Ieri sera ero ospite a “La Zanzara”, il programma di Giuseppe Cruciani su Radio24. Con me c’era in onda un altro ospite, Fulvio Abate, che non conoscevo fino a ieri sera. Il conduttore, dopo avermi introdotto, ha chiesto all’altro interlocutore se secondo lui io (come vicepresidente del partito) e più in generale la mia generazione contassimo qualcosa nel PD. La risposta, forse anche condivisibile nel merito chissà, nel wording mi ha invece letteralmente congelato, prima. E poi indignato. Un paese che consente alle sue classi dirigenti (perché tali sono quelli che possono parlare in diretta a centinaia di migliaia di persone su un grande network nazionale di proprietà di Confindustria alle 8 della sera) di esprimersi in questo modo è un paese perduto per sempre. Un paese in cui non si fa alcun problema di indicare che quelli “che fanno” sono gli uomini (i maschi) che lo provano utilizzando vivacemente e senza indugi quell’unico pezzo anatomico che in una donna (una femmina) rappresenta una qualche utilità, come fa a rispettare se stesso? Naturalmente tra Cruciani, Abbate e David Parenzo, anche lui in collegamento telefonico, si è stabilito alla fine soltanto che c’era un moralista-bacchettone nel gruppo. Io.
PS: Ieri sera pensavo seriamente che questo Abbate dovesse scusarsi con le donne italiane, e gliel’ho detto. Poi ho visto questo video (lo posto così vi fate dire da lui quale fosse la frase incriminata) che il mio simpatico contraddittore ha postato in serata. Allora ho sì avuto la conferma che l’Italia ha qualche problema ma anche che Abbate (uno che parla di se stesso alla terza persona, proprio come il grande capo indiano Toro Seduto) non scherza. Morale: dovrei dosare molto meglio le mie energie.
5 risposte a “Mettersi a discutere con Toro Seduto”
Non ho seguito la discussione (da un pezzo non ascolto più Cruciani) ma ho visto il video di questo Abbate. Naturalmente hai ragione tu: è sessista oltre che volgare. Inoltre si scambia troppo spesso per moralismo la dignità e la buona educazione; essere “stronzi” è tanto la page in quest’Italia berlusconiana. E se un tale che si definisce “scrittore” non trova altre parole che queste per esprimere il suo concetto (che è pure condivisibile nel merito, maledizione!) significa che in questa sottocultura ci sguazza.
Fulvio Abbate è una persona molto colta, un artista, un intellettuale, un patafisico e può permettersi di stare sopra e sotto le righe. Stupirsi davanti ad Abbate è come stipirsi davanti a un nudo d’autore. Prova a pensare, Scalfarotto, che a questo mondo esiste anche la fantasia, vedrai che anche nelle foto sembrerai meno triste.
Scusa Ivan ma il tuo articolo mi fa congelare prima e indignare poi. Congelare perché la “parola” wording fa letteralmente rabbirividire, forse seccare. Bruciare di rabbia, anzi. Indignare perché è assolutamente indegno parlare di una persona che neanche si conosce in questo modo e ostentare questa “ignoranza” evidenziondola all’inizio dell’articolo. Forse, dico forse,in questo paese serve più cultura.. ah già, ma la cultura non si mangia. Allora moriamo di fame.
Mattia, prendo atto che ti faccia rabbrividire “wording” e non la parola di cui qui si discute. Tutte opinioni legittime. Saluti.
Ma per favore, Abbate… arriva in ritardo di novant’anni, il futirismo, il dadaismo, la patafisica sono cose del passato e solo in italia un intellettuale può pensare che usare i modi di marinetti o di jarry (che nei loro tempi erano giustificati) siano il modo giusto di fare cultura.