Da quando è stata varata la manovra, sul Corriere della Sera è tutto un fiorire di pagine a pagamento di associazioni, gruppi e altre corporazioni che spiegano al governo che le decisioni prese saranno letali per questo o per quel settore produttivo. Oggi è il turno della nautica e dell’ippica. Colpire chi ha barche e cavalli (casalinghe e pensionati sono universalmente noti per i loro yacht e i loro purosangue), metterà sul lastrico l’indotto dei due settori produttivi: il governo faccia marcia indietro.
È la conferma che come italiani non abbiamo capito a che punto di disastro questo paese era arrivato e ci ostiniamo a non capire ancora che qui il mondo non è più lo stesso. Fino ad oggi le cose sono andate in un certo modo e con una prebenda qua, un sussidio là, una concessione ancora più in là, la spesa pubblica è servita a tener buoni tutti e a creare consenso distribuito tra tutti i partiti.
Ora questo non è più materialmente possibile e, naturalmente, tutti siamo chiamati a contribuire al risanamento del Paese. Il tutto per evitare guai che cambierebbero la nostra vita in modo davvero dramatico. Una buona idea, dato il clima di austerità, sarebbe quello di cominciare risparmiando i soldi versati al Corriere della Sera per acquistare pagine a pagamento.