Circola su YouTube uno scambio di battute tra Massimo D’Alema e Zoro (lo trovate anche qui sopra) cui riesco ad agganciare un solo aggettivo che è “lunare”. Sembra una di quelle vecchie trasmissioni di Minoli che ti capitano di tanto in tanto di notte in televisione quando non riesci a dormire: pezzi di cronaca precipitati nel presente da un passato remoto e rese attualissime dal faccione di qualcuno che pare vivo e invece è già morto da qualche annetto. O da qualche diva del cinema o della canzone (magari ancora viva) il cui primissimo piano esplode sullo schermo ancora privo dei segni della devastante chirurgia plastica con cui la conoscono i contemporanei.
Una specie di macchina del tempo, insomma. La stessa su cui ti pare di salire quando senti D’Alema che parla di diritti civili. Uno che ha fatto il Ministro degli Esteri e che sembra ignorare che appena passata la frontiera a Ponte Chiasso o a Ventimiglia (e non ti chiedono nemmeno più i documenti), le cose che dice lo proiettano dritto dritto in un cartoon degli Antenati. Perché, dice il buon Massimo, da un lato c’è il governo serio, le cose da uomini: la riforma dello Stato, il rilancio dell’economia, premiare il lavoro: per questo ci vuole un’ampia coalizione (si legga: con l’UdC) e su questo D’Alema parla e si espone (mica dice qualcosa sulla censura del telefilm tedesco sulla Rai, figuriamoci). Poi ci sono le cose da donne, i “nice to have”, gli optional, le varie ed eventuali: i diritti delle persone, per esempio.
Come se si potesse dare l’immagine del paese che vogliamo senza dire chiaramente agli elettori cosa pensiamo dei loro diritti individuali: il loro dover espatriare per fare un’inseminazione artificiale, il calvario per ottenere un aborto in un’Italia dove la 194 è in molte zone del Paese disapplicata di fatto, il destino che li aspetta finissero mai disgraziatamente in un coma. Come se si potesse pensare a un paese che cresce senza aprirsi alla diversità, a un’economia che non investe sul talento, a una strategia efficace per la crescita che non spinga sulla creatività, sulla ricerca, sulle capacità individuali e sulla propria abilità di essere un luogo accogliente per tutto questo.
Ma no: su queste cose abbiamo una “posizione limpida”. Che sarebbe a dire decidiamo limpidamente di fare un’alleanza di governo che non ce la farà mai a legiferare su questi temi. Perché se in Parlamento su questi temi “ci si scontra” tra alleati di governo, è sicuro che le leggi non si fanno. E quindi limpidamente stabiliamo o di ingannare gli elettori inserendo nel programma punti che non passeranno mai, oppure decidiamo di non inserire proprio il tutto nel programma e buona notte al secchio. “Non facciamo compromessi sulla pelle delle persone”, chiosa il buon Massimo. Siamo proprio sicuri?
Sì, dice D’Alema, perché abbiamo la coscienza a posto. Perché quando abbiamo governato “trovammo un compromesso”, che poi sarebbero i DiCo. Che erano un compromesso osceno e che non sono mai diventati una legge, e non per caso. E tutto questo succedeva prima che, non so, il Portogallo e l’Argentina decidessero per il matrimonio (come l’ex capo delle feluche non avrà mancato di notare). “Le organizzazioni serie degli omosessuali non hanno mai rivendicato il matrimonio”. Serie. Mah. “Salve, mi sono iscritto a un’associazione seria, quella che non si dà da fare per rivendicare la mia piena uguaglianza.” Serie o non serie, comunque, è falso. Tutte le associazioni GLBT, di qualsiasi grado di serietà, sono oggi per il matrimonio. E hanno fatto molto male a non condurre la medesima battaglia a suo tempo, abdicando al ruolo che avrebbero dovuto istituzionalmente svolgere.
E in ultimo arriviamo al crescendo rossiniano sul matrimonio in Chiesa. “Il matrimonio è un sacramento”: all’anima della laicità dello Stato. Caro D’Alema, il matrimonio per un uomo di stato è un negozio giuridico, disciplinato dal codice civile, aperto ai cittadini di qualsiasi confessione o aconfessionali. E, lo dico anche a Zoro, nessuno chiede di sposarsi in Chiesa, nemmeno i gay o le lesbiche di confessione cattolica. La Chiesa decida quello che vuole: del resto discrimina le donne da millenni e nessuno si è mai sognato di dire che non lo possa fare. Ma lo Stato no, quello non può farlo. Il tema è sia ammissibile che possano esserci, con il nostro partito al governo, istituti giuridici a cui taluni cittadini non possono accedere a causa del “sentimento” di altri cittadini. Questo è, nudo e crudo, il punto. Se si aggregasse in Italia una maggioranza antisemita o razzista, asseconderemmo i “sentimenti” di quella maggioranza, dunque, e priveremmo ebrei e stranieri di alcuni diritti fondamentali?
E’ un’intervista avvilente, questa. Lo dico con grande franchezza e molto dispiacere. Perché si parla di gay, ma in realtà si parla della visione di una classe dirigente che non ha proprio idea di quanto questo paese sia cambiato negli ultimi vent’anni, le cui priorità affondano le radici in categorie novecentesche (Stato-Economia-Lavoro), con le vite delle persone fatte a fette col machete: il lavoro di qua, gli affetti di là, come se i gay e le lesbiche non fossero anche persone che lavorano e che non capiscono perché per noi, per il PD, metà della loro esistenza non conta un fico secco. Le cose che dice D’Alema starebbero bene in bocca a un popolare spagnolo di 70 anni, cresciuto con Fraga Iribarne. O a qualche parruccone conservatore infilato tra i pari del regno dopo la caduta di Lady Thatcher.
E poi quest’intervista indica una subalternità deprimente alla Curia romana, a questo senso del valore culturale del cattolicesimo e della suo impregnare di sé la vita nazionale che non tiene conto di quanto l’Italia sia cambiata dal punto di vista demografico, di quanto la nostra integrazione con l’Europa ci chieda di adeguarci agli standard continentali in materia e al resto del mondo. Ma possibile che D’Alema non si chieda come mai a New York un Senato saldamente nelle mani dei repubblicani abbia introdotto il matrimonio gay? Che non abbia letto cosa quei senatori hanno dichiarato al momento di prendere quella decisione? Che non abbia riflettuto e meditato su quelle parole? Io non ci posso credere.
Ha ragione Cristiana Alicata. Tutti quelli che nel Partito Democratico la pensano diversamente dovrebbero cominciare a raccogliersi e a farsi sentire. Si tratta semplicemente di agganciare il treno che ci tiene attaccati ai paesi civili, niente di nuovo da inventare. Limitarsi a constatare che la nostra natura e la nostra identità non ammettono esitazioni su questo, né ammettono che si minimizzi. Sulla pari dignità delle persone non si scherza, né si può pensare di evitare le domande che i cittadini legittimamente ci porranno. Se non lo capiamo da soli, saranno loro a farcelo capire. Non è una responsabilità da poco. Sveglia, Massimo, sveglia.
35 risposte a “I diritti civili secondo D’Alema (ovvero: “Sveglia, Massimo, sveglia”)”
Ciao Ivan, solo per dirti che … andresti clonato 😉
la colpa è anche mia che ho creduto a questi loschi individui
Su un punto ti sbagli: vogliamo il matrimonio religioso ed il gaypride nello stato del Vaticano!
Ciao Ivan, io la penso come D’Alema
Caro Ivan, Massimo D’Alema è un relitto, come gran parte della classe dirigente del PD. Penso sia una buona idea che chi è proiettato verso il futuro e ha esperienza dell’outer space si organizzi all’interno di questa roba chiamata PD (nella quale sono entrato anch’io, con vero spirito di sacrificio, per non lasciare in mano questa grande intuizione ai cardinali: sia quelli veri, sia quelli alla D’Alema).
Ivan, io continuo sempre a chiedermi come tu riesca a continuare ad essere vicepresidente di questo PD, che non riesce a prendere posizioni chiare e nette su questi temi, e che ha partorito quell’aborto di “compromesso” rivendicato con orgoglio da D’Alema.
Ok, prima c’era la scusa della Binetti, quasi un corpo estraneo che è stato poi espulso (o si è espulso da solo), ma la situazione non mi pare drasticamente cambiata… anche forse all’altro vice-presidente… o no?
Buon lavoro,
Marco
Mi sembra una lettura forzata e scorretta, un usare surrettiziamente le parole di D’Alema (alcune, invero, infelici – ogni organizzazione *seria* etc) per acquisire visibilità, usare il babau D’Alema insomma come fanno tutti, soprattutto le mezze calzette, e questo Ivan dal vicepresidente del partito cui appartengo (che non è certamente una mezza calzetta) mi delude un po’. D’Alema che dice se non che su questi temi è d’accordo, probabilmente con te. Cosa è da condannare, il suo realismo, il suo volere prendere le redini del governo (nota: non condivido la sua posizione politica in toto). Ma questo, invece, dovrebbe essere la prima preoccupazione, dei gay, degli etero, dei malati e dei sani, degli anziani e dei bambini (e loro genitori), degli alti e dei bassi, delle donne e degli uomini. Perché se l’Italia fallisce (e solo noi al governo possiamo farlo) etero e gay potranno essere pari soprattutto nel dividersi le croste del formaggio, sai che soddisfazione.
PS: la mia posizione sui diritti degli omosessuali non la cito nemmeno, mi vergogno solo a dire che sono a favore di tutto, matrimonio, adozione, etc, mi vergogno perché siamo tremendamente indietro.
Leggasi (ovviamente): e solo con noi al governo si può evitare il fallimento…
PS: la Binetti non è stata espulsa, non si può essere espulsi dal PD solo in ragione di opinioni, e vorrei ben vedere. La Binetti, con cui non condivido nulla, aveva il diritto fintantoché era nel PD di cercare di influenzare il fare politica nel PD come meglio credeva.
Si chiama Partito Democratico, non Partito Semidemocratico.
PS: sono ben felice che Binetti Rutelli e C. non siano più del PD
D’accordo con D’Alema su tutto tranne che su l’alleanza con l’UDC.
Bene, si governa sulle cose concrete con l’UDC e i diritti della persona invece li discutiamo ognuno per conto suo, per cui D’Alema e Casini, il giorno che si parla di omofobia, fanno finta di non essere più alleati.
E se l’Udc pone la fiducia? Che facciamo? Ecco: ci caliamo le braghe.
Ho sentito Casini sabato su Skytg24 prima che lo interrompessero per dare la linea a Bersani (sic!). Parlava ai suoi come papabile premier alleato con noi. Io sono contrario ma in caso di emergenza il piano-B potrà servire e D’Alema è funzionale (almeno) a questo, è una sponda per questo piano B. Penso che del piano B non ci sarà bisogno, ma intanto teniamocelo.
Faccio una critica a Ivan e ad altri che vuol essere uno sprone: uniamoci davvero noi, chi ha una visione inclusiva di società, chi vuole progredire, etc. Ma non usiamo come catalizzatore D’Alema, camminiamo con le nostre gambe, agiamo, proponiamo in positivo, non in negativo. Non facciamo la politica industriale contro Marchionne o la politica sindacale contro Bonanni o contro Landini (a scelta). Diciamo noi (parte del PD, ricordiamocelo, non destinata ad essere la totalità del PD, che non è possibile, è un partito di massa, non un faccione su un manifesto 6×6), giochiamocela, giochiamoci la partita nel PD e nel paese.
BTW Ivan cambia l’interfaccia del blog che per i commenti è farraginosa.
Sono d’accordo con Filippo: il discorso di D’Alema è tutt’altro che lunare. E’ chiaro e realistico: “Cosa è da condannare, il suo realismo, il suo volere prendere le redini del governo (nota: non condivido la sua posizione politica in toto). Ma questo, invece, dovrebbe essere la prima preoccupazione, dei gay, degli etero, dei malati e dei sani, degli anziani e dei bambini (e loro genitori), degli alti e dei bassi, delle donne e degli uomini. Perché se l’Italia fallisce (e solo noi al governo possiamo farlo) etero e gay potranno essere pari soprattutto nel dividersi le croste del formaggio, sai che soddisfazione”.
Come on, Ivan, you know way better than that: marziani (e forse un tantino in malafede) semmai sono i paragoni (Fraga Iribarne? Repubblicani USA? Cambia ghost writer, asap).
E proprio perché i diritti della persona non sono dei semplici “nice to have”, comprendono anche il lavoro, lo sciopero e altre amenities que, stranamente, sembravi di non capire una settimana fa.
I problemi dei cattolici (o dei non agnostici), poi, se li risolvano i fedeli con i propri confessori, cappellani, vescovi, rabbini e compagnia orante. Leave us alone.
[…] alicata GLBT, IMPOLITICO, IVAN SCALFAROTTO, PD Lascia un commento Qui, Ivan Scalfarotto, vicepresidente del […]
@ Filippo Filippini:
Il movimento gay in Italia esiste da 40 anni e son 40 anni che ci dicono che ci sono cose più importanti di cui occuparsi. Quando arriva il nostro turno? Dopo 50 anni? dopo 60? Dopo un secolo? 5 anni fa il governo Prodi aveva “cose più importanti a cui pensare” ora sono passati 5 anni è in nostro turno ancora non è arrivato. Facile per te dire che i diritti civili non sono una priorità, tu i tuoi li hai.
Capite perchè nonostante lo sfascio in cui naviga il PDL coi suoi alleati, il PD non si scolla dal suo patetico 27%? E quali politiche “per le cose importanti che non includono i diritti individuali” potranno mai fare insieme Baffino e Pierfurby? Le solite fregature per i soliti noti perchè, state tranquilli, a nessuno dei due verrà in mente di fare una bella patrimoniale o di tassare le rendite finanziarie o i soldini dello scudo fiscale…
[…] i seguaci di Ignazio Marino (circa il 15% del partito), incluso il vice-presidente del partito, Scalfarotto. On. D’Alema, sono tutti “non seri” questi suoi compagni di partito? Di certo le […]
Davide, sono etero *MA* mi sento leso nei miei diritti, poiché non ci sono diritti pieni per gli LGBT. Sono 40 anni, potranno essere anche 140, o 240, ma i diritti non arriveranno per sfinimento, o perché suona una sveglia, e bisogna conquistarli uno ad uno. Con la politica attiva, non con i piagnistei.
[…] i seguaci di Ignazio Marino (circa il 15% del partito), incluso il vice-presidente del partito, Scalfarotto. On. D’Alema, sono tutti “non seri” questi suoi compagni di partito? Di certo le vostre […]
@ Filippo Filippini: Chiedere il riconoscimento dei propri diritti sarebbe un “piagnisteo”? Cosa dovremmo fare? Dovremmo dire: fate pure altro, noi nel frattempo aspettiamo per un altro paio di decenni? Lo abbiamo già fatto e continuate a dirci di non fare piagnistei e di aspettare. A questo punto è evidente che per i diritti LGBT quelli come te e come D’Alema sono un ostacolo tanto quanto la destra e i suoi elettori.
Justice delayed is justice denied.
[…] i seguaci di Ignazio Marino (circa il 15% del partito), incluso il vice-presidente del partito, Scalfarotto. On. D’Alema, sono tutti “non seri” questi suoi compagni di partito? Di certo le […]
Quello che Filippo ci suggerisce è forse di prendere i forconi e rincorrere i D’Alema di turno (oltre che le Binetti e i pidiellini “liberali de noantri”? L’idea è allettante…
[…] dichiarazioni di D’alema riguardo i matrimoni gay si sono espressi in tanti, e non c’è bisogno di aggiungere molto altro. Però mi lascia perplesso il […]
ma che ve svegliate voi !
un po’ vecchio, un po’ datato, un po’ fuori dall’epoca che viviamo… un po’ politicista come sempre ma fuori dal sentire di tanta parte del paese
[…] i seguaci di Ignazio Marino (circa il 15% del partito), incluso il vice-presidente del partito, Scalfarotto. On. D’Alema, sono tutti “non seri” questi suoi compagni di partito? Di certo le […]
Ha ragione Filippini. Politica attiva:
Amici gay non votate PD, scioperate, non pagate le tasse, liquidate tutti i titoli di stato comprati, abbandonate l’Italia se potete, vendete la vostra professionalità a paesi civili e lasciate questo orrendo devastato paese a morire di stenti, di privilegi, di ostie esentasse e di “maanche”. Basta concertare, basta comunicare, basta piangere. Adiratevi, boicottate, demolite e poi lasciate i lupi a piangere le loro macerie.
Meursault: io sono del PD. Scalfarotto è del PD. Se non voti il PD non voti Scalfarotto e non voti me (anche se non sono certo ai suoi livelli). Scegli tu.
Filippini, ti sei risposto da solo. Voi foglie di fico del PD siete simpatici da leggere, ma non contate niente. E non contate perché il vostro Partito è in mano a vecchi brontosauri che non schioderanno fino ad un attimo prima di stirare le zampe.
A me pare interessante che Filippini, fedelissimo elettore del PD dica di quasi tutto: “ah questo è sano realismo (però io la penso all’opposto, sia ben chiaro)”.
Ecco, noi altri caro Filippini abbiamo un’altra idea di cosa significhi votare per un partito politico. Noi votiamo per il partito che dice le cose meno lontane da quelle che noi crediamo intimamente giuste. Non votiamo per chi dice le cose opposte a quelle che crediamo intimamente giuste, coprendo il tutto con una “buona” dose di cosiddetto “realismo”. Il baubau delle croste di formaggio può impressionare chi ha già qualcosa da perdere, non chi non ha già nulla da perdere oggi.
[…] PACS, dei DICO, del Registro delle Unioni Civili (chiamiamole come ci pare, tanto non esistono). Ivan Scalfarotto prima e Paola Concia poi non l’hanno presa bene. In effetti sentire qualcuno che antepone il […]
Ma, tecnicamente, D’Alema ha ragione.
http://coccaglio.blogspot.com/2011/09/dalema-il-matrimonio-gay-la-corte.html
Quello che arriva a noi elettori è che per ogni persona nel PD pronta a difendere i diritti delle persone LGBT ce ne siano altre 10 disposte anche a marchiarci a forza con dei triangoli rosa pur di riuscire a vincere le elezioni. Va da sé che non mi senta per niente rappresentato, quindi semmai voterò il PD lo farò solo per esclusione.
Se è così che il PD pensa di attrarre elettorato… beh, ho i miei dubbi che possa funzionare.
Non bastano i distinguo di politici in gamba come Scalfarotto, Alicata etc. Quale potere contrattuale hanno?
Purtroppo ha ragione Meursault e se avrò la fortuna di avere una relazione stabile finiti i miei studi scapperò da questo paese arretrato dove l’opposizione non riesce a difendere diritti civili basilari che nel resto d’Europa anche partiti di destra promuovono senza voltarmi indietro, non aspetterò certo che l’Italia risolva i suoi problemi “più importanti” (leggasi: qualsiasi altro problema) e si decida a garantirmi la possibilità di avere una famiglia, perché quando questo avverrà scommetto che avrò, ad essere ottimisti, almeno 60 anni.
[…] Non solo per quello che ha detto, ma – dato che le abbiamo ascoltate direttamente dal video – anche per come ha detto ciò che ha detto. La serenità e la convinzione adamantina con la […]
Traduzione del D’Alema-pensiero: “Per me potreste anche sposarvi, ma per non alienarmi le simpatie dell’elettorato UdC, per voi checche non muoverò mai un dito e ma ipocritamente dirò tre parole di circostanza. In realtà non accadrà nulla, né ora né mai. Fatevene una ragione.”
E ancora si parla del PD come di un partito da votare?