C’è stato un siparietto ieri durante la puntata di Ballarò che mi ha dato molto da pensare. A Flavia Perina prima e Luca Sofri dopo, che provavano a indicare come esempio di malcostume la candidatura di Renzo Bossi alla Regione Lombardia, rispondeva Roberto Cota letteralmente con il sangue agli occhi: il giovane Bossi è stato eletto democraticamente, non è stato presentato nel listino, cosa cavolo volete. Perina, vista la veemenza del presidente piemontese, ha preferito ritirare la battuta. Luca Sofri per due volte è stato minacciato in modo per nulla velato di non ficcarsi in una polemica su padri e figli salvo pagarne direttamente le conseguenze (Luca ha elegantemente evitato la polemica per non buttarla in vacca, peccato che nessuno in studio si sia sentito di “vedere” le carte di Cota e far saltare il becero meccanismo intimidatorio) e la cosa si è chiusa lì. Peccato. Perché far passare la candidatura e l’elezione di Renzo Bossi come una cosa normale non si può proprio. Per il semplice motivo che se Umberto Bossi avesse presentato a Brescia il suo cavallo, il quadrupede avrebbe preso gli stessi dodicimila voti di suo figlio. Senza nemmeno voler fare del facile umorismo sui trascorsi scolastici del giovane Renzo, non credo di dire nulla di particolarmente innovativo e sorprendente se rilevo che i leghisti bresciani non hanno votato Renzo Bossi per le sue doti politiche o intellettuali. Si è trattato semplicemente dell’investitura di un parente stretto a cui il Bossi intende passare il partito come molti avvocati passano lo studio professionale al figlio primogenito: non facciamone un dramma, ma per favore non santifichiamo il processo democratico che ha assicurato visibilità e l’appannaggio di consigliere regionale a un ragazzotto senza particolari arti o parti. Giustificare l’operazione sottolineando con stupore che Renzo Bossi non è stato candidato nel listino è una scusante assolutamente risibile: orrori dei listini a parte (la Lega è favorevole all’abolizione dei medesimi?) nessuna traccia di meritocrazia è rinvenibile nella scelta compiuta dal leader carismatico che al suo popolo adorante può chiedere di tutto. Non si tratta del primo caso, né sarà probabilmente l’ultimo. Paesi di grandi tradizioni democratiche come la Corea del Nord e la Siria hanno già sperimentato il meccanismo, figuriamoci se ci si può preoccupare per così poco. Certo, la cosa fa un po’ specie perché i leghisti hanno passato una vita a costruirsi la reputazione dei moralizzatori che combattono gli sprechi di Roma ladrona, la casta, il nepotismo. La verità è che da quando i leghisti sono al governo le autonomie locali hanno perso strumenti e mezzi, le pressione fiscale è aumentata, hanno occupato la Rai, gli aeroporti e lottizzato tutto il lottizzabile né più né meno che come avrebbe fatto la Democrazia Cristiana di Antonio Gava e di Remo Gaspari, oggi annunciano anche direttamente l’assalto alle banche con buona pace del mercato, della concorrenza, della trasparenza e dei conflitti d’interesse. Niente male per quelli che dovevano fare pulizia delle mollezze della politica corrotta.
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Ivan Scalfarotto
Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Interno nel Governo Draghi. Deputato di Italia Viva. Mi occupo di democrazia, di diritti e libertà, di enti locali, impresa e affari internazionali.
Ho fondato Parks - Liberi e Uguali.
21 risposte a “Lorenzo, o come dicevan tutti, Renzo”
Sono pienamente d’accordo con Lei caro Scalfarotto.
Anche se, pur sforzandomi parecchio, devo dire di non aver capito nulla di quello che ha detto Luca Sofri ieri sera da Ballarò. Sarà stata l’emozione oppure un eccesso di tracotante intelligenza? Inoltre pur non essendo un estremista, pur non essendo per forza con Grillo o con Di Pietro, mi piacerebbe leggere un Post che non prenda in giro solo Di Pietro per le mancate conoscenze di lingua straniera ma anche di Bondi che non sa nemmeno fare uso dei congiuntivi della lingua italiana.
D’accordo con il Sig. Antonio Cane. Luca Sofri è tracotante. Snob. Siamo al completo grazie. Ci serve qualcuno più pragmatico che possa anche govenare magari
Certo che mettere Luca Sofri e Edward Luttwak a confronto significa fare la fiera della simpatia, eh! 😀
E per quanto mi sembri fuori posto la candidatura della trota – piena negazione della lotta al familismo e al nepotismo della Lega di un tempo – è anche vero che se chi puntasse il dito contro questo malcostume non fosse a sua volta seduto lì in quanto figlio di illustre padre, avrebbe assai più credibilità.
Luca Sofri è purtroppo l’ultima persona che potrebbe puntare il dito contro il malcostume italiano del nepotismo; se fosse stato così intelligente (come lui pensa di apparire), avrebbe fatto bene a non inserirsi neanche in una polemica del genere.
Purtroppo si tratta di un fenomeno esasperato in Italia, e testimonia l’incapacità del paese (e delle vecchie generazioni) di permettere alle nuove generazioni di guardare al futuro con ottimismo.
Un padre che spinge il figlio a prendere il suo posto di lavoro, è un padre che non ha a cuore il futuro e le capacità che il figlio potrebbe dimostrare in campi diversi.
Sono stato compagno di classe di diversi figli di docenti universitari, ed oggi vedere i miei ex compagni di classe sulle stesse cattedre dei padri produce un duplice effetto: da un lato penso all’egoismo di quei padri che hanno instradato/obbligato i figli in una carriera che nel 99% dei casi non era dagli stessi figli desiderata, castrandone tutte le possibili ambizioni ed aspirazioni; dall’altro, penso a quei poveri studenti costretti a dover imparare da gente che la pagnotta non se l’è guadagnata manco per niente, con la beffa ulteriore di portare a casa un pezzo di carta inutile, buono solo a fare bella figura incorniciato nelle case dei loro genitori.
Il problema del nepotismo/familismo è un’epidemia trasversale di cui nessuno è immune; qualche nome?
La Berlinguer e Antonio Di Bella al TG3, Maura Cossutta, Chiara Ingrao, Antonio Gava, Giuliano Ferrara, Mario Segni, Bobo Craxi e tanti altri/altre ancora in parlamento o in ogni caso in posizioni in cui l’ascendente politico era rilevante.
Giusto per non farci troppo male evitiamo di entrare nella Magistratura (De Magistris, Borrelli), nell’Università, nella Rai, nelle Forze Armate, nella ex banche di interesse nazionale ecc. ecc.
Insomma, dovunque ci sia lo Stato che paga, ed assicuri una carriera, in Italia c’è sempre un papà voglioso di spingere il proprio figlio a ripercorrere le sue orme.
Il mio giudizio su un figlio che si fa manovrare così, lo potete immaginare da soli.
Quindi prendersela con il Trota, va bene, ma è come sparare sulla croce rossa; oltre alla brutta figura di Sofri che a mio avviso è rimasto zitto in quanto sarebbe stato polverizzato all’istante, rimane la brutta figura della Lega che ha fatto della lotta al nepotismo la sua bandiera, per poi ricaderci in modo plateale ….come tutti!.
Ma tranquilli, ancora un paio d’anni e scenderà in campo Piersilvio!
Saluti
ROMA LADRONA
(ma tussapessi come si sta bene a sedè su quella poltrona)!
[…] o come dicevan tutti, Renzo http://www.ivanscalfarotto.it/?p=5497 "La verità è che da quando i leghisti sono al governo le autonomie locali hanno […]
La sua ignoranza in fatto di democrazia è sconcertante. In una elezione PER DEFINIZIONE non si premia il merito, perchè non si è in grado di valutarlo.
In una democrazia, PER DEFINIZIONE noi ci limitiamo a scegliere chi prende più voti, senza alcun ulteriore valutazione di merito.
Ma almeno leggere la Costituzione che tanto dite di difendere sarebbe utile, no?
A Bizzarri, ma che picchio dici? Rileggiti la parte in questione, Ivan dice che non c’è meccanismo meritocratico nella scelta di candidare il figlio di Bossi al consiglio regionale lombardo. E’ un’affermazione del tutto condivisibile, dire addirittura oggettiva. Cioè, un pischello bocciato tre volte alla maturità, mi sai dire che genere di consigli può portare al Consiglio regionale lombardo? L’unico motivo per cui ha ottenuto quella candidatura (e i tanti voti seguenti) è scritto nel suo cognome famoso. E’ il figlio del fondatore e del capo della Lega Nord. Punto e basta. Molto spesso in Italia è la condizione sufficiente a metterti in risalto e a farti entrare in politica, nel giornalismo, perfino nello sport, ma almeno nello sport non basta essere il figlio di Cesare Maldini per fare il difensore del Milan e della Nazionale, devi anche avere del talento tuo. In politica, nel giornalismo eccetera, direi che invece il talento personale è una cosa in più, puoi sopravvivere dentro il meccanismo pur essendo una zappa totale, o una trota, come nel caso di Renzo Bossi.
@Anelli
Letta e riletta. Ribadisco il concetto che sembra sfuggire a te e a Scalfarotto: la democrazia NON è meritocrazia. L’unico merito è rappresentato dalla quantità di voti che prendi.
Se esistesse un criterio diverso da quello dei voti per scegliere un rappresentante, non si userebbe la democrazia. Un medico non viene scelto tramite un’elezione, e neanche un professore.
Se Scalfarotto pensa di essere “migliore” di Renzo Bossi, non deve fare altro che candidarsi e prendere più voti.
“Migliore” in democrazia vuol dire “prendo più voti”. Non “parlo meglio inglese” oppure “ho lavorato all’estero” oppure “sono tollerante” o “so coltivare la lattuga”.
Prima ci se ne convince, meglio è.
Forse il mio secondo commento è stato inadeguato e per questo censurato. Certo sarebbe interessante capirne un po’ di più. Anche perché non era mia intenzione offendere nessuno.
Bizzarri, continuiamo a parlare io di mele e tu di pere. Ivan contesta la candidabilità di Renzo Bossi, prima ancora della sua elezione. La gente vota ciò che è votabile in lista. Starebbe ai dirigenti locali della Lega Nord far fare per lo meno della sana gavetta al figlio del leader, candidandolo al consiglio circoscrizionale di un Comune, o in un piccolo Comune, e non al consiglio regionale della Lombardia, in virtù del suo cognome. La lotta al nepotismo era un cavallo di battaglia della Lega Lombarda e della prima Lega Nord. Ora, evidentemente, non lo è più.
Che poi il voto democratico non sia quasi mai meritocratico, tesoro mio, ma lo dici come fosse una scoperta? Ma dico, lo conosci il nome del ministro delle Pari opportunità di questo governo? O il nome del ministro della Giustizia? O anche il nome del Presidente del Consiglio, più banalmente? Ti pare forse che questi fossero “i più meritevoli” per sedere a quei posti? Ovvio che no, no? E annamo…
“La lotta al nepotismo era un cavallo di battaglia della Lega Lombarda e della prima Lega Nord. Ora, evidentemente, non lo è più.”
Problema della Lega e dei suoi elettori. Vista la quantità di voti che si sono presi, a loro va benissimo così. Non credo sia un gran punto su cui far leva per vincere le prossime elezioni.
O Scalfarotto ha scoperto oggi che i politici predicano virtù di cui sono privi?
“Ma dico, lo conosci il nome del ministro delle Pari opportunità di questo governo”
Ahem, i ministri si nominano, non si eleggono. Ma leggerla la Costituzione fa così brutto?
Comunque, vedo che almeno un concetto comincia a passare: in democrazia, non bisogna essere i più fighetti, bisogna prendere più voti.
Infine, grazie per il tesoro, ma sono impegnato.
Bizzarri, ma davvero i ministri non sono eletti direttamente dal popolo? Ostia, che scoperta che mi fai fare! Grazie mille, siccome ho preso la laurea in Scienze politiche coi punti Miralanza, per me è proprio una scoperta. Spero comunque che tu abbia potuto intendere il ragionamento. O sei rimasto del tutto obnubilato dal “tesoro”?
@Anelli
Problema tuo se hai preso una laurea e non hai imparato nulla.
Tu, come il nostro ospite, proprio non riuscite a capire il senso della parola “democrazia”. Non sei TU o Scalfarotto a stabilire COSA i leghisti vogliono: sono proprio i leghisti, e lo fanno con i loro voti.
Il vostro aulico disprezzo loro lo usano per ammorbidire la carta igienica prima di farne uso, perchè tanto sono LORO, e non VOI, a vincere le elezioni.
Prima la piantate di giocare a fare gli sprezzanti, e prima c’è speranza di cambiare il governo del paese. Ma questo suppongo che a Scienze Politiche non te lo insegnino.
Bizzarri, il problema tuo è che a te, per non capire un tubo non ti ci è nemmeno voluta una laurea.
O bravo Bizzarri, ci ha aperto gli occhi sul fatto che in democrazia vince chi ha più voti. Poi magari ci spiega anche la differenza tra democrazia inteso come sistema politico e regola della maggioranza inteso come metodo per dirimere una questione, o quella tra democrazia e tirannia della maggioranza, sennò mi sa che stiamo a parlare di cose troppo diverse. Ah: possibilmente con meno arroganza e più educazione, se non è chiedere troppo.
@ale
“O bravo Bizzarri, ci ha aperto gli occhi sul fatto che in democrazia vince chi ha più voti.”
Ottimo. Ora esiste una vaga possibilità che tu e altri del centro sinistra cominciate a porvi il problema di COME prendere più voti di Berlusconi.
“Poi magari ci spiega”
Spiacente. A me le definizioni in un sistema fisico come le elezioni servono solo finchè mi permettono di capirne meglio il funzionamento. Per il resto, sono solo nomi dati ad enti la cui esistenza è tutta da dimostrare sperimentalmente.
Se io fossi un politico del centro sinistra, mi porrei il problema banale di come vincere, non certo di definire cosa è la democrazia come sistema politico e altre amenità del genere.
Lo ripeto: per vincere le elezioni dovete prendere più voti, NON essere più colti. Far vedere che avete studiato le tre definizioni che trovate in un manuale di scienza politica non vi fa fare nessun passo avanti, perchè gli elettori che non vi votano di quelle definizioni se ne sbattono.
Tu, come Anelli e come Scalfarotto, dimostri di essere un eruditissimo ignorante: hai letto un sacco di libri, ma non sai come usare la conoscenza che hai acquisito. Con il risultato che alle elezioni ti frega una “trota” come Renzo Bossi.
Che si dimostra più colto e più intelligente di Scalfarotto.
Vedo che l’appello a una maggiore educazione e a una minore arroganza non è servito con Lei, caro Bizzarri. Ci spieghi almeno, per favore, perché secondo Lei Bossi jr. ha avuto tanti voti se non a causa del cognome. E cerchi di non ripetersi come ha fatto finora (lo abbiamo capito che lui ha avuto un sacco di voti e che noi siamo degli eruditi con poco sale in zucca). E non mi dia del tu, per favore: non solo non siamo amici, ma neanche ci conosciamo personalmente.
@Ale
Trovo buffissimo questo atteggiarsi ad essere tutti “friendly” e “webdduepuntozero” e poi tirar fuori i formalismi da “mi dia del lei”. Ma ci mancherebbe, un lei non si nega a nessuno.
“Ci spieghi almeno, per favore, perché secondo Lei Bossi jr. ha avuto tanti voti se non a causa del cognome.”
Ancora? Mi spiace suonare arrogante, ma questa affermazione è proprio priva di significato. In democrazia non conta PERCHE’, conta QUANTO. Nella Costituzione Italiana, quella che lei suppongo difenda a spada tratta, si parla solo ed esclusivamente del QUANTO: quanti voti si prendono (in realtà nella legge elettorale, ma sostanzialmente la cosa discende dall’idea che la sovranità appartiene al popolo e che tutti siamo uguali).
Il problema NON è mio. Il problema è suo. Lei (o la persona che lei approva) si candida contro un Renzo Bossi, e prende meno voti di lui. Cosa pensa di Renzo Bossi? Bene, una buona fetta di elettori pensa che lei (o la persona che lei approva) valgano MOLTO meno di Renzo Bossi.
Il suo problema, e sottolineo SUO, è capire perchè questo è vero. Perchè il PD è diventato talmente invotabile da rendere preferiribile un Renzo Bossi.
La aiuto dandole qualche risposta sbagliata:
a) “gli elettori del nord sono tutti evasori e razzisti” (ottima strategia, si disprezza gli elettori che ti dovrebbero votare)
b) “l’hanno votato perchè si chiama Bossi” (certo, ma il problema non cambia: vi preferiscono un lacchè nominato da Bossi)
c) “ho capito, dobbiamo diventare amici dei razzisti e degli evasori, tanto gli italiani sono così” (questa è la variante Veltroni).
Se volete davvero sapere perchè hanno votato Renzo Bossi e non il bellissimo candidato del PD (chiunque egli sia) non potete chiederlo a me. Dovete muovere il sedere e andarlo a chiedere a quelli che l’hanno votato, e sopratutto dovete ASCOLTARLI, senza disprezzarli come fate regolarmente.
Troppo difficile? Bello farsi governare da una trota, vero?
La ringrazio della risposta. Per lo meno il Suo tono è divenuto più gentile (vede che vale la pena esigere il rispetto delle forme?). Comunque vedo che insiste nel generalizzare (anche nel fatto che io mi atteggerei a essere “friendly” ecc.: io non ho blog, mi servo del computer saltuariamente e scrivo ancora lettere a mano; non sono un piddino, sono un conservatore, quindi uno “di destra” che però nella destra italiana non ci si ritrova proprio). Quello che continuo a non capire è dove Lei voglia arrivare. Alla fin fine Lei si limita a dire: “Bossi jr. ha vinto perché ha preso più voti, ma non so perché e neanche mi importa saperlo”. Anzi, non lo dice, lo grida addosso a Scalfarotto. Ma perché? Se davvero non La interessano le cause, i motivi per cui uno prende più voti di un altro, perché affannarsi tanto? Con chi ce l’ha e, soprattutto, perché? O la Sua è solo una variante del classico “Abbiamo vinto, non si divide, chi vince ride” di arboriana memoria?
Infine: che gli elettori di Bossi jr. lo preferiscano ai candidati del centro-sinistra lo vediamo da soli anche senza il Suo aiuto. Mi sembra che Scalfarotto si interrogasse sulle ragioni del fatto e su questo punto Lei non ha da offrire niente, mi sembra, a parte la lapalissiana constatazione che “l’hanno votato”. Ma non è che perché l’hanno votato hanno ragione i suoi elettori a votarlo. Trovo quindi legittimo ipotizzare che abbiano fatto una solenne cavolata e trovo legittimo esprimere tale ipotesi, come fa Scalfarotto. Se Bossi jr. lo (ci) smentirà, tanto meglio per i bresciani e i lombardi.
@ale
Eppure mi pare evidente. Il punto non è DISCUTERE delle cause, è scoprirle. Il punto non è stare su un blog a dare della trota al proprio avversario politico che ti ha appena battuto, il punto è andare fra quelli che non ti hanno votato e scoprire perchè sei risultato invotabile per loro.
Ha mai letto il Saggio sulla Rivoluzione di Napoli di Cuomo? C’è un bellissimo passo in cui l’autore parla dei rivoluzionari napoletani, che sapevano benissimo quello che succedeva in Francia, ma niente di quello che succedeva nella campagna napoletana.
Scalfarotto sembra essere esattamente così: sa tutto dell’Europa e niente della provincia di Brescia.
Io, a differenza di lei, ha partecipato e partecipo parecchio alla vita del PD, e vedo fra la dirigenza questo atteggiamento di sprezzante distacco verso l’Italia e gli elettori che non li votano. Salvo poi stupirsi, dopo ogni elezione perchè “abbiamo perso”.
“Ma non è che perché l’hanno votato hanno ragione i suoi elettori a votarlo.”
No. In democrazia i voti non si pesano. Per definizione, in democrazia gli elettori hanno ragione a scegliere chi hanno scelto.