Causa un grosso impegno legato al mio lavoro mi sono preso una settimana per guardare. Sette giorni per contemplare l’Italia facendo un passo indietro, uno di quelli che ti permette di dare uno sguardo panoramico all’oggetto della tua osservazione. Lo confesso, è stato difficile reprimere il senso di nausea. Causa porcellum non sono in Parlamento e così ho assistito dalla panchina, penando per loro (e per tutti noi), i miei compagni di partito combattere in ogni modo una deriva assolutamente incredibile per una democrazia occidentale. Lo svuotamento sostanziale di un parlamento democratico, passato nelle mani di uno stuolo di servitori impegnati esclusivamente (e sono a occhio e croce quasi 500) a fare qualsiasi cosa il padrone gli comandi. E poi i comizi fuori dal palazzo di giustizia di Milano, le minacce di uscire dall’Unione Europea, l’assoluta incapacità di gestire l’emergenza a Lampedusa – se non per proporre di farci sopra un bel campo da golf. La mozione “asino che vola” non è ancora stata votata ma se succedesse presto nessuno avrebbe più motivo di stupirsene.
E le facce: una su tutte, quella della favolosa Onorevole Siliquini, una di quelle che ha salvato questo governo-zombi il 14 dicembre, che è stata nominata consigliere di amministrazione di Poste Italiane. Delle donne non si ricorda mai nessuno, e infatti nell’infornata di nomine ce n’è stata solo un’altra, ma vedi caso di pagare la cambiale alla transfuga trasformista nessuno si è dimenticato (e le ultime notizie riferiscono che non sia nemmeno contenta: “preferisce restare a Montecitorio”. Ma no!). E poi quella di Paniz, assurto alla gloria per avere il notevole stomaco che gli consente di difendere con assoluta faccia di bronzo dallo scranno parlamentare e dagli studi televisivi le tesi lunari, i palloni ridicoli, le colossali insostenibili stupidaggini che l’esercito dei cicisbei berlusconiani ci propinano da settimane a reti unificate: la possibile vendita della Fontana di Trevi al confronto è cosa serissima da approfondire assolutamente quanto prima.
In tutto questo, mettere le mani alla tastiera è stato difficile, lo confesso. E’ che proprio uno non sa dove cominciare, cosa dire che abbia un senso, come aggiungere un’altra voce alle mille voci sdegnate dell’Italia che ancora ce la fa a ingollare questa sbobba senza soffocare, senza contribuire ad aumentare il rumore indistinto, il clamore indecifrabile del quale le manacce luride nelle quali siamo finiti da quasi vent’anni approfittano per continuare serenamente a farsi gli affari propri.
Peraltro, lavoro a parte, sto pure andando a Napoli con una certa frequenza per via dell’incarico che Ignazio Marino mi ha dato di provare a dare una mano al locale gruppo di persone che lo hanno appoggiato dal congresso in qua. In queste ore si stanno chiudendo le liste elettorali per le amministrative e mi pare che in città il caos regni sovrano. A sinistra siamo naturalmente divisi e mi pare che una delle soluzioni che tenta molti sia quella di trovare per Napoli un contro-tribuno che bilanci dalle falde del Vesuvio il tribuno televisivo che gestisce l’Italia da quasi vent’anni. E questo nostro triste destino di essere rimbalzati da un uomo forte all’altro, da un’emergenza all’altra senza mai essere capaci di darci un contegno di paese civile e democratico davvero, aggiunge scoramento allo scoramento.
Se c’è un motivo per cui oggi sono riuscito a riprendere il computer e ad uscire da questa insolita e prolungata afasia telematica, quel motivo ha un nome e un cognome: Vittorio Arrigoni. Una mia amica, che lo conosceva, questa mattina mi ha scritto: “Lui era un vento leggero e caldo di cambiamento. Era e dava sicurezza. Mi sento così perduta ora…”. Ecco, io scrivo mentre sono nel treno per Napoli e penso a Vittorio, a Enzo Baldoni, ai miei amici in giro per l’Europa e per il mondo a tenere il nostro buon nome alto nonostante la vergogna che la nostra classe dirigente così plasticamente rappresenta, ai tanti in Italia che continuano caparbiamente a far girare questo paese nonostante la maledizione crudele che deve evidentemente averlo colpito.
E quelle facce, la loro fatica, l’immagine di Enzo che si sovrappone allo straccio bagnato e pesto tirato per i capelli dal suo macellaio che mi guarda dalla prima di Repubblica, sono benzina per l’incazzatura. Quella che in questo momento mi pare l’unica che rimane per andare avanti, nonostante tutto questo.
5 risposte a “L’avvelenata”
E bravo Ivan!
Anche se ultimamente ci si sente poco e ci si vede ancora meno, vedo che il “sentiment” complessivo procede sempre molto di pari passo ….
quante amare verità nel tuo post. condivido anche il tuo finale. c’é grande incazzatura! ma forse si dovrebbe canalizzarla questa incazzatura di tutte le persone che si sentono offese, umiliate, disgustate dall’andazzo dei governanti italici. E allora il bersaglio non é solo Berlusconi, chi se ne frega dei suoi bunga-bunga, del suo idoletto cazzuto, é questa cricca di servi e scendiletto che occupa istituzioni e amministrazioni, questo cancro che divora l’Italia. A quando una marcia su Roma per occupare e liberare simbolicamente i palazzi del potere? Abbiamo la voglia, il coraggio e la determinazione che altri popoli hanno dimostrato recentemente? Per fortuna da noi basteredde meno che in Nord Africa, una scossa di accesa generale massiccia indignazione per scuotere il terpore. Quando si fa? Coinvolgiamo anche gli Italini all’estero, una migrazione inversa di protesta civile… sono pronto alla chiamata!
[…] tracce di Guccini, un post di Ivan Scalfarotto assolutamente da […]
Ti capisco.
Pero’ prova per un attimo a contemplare l’Europa e anche il Mondo facendo un passo indietro, uno di quelli che ti permette di dare uno sguardo panoramico all’oggetto della tua osservazione.
Ti sara’ difficilissimo reprimere non solo il senso di nausea, ma anche quello del vomito.
– L’America in totale crisi economica e politica.
– Cosi il resto d’Europa con 30 milioni di disoccupati. Tutti, o quasi, giovani e senza prospettive.
– Crollo progressivo di tutti i valori occidentali democratici e nuovo razzismo, qualunquismo, opportunismo politico sulla testa di milioni di profughi che fuggono dal totale fallimento economico dell’Islam religioso e politico.
– Fascismo e Nazionalismo che risorgono dalle ceneri e scuotono l’Europa tollerante e multiculturale.
E i Reali inglesi che si sposano in una cornice di sfarzo e spreco che ricorda le famose “brioches” che Maria Antonietta voleva distribuire al popolo affamato mentre scoppiava la Rivoluzione in nome della Liberte’, l’Egalite’, la Fraternite’.
Con un servizio d’ordine che costera’ 40 miliardi di vecchie lire: Sufficienti a sostenere negli studi universitari una legione di figli di lavoratori cui viene chiesto di sborsare 20 milioni di vecchie lire ALL’ANNO per accedere all’istruzione universitaria.
L’Italia? Fa un po’ nausea, davvero, ma il resto del mondo fa proprio vomitare.
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