E’ un paio di giorni che rimugino sull’evento del Lingotto di sabato e sull’editoriale di Scalfari domenica. Su un punto il fondatore di Repubblica ha sicuramente ragione: Veltroni è sicuramente il migliore dei nostri oratori – intendo nostri del PD – e il ritratto del Paese che ha fatto a Torino è, secondo me, quello di gran lunga più interessante che si possa trovare sul mercato politico attuale. Quello che c’è da capire è come evolverà la questione: a Veltroni non può sfuggire che la sua ode al cambiamento radicale che il PD deve incarnare trova due limiti evidenti ed oggettivi. Il primo è che alla fine di questo secondo discorso torinese, scorrendo mentalmente tutto quello che c’è stato in mezzo tra i due eventi veltroniani del Lingotto, era inevitabile provare i sintomi chiarissimi di una sindrome da macchina del tempo (“Che anno è? Che giorno è?” si sarebbero chiesti Mogol/Battisti). Il secondo sta nel fatto che nel variegato mondo dei sodali di Modem ci sono alcuni che oggettivamente vivono il futuro come il proprio habitat naturale (tipo Pietro Ichino, che negli anni ottanta già dava scandalo a sinistra perché proponeva, udite udite!, il part-time) e altri che francamente non ispirano particolari speranze di rinnovamento (penso per esempio a Fioroni, senza offesa per Fioroni che non ha né fama né storia né vocazione da innovatore). A parte un Civati in ottima forma, che non è sembrato però sul punto di arruolarsi in Modem, anche tra gli intervenuti non si è visto un erede apparente né un gran ricambio generazionale, anzi. Quando è intervenuto Gary Hart un amico che seguiva l’evento da Twitter mi ha mandato un sms chiedendomi se in sala ci fossero anche Wilma Goich e Minnie Minoprio. La buona notizia è comunque che il PD è apparso in miglior forma, Bersani ha detto che siamo pronti alla battaglia. Speriamo, perché il clima è veramente da battaglia (Berlusconi ormai dà i numeri, siamo definitivamente in uno scenario da repubblica delle banane). Vediamo cosa succede venerdì e sabato all’Assemblea Nazionale di Napoli.
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Ivan Scalfarotto
Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Interno nel Governo Draghi. Deputato di Italia Viva. Mi occupo di democrazia, di diritti e libertà, di enti locali, impresa e affari internazionali.
Ho fondato Parks - Liberi e Uguali.
3 risposte a “Lingotti”
Il punto è che per quanto debole il profilo di PD disegnato da Veltroni resta l’unico credibile.
Il fallimento della gestione Bersani e, fammi dire con tristezza, anche di ogni “posizione terza” hanno reso evidente dalle primarie ad oggi la mancanza di una leadership seria.
Purtroppo, visto il mancato ricambio generazionale, Veltroni contiuna ad apparire un gig(e non è solo questione oratoria)
Ivan, sono d’accordo con te nel considerare Veltroni un buon oratore. Tuttavia, ripenso a certe sue scelte di governo e non sono molto contento. Vogliamo parlare del “gratta e vinci” che finanziava la cultura? Non so, a me sembra che il tempo sia passato anche per lui….. e che ci voglia un bel volto nuovo
Non scherziamo, Veltroni ha gia’ dato