Londra è nel mio cuore. Per anni è stata la mia casa, ancora oggi ci torno molto spesso. Il Corriere è uscito ieri con un pezzo che contiene una mia dichiarazione sugli scontri degli ultimi giorni in città. La settimana prossima sarò lì, vi riporterò le mie impressioni di prima mano.
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Ivan Scalfarotto
Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Interno nel Governo Draghi. Deputato di Italia Viva. Mi occupo di democrazia, di diritti e libertà, di enti locali, impresa e affari internazionali.
Ho fondato Parks - Liberi e Uguali.
Una risposta a “Gli scontri di Londra”
non mio lo scritto: ma è pertinente e soprattutto lo quoto in pieno.
Il Governo Ombra – 82 –
10 Agosto 2011
“ Scegliamo la Fiducia ”
Anche questa settimana, inutilmente, continuiamo ad attendere un “decreto” sul ridimensionamento
dei privilegi, pardon “giusti diritti”, assegnati in nome del popolo sovrano ai “Nostri”
rappresentanti politici. A dire il vero chiacchiere molte, fatti pochi ed il contenuto comunque
desolante: è purtroppo evidente come il sistema politico non abbia mai fatto la sintesi
tra i problemi e le risorse della gente continuando a parlarsi addosso per risolvere i propri
irrisolvibili ed irreali problemi.
Il tema di oggi si riferisce alla rivolta, in analogia a quanto accade nel medio oriente, in essere
in inghilterra. Infatti anche questa rivolta, come quelle del medio oriente, lungi dal rappresentare
quella, sperata, “svolta illuminista”, sono in realtà l’espressione di quelle contraddizioni
illuministiche e post illuministiche che nell’incompletezza trovano la motivazione. E’
ovvio che anche l’Islam come la chiesa cattolica e molte altre religioni soffrono della stessa
problematica. I toni utilizzati dai governanti sono sorprendentemente simili sui protagonisti
delle rivolte: terroristi, delinquenti, ecc. Ma tutti i governanti si guardano bene dallo spiegare
le vere motivazioni di queste rivolte che ricordano quelle della tassa sul macinato in Italia.
Se pensiamo poi che chi governa “avrebbe” il dovere di cercare la maggior felicità possibile
per il maggior numero possibile di cittadini, ecco che alla luce di quanto accade in
questi giorni almeno non si può biasimare chi si senta almeno un po’ “disorientato”. E allora
da cosa nasce questa fiducia? Non si tratta ovviamente di una fiducia acritica da riporre a
caso o a chicchessia ed a prescindere. Ciascuno di noi, in fondo, ha sempre una possibilità di
scelta. Rispettabili sono le scelte nichiliste, pessimiste, ecc., ma orientare la propria esistenza
alla fiducia, quando possibile, è l’unica possibilità per noi credenti. E’ questa scelta, in
fondo, che ci permette poi di sperimentare la positività e l’amore del Dio di Gesù. Come più
volte ricordato, la caduta dei troni, delle dominazioni, della luna, del sole e delle stelle non è
infatti la fine del mondo, ma la possibilità, dopo la caduta dei potenti di turno, per chi non
ha diritti di vedere riconosciuti i propri. E’ sempre stato così nei tempi ed ogni caduta è sempre
stata la premessa per una grandezza, per uno sviluppo, per una crescita più grande. E’
ovvio e ben vero che anche in Italia stiamo assistendo alla caduta della destra, della sinistra
e del centro in politica, è ben vero che anche i sindacati stanno sussultando nell’agonia della
morte ed è altrettanto vero che le economie sono giunte ad un punto di grave crisi, ma questo
non ci impedisce di avere fiducia. Il Nuovo bussa già alla porta e i ministri che sentono
la necessità di difendersi in tv nei confronti delle accuse loro rivolte dai pm e dai giudici intuiscono
questo Nuovo che tuttavia non comprendono. Infatti non è la morale o l’etica il problema,
ma di questo si è già detto diversi comunicati fa. E dov’è e cos’è questo nuovo? Sono
i ns giovani, sono le nuove generazioni. Di tanti delitti di cui poteva macchiarsi la classe politica
uno solo appare imperdonabile ed incomprensibile: sprecare le migliori energie ovvero
quelle dei giovani. Giovani che non si fanno impaurire dalla tv o dalle minacce. Giovani
colti, intelligenti, che vogliono comprendere il perché di certi privilegi della casta mentre
per loro vi è solo la speranza di un lavoro sottopagato, a livello di schiavitù e senza diritti.
Giovani che non vogliono capire quello che non si può più capire e che invece si “deve” capire:
i “Bamboccioni”, sono questi i protagonisti delle rivolte. Sono questi ad aver capito
che non conviene andare a lavorare, sono questi che non sposandosi non danno continuità
alle ns società, sono questi, i ns eredi, ad urlare che di un mondo siffatto non sanno che farsene
e che soprattutto non vogliono il loro futuro condizionato da noi, vecchi ed incapaci.
Noi vecchi vorremmo i giovani morti come noi: è una vecchia storia, già nei documenti degli
ittiti di oltre 4.000 aa fa si legge dei giovani che pretendono gli stessi diritti dei genitori e
che tendono a non aver rispetto per essi. Anche gli antichi egizi e persino Platone descrivono
la stessa situazione: da che mondo è mondo ogni generazione sgomita per soppiantare la
precedente e soccombere a sua volta alla successiva. In politica questo processo è stato fermato
ed irretito con le conseguenze che vediamo. La gerontocrazia non si accorge della propria
età e dei propri limiti e soprattutto perde ogni possibilità di essere felice quando non si
piega ai propri giovani. Conosciamo persone di grande prestigio e levatura che preferiscono
di gran lunga servire i nipotini che apparire in posizioni prestigiose in congressi e simposi.
Questi sono i vecchi che capiscono e comprendono sia il loro ruolo sia la necessità che infine
siano altri a portare avanti, migliorandoli, il loro progetti. In questo modo di servire gli
stessi vecchi spesso non si limitano ai propri nipoti, ma si mettono a disposizione anche degli
amici dei nipoti ed in ciò comprendendo meglio il senso della vita. Trasmettere ai piccoli
i propri valori, le proprie speranze, i propri errori e le proprie conoscenze non è un tentativo
di rendere prigionieri i giovani, ma un modo per farli crescere e renderli in grado persino di
rovesciare questo mondo. Lasciare “solo” i ns (pochi) beni ad essi, questo si che rende prigionieri
i giovani ed infine diviene un modo per imprigionarli nel ns mondo che comunque
prima o poi rifiuteranno: nulla è immutabile, nulla è eterno. Allontanare il tempo della pensione,
non liberare posti per i giovani, non rendere conveniente il lavoro di chi inizia per
rendere eterna la gerontocrazia che ci opprime in politica, nell’economia e nei posti di lavoro
è la grave colpa commessa dalla/e ns controparti al potere. Avere paura del progresso, delle
innovazioni, di ogni cambiamento è proprio dei vecchi, più inclini a rimpiangere il passato
che a costruire un futuro migliore: è questa un’altra terribile conseguenza dell’essere vecchi.
Per questo la rivolta, in Siria, in Egitto, in Inghilterra e presto probabilmente in tutta europa.
Questi giovani sono quindi la ns speranza per un mondo migliore senza questa opprimente
generazione di vecchi incapaci e, soprattutto, infelici. L’aver cancellato la morte dalle ns vite
è un ulteriore grave errore: la chiesa, incapace di leggere i vangeli, non è in grado di dare
una risposta ai temi della sofferenza e della morte. La speranza viene uccisa da una fede in
un dio metafisico e dalla teodicea impossibile: “chi crede in me non morirà”, questa la risposta
di Gesù. Infatti, come ben noto a chi legge i Vangeli, chi oggi risorge “durante” la vita
non farà l’esperienza della morte. Invitiamo quindi il papa e la curia, per una volta, a spogliarsi
degli inutili paramenti che tutto hanno tranne la sacralità e di leggere i Vangeli al fine
di comprendere di cosa ogni giorno vanno parlando. Anche la chiesa, come gli stati, ha bisogno
di giovani che non trova: la crisi vocazionale è quindi la ns speranza per un rinnovamento
anche nella chiesa, anch’essa oppressa da una quanto mai irreale gerontocrazia. Le ultime
parole di un vecchio circondato al momento della morte dai familiari compresi i più
piccoli erano un riferimento di saggezza, oggi si muore in modo anonimo attaccati alle macchine,
spesso soli e soprattutto senza la presenza dei piccoli che possano così comprendere
l’esistenza della morte ed imparare a confrontarsi con essa. Oggi il dio della teodicea impossibile,
alleato della più improponibile delle gerontocrazie ecclesiastiche, e con questa, fa di
tutto affinché questa fine sia sempre la più atroce possibile, senza mai staccare le macchine
per prolungare al massimo una interminabile e dolorosa agonia. La crisi dei valori è in realtà
la crisi della vecchiaia, ovvero la paura del nuovo, la paura del futuro, la paura della morte
soprattutto. Da qui i deliri di onnipotenza e di eterna giovinezza, propri dei governanti e dei
tuttologi di oggi, compreso ovviamente chi scrive.
Attenti perché nessun giovane è disposto a fare il vecchio, se la mente è sana.