21 Marzo 2012

Un passo storico

Diritti, Lavoro

Torno sulla riforma del mercato del lavoro domani con un pezzo più articolato. Per il momento voglio celebrare, come dovrebbero fare tutti, ma proprio tutti, il passo storico dell’estensione delle norme antidiscriminatorie a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici.

12 risposte a “Un passo storico”

  1. Luigi Contessa ha detto:

    Già c’era.
    Secondo l’art. 15 Statuto dei Lavoratori è nullo qualsiasi atto o patto diretto a “licenziare un lavoratore […] a causa della sua affiliazione o attività sindacale ovvero della sua partecipazione ad uno sciopero”, nonché la nullità dei licenziamenti attuati “a fini discriminazione politica, religiosa, razziale, di lingua e di sesso”.
    La legge prevede la nullità del licenziamento qualunque sia la motivazione adottata[3] e la dimensione dell’azienda, e vale anche per i dirigenti. Al lavoratore si applica la tutela reale, per cui l’interessato può scegliere fra il risarcimento del danno o la reintegra nel posto di lavoro.
    Nelle aziende che hanno meno di 15 dipendenti, il licenziamento discriminatorio è l’unico caso in cui il datore di lavoro è obbligato alla reintegra del dipendente.
    http://it.wikipedia.org/wiki/Licenziamento_discriminatorio

  2. scalpha ha detto:

    Chiedilo alle false partite iva e ai contratti a termine, chiedilo ai co.co.pro e agli stagisti a vita.

  3. Luigi Contessa ha detto:

    Comunque il Responsabile Economia e Lavoro Pd, Stefano Fassina, non la pensa così! Forse è giunto il momento della resa dei conti. Io voglio capire da che parte sta il PD e regolarmi di conseguenza. E’ lecito?
    http://www.partitodemocratico.it/doc/232945/fassina-buchi-e-passi-indietro-questo-non-sviluppo.htm

  4. Luigi Contessa ha detto:

    Già la legge precedente imponeva un limite massimo di 36 mesi per i co.co.pro ed assimilati. Non è cambiato niente. L’unica cosa buona è l’eliminazione dei contratti in Associazione in Partecipazione.
    Guardiamo in faccia la realtà. Le aziende licenzieranno i 50-60 enni a tempo indeterminato per motivi economici grazie alla modifica dell’art18 (il loro costo è maggiore e la loro produttività è minore rispetto ad un giovane), poi assumeranno con contratti atipici i precari dando loro un netto inferiore per compensare il maggior costo del lavoro flessibile imposto dalla riforma. Più disoccupati meno protetti perchè l’indennità durerà solo 1 anno, più precari con un salario più schifoso! Questo è quello che accadrà. Possibile che non vi rendiate conto???

  5. LucaGras ha detto:

    Ivan, che da questa riforma venga introdotta qualche tutela in più per le figure che elenchi tu (“false partite iva… contratti a termine… co.co.pro… stagisti a vita”) è vero, ma cosa c’entra con i licenziamenti discriminatori?

  6. Daniele ha detto:

    Pagliaccio, dimettiti.

    Dov’è finita la flexsecurity sbandierata da quell’altra sciagura di Ichino?
    Quello che è allucinante è che anche dopo questo dissastro la dirigenza cialtrona del PD continua a difendere la riforma, cosa che neanche la destra più sfrenata avrebbe mai nemmeno ideato.

    Qualiasi cerebroleso avrebbe capito che toccare il tema del mercato di lavoro con questo parlamento di criminali non si sarebbe portato a casa alcunchè. Ma evidentmeente la nostra diregineza è più cerebrolesa di qualsiasi cerebreleso.

    Sto con Cremaschi: mai più un voto per i partiti che appoggiano l’attuale riforma del lavoro.

  7. scalpha ha detto:

    La flexsecurity di Ichino poteva essere legge dello Stato da anni, se il livello del dibattito non fosse stato quello ideologico e livoroso del tuo commento.

  8. saturnocontro ha detto:

    io sono perfettamente d’accordo con LucaG e Luigi Contessa. Esemplare sul punto é l’incisivo commento accaldo pubblicato al link che allego, che invito tutti a leggere per un dibattito consapevole: http://www.orticalab.it/La-Fornero-l-articolo-18-e-il .
    La tutela del lavoro contro le discriminazioni trova sua fonte primaria ed inelufibile, a prescindere dall’art. 18 in norme e princini fondamentali ed inderogabili cui é improntato il nostro ordinamento ed é stata ed é oggetto di continue attenzioni ed interventi a livello comunitario. La Fornero, per chi capisce qualcosa della materia, ieri sera ne é uscita davvero male. Ha provato a vendere fumo ed a far passare come equilibrata uina proposta di riforma che, per quel che si é finora appreso, non lo é affatto.
    Tutt’altra materia é quella delle partite IVA, ma non c’entra nulla – proprio nulla – con l’articolo 18!!

  9. Daniele ha detto:

    Poveri noi.
    Il governo più ideologico del dopoguerra (il governo Monti) viene spacciato per tecnico e ci sono schiere di imbecilli, sopratutto nel PD, che se la bevono.

    Cosa c’è di tecnico nella bassa propaganda della Fornero della conferenza stampa di ieri? Questa cosa è uno straccio che Monti deve sventolare con la Germania per poter acqusitare credibilità. Non c’entrano un cazzo le false partite IVA e nè le n-mila forme di contratti in ingresso.

    L’impostazione di questa riforma del lavoro è ferocemente di destra e totalmente ideologica: non ci posso credere che possa essere approvata con il consenso del PD.

    Cmq la tua totale mancanza di capacità argomentativa è desolante. Bravo, tu sì che hai capito tutto: la colpa di questa situazione è mia. Equivale ad accusare il tacchino di essersi meritato la festa del natale. Pagliaccio.

  10. Massimo ha detto:

    Io ho 25 anni e sono un co.co.co. Ma possibile che a nessuno, ma propo a nessuno freghi niente dei miei diritti?
    A parte Scalfarotto, Ichino, Treu e pochi altri eroi, qua tutti a dare addosso al primo governo che io ricordo che abbia fatto qualcosa di concreto per i giovani
    Voi dire “impostazione ferocemente ideologica e di destra”. Ma dove? Nel voler estendere una forma di protezione sociale (sia pure per un anno) a tutti? Nel voler introdurre una aiuto attivo nella ricollocazione? Nell’estensione del divieto di licenziamento discriminatorio (senza dover ricorrere ad un giudice ed attendere dai 3 ai 7 anni)?

    Ma insomma, se io sono di sinistra ma sono a favore di un ammodernamento del nostro welfare me lo dite a chi devo credere? A Ichino? A Fassina e alle sue supercazzole senza capo ne coda? A Scalfarotto? A Bersani che oggi parla di “monetizzazione del lavoro” (meglio essere lasciati a casa di punto in bianco vero?)?
    Ma insomma possibile che a nessuno importi di come vivono e devono lavorare i giovani oggi?

  11. Francesco ha detto:

    Io ho 60 anni e sono un lavoratore assunto a tempo indeterminato. Ho 35 anni di contributi pagati sino all’ultimo centesimo e che sono serviti a pagare le pensioni di chi in pensione è riuscito ad andarci.

    Farei volentieri a cambio con la situazione di tutti i 25enni italiani e non.

    Con le modifiche che il governo vuole introdurre, la mia azienda potrà licenziarmi senza neanche doversi giustificare più di tanto, al costo di qualche mensilità (15 o 27 cambia poco).

    Vista la mia età è praticamente impossibile trovare un altro posto di lavoro. Non potrò andare in pensione sino a 67 anni. Non ho altre rendite se non quella che deriva dal mio lavoro.

    Attualmente lavoro una media di 60 ore settimanali, ovviamente senza alcuno straordinario. Inizio ad avere acciacchi di tutti i tipi. Non ho più la lucidità di un trentenne e neanche di un quarantenne. Sì, sono stato spremuto come un limone dalla mia azienda cui ho dato i 35 anni migliori della mia vita. Sarebbe corretto che potessi essere accompagnato ad una pensione più o meno serena.

    Ciò che mi si prospetta è di restare disoccupato e senza reddito per 4/5 anni, i più fragili della mia esistenza, con un fondo di sostegno di un migliaio di euro, per un periodo più o meno simbolico.

    Ciò che Scalfarotto (e forse anche i tanti Massimo) non capisce, è che con questa riforma si spostano in modo abnorme i rapporti di forza a favore delle aziende, indebolendo strutturalmente e permanentmente la posizione dei lavoratori.

    Il maggiore errore che si può commettere è quello di barattare questo spostamento di rapporti di forza con qualche miglioramento (più di facciata che di sostanza) sulle condizioni del mercato in ingresso.

    E soporatutto, mandando al macero il principio della flexsecurity su cui era basata la proposta del PD.

    Scalfarotto, riconoscere che trattare l’articolo 18 con questi rapporti di forza in parlamento è stato un errore dovrebbe far onore alla sua intelligenza. Mentre vedo che si sta arroccando in una giustificazione aprioristica e fideistica dell’operato di questo governo che è sì, concordo, ferocemente di destra.

    E capisco che in questo frangente gli elettori del PD se la prendono più con il proprio partito che con il governo: quest’ultimo difende gli interessi della classe cui appartengono i suoi esponenti e lo fa ferocemente bene, cosa che non riesce a fare il PD.

    Questo governo è stato capace (parole della belva Fornero) di mettere una tassa sui licenziamenti, con soldi fatti pagare alle imprese che intasca il governo e non la vittima del licenziamento.

    L’Italia è già il paese con gli stipendi più bassi in Europa; questa riforma è tutta tesa ad una maggiore riduzione salariale: ci sarà una generale tendenza a licenziare lavoratori più anziani e a sostituilri con lavoratori più giovani pagati la metà. Non potendo più svalutare la valuta nazionale la competitività verrà recuperata attraverso il taglio degli stipendi delle classi lavoratirci. Se non è una manovra ideologica questa non so cosa possa esserlo.

    Grazie per l’attenzione.
    Francesco

  12. Luigi Contessa ha detto:

    Francesco sottoscrivo ogni parola.
    Ivan ecco la prova che sei in torto. Informatevi e basta strumentalizzazioni.
    http://www.repubblica.it/politica/2012/03/21/news/articolo_18_statali-31968231/