15 Marzo 2011

Spiegare l’Italia al resto del mondo

Appunti

Ho trovato bellissimo il pezzo di Marco Simoni, oggi per L’Unità. Sarà che ho vissuto fuori dal Paese per tanto tempo, e che sento quindi le parole di Marco profondamente mie.

Dopo la laurea, ho passato otto degli ultimi dieci anni all’estero, ho sposato una cittadina americana e i miei figli sono nati a Londra, dove vivo lavorando in un’istituzione frequentata da studenti e professori di oltre 140 Paesi. Questa mia vita non solo non ha affievolito la mia identità di italiano, ma l’ha resa più consapevole e per questo forse ancora più forte.
In prossimità del 150esimo anniversario si discute di due cose, della nostra storia e del significato stesso dell’italianità, spesso per lamentarne le caratteristiche deboli, soprattutto in paragoni – spesso superficiali – con gli altri grandi stati europei con cui aspiriamo a confrontarci, alimentando un complesso d’inferiorità che traspare anche nei cantori retorici delle nostre qualità. Non c’è dubbio che l’esperienza di altre latitudini faccia notare con evidenza costi e sofferenze che non siamo stati ancora in grado di sciogliere, e che pesano soprattutto sulle persone più lontane dalle fonti del potere. Eppure i caratteri del nostro approccio alle cose, alle persone e ai fatti della vita, emergono sempre dalle nostre azioni con una profondità di ricchezza che è la vera fonte della nostra reputazione, molto più degli aspetti folcloristici buoni per un giornalismo stereotipato.
La reputazione dell’Italia è il portato del modo in cui gli altri cercano di decifrare i caratteri della nostra comunità, non è una semplice derivazione dell’immagine dei nostri governi. Al contrario, davanti agli scandali più insopportabili, il sentimento che registro io è quello d’incredulità per la discrasia tra la conoscenza individuale di persone serie, laboriose, solidali, istintivamente empatiche, e l’immagine pubblica.
Lo sguardo degli altri – che per tanti di noi non sono affatto stranieri, anche se non italiani – è allora fondamentale per raggiungere un equilibrio tra il rifiuto e il contrasto delle insufficienze, delle ingiustizie che derivano da un sistema bloccato, e la consapevolezza delle cose che siamo stati in grado, e siamo ancora in grado, di dare e di fare.
Rileggere e celebrare i nostri 150 anni di unità, serve anche perché nella storia unitaria si sono iscritte le decisioni individuali di chi ha scelto il lavoro e la lealtà; di chi ha scelto l’impegno per le proprie comunità e istituzioni, che della nostra unità si sono informate. E senza quelle decisioni non sappiamo se un decimo o un centesimo delle cose che facciamo oggi sarebbe possibile, o immaginabile. La storia dell’Italia unitaria è un luogo di contraddizioni estreme – nelle quali c’è stato anche un largo spazio per la giustizia, la crescita collettiva, per fatti ordinari e cose eccezionali – da cui viene la consapevolezza che portiamo sempre con noi, al di qua o al di là delle Alpi.

7 risposte a “Spiegare l’Italia al resto del mondo”

  1. Giuseppe Lojacono ha detto:

    Il Signor Marco Simoni vive a Londra (dove sono nati i suoi figli) e ha sposato una cittadina americana.

    Anche l’immagine dei governi inglesi e americani, pero’, con i suoi “insopportabili scandali” politici e finanziari e la miserabile rappresentazione di un Capitalismo rapace e criminale che ha portato alla recente spaventosa recessione mondiale, dovrebbe essere fonte, per l’italianissimo signor Simoni e per ogni altro cittadino del mondo, “d’incredulità per la discrasia tra la conoscenza individuale di persone serie, laboriose, solidali, istintivamente empatiche, e l’immagine pubblica” che si ha dei loro paesi.

    Io conosco centinaia di Inglesi e di Americani che sono “seri, laboriosi, solidali, istintivamente empatici”, ma l’immagine pubblica dell’Inghilterra e dell’America agli occhi del Resto del Mondo non mi sembra eccezionale. Al contrario.
    Direi anzi che l’immagine italiana nel mondo e’ di gran lunga “migliore” di quella anglo-americana.(Se non altro la Mafia attira un pubblico cinematografico di miliardi di individui e innumerevoli esempi di volgare imitazione)

    Se gli “Inglesi” dovessero fare il punto sulla stato attuale del Regno Unito arriverebbero alla conclusione che la Signora Albione e’ vittima anch’essa di “contraddizioni estreme”.
    E il signor Simoni che vive in UK dovrebbe saperlo e testimoniarlo.
    E cosi dicasi per l’America dove non mi sembra che le patologiche contraddiziobni siano state ancora completamente superate.

    A me sembra inoltre che le “insufficienze” e le “ingiustizie” italiane non siano affatto dissimili dalle insufficienze e le ingiustizie anglo-americane.
    E mi sembra anche che sia l’America che l’Inghilterra soffrano di un “sistema bloccato” che abbisogna di tanto olio per tornare a girare come dovrebbe.

    Solo per portare l’esempio britannico mi sembra che il nuovo governo stia riformando tutto, ma proprio tutto: cioe’ sta rovesciando la Grande Bretagna come un calzino. Qualcosa che non andasse, evidentemente, c’era (e c’e’) anche nel Regno della Regina Elisabetta: il sistema sociale parassitario, per esempio; il sistema bancario con i suoi bonus miliardari; il sistema sanitario (vera vergogna nazionale); il sistema scolastico-universitario (demagogico, inefficace e, paradossalmente, ancora elitario); gli immensi problemi giovanili che non hanno paragone in nessun altro paese europeo…etc etc

    Mi chiedo, inoltre, se questa simpatica abitudine di “decifrare i caratteri della nostra comunità” da parte dei rappresentanti delle 140 nazioni che collaborano con il signor Simoni sia stata acquisita anche dal Simoni stesso.
    Mi chiedo cioe’ se anche il Signor Simoni rimanga “incredulo” di fronte alla “discrasia” tra un collega di lavoro “serio, laborioso, solidale, istintivamente empatico” proveniente da quasi tutti quei 140 paesi la cui tragica realta’ politica, sociale, culturale ed economica costituisce, in assoluto, il VERO problema del mondo.

    Immagino che tra il contatto professionale/personale con un nigeriano serio, laborioso solidale ed istintivamente empatico (preso a caso fra le 140 nazionalita’ che caratterizzano l’ambiente di lavoro del Signor Simoni) e l’immagine pubblica che il signor Simoni deve avere della Nigeria abbia creato piu’ volte al Simoni sensazioni d’incredulita’ addirittura traumatiche.

    Personalmente ritengo che la convinzione, invero assai provincialotta, che il Resto del Mondo passi il tempo a decifrare i caratteri della nostra comunità sia una scemenza.

    Esistono gia’ gli stereotipi e i luoghi comuni per quel tipo di conversazioni.

    Forse e’ il caso di finirla con il ritornello:

    “Chissa’ cosa pensa il mondo di noi”.

    Il mondo, di noi, pensa esattamente quello che noi pensiamo del mondo: cioe’ che e’ pieno di problemi, di ingiustizie, di contraddizioni, di dittature, di sofferenze, di mafie, di corruzione e di incommensurabile ignoranza.

  2. claudio ha detto:

    la business school di Londra? quella di Saif Gaddafi? ‘azzo! Via, fortuna che c’é l’Inter (non pensavo avrai mai potuto scrivere qualcosa del genere) che – sola – ci tiene in Europa!
    🙂

  3. Giuseppe Lojacono ha detto:

    “La storia dell’Italia unitaria è un luogo di contraddizioni estreme……”

    Verissimo:

    Alla cerimonia ufficiale per celebrare i 150 anni di Unita’ Il Presidente della Repubblica Napolitano (comunista) e’ stato applaudito.

    Il Presidente del Consiglio Berlusconi (anti-comunista e anti-fascista) e’ stato fischiato.

    L’ex Presidente del Consiglio Romano Mortadella (catto-comunista) e’ stato applaudito.

    Va detto che a fischiare e’ il solito gruppetto organizzato di fascistelli di sinistra che gira l’Italia e si guadagna la vita facendo quel mestiere, pero’ fa un pena vedere i neo-comunisti che oggi, ma solo oggi, si proclamano patriotticamente “italiani”, usare le celebrazioni per l’Unita’ d’Italia per fischiare il governo democraticamente eletto del Paese.

    Chissa’ se nei 140 paesi di cui sopra ci parla Marco Simoni quando si celebra una ricorrenza analoga l’opposizione se ne approfitta per fischiare il governo in carica.

    Io ne dubito.
    Se sono democrazie non si sentono fischi perche’ nessuno fischia in un’occasione che dovrebbe unire.
    Se NON sono democrazie non si sentono fischi perche’ nessuno fischia per paura di prendersi una mitragliata sui denti.

    “La Storia dell’Italia unitaria è un luogo di contraddizioni estreme”.

    Davvero. Indeed! (Dicono a Londra)

    Solo in Italiam infatti, i “comunisti” fischiano il governo nella celebrazione dell’Unita’ Nazionale.

    Chissa’ cosa pensano di noi i cittadini di quei 140 paesi….

  4. libertad ha detto:

    Verissimo.Ogni mondo è paese e “perdite diffuse del senso del limite e della responsabilità” possono capitare ovunque. Basta darci un taglio e smettere di affidarsi ai meno meritevoli ostinati a riportarci nelle loro piccole patrie immaginarie bigotte, oscurantiste e antidemocratiche.

  5. scalpha ha detto:

    Lojacono, ma non ci siamo già letti da qualche parte?

  6. Giuseppe Lojacono ha detto:

    Ma chi e’ che stabilisce che bisogna “darci un taglio”?

    A scuola si studia che e’ il POPOLO che stabilisce che taglio dare al proprio assetto politico.

    Evidentemente in alcune “squole” si insegna che se il POPOLO non ti elegge allora e’ un POPOLO BUE, CAPRONE e SOMARO.
    Come il POPOLO ITALIANO, appunto, che a differenza di tutti gli altri POPOLI del mondo se esprime la sua Sovranita’ in un modo e’ un popolo che “capisce”, se esprime la sua sovranita’ in un altro e’ un popolo che non capisce una sega.
    Sembra che in certe squole komuniste si insegnino Verita’ Assolute di questo tipo. Come le Verita’ che emergono dalle Madrasse del Pakistan Bin-Ladeniano.

    “Brutti difetti l’arroganza e la presunzione – direbbe Papa Benedetto Sedicesimo – si puo’ finire all’Inferno”

    Chi stabilisce chi siano “i [piu’] meritevoli [non] ostinati a riportarci nelle loro [grandi] patrie immaginarie [internazionaliste, totalitarie e liberticide]?

    La risposta e’: il POPOLO Sovrano ed Elettore.

    Finche’ il POPOLO rimane sovrano ed elettore sembra che piu’ nessuno, oggi, voglia il ritorno di quelli che si definivano “i [piu’] meritevoli ostinati a riportarci nelle loro [grandi] patrie immaginarie [internazionaliste, totalitarie e liberticide].

    Perche’ quelli che oggi sono i “post-comunisti” questo volevano fare fino all’altro ieri (storicamente parlando). Cioe’ fino al 1989.

    Oggi si limitano a “linciare moralmente” le ragazze di “facili costumi”.
    Pero’ io ricordo bene che a Mosca nel 1988 si scopavano reginette di bellezza in cambio di un paio di calze fine e una penna stilografica. E dal momento che rimanevi sempre estremamamente “soddisfatto” lasciavi sul comodino 10mila lire con le quali nella Mosca del 1988 si mangiava “bene”.

    E non dovevi nemmeno uscire dall’albergo. Ti arrivavano in camera, nude sotto la pelliccia, mandate dal Partito Comunista Sovietico a fare incetta di valuta pregiata.
    Qualche volta ti fregavano l’orologio.
    E non era ancora arrivato Putin, l’amico di Berlusconi.

    Forse quegli anni lontani qualche zucconcello di Repubblica se li ricorda bene.
    E sicuramente qualcuno degli attuali “post-comunisti” oggi un po’ avanti con l’eta’, a quel tempo….SAPEVA.
    Stendiamo il solito velo pietoso.

    Tutto questo per dire che non ottenere il consenso del POPOLO e descrivere il POPOLO che non te lo ha dato come “piccolo, bigotto, oscurantista e anti-democratico” assomiglia all’attitudine di qualche mamma dell’era pre-berlusconiana-catto-comunista-quasi-compromesso-storico che portava la figlia adolescente al Concorso di Bellezza e vedendosela scartata al primo turno se la prendeva con la Giuria ignorante e corrotta che non capiva una “madonna” di cosa sia veramente “bello”.
    E se usciva dal Palazzo dei Concorsi di Bellezza canticchiando tra i denti la canzonetta di Mina:
    “Non gioco piu’….Me ne vado…”

    E meditando la vendetta…..

  7. Giuseppe Lojacono ha detto:

    Errata Corrige:

    Ultimo paragrafo:

    “…E se ne usciva dal Palazzo dei Concorsi di Bellezza canticchiando tra i denti la canzonetta di Mina:
    “Non gioco piu’….Me ne vado…”
    E meditando la vendetta…..