Il mio post per Il Post
Non ci si capisce più nulla. Ma non erano quelli del PdL quelli che litigavano, che si prendevano a capelli, che si scindevano e fondavano gruppi autonomi? E ora che succede mai nel Partito Democratico? Siamo finiti tutti in un’enorme allucinazione collettiva? Eppure sembrava tutto più o meno normale.
Sono stato alla riunione del coordinamento nazionale martedì scorso e, vi assicuro, in quattro ore di dibattito serale e notturno non c’era stata nessuna sceneggiata: nessun Fini a puntare il dito e a urlare col labiale, nessun Berlusconi col cerone livido per la lesa maestà. Ottimi discorsi, pacati e lucidi nonostante le ovvie differenze, un puntuale intervento di Franceschini, l’eccellente Francesca Puglisi – responsabile scuola della segreteria nazionale – che ha fatto un intervento tosto sulle tante cose che il PD sta facendo sul diastro dell’istruzione pubblica (e di cui io, devo ammettere, come tanti non sapevo abbastanza), addirittura qualche scambio di cortesie. Ora il coordinamento nazionale (tu chiamalo, se vuoi, “caminetto”), sarebbe esattamente il posto dove invece ce le si potrebbe cantare. A leggere le agenzie del pomeriggio mi sarei aspettato una resa dei conti, suono di sciabole nei corridoi, stiletti avvelenati dietro gli angoli, Fioroni e Marini a darsele col machete, Realacci e La Torre all’alba coi padrini dietro il convento delle carmelitane scalze. E invece nulla: una roba da gentiluomini di campagna inglese. Abbiamo dovuto aspettare tre minuti buoni prima che qualcuno si decidesse ad intervenire per primo dopo l’introduzione di Bersani: vada lei, no prima lei, ma si figuri prima lei. E poi quella che ha rotto il ghiaccio è stata Livia Turco che ha lamentato sin dall’inizio del suo intervento il distacco tra la politica e le persone. Dopo la lettura dei giornali di oggi, ho pensato: lungimirante, la Turco! Alla fine del terzo quotidiano ho cominciato a sentire una forma di distacco pure tra la politica e il politico (io).
A me, che sono stato sempre un veltroniano – non nel senso dell’appartenenza, figuriamoci, ma come ammiratore di quel suo stile alto, un po’ romantico e visionario di raccontare la politica – sono cascate veramente le braccia davanti alle cose che ho letto, così come incredulo ho scorso qualche giorno fa il documento dei “giovani turchi”, un pezzo di carta con un testo formalmente allucinante, scritto in una lingua definitivamente estinta. Già, perché noi scriviamo in sanscrito e poi ci lamentiamo che la gente non ci segue. Il Corriere di questa mattina mi mette in uno schemino a colori tra gli “equidistanti” in questa assurda tenzone. La verità è che più che equidistanti i nomi elencati insieme al mio mi sembrano persone che, con i loro percorsi, le loro idee e magari le loro differenze, stanno tentando come ci aspetterebbe da persone mediamente responsabili di lavorare per un partito che rappresenta pur sempre un patrimonio di lavoro, di valori e di speranze per alcuni milioni di italiani. E che, al di là di qualunque torto e di qualunque ragione, non merita di certo questo trattamento.
5 risposte a “Nel PD, equilontani”
OT (così, così):
Ivan, che ne pensi della gestione privata dell’acqua?
Pacatamente, of course. 🙂
Ivan, che fai, togli i commenti?
Stai tranquillo, non voto. Sono cittadina extracomunitaria.
Ti chiedevo, in modo equidistante, invece di parlare delle divisioni di Vletroni e di Bersani, dei problemi italiani: la gestione dell’acqua, appunto. Lo sai che la gestione misto pubblico privata è ingiusta? Lo sai che solo ad acea ato 2 (se vivi a Roma, il tuo gestore) dovrebbe esserci una penalità di 20 milioni di euro all’anno secondo la Sto per le mancanze del gestore ed invece nulla si fa?
Lo sai che a meno de 40 km di Roma facciamo il razionamento dell’acqua? Lo sai che la nostra acqua ha l’arsenico? Lo sai che la mancata applicazione dell’articolazione di Roma solo nella città di Velletri significa un guadagno puro ad acea di cerca 2 milioni di euro all’anno? Lo sai che è assicurato, dalla legge Galli, il ricavo garantito del gestore? Sei mai andato ad un incontro sull’argomento (che non sia del PD)? Hai mai visitato uno delle centinaia di comitati in tutta l’Italia? Hai mais visto le file delle persone nei nostri sportelli popolari?
Hai saputo delle 1 milioni e 400mila firme (molteplicate per 3) raggiunti in meno di tre mesi senza partiti, senza sindicati, senza soldi?
Lo sai che è in atto una vera e propria rivoluzione e risveglio di partecipazione cittadina partendo dell’acqua?
Ti sei mai fermato per pensare che privatizzare la gestione dell’acqua ha toccato corde profonde della società, che le segreterie di partito, le aziende e la militanza/impiegata non si aspetttava?
Ora togli il commento, censuralo. Io non farò neanche la correzione ortografica, mi dono a viso aperto.
Hai il coraggio di fare lo stesso?
E pensare che tifavo per te quando sei apparso pochi anni fa (quando ancora mi illudevo)
Toca a te.
Ma Veltroni non aveva detto, durante un’intervista di Lucia Annunziata, che sarebbe andato in Africa? Io mi aspettavo di vederlo là. Non perchè abbia qualcosa di personale verso di lui. Però mi sembrava talmente deciso. Forse si è pentito? A me sembra che che il suo ritorno più che aiutare porti scompiglio. Ciao. Sergio Tagliaro
Secondo me ‘sto famigerato documento dei Giovani Turchi (che tra l’altro non si sono mai chiamati così, è un nome affibbiato loro dai giornalisti, ma vabbè, ‘stica…disinformazione uber alles) non è così brutto, andando alla sostanza. Togli le frecciatine contro Veltroni e Vendola (inutili e dannose, in un documento programmatico), togli l’uso della parola “giustizialismo” (troppo abusata: amare e volere la giustizia non può essere una cosa negativa), togli il linguaggio un po’ vecchio (ma neanche tanto, alla fine si lascia leggere, zompando qualche riga magari). Ne rimane un documento molto “di sinistra”, anzi: una delle poche cose veramente di sinistra uscite dal Partito Democratico, sempre che “sinistra” non sia una parolaccia per i “post-ideologici”.
La frase incriminata del ceto medio riflessivo, che tanti fraintendimenti crea, va associata all’altra frase sullo stesso tema (quella che parla della politica in versi): dice che parlare SOLO di valori e diritti civili ecc MA “senza disturbare i principali beneficiari dell’assetto economico e sociale esistente” è sbagliato. Nel senso che il parlare solo di una cosa trascurando l’altra è un errore. E’ avere i denti senza avere il pane, e viceversa. Io l’ho inteso con un “parliamo di valori, diritti civili ecc, OK, però 1)che non sia solo retorica e, soprattutto, 2)che si tocchi anche economia e welfare, cercando di cambiare i rapporti di potere economico esistenti. Perchè ci vuole ANCHE E SOPRATTUTTO, anzi, PRIMA di tutto, mobilità sociale, redistribuzione della ricchezza e magari una distribuzione del potere. Sennò hai tante belle parole ma non cambi un cavolo.
Poi, per quanto mi riguarda, superare il neoliberismo thatcheriano è cosa buona e giusta, rivendicare il primato della politica sull’economia pure. Anche il dire che siamo una società e non un gruppo di individui che si fanno i cazzi propri, che i partiti sono fatti di persone e interessi e non di un leader e basta, che bisogna rimettere al centro il lavoro e non smantellare il welfare.
Vista in quest’ottica il documento mi piace assai.
Bravo Ivan hai colpito nel segno, nel senso che mi chiedo se esiste ancora qualcuno nel “nostro” partito, in grado di potersi esprimere in italiano di fronte ai cancelli di una fabbrica in crisi, alle sacrosante manifestazioni di protesta dei precari della scuola, agli studenti costretti a dare il bianco alle classi, ai pensionati che non arrivano a metà mese.
In un altro blog ho suggerito a Walter di andarlo a spiegare il suo grande documento, che dovrebbe risollevare le sorti del partito, nei posti e davanti alle persone che ti ho citato, consigliando però di farlo all’interno di uno scafandro.
Basta non se ne può più, dopo tutti questi anni avranno maturato il diritto alla pensione o il vitalizio, ci facciano il piaciere di goderselo alla faccia nostra.