Qualche pensierino che mi è rimasto attaccato al bloc notes durante la mia toccata e fuga americana della settimana scorsa.
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Arrivo a Washington e lo stesso giorno in città cominciano a dare licenze matrimoniali alle coppie gay e lesbiche. L’ultima volta che sono venuto in America è stato per l’elezione del primo presidente nero. Mi sa che devo venire più spesso. Nell’interesse loro, dico.
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“Mezz’ora fa ho fatto due passi (una vasca di andata e poi una di ritorno) davanti alla Casa Bianca. Che senso di solennità, che sensazione di trovarsi davanti a uno di quei luoghi in cui batte il cuore del mondo, ti viene da restare in silenzio – e infatti tutti stanno in silenzio – per contemplare appieno la forza dell’istituzione per antonomasia. Per chi ci crede (e per chi ha visto la serie completa di West Wing) è come una specie di cattedrale mondiale della forma repubblicana. Poi pensi alla democrazia da operetta delle liste autenticate a matita e ti viene da piangere. Così aumenti un po’ il passo e te ne vai, che è molto meglio.” Il mio intervento nella discussione liste sì/liste no sulla mailing list de iMille.
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Sono andato a Washington a parlare di Diversity Management e di uguali diritti per le persone GLBT nei luoghi di lavoro. Un italiano che dà lezioni agli americani sui diritti. Mi sento più o meno come si sentirebbe un italiano che vincesse la medaglia d’oro olimpica sui 100 metri.
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“La prossima volta che sei testimone dell’odio, la prossima volta che vedi l’ingiustizia, la prossima volta che senti parlare di genocidio, pensa a quello che hai visto qui”. Cartello all’uscita del United States Holocaust Memorial Museum.
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Ho chiesto che mi spiegassero bene la storia dei matrimony gay a Washington, D.C.. Dunque: dato che il Distretto di Columbia non è uno Stato ma una “città federale”, il consiglio comunale si dà delle leggi sulle quali Congresso e Senato hanno alcuni mesi per esprimere un veto (“Congressional Review”). Stavolta, complice la maggioranza democratica, il parlamento ha lasciato passare la scadenza del 10 marzo, giorno dal quale (respinti anche gli ultimi ricorsi davanti alla Corte Suprema) sposarsi è diventato pienamente legale anche per le coppie gay e lesbiche.
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Nel bagno dell’hotel per incentivarmi a non farmi cambiare gli ausciugamani c’è un cartello che mi invita all’impegnativa missione di “Save Mother Earth”. A proposito di salvare la Madre Terra mi verrebbe da chiedere – mie abluzioni mattutine a parte – che intenzioni hanno da queste parti sulle emissioni di gas serra per i prossimi anni.
7 risposte a “Note da Washington”
[…] Note da Washington http://www.ivanscalfarotto.it/?p=5189 […]
“Per chi ci crede (e per chi ha visto la serie completa di West Wing)”
Non male giudicare un paese da una serie televisiva. Il signor B. ha visto giusto: basta cambiare le serie televisive e i problemi del paese spariscono.
Paolo scusa ma ho un dubbio, di che serie parli? Di “Napoli pinta e linta in 5 giorni” o “Amarsi ad Aquila (e risolvere tutto) in 2 mesi”
In generale, cmq, la qualità della tv, come altre forme di espressione e comunicazione, dice molto…
@Filippo. Se a te piace la propaganda americana, puoi goderti anche Jag e altre amenità simili.
Comunque, ti racconto una cosa: il 90% della tv commerciale è di origine anglosassone.
[…] clima, Ivan Scalfarotto, Politica, Save Mother Earth, Washington — colas @ 09:59 Segnalo le Note da Washington di Ivan Scalfarotto… Ivan è andato a tenere una conferenza su Diversity Management e uguali diritti per le […]
Grazie Paolo! Meno male! Ora che so l’origine di tutti i nostri mali dormiro` meglio. Tutta colpa degli anglosassoni! Ah!