25 Ottobre 2011

Tra la via Emilia e il West

Appunti

Di ritorno da Bologna e arrivato in Texas, approfitto delle ore supplementari regalatemi dal fuso orario (da voi è l’una di notte, qui sono passate da poco le 18) per qualche pensiero a valle dell’evento di Bologna organizzato da Civati e Serracchiani e anche sulle cose che si muovono sulla linea L’Aquila-Bologna-Firenze.

“Il nostro tempo” è stata una bella iniziativa, peraltro partecipatissima. Pippo e Debora sono davvero molto bravi, secondo me. Gente così a Londra fa tranquillamente il ministro (vedi la nuova responsabile dei trasporti a Downing Street, Justine Greening). Ora bisogna vedere cosa vorranno fare, perché se è vero che hanno occupato con sagacia il centro del rinnovamento – trovando una giusta linea tra il continuismo coi baffi dei giovani turchi e i colpi d’ariete di Renzi – vero è anche che dovranno declinare tatticamente, individuandone le tappe, quell’aspirazione al governo di cui Civati ha parlato molto apertamente nelle sue conclusioni.

Un’ulteriore sfida sarà quella della comunicazione e del posizionamento, come direbbero gli esperti di marketing. Bologna è stata una passerella molto ecumenica e pacifica che ha visto ospiti il banchiere Modiano e le operaie della Omsa, così come De Magistris e Rosy Bindi. Un giusto segnale di valorizzazione di chi, al di là delle differenze, esprime contenuti di qualità e attenzione al mondo che ci circonda. Alla manifestazione sono state distribuite tonnellate di materiali provenienti dal lavoro enorme che Civati ha fatto in questi anni anche assistito dalle validissime persone che lo circondano: da Rita Castellani a Ernesto Ruffini, da Filippo Taddei a Paolo Cosseddu.

Quello che però servirà, secondo me, è anche avere una linea che sia giornalisticamente comunicabile: insomma, se nella semplificazione giornalistica si fronteggiano da un lato la linea socialdemocratica dura e pura di Fassina e dall’altra quella “liberal” di Renzi, sarà importante far capire (e cioè comunicare) come l’accoppiata Civati-Serracchiani si ponga per esempio rispetto a liberalizzazioni, ruolo del sindacato e della confindustria (si veda l’editoriale di Giavazzi sul Corriere della settimana scorsa), mercato del lavoro, pensioni, riduzione del debito.

Debora ha detto molto bene della lettera della BCE nella sua chiusura: se al governo ci fossimo stati noi, quella lettera non ci saremmo messi nelle condizioni di riceverla. Ma bisognerà chiarire se l’aspirazione dei due “bolognesi” sia o meno quella di rappresentare un riformismo un po’ meno muscolare nei toni ma non meno incisivo nella sostanza di quello che la stampa attribuisce a Renzi o se invece l’idea sia quella di aprire ai movimenti e ai sindacati facendo concorrenza a Fassina sul piano della modernità e della freschezza comunicativa senza però staccarsi eccessivamente dalle sue posizioni. E se invece si vorrà trovare una terza via, beh, bisognerà dotarsi di un ottimo spin doctor.

In ogni caso io sono stato estremamente contento di essere a Bologna e, sebbene non sia potuto essere né a L’Aquila né a Firenze a causa dei viaggi legati al mio lavoro, penso che tutto questo movimento stia facendo molto bene alla foresta pietrificata del centro-sinistra italiano. Il fatto che una nuova classe dirigente credibile si stia facendo viva in modo significativo, è bene. Si fanno sempre i soliti nomi, ma a Bologna si sono viste persone come Ilda Curti, Francesca Puglisi, Stefano Boeri, Pierfrancesco Majorino, Cristiana Alicata, Marco Rossi Doria, Antonio Mumolo e molte altre persone (con le quali mi scuso subito: è solo per evitare l’effetto elenco telefonico che non ne aggiungo altre) alle cui mani capaci si potrebbe fiduciosamente affidare questo paese. Insomma, al di là delle divisioni di cui molti si preoccupano in questo momento, il fatto che si veda finalmente all’orizzonte una leadership pronta ad assumersi delle responsabilità è, lo ripeto, bene. Per il Partito democratico e, ancor di più, per il Paese.

Una risposta a “Tra la via Emilia e il West”

  1. Riccardo ha detto:

    Ho seguito, per quanto ho potuto fra lavoro e famiglia, l’evento di Bologna e l’ho trovato molto interessante. Ma, vista da fuori, sembra mancare – sia a destra che a sinistra – un “sense of urgency” nell’affrontare la situazione. In aggiunta, non si capisce bene quale siano le soluzioni sia a destra che, purtroppo, a sinistra. Spero, come scrivi, che sia per mancanza di forma “giornalistica”, ma francamente non ho mai letto di un chiaro programma che spieghi ai cittadini (e non agli altri politici) quali sono le soluzioni da prendere ADESSO per affrontare la crisi.
    E gli osservatori stranieri sono ancora piu’ disorientati, vedi un articolo del NYT (http://www.nytimes.com/2011/10/17/world/europe/in-italy-rioting-leads-to-recriminations.html) di settimana scorsa. Mi capita anche di leggere commenti di commentatori francesi o spagnoli – gente che si occupa professionalmente del nostro Paese da anni – ma l’impressione e’ di una mancanza di chiarezza da parte di tutti, compreso il tuo partito.
    Lo so che in generale in Italia non importa molto cosa pensano nella “perfida Albione” o quei buzzurri degli “Yankees”, ma noto che qualche settimana fa, quando giravano voci insistenti sulle dimissioni di Berlusconi, il mercato ha avuto un momento di ottimismo. E’ chiaro che il governo Italiano non deve regolarsi secondo gli umori del mercato – ci mancherebbe – ma e’ anche chiaro che viviamo in un mondo in cui dobbiamo essere in grado di comunicare le nostre ragioni.
    Cheers Riccardo