La mia agenzia sulla sentenza della Corte di Appello di Milano che ha riconosciuto il diritto all’assistenza sanitaria integrativa per il compagno di un lavoratore.
GAY- Scalfarotto (PD) – Coppie gay: altro segnale dai giudici alla politica. Riconosciuta cassa mutua a coppia di Milano
«Le aule dei palazzi di giustizia sono sempre più spesso le sedi in cui le coppie gay possono ottenere dignità e parità di diritti. E’ il segnale che i tempi sono maturi anche in Italia per l’uguaglianza davanti alla legge di tutti i cittadini, gay e etero. Chi lamenta l’invasività del potere giudiziario dovrebbe piuttosto interrogarsi sull’incapacità della politica di dare risposte serie ai problemi dei cittadini».
Ivan Scalfarotto, vicepresidente del Partito democratico, interviene per commentare un’importante sentenza della Corte di Appello di Milano che ha riconosciuto il pari trattamento di due componenti di una coppia gay in una vertenza contro la cassa sanitaria di un istituto di credito.
«A pochi giorni di distanza dalla sentenza della Corte di Cassazione in cui si riconosce alle coppie gay il diritto alla vita famigliare e dopo quella del tribunale di Reggio Emilia che riconosce il permesso di soggiorno a un cittadino uruguaiano sposato in Spagna con un italiano – spiega Scalfarotto -, assistiamo oggi a un ulteriore importante decisione che spinge il nostro ordinamento a cessare ogni forma di discriminazione nei confronti delle famiglie omosessuali».
«Marco C., un impiegato di banca milanese, ha deciso infatti di citare in giudizio la cassa mutua nazionale dell’istituto di credito in cui lavora poiché questa si era rifiutata di riconoscere lo status di convivente more uxorio al suo compagno Erminio nonostante Marco ed Erminio rispettassero i criteri richiesti per l’erogazione delle prestazioni della cassa, tra cui l’iscrizione nello stesso stato di famiglia. Dopo aver vinto il ricorso di primo grado presso il Tribunale di Milano, la Corte d’Appello ha rigettato un ulteriore tentativo della Cassa Mutua per negare i benefits previsti per i lavoratori dell’istituto di credito e per i relativi “conviventi more uxorio”, stabilendo che in questa nozione rientrano sia le coppie conviventi eterosessuali che omosessuali. Grazie all’impegno dell’avvocato Federica Menici di Roma – ha proseguito Scalfarotto -, Erminio potrà quindi giustamente usufruire della cassa mutua del suo compagno esattamente come succede per i coniugi o i conviventi dei dipendenti eterosessuali».
«La cassa sanitaria aziendale è un benefit collegato alla prestazione lavorativa e quindi è parte integrante della retribuzione: bene ha fatto la Corte di Appello di Milano a smantellare l’assurdo principio, portato goffamente avanti dalla Banca, che le persone eterosessuali debbano essere retribuite più di quelle omosessuali», ha concluso il Vicepresidente del PD.
2 risposte a “L’uguaglianza delle persone GLBT passa dai tribunali”
[…] È falso. Alle assicurazioni, una volta che paghi il premio, se il tuo convivente è maschietto o femminuccia non gliene importa una beata cippa. E se il datore di lavoro ci prova, la giustizia lo condanna. […]
[…] È falso. Alle assicurazioni, una volta che paghi il premio, se il tuo convivente è maschietto o femminuccia non gliene importa una beata cippa. E se il datore di lavoro ci prova, la giustizia lo condanna. […]