La lettera con la quale Giovanni Bachelet si candida a segretario regionale del PD Lazio è una di quelle cose che d’un tratto ti ricordano con perfetta nitidezza per quale motivo ti sei iscritto al Partito democratico. Il suo programma è esattamente quello che tanti dei nostri iscritti ed elettori credono debba essere il ruolo di un segretario regionale: soprattutto in una regione cruciale come il Lazio, che dall’ultimo congresso del 2009 non ha mai trovato un gruppo dirigente e una stabilità. La candidatura di Bachelet, poi, contribuisce ad evitare soluzioni pasticciate, unanimistiche e paracadutate dal vertice e riporta la parola, nel partito delle primarie, agli iscritti e agli elettori, come è giusto che sia. Insomma, il passo avanti di Giovanni interpreta al meglio lo spirito del PD. E poi lasciate che dica una cosa, che va ben al di là del metodo. Per quanto i nostri background siano diversi e lontanissimi, raramente ho incontrato nella mia esperienza politica una persona aperta, trasparente e pronta al confronto (anche il più impervio e complicato) come Giovanni Bachelet. Nel lavoro con lui, la ragione dell’esistenza di un grande partito dove cattolici democratici e progressisti laici lavorano insieme per la costruzione di un paese migliore, che per tantissimi è un progetto destinato al più misero dei fallimenti, acquisisce plastica evidenza e un’assoluta attualità. Un partito gestito da una persona come lui sarebbe un partito con una carica innovativa essenziale ma radicale. Esattamente quello che ci servirebbe, e non solo nel Lazio.
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Ivan Scalfarotto
Sottosegretario di Stato al Ministero dell'Interno nel Governo Draghi. Deputato di Italia Viva. Mi occupo di democrazia, di diritti e libertà, di enti locali, impresa e affari internazionali.
Ho fondato Parks - Liberi e Uguali.