Io che di anni ne ho 46, e sono quindi attaccato alla Q di T/Q ormai solamente per i capelli, vorrei non vedere al prossimo giro in caso di vittoria elettorale un’altra bella compagine di governo con Letta, Finocchiaro, Turco, D’Alema, Fioroni, Veltroni, Bersani, Violante e Bindi tutti contemporaneamente in prima fila. Non per antipatia per i personaggi di cui sopra, è solo che ci sono due cose che penso con inossidabile convinzione. La prima è che non puoi governare un paese in modo efficace se non sei un figlio del tempo in cui vivi (il lavoro, le famiglie, la società, la tecnologia, la comunicazione non sono più oggi quelle di vent’anni fa e qui ci vuole qualcuno che governi l’Italia di oggi e non quella di vent’anni fa). La seconda è che i nostri governi precedenti non hanno sempre preso le decisioni giuste e, per una pura ragione di accountability e di credibilità delle cose che facciamo, le nostre idee hanno maggiori chance di essere convincenti se cammineranno su gambe che non hanno errori seri da farsi rimproverare nel curriculum.
Insomma, sono andato oggi a questa riunione indetta a Pesaro dal presidente della provincia di Pesaro Urbino, Matteo Ricci, dove c’era il gotha dei giovani democratici: Fassina, Zingaretti, Orfini, Civati, Boccia, Serracchiani, Puglisi, Picerno, Orlando, Amendola, Stella Bianchi, Verducci, Lacorazza, molti altri. Renzi a parte, c’eravamo praticamente tutti. Un sacco di gente con la quale ho condiviso molto e persone con le quali faccio fatica a trovare anche un solo punto d’accordo. Però mi è sembrata una buona iniziativa, perchè per la prima volta mi è parso che si sia capito che il tema del rinnovamento è un tema squisitamente pre-politico. Di metodo prima che di merito. Tattico almeno quanto è strategico. In soldoni (ed essendo oltremodo cinici per motivi di chiarezza), se vuoi conquistarti lo spazio, il partito e poi il Paese, prima fai l’accordo su questo e, dopo aver conquistato lo spazio attualmente occupato dagli “anziani”, solo allora puoi tornare a discutere (eventualmente anche in modo aspro) sui contenuti. Un po’ come quando Craxi e Signorile si misero d’accordo per far fuori De Martino & c.: litighi prima, litighi dopo se proprio necessario, ma assolutamente non litighi durante perché la priorità è far fuori la classe dirigente precedente. Se litighi, col piffero che ti riesce.
È per questo che non concordo con Renzi (dal quale tante cose mi dividono nettamente ma le cui tesi economiche mi convincono spesso più di quelle ufficiali della segreteria Bersani) e con le sue iniziative solitarie e che vedo con preoccupazione anche l’evento che ieri Civati e Serracchiani hanno lanciato ieri dal blog di Pippo (ma non ne so ancora nulla, mi riservo di parlarne con loro nelle prossime ore). Mi pare che per il momento si stiano soltanto facendo largo una serie di “maschi alpha”, il che al massimo ci darà qualche bel candidato per le famose primarie-che-non-c’erano, e che nessuno si stia ponendo ora il problema della costruzione di una rete, di una classe dirigente diffusa che è quello sì un compito da togliere il fiato. Insomma, non è la leadership carismatica il tema, non ci serve né un Berlusconi (absit iniura verbis) né Napoleone Bonaparte. Quello che ci serve è una squadra credibile e poi, di conseguenza, una faccia che sia in grado di rappresentarne la sintesi.
La dico brutalmente. Chiunque sarà di noi cui toccherà rappresentare la leadership di questo secolo sarà davvero convincente soltanto quando avrà intorno a sé altre venti, trenta facce da proporre a livello nazionale, e centinaia a livello locale, per legittimarne la visione e la capacità di immaginarsi e far vivere concretamente un’Italia più europea e più contemporanea. Per fare questo bisogna che ci parliamo tutti, che lavoriamo insieme anche al di là delle differenze, che ci proponiamo come un gruppo magari eterogeneo ma determinato a gestire credibilmente l’Italia. Se continuiamo a fare da soli, facendoci ciascuno la sua iniziativa e perseguendo ciascuno i propri privatissimi sogni di gloria, continueremo a sembrare ragazzini che schierano i loro carrarmatini di plastica sul tabellone del Risiko, mentre i “grandi” si occupano – come ha detto Veltroni oggi su Repubblica – dei problemi più gravi e seri con cui è alle prese il nostro Paese.
6 risposte a “T/Q (e cioè trenta/quarantenni)”
Molto d’accordo, come sempre – Ivan! Bisogna stare insieme per vincere, e i personalismi un questo momento vanno banditi.. spero davvero che Pippo C. e Deborah S. non vadano per quella strada, bastava già Renzi… Stiamo a vedere. Soffro quando vedo queste cose…Tienici informati, noi che non possiamo essere lì (ma che eravamo a Changes – come alcuni di loro…;-))
“vorrei non vedere al prossimo giro… un’altra bella compagine di governo con Letta, Finocchiaro, Turco, D’Alema, Fioroni, Veltroni, Bersani, Violante e Bindi…”
Per adesso abbiamo ancora Berlusconi, Bossi e Tremonti, e già tocchi ferro per paura di quegli altri.
Della serie: quando uno se le va a cercare.
Bravo Ivan, concordo in pieno. Sul gioco di squadra ho avuto giàavuito modo di criticare civati lo scorso autunno. Ma ormai Pippo mi sembra solo ossessionato da Matteo. Comunque avanti cosi’: ti seguo sempre con attenzione!
Se si aspetta una squadra di 20-30 giovani per avere credibilità, nelle diversità espresse da una sinistra sparpagliata, abbiamo due strade: scomparire o tenersi i vecchi babbioni. Credo che la cosa migliore, in questo momento, sia che un gruppo di giovani faccia delle proposte e le metta a conoscenza della gente…per raccogliere adesioni. il “gruppone lo fai così altrimenti dovremo aspetatre che diventiate sessantenni!!!
IVAN io ti apprezzo sempre di più
FAMMI CAPIRE IL GENERALE CHE SAREI IO COME DICE TOTO’ SAREBBE FUORI DAI GIOCHI NB 60 ANNI IL PROSSIMO 18 SETTEMBRE UN ABBRACCIO