La Corte Costituzionale, relatore Alessandro Criscuolo, deciderà il 23 marzo sull’incostituzionalità delle norme che impediscono a due uomini o due donne di fare le pubblicazioni matrimoniali.
Alla base, ci sono quattro ordinanze di Tribunali o Corti d’Appello (Venezia, Trento, Firenze e Ferrara) che hanno già dichiarato la “non manifesta infondatezza” delle questioni presentate dalle coppie – coordinate dall’associazione radicale “Certi diritti” e assistite da “Rete Lenford – Avvocatura dei diritti” – che si erano viste opporre il rifiuto dalle anagrafi comunali. L’udienza del 23 marzo segnerà un momento importantissimo, storico, per l’affermazione del principio di uguaglianza nel nostro paese e dovrebbe assere attesa con trepidazione da tutti coloro che hanno a cuore la democrazia, la libertà, la repubblica nel loro significato sostanziale. Credo che per questo dovremmo organizzare molte iniziative in tutta Italia, nell’attesa.
Non condivido le preoccupazioni di chi teme un arretramento nel cammino o del peggioramento della situazione (peraltro difficilmente peggiorabile) nel caso di una decisione negativa della Consulta: in tutti i casi, il dibattito che si terrà tra i quindici giudici dell’Alta Corte servirà a riflettere sul significato oggi della parola “famiglia”, sull’evoluzione dei nostri principi costituzionali, sul senso del nostro dirci europei. La motivazione della decisione servirà in tutti i casi a riaccendere le luci sul destino di centinaia di migliaia di italiani le cui vite sono sospese in un vuoto non più tollerabile. Io aspetto, fiducioso.
9 risposte a “Una data storica”
Mi sfugge il concetto. La Corte su cosa dovrebbe pronunciarsi, sul diritto di annunciare le nozze ? Ma il matrimonio tra due persone dello stesso sesso non è legalmente previsto in Italia, come si puo avere il diritto legale di annunciare una cosa che legalmente non esiste ?
Facile. Se la Corte ritenesse che il rifiuto di concedere le pubblicazioni, basato sul fatto che il matrimonio gay è vietato, fosse incostituzionale perché il divieto del matrimonio gay costituisce un’illegittima disparità di trattamento che viola l’art. 3 della Costituzione, dal giorno dopo una coppia di uomini o di donne potrebbe andare in Comune, fare le pubblicazioni e poi sposarsi.
[…] dal blog di Ivan Scalfarotto del 30 Gennaio 2010 […]
[…] dà notizia Ivan Scalfarotto: il 23 marzo prossimo la Corte Costituzionale deciderà “sull’incostituzionalità delle […]
mi pare che nella costituzione italiana, quando si parla di matrimonio, non si specifica mai il sesso dei coniugi, che potrebbero essere benissimo dello stesso sesso, e quindi non sono cosi’ convinto che non sia legale in Italia il matrimonio fra persone dello stesso… 🙂
Non so se sono fiducioso su ciò che decideranno i giudici, ma di certo sono contento che finalmente siano chiamati a decidere. Questa è la famosa strada giudiziaria, che in USA ha portato alle volte anche molto bene. Speriamo.
Alcune osservazioni (faccio presente che sono un sostenitore del matrimonio gay con pieni diritti)
Metodo: io personalmente sono contrario alla via giudiziaria. Negli USA ancora si discute su Roe vs. Wade (la sentenza che rese legale l’aborto), noi abbiamo una legge passata in parlamento e confermata con un referendum, in una posizione politica molto più forte. Certe riforme si possono fare solo con una nuova legge, vedi Spagna.
Merito: Il problema non sono le pubblicazioni,o il contenuto del rapporto matrimoniale (affetto, mutua assistenza, aspetti patrimoniali), dove il codice civile non pone problemi.
Il problema è la disciplina della filiazione legittima (che è sicuramente conforme a costituzione dopo la riforma, e non è oggetto di quesito), vedi ad es., La filiazione. Questioni sostanziali…, di Elena Falletti, l’indice è su Google e ci sono capitoli dedicati alle coppie gay.
Per farla breve (non sono un avvocato…)ipotesi: la sentenza della corte permette il matrimonio gay. La coppia gay potrebbe avere figli legittimi solo tramite adozione secondo il codice civile vigente perchè il genitore non biologico non può riconoscere il figlio.
Ma una coppia lesbica che vuole avere un figlio procreato da una delle partner? Un rapporto sessuale fuori dal matrimonio costituirebbe una violazione del dovere di fedeltà reciproca e il padre biologico potrebbe accampare diritti, mentre a legislazione vigente l’altra partner non potrebbe riconoscere il figlio.
Certo, potrebbe adottarlo…e se nelle more ha un incidente e muore? Il nato è escluso dall’asse ereditario a differenza di un figlio biologico o adottato da una coppia gay. Disparità di trattamento e lacuna nell’ordinamento (non esiste una previsione per il riconoscimento da parte dell’altra genitrice)
Una richiesta congiunta di inseminazione eterologa da donatore anonimo risolverebbe tutto…ma l’eterologa è vietata, dannata legge 40 e Rutelli.
continuo, scusate la lunghezza. Insomma, un matrimoni gay a pieno diritto che non discrimini tra etero, gay maschi e lesbiche probabilmente richiederebbe una disposizione che renda automatico il riconoscimento dello stato di genitori ad entrambi i partner di una coppia regolarmente sposata comunque sia nato il figlio, e l’abrogazione del divieto di eterologa.
Marino, tutto molto saggio, ma se aspettiamo che nel Parlamento italiano ci sia una maggioranza in favore all’estensione del diritto al matrimonio per tutti, faccio una previsione realistica e ti dico che avverrà 181 anni dopo che questa sarà approvata in Francia (dove dovrebbe arrivare tra il 2010 e il 2011). Proprio come fu per la legge sul Divorzio, insomma, approvata in Francia nel 1789, e in Italia nel 1970 con conferma referendaria del ’74.
Ora, per quanto io sia ottimista sulla mia aspettativa di vita, temo di essere morto tra 181 anni. Vediamo se passa la soluzione giudiziaria?