Mi associo volentieri all’appello di Licia Renzulli, l’eurodeputata del PDL che ieri ha indossato una maglietta con l’immagine di Yulia Timoshenko, la leader dell’opposizione ucraina incarcerata dal governo di Viktor Yanukovich (a quelli che mi chiedevano durante il caso Cosentino come si individuasse il fumus persecutionis: ecco, questo ne è un esempio un pochino più convincente). E dunque scrivo e taggo ad uso delle autorità ucraine “Free Yulia Timoshenko”.
Dopodiché mi viene da chiedere alla stessa Renzulli e a tutta la compagine del PDL a Strasburgo con quale stomaco abbiano fornito appoggio a quell’orrido personaggio che è il Premier ungherese Viktor Orbàn. Non si può mica difendere la democrazia che zoppica vistosamente a Kiev e poi sostenere quello che succede a Budapest: altrimenti le t-shirt fanno soltanto passerella di moda al servizio di qualche fotografo.
Una risposta a ““Free Yulia”: la maglietta di Licia Renzulli”
e l’amicizia tra il suo mentore e putin come si incastra in tutto ciò?