Il mio pezzo per L’Unità di oggi.
Il modo in cui gli uomini italiani parlano alle donne e delle donne è uno dei sintomi più evidenti della drammatica situazione della questione femminile nel nostro paese. Nel “Gender Gap Index”, l’indice del World Economic Forum che misura il ruolo delle donne nei singoli paesi sulla base del confronto con il potere e l’influenza maschile, l’Italia occupa il 72° posto, saldamente dopo paesi come il Botswana (39°) e l’Uzbekistan (58°). Le battute di Bruno Vespa sul décolleté di Silvia Avallone al premio Campiello sono assolutamente inaccettabili in un paese civile ma sono considerate del tutto normali dalle nostre parti. E non finiscono nemmeno sempre sui giornali, perché sono infiniti i casi in cui il pappagallo italico dà segno di sé. Non potrò mai dimenticare un importante convegno cui ero stato invitato quando ancora lavoravo a Londra. Prima dell’inizio dei lavori era tempo di convenevoli e io mi trovavo in un gruppetto di una mezza dozzina di persone rigorosamente in abito grigio: tra di noi una donna, col suo tailleur di ordinanza. Si avvicina un settimo collega, giro di presentazioni: conosce il dottor Tizio? E il dottor Caio? E poi: “E ricorda la Dottoressa Rossi?” Risposta: “Ma certo! Come potrei mai dimenticarmi di una così bella signora!”. Per poco non mi strozzavo. Da un lato pensavo che a Londra una situazione del genere avrebbe provocato un incidente tra le due banche datrici di lavoro e il possibile licenziamento in tronco del dirigente lumacone. Dall’altro lato ho dovuto reprimere la tentazione di mettere su uno sguardo torbido e di dirgli con voce flautata: “Anch’io non l’ho dimenticata, dottore. Uno con un fisichetto come il suo non lo si vede mica tanto spesso nel nostro ambiente…” e godermi la situazione. Sì, perché bisognerebbe provarla la sensazione di essere ad una cosa di lavoro ed essere citati pubblicamente per il proprio corpo. O di ritirare il Campiello e trovarti addosso uno che pubblicizza la tua scollatura. E dover pure abbozzare, perché se reagisci sei pure un’isterica con problemi di astinenza. Certi complimenti sono una forma di potere esercitata in modo subdolo ma autoritario su qualcuno che deve restare subordinato. Mi occupo di diversità sui luoghi di lavoro e so che c’è un punto che divide la percezione degli uomini e quella delle donne in modo nettissimo e irreparabile. Alla domanda: “A una donna un complimento fa sempre piacere” tutti gli uomini rispondono variamente “sì” e tutte le donne rispondono variamente “no”. Il punto è semplicemente che questo paese non cambierà fino a che non avremo restituito il rispetto e l’integrità cui ha diritto ciascun nostro concittadino. E con il rispetto la dignità, la libertà, la pienezza delle opportunità.
10 risposte a “Come gli uomini parlano delle donne”
Solo una parola: GRAZIE!
Grazie Ivan
[…] Ivan Scalfarotto (per […]
Alla domanda: “A una donna un complimento fa sempre piacere” tutti gli uomini rispondono variamente “sì” e tutte le donne rispondono variamente “no”.
Grazie.
mi ricordo quando ne abbiamo parlato..tra una pedalata e l’altra in irlanda.. E’ verissimo..
Ivan, come sempre metti il dito sulla piaga. Grazie. Lo dice uno che ha lasciato l’Italia principalmente perche’ sua moglie avesse finalmente la chance di giocarsela ad armi pari. L’atteggiamento maschilista ed ammiccante di tanti uomini italiani, specialmente dalla mezza eta’ in su ma non solo, e’ disgustoso e, all’estero, ci rende una caricatura orrenda. Dici cose vere e le dici bene, Ci voleva uno che dice che il re e’ nudo. Vai avanti cosi’, Ivan, che siamo con te
Volevo sapere se in Francia, in Spagna, in Portogallo, in Grecia, in Belgio, in Svizzera, in Olanda, in America Latina, in Turchia, in Giappone in Russia, nell’Uzbekistan etc etc una galanteria vecchio stile faccia vomitare come, sembrerebbe, succeda nella “tua” Inghilterra.
Nella “mia” Inghilterra, tutte le volte che ho dimostrato una forma di galanteria verso le femmine della Regina, a patto che non fossero lesbiche, mi sono trovato premiato con una scopata coi fiocchi. Le femmine albioniche, adorano, a patto che non siano lesbiche, qualunque forma di attenzione da parte del maschio. Fra donne, quando litigano per gelosia del loro maschietto (che di solito e’ un maschio vero: un east-ender, per esempio, o un latino, o un nero dal collo taurino), hanno coniato il termine “bitch” che vuol dire cagna in calore: troia, per intenderci.
Il maschio francese si comporta in modo molto simie a quello italiano, sempre che non abbia la disavventura di imbattersi con una lesbica.
La differenza tra un maschio italiano e un altro maschio che non sia il peggior tipo di maschio che una donna normale possa conoscere, cioe’ il maschio anglosassone medio: l’antitesi della sexyness, e’ che il maschio italiano lancia l’amo, sorride ed ammicca, ma se non trova risposta se la mette via e lascia la femmina platonicamente appagata e rassicurata che il suo sex appeal funziona ancora. E perfino riconocente verso il maschio italiano che “sa” apprezzare. Donde il successo del latin lover (italiano).
Un maschio non italiano, INVECE,non lanciando messaggi, ne’ ammiccamenti, ne’ sorrisi allusivi continua la sua chiaccherata da povero cretino, si illude di aver sollevato interesse e poi se lo ritrova nel posteriore. Ha perso tempo e, spesso, danaro.
Questo naturalmente “generally speaking”.
Comunque capisco il tuo disagio: la tua omosessualita’ non ti e’ buona consigliera nel fare dell’antropologia sessuale.
Fidati degli etero:soprattutto se si tratta di femmine inglesi. Per esperienza internazionale, lasciamelo dire, le femmine inglesi sono le piu’ ipocrite e piu’ porcelline di tutte.
Sui maschi non mi pronuncio: quello e’ il tuo territorio. Ma non sconfinare nel mio.
Le donne che rispondono no alla domanda se un complimento fa loro piacere, o sono ipocrite, o sono scorfani invidiosi o sono lesbiche o mezze lesbiche.
Invito a sintonizzarsi su uno qualunque dei Talk Shows britannici e americani per vedere come gli/le “hosts” accolgono le “guests”.
Oppure, a scelta, su una qualunque delle soap operas di quella cultura. Australia e Nuova Zelanda, naturalmente, incluse.
Tutte le inglesi che ho conosciuto e che avevano sposato un terrone italico con brillantina e pizzicotti sul sedere in discoteca, e sono centinaia, sono mamme e mogli felicissime e hanno allevato, in quei paesi sessualmente molto frustrati e inibiti, una montagna di bravi figlioli rispettosi della mamma e del papa’ e buoni cittadini obbedienti alle leggi e alla buona educazione.
Grazie ad un sorriso e ad un complimento spesso buttati li’ per pura galanteria.
A proposito:
Nel gender gap index che ci mette al livello del Sudan hanno tenuto conto di donne come la Elsabbetta Tulliani e la dolce mamma e della influenza sul potere maschile in questo caso esercitato da Gianfry Montecarlo Fini?
Forse no perche’ in Sudan le donne sono in cucina che cucinano il Kebab. Mica fanno la bella vita di milioni e milioni di donne italiane che di dividere o influenzare il potere non gliene frega niente perche’ stanno benissimo come sono.
Le statistiche dovrebbero aggregare dati omogenei.
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