Al campeggio di Albinea, organizzato anche quest’anno da Pippo Civati, uno dei dibattiti più accesi ed interessanti è stato quello – dall’intrigante titolo di “We want sex” – sulle quote rosa. Acceso e interessante anche perché si è dimostrato anche in quella sede che molti uomini (anche tra quelli in miglior fede) sulla parità di genere e sulla necessità di demolire in ogni modo il maschilismo imperante in realtà non ci sentono. E’ tutto un “sì, ma…” che secondo me andrebbe eradicato dalla lingua e della cultura del nostro partito.
Di ritorno da Albinea, poi, mi sono fermato alla presentazione di un libro qui a Milano. Libro assai interessante e dibattito gremito di personaggi di primissimo piano. Peccato che sul palco fossero in sette e che fossero tutti e sette uomini. Il dibattito, lo dirò subito, ne ha risentito. Il gruppo era molto, troppo omogeneo e la discussione ad un certo punto è diventata francamente monocorde.
Qualcuno mi ha detto su Facebook: “ma cosa importa se sono uomini o donne, l’importante è che dicano cose interessanti”. Io penso che: punto 1. mettere insieme 7 persone tutte dello stesso genere in modo casuale è statisticamente probabile quanto tirare sette volte una moneta e ottenere “testa” sette volte di fila. Punto 2. Il fatto che i sette uomini siano interessanti non toglie che metterli tutto insieme non può materialmente funzionare: sarebbe come far cantare un coro fatto solo di tenori o sperare di far vincere una squadra di calcio composta solo dai migliori centravanti (mettendone pure uno in porta).
Così ho preso una decisione. Le pari opportunità sono un interesse di tutti, e noi maschietti possiamo e dobbiamo dare il nostro contributo. Così ho deciso che da oggi in poi non parteciperò più a dibattiti o incontri dove gli altri oratori siano tutti uomini. Mi piacerebbe che altri politici, del PD e non, prendessero lo stesso impegno.
2 risposte a “11 centravanti”
Ivan, non so se hai mai letto “La compagnia dei celestini” di Stefano Benni, ma m’hai fatto venire in mente la squadra brasiliana di pallastrada, composta da 5 giocatori di cui quattro attaccanti e uno “in agguato” (e, in porta, chi capita). E, guarda un po’, vengono battuti proprio dai Celestini, che in porta hanno una bambina, Celeste, che da anche il nome alla squadra
Mi auto-correggo (la memoria ha fatto cilecca): i brasiliani non si incrociano con i Celestini, vengono eliminati prima. Però resta la fantastica regola numero uno del gioco: Le squadre sono di cinque giocatori senza limiti di età, sesso, razza e specie animale.