Ho ricevuto questa mail da una mia amica che si occupa professionalmente di questioni di lavoro:
“Caro Ivan, ti segnalo questa cosa: nell’ultima settimana (da lunedì!) mi hanno chiamato 4 amiche di posizioni diverse, aziende con dimensioni diverse, persino geograficamente site in luoghi diversi del nord Italia che mi hanno chiesto consigli e aiuti perchè le società in cui lavorano ‘hanno soppresso proprio la loro posizione’ al rientro dalla maternità (per un paio durata meno di 6 mesi..). Ora, la questione delle donne in questo paese è un’emergenza nazionale. Stanno pagando tantissimo e figli fra poco non ne farà più nessuno.
Si può almeno dire?”
E certo che si può dire. Si deve dire. E si deve anche dire che in Italia la legislazione anti-discriminazione sui luoghi di lavoro è utilizzata poco o nulla, e che la preoccupazione di proteggere tutti i lavoratori in modo indistinto fa ingiustamente ombra alla necessità di proteggere specificamente – tra i lavoratori – coloro che sono più deboli o svantaggiati, a partire dalle donne. E si deve anche continuare a ricordare che tra le tante schifezze di Berlusconi quella di aver reintrodotto le dimissioni in bianco è una delle più nefande, anche se non ne parla mai nessuno. E pure si deve continuare a ripetere che i soldi che si risparmieranno con l’innalzamento dell’età pensionabile appartengono alle donne e solo a loro, e che vanno spesi per farci gli asili non per buttarli in qualche voragine del debito pubblico. E non ci si deve mai stancare di dire, finché finalmente qualcuno ascolterà, che fino a quando non capiremo che la questione femminile è un tema assolutamente strategico che ha a che fare con lo sviluppo e la prosperità di questo Paese, oltre che con la sua civiltà, sarà difficile tirarci fuori dalla melma in cui ci troviamo.
2 risposte a “Donne: un’emergenza nazionale”
noi lo diciamo, Ivan, continuiamo a dirlo. ma non mi pare che il Pd assuma la cosa. Non mi pare che proponga uno sciopero nazionale del welfare fatto carne che sono le donne. Non mi pare che si stia inventando politicamente qualcosa per evitare che la manovra sulle donne pesi il doppio. Sei il vicepresidente del Pd, mi aspetto che tu dca qualcosa di più di quello che dici qui.
Per esempio, cara Marina? Quello che dico e scrivo da anni continuamente su questo tema io credo sia già “inventarsi qualcosa di politico”. Dalla mia posizione, che ricomprende anche il mio status di maschio italico, cerco di attrarre l’attenzione su un tema che mi pare cruciale e grave. Lo faccio anche per ricordare al mio Partito che questa è una priorità. Mi dirai: “ma non ti ascoltano”. Può anche darsi, ti rispondo. Non mi pare però un buon motivo per tacere. Anzi, io credo di dover continuare a dire perché – non solo nella politica ma anche nel Paese – la gente ascolti. Immagino che se altri colleghi (soprattutto uomini) facessero di questa battaglia una bandiera saremmo ad un punto molto più avanzato. E’ bizzarro dover anche un po’ difendersi per il fatto di richiamare l’attenzione sul ruolo delle donne in Italia, se posso dirla tutta.