Il Post racconta le origini del Gay Pride, la ribellione dei gay newyorkesi nel 1968 che si ripropone ogni anno, in modo festoso e colorato, nelle strade di tante città del mondo. Il fatto che sia una festa di gioia e di inclusione non deve far dimenticare che si tratta della manifestazione con la quale le persone omo e transessuali affermano i propri diritti e la propria dignità. E’ stato per questo particolare motivo che l’aggressione in stile fascista a Paola Concia di sabato scorso a Napoli mi ha indignato ancora più del solito: il fatto che una decina di antagonisti urlanti siano venuti ad intimidire Paola era già di per sé intollerabile. Dover avere a un gay pride un cordone di polizia e la digos a proteggere una persona (un parlamentare, l’unica parlamentare lesbica che abbiamo in Italia) era già una cosa senza precedenti e senza possibilità di essere non dico accettata ma nemmeno concepita. Ma quando ho chiesto ad una di queste scalmanate – che gridava come un’Erinni a Concia: “Vattene, non vedi che nessuno ti vuole! Te ne devi andare!” – se almeno fosse lesbica e mi ha detto che no, era etero, non ci ho visto veramente più. “Ma porca paletta, questa è la giornata dell’orgoglio gay, la giornata dell’affermazione dei diritti che noi gay abbiamo voluto così allegra e aperta e tu a che cappero di titolo vieni a decidere chi è gradito e chi no a casa nostra, alla nostra festa?” le ho gridato sul muso. Ovviamente le parole “paletta” e “cappero” non sono sicuro di averle proprio pronunciate così. E’ così che va il mondo ed è proprio quello che il gay pride prova a cambiare: le logiche di una società maschilista e incattivita, fatta di contrasti e di guerre, di contrapposizioni e di lotta, così marziale e marziana, come la faccia tirata e urlante di questa sedicente rivoluzionaria napoletana (con buona pace di Eleonora Fonseca Pimentel che si starà rivoltando nella tomba) sono proprio quelle messe maggiormente a rischio dal modello di società che il gay pride – e la rabbia che gli diede origine – rappresenta. Sarà bene che i signori dei centri sociali vadano a rileggersi i libri di storia: la prossima volta che un gruppo di facinorosi eterosessuali verrà a dettare legge a casa nostra, portando la violenza dove c’e spazio solo per la gioia e l’inclusione, potrebbero trovarsi davanti ad un’altra Christopher Street. Quindi, occhio.
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Ivan Scalfarotto
Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Interno nel Governo Draghi. Deputato di Italia Viva. Mi occupo di democrazia, di diritti e libertà, di enti locali, impresa e affari internazionali.
Ho fondato Parks - Liberi e Uguali.
26 risposte a “Temete l'ira dei mansueti”
Mi faccia capire, Scalfarotto, il fatto che fosse etero costituiva un’aggravante? Di grazia a quale casa si riferisce con “casa nostra”? Il Pride non era forse la festa dell’integrazione e non aveva un senso inclusivo? Il Pride non era forse la festa della democrazia e della libertà d’espressione? Non capisco.
Eppure fischiare e contestare sono diritti sacrosanti (da lei invocati nel caso Cuccarini, che però non è una sua amica-collega), non ne conviene? Al contrario, fascista è colui che non accetta intimidazioni, che vuole una platea mansueta che risponde in coro sì o no. Le ricorda qualcuno? A me sovviene l’immagine di un omino molto ricco che vuole processare chiunque si permetta di dissentire.
Forse dopo anni passati a fare debole (finta?) opposizione, voi del PD avete finito per assomigliare al padrone, distaccandovi definitivamente dalla sensibilità popolare, e dalla storia. Sarà contento Violante.
I miei omaggi.
p.s. non sarò fascista perchè la sto contestando?
Sì, costituiva un’aggravante. Grande come una casa. Era come se un gruppo di uomini fosse andato a decidere con la forza chi dovesse o meno sfilare a un corteo di femministe. Il gay pride non è un corteo come un altro e se qualcuno decide di “infiltrarsi” per portare una logica di violenza (il dissenso, se richiede cordoni di polizia per essere gestito, è tale) in una manifestazione che ha scelto in tutto il mondo di essere per sua natura festosa commette l’ennesima sopraffazione su gente che vuole almeno avere il diritto di decidere per sé nel giorno della celebrazione della propria dignità. Concedeteci di affermare il nostro diritto almeno nel giorno del pride: oppure volete decidere cosa è bene per noi anche quel giorno lì?
Sono perfettamente d’accordo col ragionamento che fai riguardo all’aggravante. E hai fatto bene a difendere la Concia. Che però, se vuol fare politica, dovrebbe cercare di curare meglio la sua comunicazione, perché per moltissimi oggi passa come “quella che cerca la sponda di Casa Pound”, mentre così non è, come mi ha chiarito lei stessa su Facebook. Vedo che dentro al PD molti si chiudono a riccio su questa questione, rifiutando di ragionare sul come si possa far uscire da questo cul-de-sac la Concia.
Un altro appunto, che oggi mi sento in vena: il Pride NON è la nostra “festa”. E’ una manifestazione politica e vertenziale, nella quale si ribadisce che una parte della popolazione chiede dei diritti civili di base, riconosciuti in altre nazioni. Non è una festa, non è un party, non è un carnevale. E’ un Gay Pride. Nel senso della rivolta di Stonewall, nel senso dei Pride che si sono tenuti negli altri Paesi occidentali quando i diritti non li avevano ancora.
Oggi in Canada e in molti altri Paesi occidentali è quasi solo una celebrazione allegra per festeggiare il raggiungimento di determinati obiettivi. Ma da noi mi domando cosa si dovrebbe festeggiare.
Non sarebbe male se cominciassimo tutti a condividere lo spirito giusto del Pride: manifestazione politica, non festa. 🙂
E invece sbaglia, Scalfarotto. Sono un omosessuale maschio. Ho pochi anni meno di lei, sono di sinistra, anticlericale, dichiarato e lotto per i diritti degli omosessuali da più di un decennio. Ma la mia lotta non ha un appoggio politico (come potrebbe?), per questo credo sia di gran lunga più sincera. Sposo i fischi (ma ovviamente nessuna aggressione fisica) a Paola Concia. Non credo che suddetta parlamentare capisca completamente il senso delle sue azioni politiche, non so se per impreparazione o approssimazione. Con i fascisti non si dialoga (quelli veri, Scalfarotto, non lo spauracchio agitato a mo di bandiera), c’è persino una legge (mai applicata) che vieta l’esistenza di certe associazioni. Devo spiegare io all’amata Concia che non si può dialogare con una congrega illegale di liberticidi? E’ davvero così difficile?
Gravissime le affermazioni della deputata quando è intervenuta con: “hai 20 anni e pensi che l’antifascismo sia ancora attuale?”. Si poteva fingere di non sentire, ma la misura è stara colmata con le dichiarazioni di solidarietà offerte al blocco studentesco fascista. La Concia ha una vaga idea di cosa significhi appoggiare un gruppo di estrema destra in seno al senato accademico? Credo di no. Non credo viva nella realtà, come qualunque parlamentare che si rispetti. Sorvolo anche sulle dichiarazioni di affetto e stima rivolte alla Binetti.
Se non si ha il coraggio di prendere posizione, se ci si finge sempre concilianti, si scontenterà l’una o l’altra parte col risultato di non ottenere niente se non l’attestazione della propria ignavia. Con i fascisti non si dialoga, con la chiesa non si dialoga.
Se lo si fa, almeno si abbia l’accortezza di tacere quando l’ultimo dei prelati spara a zero sull’omosessualità. Perchè mediazione e bonus finanziari armano la mano di chi discrimina e calpesta diritti.
Il PD arma la mano di chi discrimina e calpesta diritti.
In tempi non sospetti dicevo, e continuo a dire, che il potere di certe organizzazioni è IMMOBILIARE. Non vorrei mai turbare i sogni dorati di chi vive su chissà quale idea di party democratico, ma certe sinistre affiliazioni all’opus dei, gli omaggi dalemiani ai togati, e il silenzio sul santo sistema Sepe (santo e benedetto) decreteranno l’affossamento di qualunque legge che equipari le diverse idee di “famiglia”. Dietro alla disfatta ci sarà anche il volto gaudente del PD. Lei ne fa parte.
Ad majorem.
Il solito malcostume italiano di voler interpretare la democrazia come il diritto di poter dire e fare tutto quello che si vuole in tutte le circostanze, fottendosene alla grande degli altri e del resto della società.
La cosa urticante è che questi esaltati pensano così di difendere un concetto di libertà del tutto astratto, ma che concretamente si traduce nella “loro libertà” di poter dire e fare che cappero gli passa per la testa.
E dando, proprio loro, della fascista a Paola Concia che meriterebbe un monumento per l’impegno e l’onestà intellettuale con cui conduce una battaglia trasversale di difesa dei diritti dell’individuo.
A che gioco sta giocando, Scalfarotto? Inizialmente nella risposta al mio intervento lei aveva chiosato “scommetto che lei è etero, la mano è quella”. E ora questo gustoso infantilismo è sparito. Nemmeno la responsabilità delle proprie azioni?
Mersault, ero solo preoccupato di sbagliarmi. E infatti mi sbagliavo.
[…] 28 giugno 2010 · Lascia un commento Nel giorno in cui esportiamo Scusopoli e il fascismo de Il Giornale, fa bene sentire che anche all’estero fanno leggi ad personam, ma di cui possono usufruire tutti. Da noi, invece, pure un giorno di festa deve essere rovinato dai soliti cretini. […]
Meursault, ma davvero Concia ha detto “Hai 20 anni e pensi che l’antifascismo sia ancora attuale”? 🙁
Trascrivo:
Contestatore: “Non sono solo omosessuale: sono in primis una persona, un essere umano, un cittadino e un antifacista”.
Concia: “Certo che siamo un paesi di intolleranti, sei un intollerante…”
[…]
Contestatore: “Non credo che questa (il dialogo con i fascisti n.d.s.) sia la base di partenza che porti ad un progetto per il rispetto e alla tutela degli omosessuali”
Concia: “Tu sei antifascista, io vengo da una famiglia antifascista so stata comunista ma che te credi che vengo dalla luna? Perchè io penso che stiamo nel 2009 e penso che se tra le “squadracce” fasciste si apre una possibilità di dialogo…io non mi sono sposata Casa Pound, ci sono andata a parlare una volta non ci ho fatto un partito insieme, ci sono andata a parlare e penso che nel 2009 avere solo…tu quanti anni c’hai?
Contestatore: “25…”
Concia: “Nel 2009 avere soltanto il mito antifascista come unica prospettiva della vita credo che sia…”
Seguono le urla composte della Concia che, priva di argomentazioni, inizia a sparare parolacce.
Comunque c’è un video, come immagino saprete, che documenta tutto.
http://www.youtube.com/watch?v=PhhFELNdqaA
La Concia fa una figura barbina. Fomenta l’idea che non sappia cosa stia dicendo, e la ragione delle iniziative alle quali partecipa. Non si sa poi a che pro legittimare un gruppo di facinorosi cercando il “dialogo pacificatore” con qualcuno che non può e non deve essere in nessun caso un referente politico. La successiva levata di scudi di Scalfarotto è l’ennesima dimostrazione del tipico nervosismo da nervo scoperto. Pro domo sua?
Ho visto il video e credo che quanto meno il ragazzo avrebbe dovuto avere più rispetto per il cammino ideologico che ha portato Paola Concia a partecipare a quel meeting a Casa Pound.
Lui certamente alla sua giovane età (giustamente) ha un trasporto “partigiano” verso gli eventi; chi non lo avrebbe a quell’età! Ma non si diventa più grandi per caso; si accumula esperienza e si capiscono di più le sfumature.
Il messaggio migliore di quel video è dal minuto 6.08 in avanti.
Cercare sempre il dialogo.
L’antifascismo di quel ragazzo è un antifascismo intollerante e fascista; così come è intollerante e fascista, dimostrando tutta la sua debolezza, la nostra costituzione quando vieta la ricostituzione del partito fascista (scusate il gioco di parole).
A me fa impressione vedere un parlamentare urlare in quel modo ad un ragazzo. Posso immaginare modi diversi. Come minimo direi che la Concia ha agito ingenuamente (oggi mi sento buona).
Mersault, prima delle urla della Concia ci sono quelle del ragazzo, a cui lei risponde. Forse esagera. Non mi pare che lei ci abbia fatto una figura barbina né che si sia messa a sparare parolacce.
I facinorosi credo siano le persone con l’arroganza di decidere con chi gli altri possono o non possono discutere, solo perché hanno ideali diversi.
Io non ho mai sentito nel video la frase “hai 20 anni e pensi che l’antifascismo sia ancora attuale?”.
Ne ho sentite delle altre, diverse e con un significato diverso: Paola Concia ha detto chiaro e tondo di essere antifascista. Però mi pare che anche pretendere di zittire chiunque la pensi in modo diverso, e soprattutto di impedire ad altri di dialogare con qualcuno che non ci piace, puzzi tanto di metodi fascisti.
Se TU non vuoi dialogare con qualcuno, non puoi certo pretendere che nessun altro ci dialoghi. Anche se magari a quel qualcuno pochi di noi affiderebbero una pianta d’appartamento.
“Con i fascisti non si dialoga, con la Chiesa non si dialoga”, scrive Meursault, presentando queste due affermazioni come assunti universali e, di fronte a tanti atteggiamenti e pronunciamenti francamente inaccettabili, verrebbe quasi da essere d’accordo con lui, ma … ci sono dei ma.
La prima osservazione che spicca è il carattere di estrema generalizzazione che vizia le due affermazioni: chi, quanti, quali sono i fascisti, come se esistesse una entità riconoscibile nella sua totalità piuttosto che un insieme dai confini incerti formato da tante persone diverse, con differenti storie, motivazioni e convinzioni. Lo stesso discorso vale per la “Chiesa”: tanti omosessuali, anche attivi nel movimento fanno parte di gruppi glbt cattolici, ad esempio, sentendosi parte della Chiesa, che facciamo, li epuriamo? All’interno dello stesso clero, inoltre, esistono tante posizioni di apertura spesso sorprendenti, una bella fregatura per questo teorema!
Credo insomma che molte generalizzazioni siano estremamente riduttive e mi chiedo a cosa possano servire se non per indicare una facile scorciatoia nell’interpretazione della realtà e nelle conseguenti risposte.
Senza entrare nel merito della vicenda Concia che davvero dovrebbe urgentemente e radicalmente curare la qualità della propria comunicazione, ritengo più profonda e stimolante un’analisi della realtà dove non necessariamente esista solo il bianco ed il nero ma si riesca a cogliere l’infinita varietà di sfumature di grigi compresi fra le due tonalità, se solo le si vogliano vedere: ogni persona è un mondo.
Poiché credo nel sistema democratico, inoltre, punto ad un confronto sul piano delle idee e la sfida sta tutta nella capacità di renderle comprensibili e più attraenti di quelle che non condivido e magari evito di salire su un piedistallo per giudicare i buoni e i cattivi, chi promuovere o chi bocciare chi mandare in paradiso e chi spedire all’inferno: questo lasciamolo fare ad altri, anzi, aiutiamoli a scoprire il gusto di tenere i loro indici morbidi e a riposo!
Wow, grandissimo documento video, grazie Meursalt. Certo, sembrerebbe che il 25enne sia il parlamentare e la Concia una che passava di là per caso. Purtroppo, è il contrario, e per il PD e l’Italia questo è certamente un problema.
Cmqe naturalmente il video non è quello del pride di ieri. Ciò non toglie che sia un signor documento!
Nonostante le argomentazioni di Meursalt a favore della sua tesi (senza che nessuno lo aggredisca, ovviamente, non come certe persone al pride) resta la mia idea che:
1) Nel pride non devono esserci aggressioni, ancor meno da persone che si dichiarano antifasciste (un antifascista che aggredisce è pericoloso quanto una SS nazista).
2) La Concia può essere contestata come ogni altra persona, senza però usare l’antifascismo come una scusa per collassare ogni argomentazione sul fatto che con i fascisti non si parla. Ma chi l’ha detto? Sta scritto sul libro rosso di Mao? Suvvia!
3) Non mi risulta che la Concia abbia difeso i fascisti in Senato o dove cavolo l’abbia fatto. So che ha difeso la loro libertà di manifestare. Mi stupisce ancora una volta che siano proprio alcuni antifascisti che non apprezzino questo diritto, nè per i fascisti, nè per gay, lesbiche, transessuali, intersessuali ecc…
4) Essere contro ogni ideologia e contro ogni dittatura è la bibbia di ogni cittadino democratico. Essere solo antifascisti, ormai non serve più a niente. Non siamo nel 1940. I nemici della democrazia oggi in Italia non assomigliano per niente ai fascisti mussoliniani. L’antifascismo congelato a 50 anni non serve a nessuno. Anzi, fa danno.
Perciò io dico, brava alla Concia, che alla fin fine altro non ha fatto che parlare con una controparte scomoda, difficile, anche pericolosa.
Agli antifascisti dico che il vostro ruolo è importante e la vostra responsabilità è grande. Potreste “odiare” di meno la gente che non la pensa come voi (oddio! parlo come berlusconi!!!!!!) e capire che il mondo è cambiato. Al momento, state lottando contro i mulini a vento (malinconici fantasmi) e contro i vostri stessi alleati.
Saluti.
Ragazzi ma nel mondo esistono pure i GASH o no? Gay Arian Skin Head.
Allora finchè ci dividiamo in etero e gay, non capiamo il nocciolo del problema.
Esistono dei volori comuni che prescindono dal fatto che si sia biondi o mori, maschi o femmine, etero e gay.
Io preferisco aggragarmi su QUEI valori, non su appartenenze che appartengono alla sfera personale.
Coi fascisti non si dialoga, con al Chiesa non si dialoga. Affermazioni
che colpiscono la mia pancia, poi però aziono il cervello.
Se si tratta dell’aiuto a situazioni di disagio degli immigrati, bene o male meglio la Caritas che l’ARCI.
Se si tratta di risolvere i problemi dei giovani di un quartiere di Roma, meglio quelli di Azione Giovani o parliamo con quelli del Circolo Canottieri Aniene?
Ecco bravi, cercate il dialogo con i fascisti; intanto quelli ci spaccano la testa, a Roma e altrove… Certo, la violenza c’è anche a sinistra, ma quelli dei centri sociali se vanno a fare a botte lo fanno con i fascisti armati di mazze nere e tricolori, non vanno a menare – che so – preti e suore o le famigliole all’uscita dalla messa ecc. Invece i fascisti vanno a menare i gay, quelli con i capelli in un certo modo, quelli che escono da certi locali ecc. La violenza fascista è diretta contro chi è diverso, anche, anzi: SOPRATTUTTO se è debole e se è solo. Mettere sullo stesso piano la violenza squadrista con quella dei centri sociali è sbagliato (e forse anche maliziosamente sbagliato). La violenza è sempre da condannare, ma questo non ci dovrebbe portare a fare di ogni erba un fascio. Io vorrei capire perché la Concia (o l’Alicata) insistono tanto nel voler dialogare con i fascisti. Anche ammesso che quelli di Casa Pound non ce l’abbiano con i gay (e certo, credi che lo vadano a dire in faccia a una lesbica che cerca di sdoganarli?), sono pur sempre fascisti e difendono una visione di società diametralmente opposta a quella della sinistra, anche se fossero esponenti dell’ala “sociale” della destra. Tanto vale cercare il dialogo con Militia Christi (con l’Opus Dei non ce n’è bisogno, sono già nel PD…).
Un ultimo appunto, pensando al commento di Puiatti. Troppa strategia, anzi: troppa tattica. Se per risolvere i problemi dei giovani di periferia abbiamo bisogno di Azione Giovani, stiamo passando il messaggio che in fondo la pensiamo nello stesso modo. Perché non offrire soluzioni tutte nostre? Perché cercare sempre e comunque alleanze che un domani possono rivoltarsi contro di noi?
a me pare che se un politico non riesce ad argomentare con serenità, competenza, convinzione e persuasione nemmeno con un cittadino del suo stesso orientamento stiamo messi male.
Ale, concordo, ma nella storia della Sinistra c’è davvero poco “lavoro” e per “lavoro” non intendo “parole”, ma “azioni” concrete.
Noi le nostre proposte ce le abbiamo: “pulire” i quartieri con le giornate ecologiche.
Poi vai dagli “attivisti” di partito, quelli che stanno ben seduti con le gambe sotto il tavolo delle segreterie e chiedi loro se muovono un dito: desaparecidos.
Poltiica dal basso, invece qui tanti si imamginano già “classe dirigente”, specialmente i “ggiovani” dei GD (o al limite portano i santini del capobastone al quale si legano).
Le manifestazioni sono belle, ma mi piacerebbe più un fiume carsico di iniziative, ogni giorno nelle edicole giornali che aprano le menti, cultura, cultura, cultura… Scendere in piazza e dire “esisto” anche se vorreste che non ci fossi è bello, ma è anche l’inizio di una ammissione che si è lontani da affermare i propri convincimenti, soprattutto se c’è tanto revanscismo.
Cioè scusate Roma è sempre più omofoba ed è in mano ad un fascio ex-picchiatore, in Italia non solo noi gay non abbiamo diritti ma addirittura si fa fatica (anzi non ci si riesce proprio) ad approvare una legge contro l’omofobia e noi ce la prendiamo contro l’unica parlamentare lesbica del Parlamento???
Io vivo tra Roma o Madrid ed ho avuto modo di parlare con il gruppo GLBT del PSOE di Madrid (proprio in occassione di un dibattito con la Concia, che tra l’altro è stata accolta da una standing ovation): ma voi credete che in Spagna ai matrimoni gay ci si sia arrivati perchè Zapatero un giorno si è svegliato ed ha deciso di fare un favore ai ‘compagni omosessuali’? E’ frutto del lavoro di ANNI di una comunità gay che ha saputo battersi e confrontarsi all’INTERNO del PSOE.
Qui in Italia critichiamo (giustamente!) l’incapacità del PD di liberarsi dall’abbraccio mortale delle gerarchie cattoliche e di prendere una posizione LAICA e CORAGGIOSA ma poi siamo i primi a sparare su personaggi come la Concia o la Alicata, invece di aiutarle nel compito (difficile, impossibile, ma qualcuno dovrà farlo!) di cambiare il PD che, vi/ci piaccia o no, è il principale partito di opposizione in Italia.
Se poi devo fare l’avvocato del diavolo, comunque, credo che dicendo al provocatore che a 25 anni non può avere l’antifascismo come UNICA prospettiva di vita la Concia intende che molti gruppi di sinistra estrema intendono l’antifascismo come una PROFESSIONE, riducendo una parte fondamentale e insostituibile della nostra storia ad una guerra di bande tra centri sociali e casa pound. Con tutto il rispetto, l’antifascismo è ben altra cosa.
Perfetto Federico!!!
In Friuli si attaccano perfino i patrocinatori delle campagne contro l’omofobia da parte degli autori delle campagne stesse… tipo il sindaco di Pordenone. Cioè lo sponsorizzato attacca lo sponsor, il retropensiero che viene è perchè lo sponsor ha la colpa di essere etero.
Federico, la Concia e l’Alicata sono ammirevoli per la loro dedizione, ma questo non significa che tutto ciò che facciano sia giusto a priori. Andare a Casa Pound serve a cambiare il PD? In che senso? Perché non prendono piuttosto una posizione pubblica e decisa contro i soloni del PD che continuano bellamente a pontificare a destra e a manca (tipo D’Alema con la storia che in Italia si investe poco in armamenti) o a mettersi di traverso sulle unioni di fatto (e qui l’elenco diverrebbe interminabile)? Idem con patate per Civati o lo stesso Ivan: sui loro blog tutti leoni, ai congressi o nelle direzioni nazionali però nessuno che faccia una scenata o anche solo un discorso stile Serracchiani (per quel che è valso: promossa a deputato europeo e mandata a Strasburgo per non rompere le balle – promoveatur ut amoveatur come fa la chiesa da secoli). Mi sembra che i “giovani selvaggi”, millini o piombini che siano, si siano tutti rassegnati e aspettino che “il padre” muoia di morte naturale invece di andare a ucciderlo loro come volevano fare solo alcuni mesi fa. Quei volponi di D’Alema & Co. hanno capito benissimo come metter loro la museruola: li hanno cooptati a vari livelli e ora non si sente più volare una mosca. E allora cosa fanno la Concia e l’Alicata? Vanno a Casa Pound, almeno lì trovano una platea interessata più della direzione nazionale del PD. Ma che platea è? E come la pensa questa platea su questioni che non siano i diritti dei gay? Ad es. i diritti degli immigrati, la laicità dello Stato, il mondo del lavoro ecc.? Gli attivisti del PSOE il lavoro di lobby lo hanno fanno all’interno del PSOE, convincendo i deputati socialisti ad appoggiarli. Da noi la Concia e l’Alicata vanno a Casa Pound invece che a casa di Bersani e degli altri. Che conclusioni dobbiamo trarne (domanda sincera, non retorica)?