A Milano c’è un vivace dibattito in città e in rete. Io sono intervenuto così su una mailing list, rispondendo a una sollecitazione del mio amico Vittorio Angiolini (che ha appoggiato Onida, autore di un exploit).
Caro Vittorio,
concordo con te che adesso bisogna tutti dare il massimo appoggio a Giuliano Pisapia per cercare di strappare la città a questa destra oscena anche se ci vorrà “un miracolo”, come ha detto ieri sera lo stesso Pisapia.
Lasciami dare però la mia prospettiva, la prospettiva di uno che ha appoggiato Stefano Boeri certamente non per motivi di potere (non ho alcun incarico nel PD milanese e sono legato a molti di voi soltanto da motivi di affetto e di stima personale) né di ortodossia di partito (figuriamoci: credo di essere l’eretico “par excellence”) ma semplicemente perché più convinto dal suo progetto di città. Un progetto che mi sembrava in linea con quello di altre grandi capitali europee. Mi pareva, perdonami la semplificazione, che un urbanista fosse più in grado di un giurista (e lo dico da, seppur assai mediocre, giurista) di ispirare un’idea di città nel quale, per esempio, il rispetto delle regole fosse la conseguenza di una società sana e non la sua unica e sola premessa.
Insomma mi pareva che Boeri fosse l’emblema di una sinistra un po’ meno musona e conservatrice, di una sinistra che provava a uscire dal porto delle identità novecentesche e a sperimentare nuove vie. Un tentativo coraggioso e perdente (oggi lo sappiamo) ma assolutamente degno di essere provato. Io lo dico subito: non credo che il paese uscirà dalla sua crisi con le ricette del passato e senza investire sulle potenzialità delle sue migliori energie, senza liberare il talento che ha in sé. Boeri rappresentava quella roba lì, ecco, e mi dispiace che abbia perso quest’idea della sinistra un po’ più sorridente, costruttiva ed europea.
Detto questo a me pare che Roberto Cornelli, Pier Majorino e Francesco Laforgia abbiano provato a candidare una persona che sicuramente valeva la pena. Ecco: se vedo un errore strategico è stato quello di voler dare un endorsement ufficiale a Boeri. Non perché sia stato uno sbaglio fare una scelta, anzi: io credo che il PD abbia sempre il dovere preciso di prendere delle posizioni, e Pierfrancesco può dire quanto ho rotto le scatole perché si arrivasse presto a una candidatura (tra l’altro aggiungo che il vantaggio dei mesi in cui Pisapia è stato l’unico candidato hanno costretto Boeri-Achille a un’impossibile rincorsa della tartaruga-Pisapia).
Il problema è stato, dal mio punto di vista, che l’appoggio del PD a Boeri si è trasformato in un abbraccio mortale per lo stato in cui versa il PD, e non mi riferisco certamente a quello di Milano. Io non credo che la gente abbia bocciato Boeri o il nostro gruppo dirigente locale, io credo che Pisapia abbia pescato nel nostro elettorato esattamente come succede per Vendola a livello nazionale. E’ un sintomo della scontentezza per la nostra linea nazionale, per la leadership sbiadita che esprimiamo, per la debolezza del messaggio (Vogliamo parlare del porta a porta? Avete ricevuto anche voi il rivoluzionario cartoncino a forma di “do not disturb” tipo quello degli alberghi?), per la nostra incapacità di prendere posizione su tutte le cose più delicate e importanti per la vita delle persone: sul lavoro, siamo con Ichino o siamo con la Fiom? Sul nucleare, siamo con Marino o con Veronesi? Siamo soddisfatti o furiosi di essere a destra di Fini e da Bocchino sui diritti delle persone omosessuali?
Da Roma già sento ridiscutere le primarie, primarie che si sono fatte a Milano e che non sappiamo se si faranno a Torino o a Napoli o a Bologna. Ma a Milano sì. Si sono fatte perché il giovane gruppo dirigente milanese le ha fortemente volute, e di certo non tutti le volevano. Primarie che ci hanno dato come candidati gente del calibro di Onida, Boeri e Pisapia. A me – che da quando abito a Milano ho dovuto votare alle varie elezioni candidati tipo Fumagalli, Ferrante, Antoniazzi e Diego Masi – anche nella sconfitta pare di aver fatto da elettore e da cittadino un sostanzioso passo avanti. Dal mio punto di vista ci sono ancora oggi più spiegazioni da chiedere a chi propose Ferrante quattro anni fa vincendo a mani basse (a proposito: che fine ha fatto Ferrante?) che a quelli che hanno proposto un candidato degnissimo e perdente in questa tornata.
Possiamo anche perderlo, questo gruppo dirigente: è giusto che alle sconfitte politiche segua una precisa presa di responsabilità. Certo, sarebbe una novità posto che da noi non usa tantissimo: sono anni che le prendiamo e non ci siamo mai posti il problema. Nel partito imperversano serenamente gli sconfitti di sedici anni di storia italiana, vorrà dire che anche questa volta una buona pratica partirà dalla nostra città.
Il mio obiettivo è però che questo gruppo dirigente sia sostituito solo e soltanto da un gruppo dirigente ancora più coraggioso e aperto (e naturalmente mai sconfitto in precedenza), se ce lo abbiamo. Di certo per tornare a vincere non sarebbe ammissibile tornare al metodo Ferrante (preferibilmente senza perdere tempo con queste primarie). Ce lo insegna l’esperienza: sarebbe una ben magra vittoria.
Un abbraccio a te e a tutti, e ora fuori la Moratti da Palazzo Marino.
Ivan
9 risposte a “Milano, the day after”
Mi piace questa analisi, la trovo realistica senza tendenze depressive… Grazie!
Le primarie servono a rendere pubblico e diffuso il dibattito. a fare sintesi laddove ci sarebbe solo discordanza sulle reali forze in campo (che comunque se nascoste riemergerebbero dopo il voto).
Se poi il risultato delle primarie a Milano non incontra la ampia condivisione, come non incontra la mia, è solo perchè l’offerta politica che abbiamo formulato a Milano (e in Italia dico io con l’errata ipotesi che ha vinto il congresso del Pd), come centrosinistra, non è all’altezza della domanda prevalente della città.
La bassa affluenza a mio avviso segnala che la linea generale del centrosinistra e del Pd è troppo sbilanciata a sinistra e che i moderati non vanno a votare per qualcuno che, quale esso sia, sarà troppo old left e poco competitivo con gli altri antagonosti. Insomma sono andati a votare solo quelli dello zoccolo duro, che sono importanti, ma insufficienti.
Questo è così vero che sono alte le probabilità che la finalissima si giochi tra il candidato di Fini (Albertini) e quello del Pdl (Moratti). 🙁
Ti risparmio i commenti sulla linea nazionale che è sostanzialmente identica.
Non capisco come l’evidenza non ci apra gli occhi
Ma non posso crederci! Cioè Boeri avrebbe perso perchè Pisapia “è partito prima” oppure perchè il PD milanese è troppo a sinistra?? Temo che le analisi che fate siano ancora una volta sbagliate e che il disastro che paventate a Milano sarà nulla rispetto a quello che succederà a livello nazionale. Ivan scusa, fai giustamente il “liscia e bussa” al partito per l’alleanza con Lombardo in Sicilia e poi sostieni Boeri che, vero o falso, appare agli occhi dei più come uno compromesso con la Moratti e peggio ancora con Ligresti? Sarà al contrario un ottima persona ma non c’era nessun altro di più presentabile? Milano soffoca nel cemento e la sinistra sorridente sarebbe uno che inventa “i boschi verticali” dove i bambini corrono coi montacarichi e i vecchi si siedono sui davanzali invece che sulle panchine? Magari ora sarà un ecologista convinto ma il suo sorriso era un ghigno di asfalto e mattoni non troppo dissimile da quello di Lupi e Masseroli. Quanto poi all’essere partiti dopo rispetto a Pisapia, sappi che ho ricevuto almeno 4 mail e 2 lettere pro-Boeri (sue e del PD), e nessuna dagli altri. Alla fine io non sono andato a votare ne per l’uno ne per l’altro ma credimi, sono deluso non tanto dai risultati ma già a partire dalle premesse.
Ah ma questo blog è il ritrovo dei vari consiglieri pd che se la cantano e se la suonano. A dirlo prima…
Caro Ivan, non sono di Milano ma avendo seguito con attenzione le vostre primarie, mi sento di concordare con “ilfidanzatodimark”. E’un pò riduttivo dipingere Pisapia come il vecchio che avanza e dare a Boeri lo scettro della modernità perchè un’altra discriminante sulla quale il Pd dovrà contarsi (altrimenti lo fanno i cittadini alle primarie)è il legame coi “palazzinari”. Ne sa qualcosa cicorione Rutelli che i romani hanno bastonato per le sue amicizie di… Cemento. E palazzinari significa anche morti bianche, lavoro in nero straniero sfruttato (nei doveri e mai nei diritti),precariato…
Poi ci sono altri “valori”… Il Pd ancora non ha chiarito se è dalla parte dei cittadini, della loro felicità e benessere, oppure della finanza “progressista”, quella delle banche, dei costruttori “buoni”, della Fiat di Marchionne e di tutte le fabbriche che licenziano in Italia ed aprono stabilimenti all’estero, dei termovalorizzatori e centrali nucleari da realizzarsi anche se non si ha la garanzia che non nuocciano alla salute. E l’acqua è un bene pubblico o privatizzabile? La produzione di energia deve avere monopoli o essere diffusa? Siamo sicuri che questo Pd sia così contrario alla riforma della scuola della Gelmini? E della riforma della giustizia di Alfano? Prima o poi, nel Pd si tornerà a parlare di queste cose. Quando accadrà sarà un bel giorno per tutti; nel frattempo ti rinnovo la mia stima perchè almeno te, ci provi a dare delle risposte anche se Boeri, consentimelo, era la risposta sbagliata alla domenda giusta…
Bravo Ivan, bella analisi,
il do not disturb lo propongo per tutte le toilette delle sedi del PD che le fondazioni diessine non hanno ancora provveduto a sfrattare chiedendo affitti al partito in giro per l’Italia.
Risultato delle primarie milanesi, sacrificio dei giovani turchi Martina e Majorino sull’altare delle terga di marmo di Penati (nel senso della pesantezza irremovibile dalle poltrone)?
Boeri visto da fuori ha pagato anche la scarsa renzizzazione del suo messaggio, non è apparso come rottamatore, ma come l’ennesimo giovane turco…
Radio Popolare ha condotto una campagna indecorosa contro Boeri. La tentazione sarebbe quella di far fare la campagna elettorale di Pisapia a Radio Popolare, con le sue sezioni, i suoi uomini ed i suoi mezzi. Auguri.
E Onida non ha fatto un exploit. Ha azzerato un partito e consegnato la città per altri 4 anni alla Moratti.
dell’analisi diIvan apprezzo in particolare la distinzione tra sinistra innovativa e sinistra con schemi novecenteschi. Un possibil epunto di incontro con Vendola, quando questi afferma che sono possibili strade nuove per la sinistra nel senso di oltrepassare la contrapposizione riformisti-massimalisti?
Fulvio
[…] “gentrification” o “gentrificazione” (ah, questi architetti!). Detto questo ho detto subito dopo le primarie che Pisapia era il mio candidato e così è. E così sarà in futuro. La […]