Una vittoria delle donne, una vittoria di tutti
Alla fine di “In nessun paese”, il mio ultimo libro, avevo indicato “dieci cose da fare subito” per rendere l’Italia un paese un po’ meno paternalista e odoroso di chiuso. Una di questa – la numero 8, per la precisione – recitava così: “8. NUMERO MINIMO DI CONSIGLIERI D’AMMINISTRAZIONE DONNE NELLE AZIENDE QUOTATE IN BORSA”.
Ebbene, a meno di un anno di distanza l’azione numero otto è diventata legge. Grazie anche all’azione tenace di Alessia Mosca, valentissima deputata monzese del PD, oggi la Camera ha approvato in via definitiva la legge che richiederà alle aziende quotate in borsa e alle controllate pubbliche di avere almeno un quinto di componenti donne del CdA dal 2012 e un terzo dal 2015.
E’ un grande traguardo, io credo. So benissimo che ci sarà di sicuro qualcuno a dire che le donne non dovrebbero crescere per via delle quote ma soltanto per i loro meriti. Ma la verità è che la legge in questo caso serve, come hanno dimostrato altri paesi che hanno adottato norme analoghe. Serve appunto anche a stabilire che le donne possano avere lo spazio necessario per crescere in virtù dei propri meriti, possibilità che oggi è negata dal fatto che gli uomini – e non soltanto i più meritevoli, per evidenti ragioni statistiche – occupano tutto lo spazio disponibile.
Questa legge serve anche a ricordarci e ad attuare quel meraviglioso principio costituzionale per cui “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Questa legge ci costringerà a cercare il talento anche tra le donne, ci forzerà a non distrarci, servirà a fare in modo che si faccia talent scouting e formazione. Forzerà i capi maschi a non promuovere solo candidati che gli somiglino (a partire dal fatto di essere maschi anche loro) e a non prendere sempre la decisione che appare più scontata. Creerà “role models”, donne di successo che potranno ispirare altre donne più giovani con le loro vite e le loro carriere e invoglierà le migliori studentesse ad aspirare a carriere che ritenevano precluse. Cambierà forse anche un po’ una cultura del lavoro così tagliata su misura per i tempi e la cultura degli uomini.
E’ un grande traguardo, che apre una prima porta per una società più pronta a costruire sul valore delle differenze e sul merito. Io dico sempre che i diritti dei gay e delle lesbiche e la costruzione di una società più inclusiva non sono solo un interesse degli omosessuali ma di tutto il paese, perché è interesse di tutti vivere in un posto più civile e migliore. Con lo stesso spirito penso che oggi si celebri una vittoria non solo delle donne ma anche degli uomini, perché un mondo del lavoro più genuinamente meritocratico e meno autocentrato e paternalista (e quindi più aperto e più efficiente) è un interesse di tutti: a partire dalla nostra economia e dalla nostra società.
Una risposta a “Una vittoria delle donne, una vittoria di tutti”
Cinicamente (ma nemmeno troppo, visto che siamo in Italia), prevedo la nascita di una nuova professione: la “donna da CDA”. Donne altrimenti prive di impiego, collocate in svariati CDA al solo scopo di arrivare al suddetto 20%, ovviamente con l’impegno di votare sempre in modo “comodo”. Spero ovviamente di sbagliarmi :-/