beppegrillo.it/2009/12/passaparola_lun_46.html