Sarà stato il sonno. Ma stanotte, quando alle 5.46 mi è arrivato l’SMS di Simone da Chicago che mi diceva della notizia, ho pensato subito di nuovo che davvero ci voleva la fantasia di uno scrittore per mettere solo una consonante tra Obama e Osama. In ogni caso è fatta, abbiamo provato a mettere una pietra sopra a dieci anni di inquietudine. E’ passato un sacco di tempo, ci sono bambini che sono già grandetti e quando sono cadute le torri gemelle ancora non c’erano. Resta probabilmente lo sbrego più grande che io ricordi alla identità dell’occidente (e anche alla mia personale identità di occidentale) e il clamore dell’operazione militare che ne ha ucciso la mente lo dimostra. All’epoca lavoravo per Citibank e ricordo che la gente – colleghi di altre banche, fornitori, consulenti – ci telefonava commossa per fare a noi le condoglianze. Ne eravamo i destinatari per il solo fatto di lavorare per un’azienda americana, nemmeno fossimo stati l’ambasciata di Via Veneto. Sarà stato il sonno: i pensieri e i ricordi si sono rincorsi, come penso nella mente di molti. L’11 settembre è stata una macelleria di portata storica e Bin Laden andava preso molto prima. Quel giorno lo avrei, come molti, probabilmente strangolato con le mie mani. Eppure stamattina, e un mio amico mi ha preso selvaggiamente in giro per questo, non sono riuscito proprio a simpatizzare per questa esecuzione. Mi è sembrata inutile: pratica, forse, ma inutile a ripristinare lo status quo ante, il mondo com’era. Nemmeno per un secondo mi sono sentito risarcito, e non so quanto davvero lo si siano sentiti gli americani festanti. Non so. Sentimenti contrastanti. Sarà stato il sonno. Forse.
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Ivan Scalfarotto
Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Interno nel Governo Draghi. Deputato di Italia Viva. Mi occupo di democrazia, di diritti e libertà, di enti locali, impresa e affari internazionali.
Ho fondato Parks - Liberi e Uguali.
Una risposta a “Cambio di consonante”
credo nessuno si senta davvero risarcito (magari vendicato per quelli a cui piace la vendetta) e indietro nel tempo non si puo’ tornare. Ma almeno c’e’ una sensazione di ‘closure’ e forse adesso l’America puo’ guardare avanti, cambiare e magari smettere di essere inquieta.